Ritorno in Borgogna

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un film da assaporare come un calice di vino rosso Valutazione 4 stelle su cinque

di sergiodalmaso


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giovedì 5 aprile 2018

“Ogni vino è una storia che andrebbe raccontata, ma la grandezza di un vino non è determinata unicamente dalla sua bontà, bensì da quell'intreccio di storie che si dipanano da esso.”     Jorge Luis Borges
 
  
Tre fratelli. Tre calici di Pinot nero.
Jean, Juliette e Jérémie si riuniscono dopo dieci anni attorno al capezzale del padre nella casa vinicola di famiglia in Borgogna.
L’inquieto Jean torna dall’Australia, dove vive da tempo con la compagna e il figlio dopo aver troncato ogni rapporto con la famiglia. Il più giovane, Jérémie, si è sposato presto, lasciando alla sorella Juliette il difficile compito di affiancare il padre nella conduzione dell’azienda vitivinicola. I difficili rapporti famigliari sono lacerati da vecchi rancori e tensioni mai risolte. Ma il grande vigneto di famiglia non può aspettare, la vendemmia è alle porte e la stagione del raccolto sta per iniziare.
Occorre metter da parte astio e gelosie e dedicarsi alla vendemmia, anteporre i bisogni della terra restando uniti e cercando, come dice il titolo originale del film, quello che ci lega.
Condividere il lavoro nella vigna e la vinificazione aiuterà i tre fratelli a fare i conti con il proprio passato e ritrovare se stessi, ma senza fretta, seguendo il ritmo delle stagioni. Ritorno in Borgogna, infatti, si svolge esattamente in un anno, coprendo e raccontando i quattro cicli stagionali e la corrispondente lavorazione vinicola.
Con il passaggio delle stagioni e la maturazione del vinoJean, Juliette e Jérémie scopriranno di aver riallacciato il legame con le proprie radici e riscoperto il valore del sentirsi una famiglia, potranno quindi seguire ognuno la propria strada, riappacificati e senza più rimpianti.
Dopo L’appartamento spagnolo e Rompicapo a New York, che avevano raccontato la cosiddetta generazione erasmus, il regista transalpino Cédric Klapisch conferma il suo talento nel raccontare storie corali e dinamiche sentimentali, questa volta però lascia le caotiche ambientazioni cittadine per i magnifici paesaggi collinari della Borgogna. Al tempo chiassoso e autogestito della vita universitaria subentra quello metodico e silenzioso della viticoltura.
Il tono è sempre quello di una commedia leggera, attenta alla psicologia dei personaggi e a trasmettere con garbo sentimenti e stati d’animo come, per esempio, la nostalgia dell’infanzia. Significative e riuscite anche le scene di gruppo come la vendemmia o la festa del paulée per la fine del raccolto.
Ma Ritorno in Borgogna vuole essere prima di tutto un omaggio alla cultura del vino, tra l’altro una tematica non semplice da portare nel grande schermo.
Racconta in modo credibile e appassionante le varie tappe della vinificazione come la vendemmia, la spremitura o la diraspatura, evitando di cadere in stereotipi o banalità enogastronomiche.
La visione a tratti è quasi un’esperienza olfattiva e gustativa, dà la sensazione di trasmettere sapori e profumi direttamente dai calici bevuti dai tre fratelli. E non è un caso. Pio Marmai, Ana Girardot e Francois Civil, gli attori protagonisti, bravi e affiatati, hanno dichiarato che si sono documentati per molti mesi sul vino e sulla vinificazione, sia dal punto di vista teorico che pratico, “stappando e degustando centinaia di bottiglie!”
Curatissima la fotografia di Alexis Kavyrchine, elegante e raffinata senza far sembrare i paesaggi degli spot pubblicitari. Si passa dai colori intensi della verdissima estate a quelli caldi autunnali, gialli e rossi, fino alle tonalità fredde del rigido inverno, sempre con inquadrature ricercate e seducenti. Cédric Klapish e Kavyrchine per trovare le angolature e le lenti giuste hanno ripreso e fotografato tutte le settimane gli stessi alberi per un anno intero.
Il cineasta francese ha dedicato il film al padre che gli trasmesso fin da piccolo la passione per la Borgogna e i suoi vini. E in effetti Ritorno in Borgogna è un film che somiglia a un buon vino rosso, va assaporato lentamente e lascia in bocca un sapore intenso e vellutato, proprio come un calice di Pinot nero.

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