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Gabriele Salvatores: «Non bisogna mai smettere di sperimentare»

A Giffoni per incontrare i giovani cinefili, il regista ha parlato del suo nuovo film, Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, prossimamente al cinema.
di Paola Casella

domenica 23 luglio 2017 - Incontri

Gabriele Salvatores ha partecipato al Festival di Giffoni per incontrare i giovani cinefili e parlare de Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, con cui torna nell'arena del cinema per bambini e adolescenti.

Perché in Italia si fa poco cinema per giovanissimi?
Non lo so, mi sembra incomprensibile, anche perché è un cinema che saremmo perfettamente in grado di realizzare. In passato noi italiani abbiamo reinventato altri generi che sono poi stati imitati in tutto il mondo: basti pensare al western di Sergio Leone.

Lei perché ha deciso di rivolgersi ai ragazzi?
Perché, oltre a rappresentare il futuro, sono un pubblico veramente interessante, molto più aperto alla scoperta del nuovo di quello adulto. E perché non c'è niente di più bello, da genitore, che andare al cinema insieme ai propri figli per entrare con loro in un mondo magico.

Gli effetti speciali del primo Ragazzo invisibile sono stati giudicati da alcuni troppo naif: è successo anche a Matteo Garrone con Il racconto dei racconti.
Non è un problema tecnico ma una scelta poetica: noi facciamo un uso diverso degli effetti speciali, non devono essere spettacolari ma invisibili come certi tagli di montaggio che sembra non ci siano, e invece sono solo realizzati in modo molto sottile.


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In foto Gabriele Salvatores.
In foto Gabriele Salvatores.
In foto Gabriele Salvatores.

Chi c'è dietro agli effetti speciali di Il ragazzo invisibile - Seconda generazione?
Una squadra guidata dal visual effect supervisor Vincent Perez che ha nel suo curriculum Harry Potter, Il cavaliere oscuro e Guerre stellari, e al cui fianco lavorano 35 nerd italiani, più una costellazione di esperti di alte tecnologie fra i 17 e i 30 anni dislocati in tutto il mondo, dall'India al Canada all'Inghilterra, che hanno accettato di lavorare su questo film tutto sommato piccolo per i loro standard perché consentiva loro di fare un uso diverso degli effetti speciali.

Che cosa ha realizzato il dream team?
Quasi 700 interventi digitali e una tecnologia che permette di creare in 3D personaggi, oggetti e scenografie mescolando persone vere con avatar creati al computer, senza mai far perdere gli attori in umanità. Gli effetti speciali sono come i colori su una tavolozza: l'importante è avere ben chiaro il disegno che vuoi realizzare.

A giorni compirà 67 anni. I suoi colleghi Martin Scorsese e Paul Schrader arrivati ai 70 si sono regalati un film veramente libero, rispettivamente Wolf of Wall Street e Cane mangia cane. Anche per lei Il ragazzo invisibile 2 è una scelta di libertà legata all'età matura?
Penso proprio di sì. Alle soglie dei 70 non hai bisogno di dimostrare più niente a nessuno e puoi vivere una seconda giovinezza, prendendoti delle libertà inedite e divertendoti a scompaginare le carte.

In che modo Il ragazzo invisibile - Seconda generazione è diverso dal suo predecessore?
Ludovico Girardello, che interpreta il ruolo del protagonista Michele Silenzi, è diventato un adolescente, di conseguenza i temi e le emozioni che lo riguardano sono più complessi, e il film è più adulto. Questo episodio virerà in direzione dark senza perdere la dimensione del divertimento. Michele soffrirà di un grande complesso di colpa e dovrà confrontarsi con una sorellina che non sapeva di avere, anche lei con un potere speciale.

Quale?
Quello di infiammarsi! È una bambina che ha subìto molti traumi, e quando si arrabbia reagisce prendendo letteralmente fuoco.


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In foto Ludovico Girardello.
In foto Gabriele Salvatores e Ludovico Girardello.
In foto Gabriele Salvatores.

Perché ha scelto proprio l'invisibilità come superpotere del protagonista?
Perché è un potere psicologico, dell'anima, con una forte valenza metaforica. Da ragazzi abbiamo tutti avuto la sensazione di essere invisibili, o perché gli altri sembravano non accorgersi di noi, o perché eravamo noi stessi a volerci sottrarre allo sguardo altrui.

L'invisibilità sembra anche fare da contraltare alla voglia imperante di presenzialismo.
Infatti: molti ragazzi ritengono di esistere solo perché sono su Facebook.

Il cinema stesso è un modo per rendere visibile l'invisibile.
Il cinema ha il grande potere di farci credere che le ombre platoniche proiettate sul muro siano vere o, come diceva Derrida, di evocare fantasmi, tirando fuori da noi spettatori qualcosa che non sapevamo di avere dentro.

È cambiato qualcosa nello stile del Ragazzo invisibile - Seconda generazione?
Siamo passati da un racconto lineare ad un andamento emotivo che segue l'emotività del protagonista.

Ci sarà un Ragazzo invisibile 3?
C'è l'apertura per un terzo episodio, come si conviene alle trilogie supereroiche. Il mio prossimo progetto però è un film americano, un ritorno al road movie che parlerà ancora del rapporto fra padri e figli. L'importante è continuare a sperimentare: è l'unico modo per rimanere interessante.


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