pigi51
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venerdì 16 luglio 2021
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un film meraviglioso, come amore e psyche di pigi
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"Tu eri il mio tipo, eccome! Ma è successo a noi come a tutti, l'amore se ne è andato. E oggi ti perdo. Adesso, se mi fermo e ci penso, l'accetto...alla fine, cazzo, anche i Beatles si sono lasciati!". Così finisce questo film meraviglioso di Francesca Comencini, che crea una contrapposizione anche visiva, con spezzoni in bianco e nero, tra la vita contadina degli anni 50, con i suoi sentimenti ingenui e veraci, e la storia fin troppo tormentata tra due professori universitari , quasi che la cultura possa annullare la simmetricità di un amore troppo elucubrato. Lucia Mascino viene dal teatro e si vede, un mostro di bravura, di genialità interpretativa, che spazza via dalla scena tutti gli altri interpreti.
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"Tu eri il mio tipo, eccome! Ma è successo a noi come a tutti, l'amore se ne è andato. E oggi ti perdo. Adesso, se mi fermo e ci penso, l'accetto...alla fine, cazzo, anche i Beatles si sono lasciati!". Così finisce questo film meraviglioso di Francesca Comencini, che crea una contrapposizione anche visiva, con spezzoni in bianco e nero, tra la vita contadina degli anni 50, con i suoi sentimenti ingenui e veraci, e la storia fin troppo tormentata tra due professori universitari , quasi che la cultura possa annullare la simmetricità di un amore troppo elucubrato. Lucia Mascino viene dal teatro e si vede, un mostro di bravura, di genialità interpretativa, che spazza via dalla scena tutti gli altri interpreti. Un film che si vorrebbe rivedere e rivedere, per capire meglio ogni singolo dialogo o monologo, ogni spezzone di questo amore, infelice forse perchè i protagonisti pensano troppo e non lo vivono come le persone semplici del vintage ripescato dalla Comencini nella campagna romana.
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pigi51
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venerdì 16 luglio 2021
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un film meraviglioso come l''amore quello vero
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"Tu eri il mio tipo, eccome! Ma è successo a noi come a tutti, l'amore se ne è andato. E oggi ti perdo. Adesso, se mi fermo e ci penso,l'accetto...alla fine, cazzo,anche i Beatles si sono lasciati!". Così finisce questo film meraviglioso di Francesca Comencini, che crea una contrapposizione tra la vita contadina degli anni 50 con i suoi sentimenti ingenui e veraci, mostrati con spezzoni in bianco e nero, e la storia fin troppo tormentata tra due professori universitari, quasi che la cultura possa annullare la simmetricità di un amore troppo elucubrato. Lucia Mascino viene dal teatro e si vede, un mostro di bravura, di genialità interpretativa che spazza via tutti gli altri interpreti dalla scena.
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"Tu eri il mio tipo, eccome! Ma è successo a noi come a tutti, l'amore se ne è andato. E oggi ti perdo. Adesso, se mi fermo e ci penso,l'accetto...alla fine, cazzo,anche i Beatles si sono lasciati!". Così finisce questo film meraviglioso di Francesca Comencini, che crea una contrapposizione tra la vita contadina degli anni 50 con i suoi sentimenti ingenui e veraci, mostrati con spezzoni in bianco e nero, e la storia fin troppo tormentata tra due professori universitari, quasi che la cultura possa annullare la simmetricità di un amore troppo elucubrato. Lucia Mascino viene dal teatro e si vede, un mostro di bravura, di genialità interpretativa che spazza via tutti gli altri interpreti dalla scena. Un film che si vorrebbe rivedere e rivedere, per capire meglio ogni singolo dialogo e monologo,ogni spezzone di questo amore, infelice forse perchè i protagonisti pensano troppo e non lo vivono come le persone semplici del vintage ripescato dalla Comencini nella campagna romana.
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fabio
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domenica 28 aprile 2019
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inaspettatamente un bel film!!!
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pochi colpi di scena, anzi nessuno ma nonostante cio' un film gradevolissimo!!!
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venerdì 15 dicembre 2017
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da vedere per divertirsi ma anche per riflettere
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temi nuovi e vecchi del rapporto di coppia. l'accenno a quando i ruoli erano definiti nelle balere è geniale è in realtà il tema ricorrente del film, insieme a quello dell'importanza ( o meglio convenienza ) di fingere....
tutto un po' esasperato ma sostanzialmente più che verosimile. forse l'università è rappresentata in modo storicamente sfasato ...
Geniale anche la formula per calcolare l'età delle donne o la dissertazione sul pelo di troppo.
L'intimità femminile diventa lesbica conservando le caratteristiche di rilassatezza di qualunque vera amicizia femminile.
Ci si chiede se per riconoscersi tra donne sia necessario il sesso .
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temi nuovi e vecchi del rapporto di coppia. l'accenno a quando i ruoli erano definiti nelle balere è geniale è in realtà il tema ricorrente del film, insieme a quello dell'importanza ( o meglio convenienza ) di fingere....
tutto un po' esasperato ma sostanzialmente più che verosimile. forse l'università è rappresentata in modo storicamente sfasato ...
Geniale anche la formula per calcolare l'età delle donne o la dissertazione sul pelo di troppo.
L'intimità femminile diventa lesbica conservando le caratteristiche di rilassatezza di qualunque vera amicizia femminile.
Ci si chiede se per riconoscersi tra donne sia necessario il sesso ... ognuno risponde a modo suo
L' uomo non capisce quasi nulla ma nell'ammissione di quanto sia importante soffrire di meno dà una grande lezione a tutte le donne che non sanno capire per tempo quando un uomo NON FA PER TE e chiessenefrega per chi è adatto.
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flyanto
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giovedì 7 dicembre 2017
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una donna profondamente in contrasto con se stessa
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Versione cinematografica dell'omonimo romanzo della stessa regista Francesca Comencini, "Amori che non Sanno Stare al Mondo" racconta le paure, le instabilità psicologiche e la brama di affetto che la protagonista, una donna di circa 40 anni , vive nel corso della propria relazione sentimentale col suo compagno. Il suo instabile e, a volte, ossessionante modo di agire e sentire conduce direttamente la storia verso la certa fine perchè il compagno, non sapendo bene come interagire esattamente con la donna, si stanca ed inizia una relazione più tranquilla con una ragazza più giovane di lui con cui anche, poi, arriva a convolare a nozze.
Francesca Archibugi analizza la natura umana, qui, in particolare quella femminile, mettendone in evidenza tutte le particolarità e come, soprattutto col proprio comportamento, gli esseri umani riescano a determinare l'andamento delle cose, delle relazioni sentimentali nello specifico.
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Versione cinematografica dell'omonimo romanzo della stessa regista Francesca Comencini, "Amori che non Sanno Stare al Mondo" racconta le paure, le instabilità psicologiche e la brama di affetto che la protagonista, una donna di circa 40 anni , vive nel corso della propria relazione sentimentale col suo compagno. Il suo instabile e, a volte, ossessionante modo di agire e sentire conduce direttamente la storia verso la certa fine perchè il compagno, non sapendo bene come interagire esattamente con la donna, si stanca ed inizia una relazione più tranquilla con una ragazza più giovane di lui con cui anche, poi, arriva a convolare a nozze.
Francesca Archibugi analizza la natura umana, qui, in particolare quella femminile, mettendone in evidenza tutte le particolarità e come, soprattutto col proprio comportamento, gli esseri umani riescano a determinare l'andamento delle cose, delle relazioni sentimentali nello specifico. Una tesi sicuramente vera ma accettabile in parte perchè il ritratto femminile che la regista presenta si riferisce ad una parte di donne strutturate come la protagonista ma che fortunatamente non corrisponde all'immagine di tutte le altre che in questa maniera vengono unpoco svilite.
In ogni caso la commedia ingenerale è piacevole a vedersi: Lucia Mascino, la protagonista, è perfetta nella sua parte do donna nevrotica, come lo è anche Thomas Trabacchi in quella del suo paziente compagno.
Un poco esagerato e paradossale, comunque la pellicola induce lo spettatore o, più precisamente, le spettatrici, a riflettere su certi comportamenti personali
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atalante61
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giovedì 7 dicembre 2017
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la banalità fatta a film
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Una coppia di mezza età, entrambi professori universitari per niente coinvolti nel loro lavoro e sopratutto nei confronti degli studenti, vive una storia d'amore come tante, anche se a Claudia, una pur bravissima Lucia Mascino, sembra la fine del mondo. Ed in questo c'è la prima grande banalità, perchè le storie d'amore sembrano sempre così a chi le vive. Ci sentiamo unici, inarrivabili. Gli altri non possono e non potranno mai capire quello che sentiamo. L'ambientazione della vicenda, una Roma radical chic universitaria, con case piene di libri, aule occupate e casali appena fuori città. Ci poteva essere qualcosa di più banale ? Una donna resa nevrotica dall'abbandono dell'uomo che (in fondo non)ama, esagitata oltre ogni umana comprensione per oltre sette anni.
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Una coppia di mezza età, entrambi professori universitari per niente coinvolti nel loro lavoro e sopratutto nei confronti degli studenti, vive una storia d'amore come tante, anche se a Claudia, una pur bravissima Lucia Mascino, sembra la fine del mondo. Ed in questo c'è la prima grande banalità, perchè le storie d'amore sembrano sempre così a chi le vive. Ci sentiamo unici, inarrivabili. Gli altri non possono e non potranno mai capire quello che sentiamo. L'ambientazione della vicenda, una Roma radical chic universitaria, con case piene di libri, aule occupate e casali appena fuori città. Ci poteva essere qualcosa di più banale ? Una donna resa nevrotica dall'abbandono dell'uomo che (in fondo non)ama, esagitata oltre ogni umana comprensione per oltre sette anni. Un film che è insulto all'intelligenza di tutte le donne vere, alla reale sofferenza, che spesso è muta. Un fiume sotterraneo che scava e che non ha nulla di così infantile. Una donna tiranno che vuole imporre i suoi desideri, la sua visione dell'amore = matrimonio = figlio, alla quale il compagno evidentemente sfugge per approdare tra le braccia di una più accogliente, dolce, femminile sua allieva. Invito la Regista a rivedere qualche film del padre e a meditare a lungo.
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rinorigodanzo
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lunedì 4 dicembre 2017
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amori malati. per colpa di chi?
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Francesca Comencini non ha dubbi sul fatto che gli amori sono malati perchè le donne non sono più quelle degli anni cinquanta.
Le donne, ancor di più quelle istruite, sono diventate esigenti, egoiste, aggressive e spesso insopportabili per gli uomini.
Come insopportabile e la professoressa Claudia che si scaglia nell'aula universitaria contro il collega professor Claudio, davanti a studenti e colleghi, insultandolo senza alcun vero motivo.
Il povero professor Flavio viene poi sedotto da Claudia prima al ristorante e poi nella vecchia casa che possiede vicino a Roma. Una casa vecchia, insalubre ed isolata in campagna in mezzo ai lupi. Sì perche le donne, quando vogliono, sono potentissime: basta loro un rossetto!
Per una giovane bellissima come Nina è ancor più facile sedurre il povero Flavio, rubarlo a Claudia, farsi sposare e rimanere incinta.
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Francesca Comencini non ha dubbi sul fatto che gli amori sono malati perchè le donne non sono più quelle degli anni cinquanta.
Le donne, ancor di più quelle istruite, sono diventate esigenti, egoiste, aggressive e spesso insopportabili per gli uomini.
Come insopportabile e la professoressa Claudia che si scaglia nell'aula universitaria contro il collega professor Claudio, davanti a studenti e colleghi, insultandolo senza alcun vero motivo.
Il povero professor Flavio viene poi sedotto da Claudia prima al ristorante e poi nella vecchia casa che possiede vicino a Roma. Una casa vecchia, insalubre ed isolata in campagna in mezzo ai lupi. Sì perche le donne, quando vogliono, sono potentissime: basta loro un rossetto!
Per una giovane bellissima come Nina è ancor più facile sedurre il povero Flavio, rubarlo a Claudia, farsi sposare e rimanere incinta.
Per Flavio arriva dunque, seduto ad un tavolino del bar, la maledizione finale di Claudia: "Possa tu avere una figlia che da grande si innamori di un uomo che assomigli a te e che lo faccia soffrire come ho sofferto e sto ancora soffrendo io per te".
Sì perchè oggi a soffrire le pene dell'amore sono soprattutto le donne e non gli uomini.
Bravissima Lucia Mascino a maltrattare Thomas Trabacchi che, poveretto, fa una figura pessima.
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alberto58
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lunedì 4 dicembre 2017
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più che di amore si parla di mezza età
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Lui ha 52 anni, Lei 45. Entrambi sanno che sta per passare l'ultimo treno. Lei vuole disperatamente un figlio, lo urla in faccia al suo lui che invece pensa che legandosi troppo a lei perdrebbe qualche altra possibilità che ancora ha. Così va a cercaresi la 25 enne illudendosi che sarà quella la donna con cui sarà bello andare a fare la spesa, passare la sera sul divano a guardare la TV. Ma si sbaglia. La giovinezza di lei lo consuma, gli sbatte contro la sua vecchiaia incipiente, lo costringe a performance, non solo erotiche, che lo sfiniscono. Sarebbe stato meglio con la 45 enne, meno sfinente. La 45 enne tira fuori tutta se stessa, quello che viene messo in scena non è tanto una "realtà esagerata" come dice qualche commentatore superficiale, ma puro inconscio mischiatio al reale.
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Lui ha 52 anni, Lei 45. Entrambi sanno che sta per passare l'ultimo treno. Lei vuole disperatamente un figlio, lo urla in faccia al suo lui che invece pensa che legandosi troppo a lei perdrebbe qualche altra possibilità che ancora ha. Così va a cercaresi la 25 enne illudendosi che sarà quella la donna con cui sarà bello andare a fare la spesa, passare la sera sul divano a guardare la TV. Ma si sbaglia. La giovinezza di lei lo consuma, gli sbatte contro la sua vecchiaia incipiente, lo costringe a performance, non solo erotiche, che lo sfiniscono. Sarebbe stato meglio con la 45 enne, meno sfinente. La 45 enne tira fuori tutta se stessa, quello che viene messo in scena non è tanto una "realtà esagerata" come dice qualche commentatore superficiale, ma puro inconscio mischiatio al reale. No c'è niente di "normale" nelle reazioni dei protagonisti, del resto come si a ad essere "normali" (se non di facciata) mentre il tuo corpo cambia e ti annuncia irreversibilment che tutto quello che hai, un pò per volta, giorno dopo giorno, se lo poterà via. Ci accorgiamo, nella mezza età, che l'unica cpsa che ci salva dall'angoscia di invecchiare per poi dover morire è l'amore, con tutte le illusioni assurde che si porta dietro, assurde, tutt'altro che normali, ma in grado di eclissare la morte, come se non esistesse. E' questo che guida i protagonisti, specialmente lei che sta per andare "fuori mercato" ed è contro questa assurdità che chiamiamo vita che ural con tutta la sua forza la protagonista. Per poi arrendersi nell'ultima scena in cui cammina su un ponte di Roma
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mari
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lunedì 4 dicembre 2017
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esilerante
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HO TROVATO IL FILM MOLTO VERO. LA REALTA' DI UNA COPPIA A VOLTE E' QUESTA . L'ATTRICE NEL RUOLO DELLA DONNA OSSESSIVA E ANCHE UN POCHINO NEVROTICA LA TROVA BRAVISSIMA. IO LE HO DATO COME VOTO 7E MEZZO.
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zarar
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domenica 3 dicembre 2017
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imparate a stare al mondo, per favore
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Film tanto banale, quanto pretenzioso, attraversato da una corda pazza di isteria condita di sentimentalismo, con tocchi di femminismo invecchiato e intellettualismo di serie B. Si può immaginare una mistura più indigesta? La storia è una delle più vecchie del mondo: una quarantenne o giù di lì, Claudia (un’esagitata Lucia Mascino) è appena naufragata da un amore nato strano tra insulti e polemiche di lei e finito male con l’abbandono di lui, un riluttante Flavio pieno di riserve mentali (un Thomas Trabacchi senza infamia e senza lode). Tutti e due sono professori universitari, anche se le sciocchezze messe loro in bocca fanno pensare al peggio.
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Film tanto banale, quanto pretenzioso, attraversato da una corda pazza di isteria condita di sentimentalismo, con tocchi di femminismo invecchiato e intellettualismo di serie B. Si può immaginare una mistura più indigesta? La storia è una delle più vecchie del mondo: una quarantenne o giù di lì, Claudia (un’esagitata Lucia Mascino) è appena naufragata da un amore nato strano tra insulti e polemiche di lei e finito male con l’abbandono di lui, un riluttante Flavio pieno di riserve mentali (un Thomas Trabacchi senza infamia e senza lode). Tutti e due sono professori universitari, anche se le sciocchezze messe loro in bocca fanno pensare al peggio. Nel disegno della regista, dovremmo forse simpatizzare per l’infelice Claudia, il cui amore tradito non si arrende neppure di fronte all’evidenza. Ma, ahimè, non ce la facciamo. Il personaggio appare infinitamente irritante: più che appassionata, è sempre sopra le righe a proposito e a sproposito e sono tali e tante le guerre nevrotiche e assurde da lei armate contro il partner, prima, durante e dopo la fine del loro rapporto, che finisce con il risultare poco credibile e intollerabile non solo a lui, ma anche allo spettatore meglio disposto. Si prova l’incoercibile impulso di imbottirla di Valium ad ogni pie’ sospinto e si è perversamente portati a prendere le parti del pavido Flavio fuggitivo, che almeno ha l’apparenza di una persona quasi normale. Lei continua a inseguirlo, tentando senza successo una rivalsa in una relazione lesbica. Lui, secondo uno standard tristanzuolo ben collaudato, si rifugia tra le braccia di una ragazza giovanissima che finirà con lo sposare. Per chiudere in bellezza, un incontro finale tra i due fa guarire dal mal d’amore nel modo più precipitoso e improbabile la mezza matta, che vediamo veleggiare allegramente verso altre possibili avventure dello stesso stampo. Da quanto detto, qualcuno potrebbe pensare a interessanti suggestioni alla Almodóvar: niente del genere; nessun estro dell’assurdo, o grottesco, o ironico, così come siamo lontani dalla capacità di un Virzì di fondere ironia e fragilità, sorriso e dramma. A parte una fotografia accattivante, qui non resta molto da salvare. Della Comencini abbiamo visto di meglio.
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[+] mary
(di mari)
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(di no_data)
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