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venerdì 19 gennaio 2018
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il sentimento della storia
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Joe Wright ha il dono dell’equilibrio, il suo è cinema di qualità che non mira a sbancare ma che rimane anche assolutamente accessibile. Di nobile ispirazione storico-letteraria e molto accurato nella ricostruzione d’ambiente evita però il calligrafismo e tiene a bada la retorica, sebbene sappia rispecchiare con efficacia il sentimento collettivo di partecipazione a quelli che sono stati tra i momenti storici più drammatici del secolo scorso. Non useremo il termine “classico”, che spesso cela un inespresso biasimo per non aver osato più della correttezza, perché Wright sa mettere misura ma anche personalità nella narrazione, preferendo usare un dettaglio oggettistico, uno stacco di montaggio, un movimento di macchina per accendere una scena piuttosto che sfruttare formule già collaudate a impatto sicuro.
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Joe Wright ha il dono dell’equilibrio, il suo è cinema di qualità che non mira a sbancare ma che rimane anche assolutamente accessibile. Di nobile ispirazione storico-letteraria e molto accurato nella ricostruzione d’ambiente evita però il calligrafismo e tiene a bada la retorica, sebbene sappia rispecchiare con efficacia il sentimento collettivo di partecipazione a quelli che sono stati tra i momenti storici più drammatici del secolo scorso. Non useremo il termine “classico”, che spesso cela un inespresso biasimo per non aver osato più della correttezza, perché Wright sa mettere misura ma anche personalità nella narrazione, preferendo usare un dettaglio oggettistico, uno stacco di montaggio, un movimento di macchina per accendere una scena piuttosto che sfruttare formule già collaudate a impatto sicuro. “The darkest hour” riprende la collocazione temporale dell’ottimo “Espiazione” individuando nell’evacuazione delle truppe inglesi da Dunkirk la prima questione militare e politica che il neo primo ministro Winston Churchill fu chiamato a risolvere. Rimanendo nel medesimo contesto storico può avere senso il confronto con altre due recenti pellicole, differenti però per impostazione: Joe Wright non ha né l’ossessione modernista di Christopher Nolan per la scomposizione temporale e per certo formalismo spettacolare un po’ fine a se’ stesso (“Dunkirk”), nè la convenzionalità familiare, elegante ma un po’ stantìa, di Tom Hooper (“Il discorso del re”). Il Churchill che nasce dalla mimetica interpretazione di Gary Oldman è invece un personaggio concreto, vivo e anche molto fisico: fuma, beve, ansima, si appoggia al bastone, cambia idea sulle situazioni. Attorno a lui i londinesi proseguono la vita di sempre nonostante la minaccia della guerra, il regista non se li dimentica e riesce a farli sentire presenti nella loro dignità di cittadini qualunque, perchè la storia non sia solo quella di un uomo di stato ma anche quella di una nazione e di un popolo. Non è facile, oggi, calarsi nel clima di un tempo in cui la pace non era né un’abitudine consolidata né un dogma bensì un’opzione, un’alternativa alla tragica eventualità della guerra, coi suoi pro e i suoi contro, un tempo in cui princìpi come quello della difesa della patria ad ogni costo non erano ancora stati messi in discussione, come sarebbe avvenuto anni dopo il termine del conflitto in conseguenza della duratura e confortante prospettiva di pace e stabilità che seguì per l’Europa. L’enfasi oratoria di alcuni passaggi è dunque autentica oltre che funzionale e capace di suggestione, e (forse con l’eccezione della scena un po’ indulgente della metropolitana) comunque ben governata da una mano ferma che sa quando è il caso di fermarsi e non eccedere.
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samanta
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lunedì 29 gennaio 2018
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quando pochi salvarono tanti
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Narrare la vita di Winston Churchill non è semplice. Nel 1972 ci provò Richard Attenborough (Gli anni dell'avventura) che descrisse Winston bambino, poi giornalista, soldato ed eroe di guerra contro i boeri e l'inizio della sua carriera politica fermandosi a prima della I guerra mondiale. Winston apparteneva ad una famiglia aristrocatica la più importante del regno discendente da John Churchill duca di Marlborough condottiero illustre del 1700. Winston ebbe una carriera controversa da conservatore passò ai liberali e poi ritornò ai conservatori , ebbe come ministro insuccessi (come lo sbarco di Gallipoli nel 1916, ma ebbe sempre il coraggio di assumersi le sue responnsabilità.
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Narrare la vita di Winston Churchill non è semplice. Nel 1972 ci provò Richard Attenborough (Gli anni dell'avventura) che descrisse Winston bambino, poi giornalista, soldato ed eroe di guerra contro i boeri e l'inizio della sua carriera politica fermandosi a prima della I guerra mondiale. Winston apparteneva ad una famiglia aristrocatica la più importante del regno discendente da John Churchill duca di Marlborough condottiero illustre del 1700. Winston ebbe una carriera controversa da conservatore passò ai liberali e poi ritornò ai conservatori , ebbe come ministro insuccessi (come lo sbarco di Gallipoli nel 1916, ma ebbe sempre il coraggio di assumersi le sue responnsabilità. L'uomo aveva un carattere difficile, ombroso dalla battuta tagliente, dotato di una notevole capacità oratoria e di scrittore (ebbe il premio Nobel per la letteratura). nel maggio 1940 di fronte a una guerra che i nazisti stanno vincendo viene nominato primo ministro perché malgrado le perplessità sul suo conto si capì che ci voleva un uomo fuori dal comune per uscire dall'impasse in cui si trovava l'Inghilterra.. Il film guarda questo periodo di maggio fino a Dunkerque quando con uno sforzo collettivo di militari e civili (descritto benissimo in Dunkirk) venne salvato l'esecito inglese rimasto imbottigliato. A parte quache momento di retorica (la scena della metropolitana non avvenuta nella realtè) il film ha due pregi fondamentali: innanzitutto l'interpretazione di Gary Oldman che truccato in modo incredibile è stato trasformato in un Winston Churchill credibile con tutte le sfumature di un personaggio complesso contraddittorio, ma dotato di un'incredibile forza di animo (e di intelligenza) che riesce a rinsaldare un popolo sconfitto "non ci arrenderemo mai", malgrado la tentazione di alcuni uomini politici di trattare con Hitler. Inoltre 'ambientazione del film che pur essendo girato con pochissimi esteni ma sempre in interni e spesso in sotterranei e cuniculi in cui era alllocato il governo, il gabinetto di guerra e i comandi militari, riesce a non dare un'impressione soffocante ma anzi crea un atmosfera di tensione che coinvolge lo spettatore. Il film dura due ore circa ma non si sente affato la lunghezza, il tempo scorre veloce. Buona l'interpretazione degli altri protagonisti anche se ovviamente sono soverchiati dalla bravura di Gary Oldman, gradevole il rapporto di Winston con la segretaria (Elisabeth Layton) che all'inizio bistrattata dal burbero Winston giungono ad un rapporto di lavoro in cui ciascuno cerca di comprendere e rispettare l'altro. Molto curata l'ambientazione e i dettagli dei mobili, degli oggetti, delle automobili come al solito nei films inglesi. Il film è diretto con sicurezza da Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, Anna Karenina).
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ninopellino
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giovedì 18 gennaio 2018
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magistrale interpretazione dell'attore gary oldman
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Nel vedere questo film, ho trovato davvero magistrale l'intepretazione dell'attore Gary Oldman nel ruolo dello storico primo Ministro Churchill della Gran Bretagna durante il difficile periodo degli anni '40, caratterizzato dall'avanzata in Europa delle truppe tedesche per il dominio assoluto sul Continente. Mi ha entusiasmato la sua capacità e la sua costante determinazione nel trasmettere al proprio popolo l'amore per la Patria, spingendolo fino alla fine verso l'ardua lotta per la resistenza nei riguardi dell'ingombente egemonia della Germania. Due ore di pura classe intepretativa per ricordare un periodo difficile e per far apprezzare alle nuove generazioni il carisma di un grande uomo politico che è stato capace di risollevare caratterialmente un intero popolo spingendolo verso i valori della solidarietà, dell'unione, nonché verso il forte impegno di lottare per la propria indipendenza.
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Nel vedere questo film, ho trovato davvero magistrale l'intepretazione dell'attore Gary Oldman nel ruolo dello storico primo Ministro Churchill della Gran Bretagna durante il difficile periodo degli anni '40, caratterizzato dall'avanzata in Europa delle truppe tedesche per il dominio assoluto sul Continente. Mi ha entusiasmato la sua capacità e la sua costante determinazione nel trasmettere al proprio popolo l'amore per la Patria, spingendolo fino alla fine verso l'ardua lotta per la resistenza nei riguardi dell'ingombente egemonia della Germania. Due ore di pura classe intepretativa per ricordare un periodo difficile e per far apprezzare alle nuove generazioni il carisma di un grande uomo politico che è stato capace di risollevare caratterialmente un intero popolo spingendolo verso i valori della solidarietà, dell'unione, nonché verso il forte impegno di lottare per la propria indipendenza.
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gustibus
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venerdì 19 gennaio 2018
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un churchill seducente
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Il film non e'nemmeno la biografia di CHURCHILL,nei cinque anni dal 1940 al 1945 e'stato primo ministro inglese nel momento piu'brutto per l'Europa e l'Inghilterra stessa.Il racconto rievoca e anticipa quello che poi sara' il film di Nolan "Dunkirk"L'ora piu'buia e'stata arrendersi o combattere i tedeschi fino alla morte.Alla fine convincera'per la seconda opzione,convincendo l,opposizione e tutti i suoi nemici politici che volevano un accordo di resa.Si puo'discutere perche'il tutto e'basato su fatti reali.Molto merito va a Gary Oldman che quasi irriconoscibile interpreta Winston in maniera innecepibile.Niente battaglie,ma solo un racconto sul personaggio di quei giorni.
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Il film non e'nemmeno la biografia di CHURCHILL,nei cinque anni dal 1940 al 1945 e'stato primo ministro inglese nel momento piu'brutto per l'Europa e l'Inghilterra stessa.Il racconto rievoca e anticipa quello che poi sara' il film di Nolan "Dunkirk"L'ora piu'buia e'stata arrendersi o combattere i tedeschi fino alla morte.Alla fine convincera'per la seconda opzione,convincendo l,opposizione e tutti i suoi nemici politici che volevano un accordo di resa.Si puo'discutere perche'il tutto e'basato su fatti reali.Molto merito va a Gary Oldman che quasi irriconoscibile interpreta Winston in maniera innecepibile.Niente battaglie,ma solo un racconto sul personaggio di quei giorni.Non si dorme!Anzi appassiona e coinvolge sempre piu'nelle due ore abbondanti di film.Ce'un tre minuti che hanno meritato la quarta stella di recensione.Quando il primo ministro prende la metropolitana in mezzo alla gente comune per sentire cosa pensava della resa inglese.E'un momento straordinario del film.Alla fine scende per andare in Parlamento con la folla che urlava "never"mai!mai!arrendersi.Da vedere!
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ruger357mgm
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sabato 3 febbraio 2018
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non ci arrenderemo mai!
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È il messaggio chiaro, forte, liberatorio che ci lancia il film. Piaggeria sarebbe inneggiare all'interpretazione di Gary Oldman senza osannare il truccatore , che ha reso la copia più vera dell'originale, come sommamente ingiusto sarebbe non considerare la parte di Kristin Scott Thomas, sobria,convincente e misurata come non mai. L'opera, di prevalente impianto teatrale, ripercorre la chiamata a primo ministro di Sir Winston Churchill,dopo la cacciata di Neville Chamberlain,troppo diplomatico e smidollato per condurre un gabinetto di guerra e guidare un'intera nazione contro la belva nazista. Churchill ci viene mostrato senza patine agiografiche, nella sua quotidianità di appassionato bevitore di Scotch e fumatore di Havana, sregolato e originale.
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È il messaggio chiaro, forte, liberatorio che ci lancia il film. Piaggeria sarebbe inneggiare all'interpretazione di Gary Oldman senza osannare il truccatore , che ha reso la copia più vera dell'originale, come sommamente ingiusto sarebbe non considerare la parte di Kristin Scott Thomas, sobria,convincente e misurata come non mai. L'opera, di prevalente impianto teatrale, ripercorre la chiamata a primo ministro di Sir Winston Churchill,dopo la cacciata di Neville Chamberlain,troppo diplomatico e smidollato per condurre un gabinetto di guerra e guidare un'intera nazione contro la belva nazista. Churchill ci viene mostrato senza patine agiografiche, nella sua quotidianità di appassionato bevitore di Scotch e fumatore di Havana, sregolato e originale.Si fa cenno ai suoi precedenti fallimenti al dicastero della guerra,nel 1916, quando avallò la triste spedizione dei light borse men dell'Anzac sullo stretto dei Dardanelli ed alla sua pregressa esperienza militare nella guerra anglo borea.In realtà,oltre all'odioso visconte Halifax,palesemente remissivo e piuttosto filo nazista, l'elemento prevalente é l'odio carnale e implacabile verso Herr Hitler, imbianchino e macellaio, un tiranno da cancellare. Anche l'odio convincerà Winston a dar corso alla disperata operazione Dynamo , che consentirà di riportare in patria l'armata inglese spiaggiatasi a Dunikirk e solo l'odio per la mostruosità del Regime tedesco e per il suo grottesco alleato italiano gli permetterà di condividere il comune sentire del popolo grazie al quale proclamerà la determinazione britannica a non cedere mai al nemico.Cosa che accadrà poi nei cieli della battaglia d'Inghilterra e in Nord Africa.Tecnicamente discutibile l'uso del ralenti e degli scenari da videogame per mostrare gli effetti dei bombardamenti.Un film che va visto prima e non dopo il Dunkirk di Nolan,uscito l'anno scorso.Didascalico ma da far vedere, e capire, ai più giovani.
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ninoraffa
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venerdì 2 febbraio 2018
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churchill dimezzato
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Maggio 1940. Churchill forma il suo primo governo, succedendo all’imbelle Chamberlain. Da qualche giorno i tedeschi dilagano in Olanda, Belgio e Francia. Trecentomila soldati del corpo di spedizione britannico nel continente - gran parte dell’esercito professionista della Corona - rischiano di essere messi con le spalle al mare e quindi spazzati via dai panzer.
Ennesimo film sullo statista inglese, “ L’ora più buia” si concentra nelle tre settimane dalla vigilia del primo governo Churchill ai giorni di Dunkerque. Ottima interpretazione di Gary Oldman, nelle fattezze (trucco superbo), nella mimica e nelle movenze. Scenografia e fotografia ineccepibili.
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Maggio 1940. Churchill forma il suo primo governo, succedendo all’imbelle Chamberlain. Da qualche giorno i tedeschi dilagano in Olanda, Belgio e Francia. Trecentomila soldati del corpo di spedizione britannico nel continente - gran parte dell’esercito professionista della Corona - rischiano di essere messi con le spalle al mare e quindi spazzati via dai panzer.
Ennesimo film sullo statista inglese, “ L’ora più buia” si concentra nelle tre settimane dalla vigilia del primo governo Churchill ai giorni di Dunkerque. Ottima interpretazione di Gary Oldman, nelle fattezze (trucco superbo), nella mimica e nelle movenze. Scenografia e fotografia ineccepibili. Soggetto ambizioso: primo piano sull’uomo Churchill, e insieme attenzione al momento politico, con la ricostruzione del ruolo della Corona e dei conflitti interni al partito conservatore. Da verificare se in quei giorni le riunioni del Gabinetto di Guerra si tenessero già nel bunker sotto Whitehall, come sicuramente avvenne dal settembre successivo; ma ciò che conta è la cupa atmosfera d’urgenza e pericolo che il film trasmette allo spettatore.
Una sola critica importante. Condensare un personaggio storico in due ore scarse comporta delle scelte, delle semplificazioni e anche delle invenzioni, comunque giustificate dallo scopo di restituire i tratti salienti per cui merita di essere ricordato. Bene la dimensione familiare e psicologica, bene la scena aneddotica che in una battuta riassume l’uomo, ma non a scapito del profilo storico. Di Churchill il film lascia in ombra le doti organizzative, le capacità d’impulso, direzione e comando, l’abilità di conciliare politici e militari evitando le incomprensioni pagate care nella prima guerra mondiale. Non c’è traccia del suo istinto nella scelta degli uomini a cui affidare l’imponente sforzo bellico, considerando quanto, per demerito dei predecessori, in quel drammatico frangente l’Inghilterra fosse impreparata. Ad accentuare lo squilibrio, si enumerano con diligenza i suoi precedenti errori: dal disastro di Gallipoli di 25 anni prima, al recentissimo scacco di Narwik a capo dell’Ammiragliato, alla fallimentare reintroduzione del Gold Standard negli anni venti come Cancelliere dello Scacchiere.
Emblema di questo sfocamento è una delle scene centrali. Churchill, che nel dubbio se trattare o no con Hitler, sfugge all’autista e s’infila nella metropolitana per incontrare i suoi concittadini, sa troppo di politicante dei giorni nostri con le telecamere al seguito in mezzo alla gente. Lo scafato statista inglese scopre a 65 anni, in un vagone sotto Westmister, la fierezza degl’inglesi; va bene l’attenzione alle condizioni e al morale della popolazione, ma forse è un po’ troppo immaginare che negli affari di guerra cercasse consiglio tra le massaie londinesi. Anche il piano per l’evacuazione di Dunkerque viene liquidato con un telefonata a un amico ammiraglio, in cui il Primo Ministro chiede di raccogliere tutte le barche da diporto disponibili lasciando trasparire un dilettantismo del tutto discordante col suo vero stile di governo. Per la cronaca, pur col notevole apporto del naviglio civile, la maggior parte dell’esercito britannico e alleato in fuga venne imbarcato sulle unità della Royal Navy.
Naturalmente un film non è un documentario. Ci sono necessità di spettacolo e sintesi che richiedono ampie e positive licenze, ma del Churchill di Joe Wright rischiamo di ricordare solo l’alcol, le curiose abitudini e qualche frase memorabile; tutte cose del vero Churchill, che per fortuna aveva dell’altro. Se lo statista inglese avesse mobilitato per la guerra a Hitler solo i velisti di Portsmouth e la retorica, dopo quasi ottant’anni forse staremmo ancora a marciare col passo dell’oca.
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zarar
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sabato 24 febbraio 2018
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il mito churchill
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Reso quasi irriconoscibile e molto teatrale dall’esigenza di riprodurre il più possibile attraverso il trucco la fisionomia di Churchill, l’attore Gary Oldman impersona lo statista inglese nel momento cruciale (1940) in cui assunse coraggiosamente una decisione che ha fatto storia, quando impose all’Inghilterra, messa alle strette come il resto d’Europa dall’avanzata apparentemente irresistibile delle truppe hitleriane, la resistenza ad ogni costo.
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Reso quasi irriconoscibile e molto teatrale dall’esigenza di riprodurre il più possibile attraverso il trucco la fisionomia di Churchill, l’attore Gary Oldman impersona lo statista inglese nel momento cruciale (1940) in cui assunse coraggiosamente una decisione che ha fatto storia, quando impose all’Inghilterra, messa alle strette come il resto d’Europa dall’avanzata apparentemente irresistibile delle truppe hitleriane, la resistenza ad ogni costo. Lucido nell’individuare sin dall’inizio la pericolosità e l’irriducibilità del nazismo a qualsiasi logica democratica, nominato Primo Ministro in un clima da ultima spiaggia, osteggiato quasi più dai suoi sodali Conservatori che dal Laburisti, blandamente appoggiato dal re Giorgio VI, pressato perché cercasse una trattativa di pace, consapevole dell’inferiorità militare britannica e dell’inevitabile sacrificio di migliaia di soldati, Churchill, pur divorato dal peso della responsabilità che si assumeva dato l’esito incerto della sua scelta, tenne duro. In questo film il regista rinuncia ad un approccio complesso e multiplo, puntando piuttosto sul mito Churchill come icona della strenua resistenza inglese, scegliendo una strategia di rappresentazione molto accattivante per il grande pubblico, una doccia scozzese di avvicinamento/distanziamento, umano troppo umano da una parte/eroe supereroe dall’altra. Di qui la centralità assoluta del personaggio impersonato con fin troppa energia da Oldman, con la sottolineatura da una parte del dettaglio personale e umorale, della minuzia everyday life, degli eccessi istrionici, fino all’autocompassione quasi piagnucolosa, con l’enfasi dall’altra sui momenti ‘eroici’ dei grandi discorsi e delle storiche riflessioni, con oscillazioni dal cinico al nobile, una sequenza abilmente connessa di citazioni e aneddoti, lontana da tentazioni di approfondimento. Un profilo che si manifesta al suo peggio nell’improbabile invenzione della corsa notturna in metropolitana che segna l’identificazione ‘mistica’ dell’animo del burbero politico con quello che brilla sui visi trasfigurati di lower-middle class Londoners. Intorno quasi solo comparse ad una dimensione: un Chamberlain maliconico e supercontrollato molto English, la segretaria timida che recita la segretaria timida, la moglie devota che recita la moglie devota, un re molto a portata di mano, che non perdona a Churchill l’appoggio a Wally Simpson, ma improvvisamente si riveste della dignità di un sovrano. Un’eccezione il personaggio Halifax (Stephen Dillane) un po’ più complesso degli altri. Questo approccio produce una sceneggiatura decisamente semplificatoria, ma non priva di impatto. Alla forza di attrazione contribuiscono un’ambientazione d’epoca che è – come sempre nei film inglesi – molto evocativa e curata nei dettagli, immersa in un’atmosfera un po’ livida e sulfurea che le dà un’efficace patina vintage. La regia poi ha un controllo assai astuto e ad effetto di tempi, ritmi, scorci, piani, alternanza buio/lampi di luce, integrazione di azione e colonna sonora, e sa come tenere desta l’attenzione dello spettatore.
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alesimoni
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giovedì 25 gennaio 2018
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e' l'ora dell'oscar..a gary
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E' appassionante l'opera di Joe Wright, e ci appassiona solo con l'enfasi delle parole, in ambienti spesso lugubri e stretti,senza alcun effetto speciale. Questo la dice lunga su come sia costruito il film, con una regia e un montaggio mai banali, ma che poggia quasi per intero sulle possenti spalle di uno dei più grandi e poco celebrati attori del nostro tempo: lo strepitoso Gary Oldman. La sua grande performance restituisce tutta la tensione e il peso che deve sopportare un uomo politico che vive uno dei momenti più importanti, terrificanti e decisivi della Storia contemporanea. Il film sa conquistare ed emozionare con sequenze memorabili e piene di emotività come quella, stupenda per come è costruita, della metropolitana.
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E' appassionante l'opera di Joe Wright, e ci appassiona solo con l'enfasi delle parole, in ambienti spesso lugubri e stretti,senza alcun effetto speciale. Questo la dice lunga su come sia costruito il film, con una regia e un montaggio mai banali, ma che poggia quasi per intero sulle possenti spalle di uno dei più grandi e poco celebrati attori del nostro tempo: lo strepitoso Gary Oldman. La sua grande performance restituisce tutta la tensione e il peso che deve sopportare un uomo politico che vive uno dei momenti più importanti, terrificanti e decisivi della Storia contemporanea. Il film sa conquistare ed emozionare con sequenze memorabili e piene di emotività come quella, stupenda per come è costruita, della metropolitana. Bello anche il rimando al re balbuziente Giorgio VI, raccontato in un altro bel film come "il discorso del Re" con cui condivide la capacità di far sussultare il cuore di chi li guarda solo grazie all'arte oratoria e al carisma degli interpreti. 3,5 stelle
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enzo70
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martedì 6 febbraio 2018
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la forza di un uomo, il coraggio di un popolo
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I vincitori scrivono la storia; ma quanto ha sofferto la Gran Bretagna, per scriverla la storia, per resistere all’orda nazista; bombardamenti, fame, sofferenza, razionamenti durati ben oltre la seconda guerra mondiale. Gli inglesi, si sa, sono grandi soldati; ma un buon soldato ha bisogno di un grande generale. E la Gran Bretagna ha avuto la fortuna di avere in quegli anni un uomo come Winston Churchill che sapeva bene le conseguenze di una guerra con la Germania; ma capiva bene che un negoziato con Hitler avrebbe consegnato nell’immediato l’Europa intera ad un criminale; e che la Gran Bretagna non sarebbe mai stata libera. Joe Wright limita la prospettiva alla prima fase del governo Churchill, la Francia era ancora un alleato ritenuto affidabile, il nemico temibile, ma non invincibile.
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I vincitori scrivono la storia; ma quanto ha sofferto la Gran Bretagna, per scriverla la storia, per resistere all’orda nazista; bombardamenti, fame, sofferenza, razionamenti durati ben oltre la seconda guerra mondiale. Gli inglesi, si sa, sono grandi soldati; ma un buon soldato ha bisogno di un grande generale. E la Gran Bretagna ha avuto la fortuna di avere in quegli anni un uomo come Winston Churchill che sapeva bene le conseguenze di una guerra con la Germania; ma capiva bene che un negoziato con Hitler avrebbe consegnato nell’immediato l’Europa intera ad un criminale; e che la Gran Bretagna non sarebbe mai stata libera. Joe Wright limita la prospettiva alla prima fase del governo Churchill, la Francia era ancora un alleato ritenuto affidabile, il nemico temibile, ma non invincibile. Dopo pochi giorni Parigi capitola e inizia il massacro delle truppe inglesi a Dunkirk. A quel punto subentra la capacità di Churchill di decidere che l’unica soluzione per contrastare Hitler è combattere; la decisione è quanto mai sofferta, sollecitata proprio dal popolo in una incursione del primo ministro nella tube londinese, tra la gente. La retorica del primo ministro inglese è il presupposto dell’eroica resistenza inglese, questo film è anche un doveroso omaggio alla forza della prola. Eccezionale l’interpretazione di Gary Oldman.
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rumon
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sabato 27 gennaio 2018
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il coraggio di ieri per il brexit di oggi
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Dopo l'inutile, vacuo "Dunkirk", un'altra pellicola che tratta del Regno Unito di fronte alla guerra mondiale di ieri, nel contesto di incertezza post-Brexit di oggi. Diversamente da "Dunkirk", "L'ora più buia" è un ottimo film, che offre molti spunti di riflessione non solo ai britannici e che si sforza di trarre insegnamenti utili per l'oggi dal momento più difficile della storia inglese del Novecento. Winston Chruchill è tutt'altro che perfetto, ma è l'uomo giusto in quel contesto difficile. Apprendiamo che ciò che lo rende l'uomo giusto è un misto di intelligenza, coraggio (e capacità di tenere a bada la paura), preparazione politica e capacità di fare ciò che è necessario.
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Dopo l'inutile, vacuo "Dunkirk", un'altra pellicola che tratta del Regno Unito di fronte alla guerra mondiale di ieri, nel contesto di incertezza post-Brexit di oggi. Diversamente da "Dunkirk", "L'ora più buia" è un ottimo film, che offre molti spunti di riflessione non solo ai britannici e che si sforza di trarre insegnamenti utili per l'oggi dal momento più difficile della storia inglese del Novecento. Winston Chruchill è tutt'altro che perfetto, ma è l'uomo giusto in quel contesto difficile. Apprendiamo che ciò che lo rende l'uomo giusto è un misto di intelligenza, coraggio (e capacità di tenere a bada la paura), preparazione politica e capacità di fare ciò che è necessario. Più una dose di humour pari ad almeno la dose giornaliera di whisky. Più la capacità di ascoltare il popolo. Più la capacità di parlare in modo da entusiasmare, anche quando si prospettano "sangue, fatica, lacrime e sudore". Con la consapevolezza che quest'uomo da solo non avrebbe ottenuto nulla se non avesse guidato un popolo, e se non fosse stato appoggiato da un re, capaci di accettare "sangue, fatica, lacrime e sudore".
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