carloalberto
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venerdì 16 ottobre 2020
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film sentimental popolare di ispirazione cattolica
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End of Justice avrebbe potuto e forse voluto, nelle intenzioni del regista nonché scrittore dello stesso soggetto, Daniel Gilroy, essere tante cose, un legal thriller, un drammatico imperniato su un caso di coscienza, un film denuncia sulla corruzione morale del sistema giudiziario o sulle battaglie per i diritti civili degli afroamericani, ma alla fine è soltanto l’ennesimo film sentimental popolare prodotto da Hollywood, sulla scia de La Vita è meravigliosa di Capra, inneggiante ai buoni sentimenti, con il predicozzo finale, ispirato alla morale cattolica, che in fondo siamo tutti peccatori e che dobbiamo imparare a perdonarci e a perdonare gli altri.
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End of Justice avrebbe potuto e forse voluto, nelle intenzioni del regista nonché scrittore dello stesso soggetto, Daniel Gilroy, essere tante cose, un legal thriller, un drammatico imperniato su un caso di coscienza, un film denuncia sulla corruzione morale del sistema giudiziario o sulle battaglie per i diritti civili degli afroamericani, ma alla fine è soltanto l’ennesimo film sentimental popolare prodotto da Hollywood, sulla scia de La Vita è meravigliosa di Capra, inneggiante ai buoni sentimenti, con il predicozzo finale, ispirato alla morale cattolica, che in fondo siamo tutti peccatori e che dobbiamo imparare a perdonarci e a perdonare gli altri.
A ben guardare di personaggi cattivi non ce ne sono, perché l’assioma è che in fondo siamo tutti buoni. Denzel Washington, l’attivista avvocato, tra l’eccentrico e l’autistico, che crede nella giustizia e lavora a un progetto per riformarla mentre è sfruttato in un grosso studio legale e Colin Farrell il capo dello stesso studio che cerca il modo migliore per spillare quattrini ai clienti, sbagliano entrambi, sebbene in modo diverso, o sarebbe meglio dire peccano entrambi, l’uno di gola l’altro di superbia, e da qui il titolo italiano del film, Nessuno è innocente, ma il riscatto e la redenzione sono sempre possibili, basta riconoscere le proprie colpe, autoconfessarsi o nella fattispecie autodenunciarsi, restituire il maltolto o portare nobilmente avanti la causa dell’amico puro e idealista. Il male assoluto è relegato nel ghetto e rappresentato dalla banda di rapinatori assassini, solo comparse, misere ombre che sono nulla al cospetto dell’angelo senza macchia, il bene assoluto, impersonato da Carmen Ejogo, nella parte dell’attivista che gratuitamente lavora come volontaria in un’associazione per la difesa dei diritti civili, che illumina il peccatore mostrandogli la parte buona di se stesso conducendolo alla salvezza.
A parte le indiscusse doti attoriali e la performance trasformistica di Washington, la pellicola è un’accozzaglia confusa di generi diversi tenuta insieme da convinzioni pseudoreligiose e vecchie idee moraleggianti sulla vera natura dell’animo umano che hanno l’unico scopo di condannare tutti per assolvere tutti e farci sentire più a nostro agio in un mondo sbagliato.
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fabio silvestre
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mercoledì 29 aprile 2020
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avvocato in prima linea
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Roman J. Israel (Denzel Washington) è un avvocato penalista dal look vintage, che ascolta sempre la musica con delle cuffiette, studioso e molto preparato che redige gli scritti difensivi per il suo socio di studio più anziano che va normalmente in udienza. Alla morte di quest'ultimo, Roman si ritroverà costretto a cercare un nuovo studio con cui collaboare e lo troverà in quello di George Pierce (Colin Farrell) che pretenderà però una sua partecipazione più attiva sia nella consultazione con i clienti che nell'attività forense nei palazzi di giustizia. Di fronte alla possibilità di maggiori guadagni, Roman cambierà non solo il suo look ma soprattutto il suo stile di vita che lo porterà ad allontanarsi dai suoi ideali di avvocato a servizio dei meno abbienti commettendo altresì un reato non solo penale ma anche disciplinare che avrà tragiche conseguenze.
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Roman J. Israel (Denzel Washington) è un avvocato penalista dal look vintage, che ascolta sempre la musica con delle cuffiette, studioso e molto preparato che redige gli scritti difensivi per il suo socio di studio più anziano che va normalmente in udienza. Alla morte di quest'ultimo, Roman si ritroverà costretto a cercare un nuovo studio con cui collaboare e lo troverà in quello di George Pierce (Colin Farrell) che pretenderà però una sua partecipazione più attiva sia nella consultazione con i clienti che nell'attività forense nei palazzi di giustizia. Di fronte alla possibilità di maggiori guadagni, Roman cambierà non solo il suo look ma soprattutto il suo stile di vita che lo porterà ad allontanarsi dai suoi ideali di avvocato a servizio dei meno abbienti commettendo altresì un reato non solo penale ma anche disciplinare che avrà tragiche conseguenze. Il film è davvero bello, interessante la tematica trattata perchè verosimile, e trova il suo punto di forza nella grande interpretazione di Denzel Washington che assegna al suo personaggio una flemma e una determinazione davvero realistica. In ultimo segnalo la meravigliosa colonna sonora che accompagna tutto il film di cui ne consiglio la visione.
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elgatoloco
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sabato 19 gennaio 2019
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molto stanislawskjano, washington
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"Roman J.Israel"(Dan Gilroy, 2017, dove il regista è anche pienamente autore del film, firmandone soggetto e sceneggiatura)presenta un avvocato brillante quanto intelligente, affetto da quella che viene definita"sindrome di Asperger", che comporta una cura quasi ossessiva dei dettagli, una certa"maniacalità"nel ricordare dettagli dei processi, un certo modo di atteggiarsi, che comporta, dal punto di vista interpretativo, un'identificazione(cerrto parziale ma fortissima, à la Stanislawsky-Strasberg)con il personaggio da parte di Danzel Washington, che ricorda , a tratti, il Dustin Hoffman travolgente di " Rain Man"(1988, Barry Lewinson)e là si trattva di autismo, sindrome apparentabile, con le debite riserve e differenze, all'Asperger.
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"Roman J.Israel"(Dan Gilroy, 2017, dove il regista è anche pienamente autore del film, firmandone soggetto e sceneggiatura)presenta un avvocato brillante quanto intelligente, affetto da quella che viene definita"sindrome di Asperger", che comporta una cura quasi ossessiva dei dettagli, una certa"maniacalità"nel ricordare dettagli dei processi, un certo modo di atteggiarsi, che comporta, dal punto di vista interpretativo, un'identificazione(cerrto parziale ma fortissima, à la Stanislawsky-Strasberg)con il personaggio da parte di Danzel Washington, che ricorda , a tratti, il Dustin Hoffman travolgente di " Rain Man"(1988, Barry Lewinson)e là si trattva di autismo, sindrome apparentabile, con le debite riserve e differenze, all'Asperger. Oltre a questo aspetto, però, c'è l'idealismo dell'avvocato Israel, legato agli anni Sixties-Seventies, impegnato alla difesa della giustizia sociale, alla tutela dei più deboli sul piano socio-economico, agli ideali di socialità, in genere. E qui si scontra con un ambiente iper-carrieristico, iper-competitivo, "da straccia-cuori e menti"... Quando , non valutando bene la forza e i rischi del denaro, riscuote una taglia su un condannato di cui dovrebbe tutelare, da avvocato, l'anonimità, finisce nel vortice della vendetta da parte dei malviventi.. UN atto di denuncia, se pur"trattenuto"contro la società del profitto.Di Washington si è detto, ma ottimi co-intepreti sono Colin Farrell e la bella Carmen Ejogo. El Gato
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felicity
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venerdì 2 novembre 2018
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un film costruito attorno al grandissimo denzel
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Un ottimo film, probabilmente lento rispetto a quanto si vede oggi in genere, ma solido, stile anni 70.
Denzel Washington è superlativo nell'interpretazione di un personaggio complesso e multisfaccettato, lo si coglie subito.
Un godimento pure la performance di Farrell, un vero capolavoro di equilibrismo.
Una riflessione su come le persone possano cambiare in base alle circostanze in cui si trovano, su come si possa sbagliare e si debba perdonarsi.
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flyanto
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giovedì 14 giugno 2018
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un avvocato tutto di un pezzo
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L’attore Denzel Washington, completamente irriconoscibile in quanto pesantemente ingrassato ed accuratamente truccato e pettinato, è il protagonista del film “End of Justice” del regista Dan Gilroy. Il suo ruolo è quello di un avvocato molto in gamba e preparato ma parecchio idealista e pertanto molto mal visto e scomodo a tutti che non comprendono e non accettano completamente la sua rettitudine ed il suo netto e continuo rifiuto a scendere a patti se non d’accordo. Ciò, però, quando morirà il suo socio che sempre, invece, lo ha sostenuto, non gli gioverà affatto ed, anzi, gli procurerà talmente tanti problemi e nemici che, per una sorta di tranquillità e per un rivolgimento di circostanze, lo indurranno a decidere di ‘uniformarsi’ al comportamento corrente e poco cristallino, moralmente parlando, della maggior parte delle persone e dei suoi colleghi, abbandonando così un poco la propria intransigente condotta.
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L’attore Denzel Washington, completamente irriconoscibile in quanto pesantemente ingrassato ed accuratamente truccato e pettinato, è il protagonista del film “End of Justice” del regista Dan Gilroy. Il suo ruolo è quello di un avvocato molto in gamba e preparato ma parecchio idealista e pertanto molto mal visto e scomodo a tutti che non comprendono e non accettano completamente la sua rettitudine ed il suo netto e continuo rifiuto a scendere a patti se non d’accordo. Ciò, però, quando morirà il suo socio che sempre, invece, lo ha sostenuto, non gli gioverà affatto ed, anzi, gli procurerà talmente tanti problemi e nemici che, per una sorta di tranquillità e per un rivolgimento di circostanze, lo indurranno a decidere di ‘uniformarsi’ al comportamento corrente e poco cristallino, moralmente parlando, della maggior parte delle persone e dei suoi colleghi, abbandonando così un poco la propria intransigente condotta. Ma anche in questo caso, il protagonista, non spendo gestire appieno le situazioni nuove che man mano gli si porranno di fronte, non farà che dirigersi verso la propria totale e definitiva sconfitta.
Un legal thriller sicuramente molto avvincente e ben ritmato (sebbene la rappresentazione di qualche situazione risulti poco realistica), in cui ovviamente l’attore Denzel Washington spicca su tutti ed, anzi, è proprio colui che dà valore al film. La figura che egli interpreta, infatti, così estremizzata appare sicuramente come poco realistica, ma l’attore riesce in ogni caso a renderla vera e, dunque, accettabile.
Altro non vi è da aggiungere perchè in definitiva la pellicola nel suo complesso non si discosta di molto da altre precedenti dello stesso genere.
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eugenio
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martedì 5 giugno 2018
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la fredda lama della purezza
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Eppure un Denzel Washington così io non ricordo di averlo visto. Look pittoresco, pettinatura afro, atteggiamento antoconformista, profondamente idealista, ancorato ai valori ferrei, in tenace aiuto di chi soffre. Un’intepretazione ricca di sfumature che l’attore ben riesce a palesare coinvolgendo emotivamente e perché no, anche intellettualmente, lo spettatore in una vicenda che riporta quest’ultimo ai lontani anni ’70 .
End of Justice: Nessuno è innocente(Roman J. Israel, Esq.), questo il titolo del film -con tanto di sottotitolo- è l’opera seconda di Dan Gilroy, noto per l’ottimo esordio de Lo sciacallo, con un Jake Gyllehah protagonista, che non dimenticheremo facilmente.
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Eppure un Denzel Washington così io non ricordo di averlo visto. Look pittoresco, pettinatura afro, atteggiamento antoconformista, profondamente idealista, ancorato ai valori ferrei, in tenace aiuto di chi soffre. Un’intepretazione ricca di sfumature che l’attore ben riesce a palesare coinvolgendo emotivamente e perché no, anche intellettualmente, lo spettatore in una vicenda che riporta quest’ultimo ai lontani anni ’70 .
End of Justice: Nessuno è innocente(Roman J. Israel, Esq.), questo il titolo del film -con tanto di sottotitolo- è l’opera seconda di Dan Gilroy, noto per l’ottimo esordio de Lo sciacallo, con un Jake Gyllehah protagonista, che non dimenticheremo facilmente.
E anche qui in effetti Denzel, specchio distorto dello sciacallo Jake, offre una performance di ottima fattura, retta dal deciso doppiaggio di Francesco Pannofino.
La trama suona non particolarmente originale ma questo è marginale, almeno nella prima ora. Questo buffo, anacronistico personaggio, appunto, Roman J Israel (dalla vaga origine ebraica) è un avvocato “nell’ombra”di uno studio di Los Angeles che si occupa, in particolare, delle cause pro bono, quelle a favore di indigenti, coloro che un avvocato non possono permetterselo. Roman ha sempre agito nell’ombra, da archivista, per la sua indole assai poco propensa ad accogliere ingiustizie (cosa a cui un avvocato dovrebbe essere abituato di mestiere ma tant’è), caratteristica che ha portato William Jackson, il suo collega a muoverlo nelle “retrovie oscure” delle pratiche d’ufficio. Tuttavia, una malattia occorsa a quest’ultimo (che lo porterà alla morte), costringerà Roman a prendere di petto la sua prima causa con conseguenze poco piacevoli. A peggiorare la situazione, il rischio di una chiusura dello studio e lo sfuttamento, ad opera di un cinico socio, (intepretato da un Colin Farrell non sempre all’altezza), delle potenzialità di Roman come specchietto per le allodole di facili guadagni. Ma barcamenarsi in un mondo difficile e complicated metterà a dura prova la coscienza proba del nostro rasta protagonista. Fino a una tentazione illegale che cambierà per sempre il destino di Roman, spazzando via quella tenue luce amorosa che avrebbe potuto salvarlo.
Tagliato, ahimè di dodici minuti in seconda versione dallo stesso regista (con una durata non decisamente incline alla visione, oltre due ore), End of Justice è un film spezzato in due. Data la lunghezza, si può anche dire che siano due film “incollati” alla bell’è meglio dall’intepretazione di un Denzel Washington in stato di grazia che nella prima parte, supera persino per bravura Gyllehah ne Lo sciacallo.
Tuttavia, quello che poteva essere un convincente apologo di un’epoca al tramonto, di un attivismo dal potere nero che suona di comunità e libertà post-sessantottina, in End of Justice, si traduce in un esperimento di un uomo “straniero” in un mondo di predatori, squali (ben incarnati dalla figura di Colin Farrell) e del suo inevitabile coinvolgimento emotivo brusco e a tratti poco coerente, di una purezza corrotta -con tanto di pentimento e castigo finale- dai demoni di una prepotenza fatale in un turbillon precipitoso e deleterio.
Resta la piacevole figura di uomo, antieroe con i poster di Angela Davis alle pareti, che si ostina a chiamare le donne di colore “sister” e applica formule di cortesia e di dignità, come l’Esquire che aggiunge al suo nome e di cui spiega il significato - “più di gentiluomo e meno di cavaliere” - che gli altri non comprendono.
Resta malgrado tutto Roman leitomotiv di un’onestà di fondo negata in un mondo in cui non c’è più spazio per i cavalieri, privo di un’etica sociale, indifferente ai sentimenti ma incline solo al cinismo del vile denaro.
Sono passati quasi quarant’anni e, uscendo dalla sala pensiamo, cosa è cambiato?
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(di no_data)
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udiego
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lunedì 4 giugno 2018
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end of justice
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Dan Gilroy, fratello del più noto Tony, porta al cinema con “End of Justice – Nessuno è Innocente” un film che ci racconta i turbamenti di un personaggio che passa dall’essere un integerrimo ed indistruttibile paladino della giustizia ad un uomo che, rassegnatosi alla rinuncia ai propri ideali, intraprende un viaggio che lo vedrà pensare solo a se stesso, fino a commettere azioni che non avrebbe mai immaginato di poter compiere.
Il film poggia tutto sul personaggio di Roman J.
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Dan Gilroy, fratello del più noto Tony, porta al cinema con “End of Justice – Nessuno è Innocente” un film che ci racconta i turbamenti di un personaggio che passa dall’essere un integerrimo ed indistruttibile paladino della giustizia ad un uomo che, rassegnatosi alla rinuncia ai propri ideali, intraprende un viaggio che lo vedrà pensare solo a se stesso, fino a commettere azioni che non avrebbe mai immaginato di poter compiere.
Il film poggia tutto sul personaggio di Roman J. Israel e sulla convincente performance di Denzel Washington (nomination all’Oscar per questo film), bravo e capace di entrare in un personaggio non semplice e che lo ha costretto a diverse trasformazioni anche di carattere fisico. Il regista californiano, che si è occupato anche della sceneggiatura -tra l’altro quella di scrivere film è la sua attività principale- dimostra particolare dimestichezza nella costruzione del protagonista e buona capacità nell’immergerlo in un contesto sociale ambiguo, dove tutto è votato all’individualismo ed al profitto, in perenne contrasto con i suoi ideali di giustizia e di solidarietà reciproca.
Purtroppo però la sceneggiatura, dopo essere riuscita a mostrarci questi interessanti spunti, non riesce praticamente mai a svilupparli in modo convincete. L’incipit concentra lo spettatore sull’azione compiuta da Roman, in netto contrasto con i suoi principi, e lo distoglie dallo sviluppo psico-sociale che provoca questa trasformazione nel protagonista. Anche i personaggi di contorno sono inseriti senza integrarsi nel contesto: Maya (Carmen Ejogo), che dovrebbe rappresentare il filo che tiene attaccato Roman alla sua moralità, pare più un personaggio costruito per riempire alcuni momenti di stanca del film, ed anche George (Colin Farrell) fatica ad entrare nella vicenda senza lasciare quasi mai il segno.
“End of Justice – Nessuno è Innocente” è un film che esprime delle idee interessanti e dalle forti potenzialità, ma che ha numerose carenze nello svilupparle, non riuscendo a coinvolgere lo spettatore a dovere. L’opera raggiunge la sufficienza grazie ad un Denzel Washington bravo ed intenso nel trasmettere i sentimenti che pervadono il suo personaggio. Questo non basta per fare del film un gran lavoro, ma è sufficiente al pubblico per guardarselo senza annoiarsi particolarmente.
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vincenzoambriola
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domenica 3 giugno 2018
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grandi ideali di un tempo che fu
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Roman è un avvocato che lavora in seconda fila, preparando gli atti di cause legali a difesa di clienti spesso incapaci di pagare la parcella. Improvvisamente si trova in prima fila, esposto alla rude e spietata legge dei tribunali americani, dei compromessi, della ricerca forsennata del denaro. Come un dinosauro estinto in un mondo che non c'è più, Norman vaga stupito e fuori dal tempo fino a quando compie un errore, forse l'unico della sua vita. Ritratto preciso della realtà americana, è un film che colpisce per il ricordo di ideali che hanno infiammato intere generazioni di giovani ribelli, che hanno sradicato profonde ingiustizie ma che oggi appaiono vecchi, stantii.
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Roman è un avvocato che lavora in seconda fila, preparando gli atti di cause legali a difesa di clienti spesso incapaci di pagare la parcella. Improvvisamente si trova in prima fila, esposto alla rude e spietata legge dei tribunali americani, dei compromessi, della ricerca forsennata del denaro. Come un dinosauro estinto in un mondo che non c'è più, Norman vaga stupito e fuori dal tempo fino a quando compie un errore, forse l'unico della sua vita. Ritratto preciso della realtà americana, è un film che colpisce per il ricordo di ideali che hanno infiammato intere generazioni di giovani ribelli, che hanno sradicato profonde ingiustizie ma che oggi appaiono vecchi, stantii. Forse è il linguaggio movimentista di Roman, la sua caparbietà, che lo rende alieno, quasi incomprensibile. Una splendida interpretazione di Denzel Washington che, invece, colpisce il bersaglio con grande maestria.
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scarface9
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martedì 20 marzo 2018
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denzel is always denzel
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Tra il legal-thriller ed il drammatico ed ambientato in una LA sporca e violenta, il film ruota tutto sull’attività, le azioni e, persino, il pensiero del protagonista, avvocato attivista rimasto sempre nell’ombra fino alla morte del capo dello studio legale dove lavora. Da lì, costretto a lasciare lo studio, si aprirà un nuovo percorso professionale e di vita che lo porterà a rivedere profondamente la personale visione del “sistema”, fino addirittura ad un cambiamento totale del proprio comportamento. Un’altra enorme prova attoriale di Denzel Washington che interpreta un uomo stravagante, dai radicali principi e dettami di vita, che in maniera quasi autistica, cerca invano di condividerli con chiunque, trovando quasi sempre reazioni sbalordite ai propri ragionamenti.
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Tra il legal-thriller ed il drammatico ed ambientato in una LA sporca e violenta, il film ruota tutto sull’attività, le azioni e, persino, il pensiero del protagonista, avvocato attivista rimasto sempre nell’ombra fino alla morte del capo dello studio legale dove lavora. Da lì, costretto a lasciare lo studio, si aprirà un nuovo percorso professionale e di vita che lo porterà a rivedere profondamente la personale visione del “sistema”, fino addirittura ad un cambiamento totale del proprio comportamento. Un’altra enorme prova attoriale di Denzel Washington che interpreta un uomo stravagante, dai radicali principi e dettami di vita, che in maniera quasi autistica, cerca invano di condividerli con chiunque, trovando quasi sempre reazioni sbalordite ai propri ragionamenti. Film non perfetto nella scrittura, ma assolutamente da vedere per ammirare una nuova magistrale interpretazione dell’eterno e sempre giovane Denzel, sorretto da un buon cast di supporto, in cui vorrei menzionare, finalmente, una buona prova di Colin Farell.
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