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Si salvi chi può! Ecco i 10 bambini più terribili del cinema

Da Mamma ho perso l'aereo a La mia famiglia a soqquadro, i bimbi pestiferi del cinema sono dotati di una curiosità che li spinge là dove non dovrebbero e di un'ingenuità mai frenata dall'entusiasmo.
di Gabriele Niola

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Gabriele Caprio (20 anni) 5 febbraio 2004, Roma (Italia) - Acquario. Interpreta Martino nel film di Max Nardari La mia famiglia a soqquadro.
martedì 28 marzo 2017 - Focus

I bambini sono materia difficilissima da trattare al cinema. Sono o troppo dolci, smielati e irreali, una specie di proiezione di quel che i genitori pensano di loro, oppure sono troppo abili, irrealmente più in gamba degli adulti. Trovare la via di mezzo, renderli concreti e davvero credibili è complicato. Lo diceva Truffaut per primo che i bambini sono i personaggi più difficili da scrivere.

Uno dei modi che il cinema ha trovato per ottemperare a tutto quel che serve per un film (non solo un personaggio credibile ma anche interessante, dotato di un conflitto) è quello di optare per i bambini terribili, quelli pestiferi, disubbidienti, irrefrenabili e quindi subito simpatici.
Gabriele Niola

I migliori bambini terribili del cinema sono quelli dotati di una curiosità che li spinge là dove non dovrebbero, che hanno voglia di essere indipendenti e un'ingenuità mai frenata dall'entusiasmo. Sono più o meno le caratteristiche che La mia famiglia a soqquadro promette, con la sua storia di un bambino che per aumentare in popolarità presso i propri coetanei decide che dovrà distruggere l'amore perfetto dei propri genitori. L'armamentario di trucchi e sotterfugi è quello, e anche l'atteggiamento sovversivo sembra provenire dagli aurei esempi del cinema statunitense uniti al contesto tranquillizzante della commedia italiana contemporanea.

Abbiamo allora passato in rassegna i più grandi esempi in materia, i migliori tra i peggiori bambini che il cinema ha raccontato per mettere in scena il desiderio di libertà irrefrenabile.


LA MIA FAMIGLIA A SOQQUADRO: SCOPRI IL FILM
In foto una scena del film La mia famiglia a soqquadro.
In foto una scena del film La mia famiglia a soqquadro.
In foto una scena del film La mia famiglia a soqquadro.

Con un colpo non male, l'adattamento italiano del titolo del film con Gene Wilder sposta l'attenzione dal bambino all'adulto (il titolo originale è Charlie and the chocolate factory), a sottolineare chi sia il vero protagonista. Perché il piccolo Charlie non ha nessun arco narrativo, se non il fatto che, come gli altri, entra da bravo ragazzo ma ben presto si lascia andare alla curiosità finendo per scatenare la rabbia di Willy Wonka con il suo mancato rispetto delle regole.


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In foto una scena del film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
In foto una scena del film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
In foto una scena del film Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato.
 

Il film di Joe Dante afferma una verità granitica, che non può esistere esplorazione senza la sete di spingersi là dove nessuno è stato, senza un atteggiamento sufficientemente curioso, egoista e così impervio alle regole da fare ciò che ad altri è proibito. Tutto Explorers mette tre bambini solitamente rispettosi dell'ordine costituito nelle condizioni di rompere quei confini che altrove sono considerati sacri, e di farlo per un fine tutto personale, per l'insanabile sete di conoscenza.


RECENSIONE
In foto una scena del film Explorers.
In foto una scena del film Explorers.
In foto una scena del film Explorers.
 

Siamo veramente al limite con la definizione di bambino, anzi, si potrebbe dire che la storia di Sarah è quella di una bambina che tramite un'avventura fantastica passa da bambina a ragazza. Lo stesso quando il film inizia lei è proprio l'impertinenza fatta personaggio, si cura solo di sé stessa e delle proprie passioni trascurando il fratellino piccolo a tal punto da desiderare che venga preso e portato via. Proprio per questo dovrà inseguirlo nel regno di Labyrinth e mettere a frutto quell'atteggiamento così impervio delle regole per superare le difficoltà che le si parano davanti.


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In foto una scena del film Labyrinth.
In foto una scena del film Labyrinth.
In foto una scena del film Labyrinth.
 

Questo film di Andrea Jublin del 2015 è uno degli esempi migliori di infanzia ben raccontata tramite un personaggio che non intende minimamente stare al posto proprio. Banana non è proprio il più popolare della scuola (il soprannome già lo suggerisce) ma ha la ferma intenzione di giocare la sua vita in attacco. Nonostante già sul campo di calcetto questa strategia non produca frutti. Quando applica questa regola ai tentativi di corteggiare una ragazza più grande di lui (cercando di farla promuovere, lui che già rischia di essere bocciato in primis) non fa altro che cercare soluzioni alternative a problemi che non sono sormontabili assecondando le regole.


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In foto una scena del film Banana.
In foto una scena del film Banana.
In foto una scena del film Banana.
Bart Simpson

Simbolo imperituro dei bambini scapestrati, gli ultimi della classe, i casinisti e gli irrefrenabili. Come tutti i personaggi dei cartoni o dei fumetti Bart ha una dimensione sola e con quella riesce a coprire mille sfumature. È quello che ha sempre un piano per fare uno scherzo, ha sempre un'idea su come mettere in ridicolo il preside, ha sempre un esperimento terribile da fare sulla pelle del suo migliore amico. Inarrestabile, è una macchina di guai dal moto perpetuo, irrimediabilmente attratto da pericolo, rischio, divertimento e distruzione. Come Mida con l'oro, Bart raggiunge livelli di ossessione verso il fare quel che non dovrebbe che sono commoventi.


In foto Bart Simpson.
In foto Bart Simpson.
In foto Bart Simpson.
Big
 

In teoria è un adulto, nella pratica è un bambino che, per magia, sì sveglia nel corpo di una persona di 30 anni. Affidabile da fuori, irresponsabile dentro andrà a vivere da solo, troverà un lavoro e dovrà fare la vita da grande con la testa di un ragazzino. Per la prima volta sarà autorizzato a fare quello che vuole e proverà l'ebbrezza di rompere ogni regola. Pochi anni prima di Tom Hanks però era stato Renato Pozzetto a portare al cinema quest'idea in Da Grande, con un piglio anche più anarchico e distruttivo, più scatologico e meschino nel mettere in scena cosa una mente diabolicamente bambinesca può fare con la credibilità di un adulto.


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In foto una scena del film Big.
In foto una scena del film Big.
In foto una scena del film Big.
 

Per tutti gli anni '90 Macaulay Culkin è stato l'emblema del bambino pestifero. Abbandonato a casa per errore da tutta la famiglia è autorizzato a fare quel che vuole. Quando i ladri tentano di entrare in casa si adopererà e metterà in mostra ogni abilità da bambino terribile per tenerli fuori. Con una bravura fuori dal comune nel ripescare dal cestone del cinema muto tutto l'armamentario di botti, scivoloni, cadute, oggi in testa e via dicendo, Chris Columbus gira lo slapstick movie per bambini definitivo, la passione e redenzione di una peste che per una volta mette al servizio di una causa giusta ciò che solitamente è uno sfregio all'autorità.


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In foto una scena del film Mamma ho perso l'aereo.
In foto una scena del film Mamma ho perso l'aereo.
In foto una scena del film Mamma ho perso l'aereo.
 

Solitamente i bambini terribili sono usati nelle commedie, perchè fonte di divertimento. Non è così per Antoine Doinel, che sebbene regali qualche momento di humor, è una maschera tristissima di cosa accada ai bambini dotati di un mondo interiore ma non amati dai propri genitori. Con un film intero tutto su di lui, in cui non si dà inquadratura che non sia abitata da Jean Pierre Leaud. Si può facilmente dire che il piccolo Antoine è il bambino che il cinema ha più esplorato, quello che gli spettatori conoscono meglio. Il più tenace, il più duro e il più poeticamente in cerca di qualcosa a cui non sà dare il nome, che identifica con grande ingenuità con il mare ma che in ultima analisi continuerà a cercare anche dopo la fine del film.


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In foto una scena del film I 400 colpi.
In foto una scena del film I 400 colpi.
In foto una scena del film I 400 colpi.
 

"Non ho mai avuto amici come a 12 anni, ma del resto chi li ha avuti?" la chiusa del film di Rob Reiner che adatta una delle storie più dolci di Stephen King dice tutto sull'incredibile avventura dei tre bambini in libera uscita e in fuga da tutto. Ambientato in un passato dorato, quello del ricordo, Stand By Me è una lunga serie di fuga, di disobbedienze e di racconti di bambini terribili. C'è però in tutto il film una certa urgenza del disobbedire, una voglia di poter essere autonomi, prendere le decisioni per sé, essere quel che sì desidera diventare, che rende ogni trasgressione un atto necessario, una specie di paradossale forma di ribellione contro una società che continua a ritenere bambini i bambini.


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In foto una scena del film Stand By Me.
In foto una scena del film Stand By Me.
In foto una scena del film Stand By Me.
 

Il più grande film d'avventura infantile di sempre. Il bilanciamento perfetto tra favola e concreta azione, tra umorismo, fantasia ed eccitazione. I Goonies sono l'esempio aureo di cosa sì possa fare con la figura del bambino ribelle, attaccato ad un fratello più grande incerto su tutto tranne che sull'amicizia, animato da uno spirito di infaticabile ottimismo e terribile paura, divertito dalle situazioni pù terribili e incautamente privo dei più basilari istinti di autoconservazione che terrebbero gli adulti lontani da quelle situazioni. Il finale piratesco e la sublimazione dell'avventura tramite un adulto/bambino (Super Sloth) sono il punto più alto che qualsiasi bambino (terribile o meno) sogni a quell'età.


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In foto una scena del film I Goonies.
In foto una scena del film I Goonies.
In foto una scena del film I Goonies.

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