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Logan e l'aria del tempo: un film politico, senza volerlo

Il terzo capitolo della trilogia insiste sul Messico e sul tema della frontiera, ma è stato pensato molto prima dell'elezione di Trump e con obiettivi e target ben diversi.
di Roy Menarini

Logan - The Wolverine

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Hugh Jackman (55 anni) 12 ottobre 1968, Sydney (Australia) - Bilancia. Interpreta Logan/Wolverine nel film di James Mangold Logan - The Wolverine.
sabato 4 marzo 2017 - Focus

Ci sono film che probabilmente verranno classificati, in futuro, come rappresentativi di un certo periodo storico. Le letture culturali delle opere audiovisive tendono sempre a trovare tracce sociali e politiche dentro testi popolari. Logan potrà dunque essere annoverato come primo film dell'epoca Trump, vista l'insistenza sul tema della frontiera, e la centralità narrativa del Messico, sfruttato dall'avidità criminale statunitense e a un certo punto persino paradossale luogo di fuga per i protagonisti.

Eppure - come qualsiasi appassionato di cinema sa - i blockbuster hanno bisogno di lunghe gestazioni, e quando Logan veniva scritto, ben prima che venisse realizzato e anni in anticipo rispetto alla sua distribuzione, nessuno sospettava di vedere Donald Trump alla Casa Bianca.
Roy Menarini

Si tratta dunque di "aria del tempo", di film che diventano politici senza immaginarlo. E infatti, il grande tema della frontiera, giocato da James Mangold con grande consapevolezza, è uno di quegli archetipi della cultura americana duro a morire, indipendente dagli esiti elettorali, e presenta anche altrove, tanto quanto il modello del western (si veda altresì la declinazione fantascientifica della questione in Westworld).


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In foto una scena del film Logan - Wolverine.
In foto una scena del film Logan - Wolverine.
In foto una scena del film Logan - Wolverine.
Un film di fantascienza che guarda al (mitico) passato

Anche Logan è fantascientifico, con la sua ambientazione nel 2029, e alcune interessanti rappresentazioni di ciò che ci aspetta, prima fra tutte l'angosciante descrizione dei TIR del futuro, macchine senza conducente e senza abitacolo, lanciate a folle velocità sulle autostrade statunitensi. Ma il cuore pulsante del film è invece il passato, l'antica gloria dei mutanti (ormai vecchi e sconfitti), e un senso di tramonto dell'eroe che permea tutta la pellicola.

Persino i giovanissimi mutanti, allevati in clinica e pronti a ribellarsi, assumono un'aria ben più selvaggia e violenta degli X-Men da giovani, protagonisti dello spin-off sulle origini dei supereroi.
Roy Menarini

La citazione, forse un po' didascalica, di Il cavaliere della valle solitaria, fa tornare i conti. Il film di George Stevens, uscito nel 1953, non solo puntava sulla mitizzazione del cavaliere medievale in vesti di cowboy senza patria, ma apriva la strada a un periodo di western più crepuscolari e nostalgici, di cui fu campione indiscusso un regista come Anthony Mann. E dunque, se l'eroe di quel film, di nome Shane, viene identificato in Logan dalla figlioletta artigliata di Wolverine, è in fondo a quel sotto-genere che Mangold guarda per portare un po' di sano realismo e di ruvidezza anti-classica allo stile del racconto.


In foto una scena del film Logan - Wolverine.
In foto una scena del film Logan - Wolverine.
In foto una scena del film Logan - Wolverine.
target e produzione: un'operazione diversa

Assistere ai titoli di coda, decisamente più brevi del solito, fa capire che si tratta - anche produttivamente - di un'operazione meno legata agli effetti speciali e alla CGI rispetto alla saga principale degli X-Men, e che Logan in particolare rappresenta una nicchia malinconica e feroce di questo universo.

Dal punto di vista del posizionamento rispetto al pubblico, siamo di fronte a una ulteriore evoluzione del genere, a conferma che attraverso il prisma del cinema supereroistico possiamo ormai leggere una intera ideologia creativa del cinema spettacolare.
Roy Menarini

E ci si rende conto che lo strappo epocale procurato da Deadpool, pur con il suo atteggiamento smitizzante (tutto il contrario di Logan), è alla base di una riconfigurazione adulta di un pezzetto di questo universo. Gli spettatori più giovani possono stare fermi un giro, visto che ci sono milioni di spettatori trenta-quaranta-cinquantenni, cresciuti con la Marvel (su carta e su grande schermo) pronti a salutare con gioia atmosfere più tenebrose, sangue più copioso, temi più controversi.


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