The Private Life of a Modern Woman

Film 2017 | Drammatico +13 71 min.

Titolo internazionaleAn Imperfect Murder
Anno2017
GenereDrammatico
ProduzioneUSA
Durata71 minuti
Regia diJames Toback
AttoriSienna Miller, Alec Baldwin, Charles Grodin, Colleen Camp, John Buffalo Mailer Nick Mathews (I), Oliver 'Power' Grant, Steven Prescod, Carl Icahn.
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 2,96 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di James Toback. Un film con Sienna Miller, Alec Baldwin, Charles Grodin, Colleen Camp, John Buffalo Mailer. Cast completo Titolo internazionale: An Imperfect Murder. Genere Drammatico - USA, 2017, durata 71 minuti. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,96 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 5 settembre 2017

Un'attrice molto apprezzata rifiuta una parte offerta da un regista di Hollywood. Ma il suo ex fidanzato cerca di convincerla ad accettare.

Consigliato sì!
2,96/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,92
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Trailer
Un thriller claustrofobico dove i fatti si eclissano nel flusso di coscienza della protagonista.
Recensione di Olivia Fanfani
martedì 5 settembre 2017
Recensione di Olivia Fanfani
martedì 5 settembre 2017

Vera Lockman è un’attrice di successo che vive in uno splendido loft a New York. Una mattina viene sorpresa dall’ex fidanzato drogato e violento che si presenta alla sua porta per chiederle soldi. È un attimo e con lui arrivano le percosse, gli insulti, i toni sempre più accesi e infine una pistola, con quel colpo che scoppia repentino e letale. L’uomo è a terra, esanime. Vera chiama il 911 ma solo per riattaccare, farfugliando qualcosa su un incidente. La decisione è presa, è stata una terribile casualità, la donna dovrà semplicemente sbarazzarsi del cadavere senza destare sospetti. Toccherà al Detective McCutcheon indagare scrupoloso sull’agire di quel volto da copertina che è in grado, sì, di affrontare il dramma ma non senza tradire quel tarlo che la divora dall’interno.

Quello di James Toback è un thriller claustrofobico, dove i fatti si eclissano nel flusso di coscienza della protagonista. Si potrebbe definire la sconclusionata autoanalisi di un’omicida, ma c’è dell’altro. C’è un colpevole, è vero, ma soprattutto un insieme di rimandi e citazioni ai grandi della letteratura e della storia dell’arte che hanno sondato il terreno dell’inconscio, della colpa e del delitto.

Spunta l’omicidio in Dostojevskij e Dickens nella tesi di laurea del nuovo fidanzato di Vera. Appare la sezione del Giardino delle delizie di Bosch che si fonde a un inquietante requiem di Brahms o allo straziante romanticismo di Shostakovitch. Attraverso un vero e proprio diario-sceneggiatura che ne mette a nudo le angosce, si struttura la capacità analitica della donna di rimanere presente a se stessa. Poi l’attesa per il rimorso che non arriva, nemmeno quando osserva il baule con il corpo sprofondare nelle gelide acque di un porto abbandonato.

Toback decostruisce sapientemente la dimensione spazio-tempo per fondere realtà e impressioni, affidando allo split-screen e al racconto verbale il peso dei diversi ruoli di Vera. Adottando il registro dell’intervista, poi, scava in profondità, laddove gli incubi emergono tra le righe di una confessione all’amico regista, interpretato dallo stesso Toback. La realtà che entra prepotente nella finzione cinematografica come fosse un universo stratificato di digressioni. Un collage che evoca la scissione (della donna) mirando alla somma delle componenti (nel linguaggio). Non agisce mai per sottrazione ma si rimette continuamente alla contaminazione tra le arti, alla sovrapposizione.

Attraverso una mirabile interpretazione, Sienna Miller mette a nudo le confessioni più sincere di una mente capace di articolare dentro di sé un percorso fluido e insindacabile. Vacilla Sienna, si cambia d’abito, piange di fronte al nonno malato di Alzheimer con cui improvvisa un ballo per recitare un’apparente normalità, farlo tornare da quell’oblio frustrante che è condizione della malattia. Si nasconde dietro sciarpa e occhiali scuri quando invece occulta il corpo dell’ex morto ammazzato. Ma non è lei quella ragazza furtiva. “È stata la pistola!” Fin dove regge l’assoluzione e chi è in grado di giudicare il reato poco importa, non è il timore di una condanna a spaventare Vera, ma una rinnovata consapevolezza: è figlia, nipote e amica o più semplicemente assassina? In un interno claustrofobico dove si è perso ogni richiamo al paradiso terrestre, la sola via d’uscita sarà quel Detective subdolo, pronto a farle scontare la sua condanna e ad assolverla, finalmente, da se stessa.

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