samanta
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lunedì 15 gennaio 2018
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quanto vale un orecchio
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Il film attualmente nelle sale cinematografiche ha la regia di Ridley Scott uno dei big di Hollywood, assai poliedrico nella sua attività (basti pensare a Blad Runner, Il gladiatore, Un'ottima annata) e che adesso si è cimentato in una storia tratta dalla realtà: il rapimento di Paul Getty III avvenuto a Roma nel 1973 nipote sedicenne di Paul Getty considerato l'uomo più ricco del mondo (in miliardi di dollari di allora), nonché dotato di una notevole avarizia. Il film ovviamente è un po' romanzato, come d'altra parte è inevitabile, ma salvo nella parte finale non si discosta troppo dalla realtà. All'inizio ci fu una grande confusione nelle indagini anche perché la madre sospettava uno scherzo ovvero un rapimento organizzato dal giovane che era uno sbandato dedito alla droga per spillare i soldi al nonno.
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Il film attualmente nelle sale cinematografiche ha la regia di Ridley Scott uno dei big di Hollywood, assai poliedrico nella sua attività (basti pensare a Blad Runner, Il gladiatore, Un'ottima annata) e che adesso si è cimentato in una storia tratta dalla realtà: il rapimento di Paul Getty III avvenuto a Roma nel 1973 nipote sedicenne di Paul Getty considerato l'uomo più ricco del mondo (in miliardi di dollari di allora), nonché dotato di una notevole avarizia. Il film ovviamente è un po' romanzato, come d'altra parte è inevitabile, ma salvo nella parte finale non si discosta troppo dalla realtà. All'inizio ci fu una grande confusione nelle indagini anche perché la madre sospettava uno scherzo ovvero un rapimento organizzato dal giovane che era uno sbandato dedito alla droga per spillare i soldi al nonno. solo dopo alcuni giorni ci fu la certezza di un vero sequestro organizzato dalla mafia calabrese. Ci fu l'imprevisto che il nonno si rifiutò di pagare il riscatto richiesto e solo dopo che al giovane fu tagliato un orecchio il nonno di fronte anche all'opinione pubblica cedette e venne pagato il riscatto anche se in misura ridotta, nel film si indica la somma di 4 milioni di dollari, finalmente il giovane viene liberato. Paul Getty III farà una brutta fine perché a 25 anni per un'overdose avrà un ictus che lo renderà paralizzato e quasi cieco, morirà a 55 anni nel 2011 lasciando un figlio avuto a 18 anni. Il nonno morirà tre anni dopo il rapimento, mentre nel film viene fatto morire contestualmente al rilascio del giovane. Il film è ben diretto la professionalità del regista non si discute, il ritmo pur non essendo sincopato come purtroppo spesso succede, non ha momenti morti ed è avvincente specie nel finale. Buona la fotografia, gli italiani non sono resi troppo ridicoli (grazie Ridley!), ottima l'interpretazione di Christopher Plummer (il vecchio Paul Getty) , che però non è nella parte nel senso che ha 88 anni ed è credibile quando interpreta un vecchio di 80 meno quando nel flashback interpreta un cinquantenne è ovvio che Kevin Spacey era più adatto, ottima anche l'interpretazione di Michelle Williams (la madre del giovane) e di Mark Wahlberg (il capo della sicurezza del nonno inviato ad aiutare la madre). Un accenno alla sostituzione di Kevin Spacey a me sa tanto di Orwell che in 1984 prevedeva la riscrittura della storia, Spacey è un ottimo attore e quello che ha commesso non c'entra con il film non vorrei che in base al politically correct (in alcune università USA è vietato Aristotile perché difendeva la schiavitù) venissero distrutti i dipinti di Caravaggio che era un tipaccio nella vita!
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elgatoloco
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martedì 15 gennaio 2019
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all the money in the world...
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Con "All the Money in the World"(2017, Ridley Scott)il notevole regista britannico affronta un fatto di cronaca che scosse gli amibienti"In"e"vip"del mondo, trattandosi di un sequestro di un ragazzo(sedicenne), John Paul Getty III°, nipote di uno dei supermagnati USA; chi ricorda vagamente il fatto per averne sentito parlare da ragazzo, ha modo di approfondire il fatto e ciò che vi"circola intorno"(è il caso di chi scrive questa nota), ma lo stesso vale per chi non ne ha mai sentito parlare, per motivi di età. Sostanzialmente un film solido, capace anche di mostrare la terribile avarizia("molièriana", vien da dire.
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Con "All the Money in the World"(2017, Ridley Scott)il notevole regista britannico affronta un fatto di cronaca che scosse gli amibienti"In"e"vip"del mondo, trattandosi di un sequestro di un ragazzo(sedicenne), John Paul Getty III°, nipote di uno dei supermagnati USA; chi ricorda vagamente il fatto per averne sentito parlare da ragazzo, ha modo di approfondire il fatto e ciò che vi"circola intorno"(è il caso di chi scrive questa nota), ma lo stesso vale per chi non ne ha mai sentito parlare, per motivi di età. Sostanzialmente un film solido, capace anche di mostrare la terribile avarizia("molièriana", vien da dire...)di John Paul Getty il ,miliardario, capace di trattare la nuora, ossia la madre del ragazzo sequestrato, in modo totalmente anonimo, per non dire freddo e anche assolutamente"indifferente". Sul film pesa la questione della rimozione delle scene riguardanti Kevin Spacey, su cui ha pesato uno scandalo che non sappiamo se in qualche modo "presente"oppure invece inventato da chi(le vittime, presunte o vere)aveva interesse, anche economico, ad"emergere"in qualche modo...Certo il prodotto, con Christopher Plummer nella parte del magnate taccagno, rimane sostanzialmente inalterato, anche se non sapremo mai come sarebbe stato con la presenza di Spacey...Tra la documentazione(non il documentario, ma la ricostruzione storica accurata)e la fiction, il film è di notevole spessore(negli ultimi anni solo"Exodus:Gods and Kings"aveva lasciato francamente perplessi, più che altro per non aver voluto affrontare veramente il testo biblico)e capace di suscitare sentimenti e passioni. OLtre a Plummer, convincenti Mark Wahlberg, l'ex-agente CIA, Michelle Williams, Abigail Harris, la madre"negletta"del sequestrato, Charlie Plummer, nel ruolo del sequestrato, Timoothy Hutton e gli interpreti italiani. El Gato
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fabio 3121
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domenica 4 aprile 2021
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storia vera sceneggiata senza alcuna tensione
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il film è liberamente ispirato alla storia vera del rapimento avvenuto nel luglio del 1973 a Roma del giovane sedicenne John Paul Getty III nipote dell'allora uomo più ricco del mondo il magnate del petrolio Jean Paul Getty qui interpretato da Christopher Plummer. Portato in un casale in Calabria, i sequestratori chiedono un riscatto iniziale di 17 milioni di dollari. Il nonno, grande appassionato di opere d'arte di valore (quadri e sculture), annuncia alla stampa di non voler pagare il riscatto perché avendo altri 14 nipoti gli verrebbero tutti successivamente sequestrati. In realtà il vecchio miliardario è dipinto come un uomo avaro che pensa solo a come far soldi.
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il film è liberamente ispirato alla storia vera del rapimento avvenuto nel luglio del 1973 a Roma del giovane sedicenne John Paul Getty III nipote dell'allora uomo più ricco del mondo il magnate del petrolio Jean Paul Getty qui interpretato da Christopher Plummer. Portato in un casale in Calabria, i sequestratori chiedono un riscatto iniziale di 17 milioni di dollari. Il nonno, grande appassionato di opere d'arte di valore (quadri e sculture), annuncia alla stampa di non voler pagare il riscatto perché avendo altri 14 nipoti gli verrebbero tutti successivamente sequestrati. In realtà il vecchio miliardario è dipinto come un uomo avaro che pensa solo a come far soldi. Tuttavia ingaggia una persona di sua fiducia esperto in affari di negoziazioni e transazioni tale Fletcher Chase (Mark Wahlberg) per riportare il nipote a casa. Con l'ausilio dei carabinieri italiani e supportato dalla madre del ragazzo, a cui verrà tagliato un pezzetto di orecchio, Chase porterà a termine l'incarico facendo liberare il giovane dietro il pagamento di 4 milioni di dollari. La pellicola nella prima parte si dilunga eccessivamente ed inutilmente in diversi flashback per poi ritornare ai giorni successivi al sequestro. Il ritmo del film è decisamente lento e, tranne la parte finale, è privo di azione e tensione non riuscendo a coinvolgere emotivamente lo spettatore che osserva piattamente all'evoluzione del rapimento. Le interpretazioni sono tutte sotto la media e il fatto che molte scene sono state rigirate a seguito della esclusione dal film di Kevin Spacey ( per le accuse di molestie sessuali ) è l'unica attenuante al fatto che attori di spessore come Plummer e Wahlberg non entusiasmino particolarmente. In sostanza avendo la sceneggiatura troppo romanzato la storia la stessa ha una lunga durata e a tratti la visione perde un po' di interesse. Stavolta Ridley Scott ha confezionato un film appena sufficiente. Voto: 6/10.
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andreagiostra
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venerdì 12 gennaio 2018
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la cupidigia umana!
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L’ultima produzione di Ridley Scott indubbiamente coinvolge e appassiona lo spettatore. Questo possiamo darlo come dato certo. Il costo del biglietto non andrà sicuramente perso, anzi, regalerà emozioni intense e ben sostenute durante tutta la narrazione. La sceneggiatura non originale di David Scarpa, tratta dal best seller di John Pearson “Painfully Rich: The Outrageus Fortune and Misfortunes of the Heirs of Jean Paul Getty” pubblicato in Inghilterra nel 1995, raccontando un fatto realmente accaduto, pone allo spettatore, e forse anche a chi l’ha scritta, delle domande per certi versi inquietanti: A che punto può arrivare la cupidigia umana? Quali sono le cose che assumono più valore nella vita di un uomo ricco e potente? C’è una morale e un’etica che resistono e riescono a dominare sul potere e sul possesso infinito di danaro? Sono tutte domande che verranno spontanee allo spettatore che andrà nelle sale cinematografiche per vedere “Tutti i Soldi del Mondo”.
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L’ultima produzione di Ridley Scott indubbiamente coinvolge e appassiona lo spettatore. Questo possiamo darlo come dato certo. Il costo del biglietto non andrà sicuramente perso, anzi, regalerà emozioni intense e ben sostenute durante tutta la narrazione. La sceneggiatura non originale di David Scarpa, tratta dal best seller di John Pearson “Painfully Rich: The Outrageus Fortune and Misfortunes of the Heirs of Jean Paul Getty” pubblicato in Inghilterra nel 1995, raccontando un fatto realmente accaduto, pone allo spettatore, e forse anche a chi l’ha scritta, delle domande per certi versi inquietanti: A che punto può arrivare la cupidigia umana? Quali sono le cose che assumono più valore nella vita di un uomo ricco e potente? C’è una morale e un’etica che resistono e riescono a dominare sul potere e sul possesso infinito di danaro? Sono tutte domande che verranno spontanee allo spettatore che andrà nelle sale cinematografiche per vedere “Tutti i Soldi del Mondo”. La sindrome di Paperon de' Paperoni, del grande fumettista della Walt Disney Carl Barks, nella ricostruzione di questo fatto di cronaca a firma di David Scarpa, supera di gran lunga la fantasia del mitico personaggio dei fumetti americano. Le risposte alle nostre domande potranno essere tante e diverse. La rappresentazione dei fatti narrati dalla sceneggiatura controversa e intelligente, è un punto di vista di una realtà umana che scoraggia e deprime proprio perché ci fa comprendere che il benessere economico e il grande potere non sempre convergono verso i migliori principi che vedono nell’amore filiale e famigliare dell’essere umano il valore più nobile e più alto da difendere ad ogni costo.
Nell’estate del 1973 per le vie di Roma viene rapito il sedicenne Paul Getty III (Charlie Plummer), nipote del miliardario petroliere americano Jean Paul Getty (Christopher Plummer). Il fatto assume una risonanza mediatica straordinaria per l’esorbitante richiesta di riscatto, 17 milioni di dollari, e perché il magnate Jean Paul Getty, considerato allora l’uomo più ricco del pianeta, non ha alcuna intenzione di pagare il riscatto ai rapitori del nipote. Per provare a liberarlo, Getty assume un ex agente della CIA, Fletcher Chace (Mark Wahlberg), perché ritrovi il nipote e lo riporti a casa senza pagare un solo dollaro ai rapitori. Sarà la madre di Paul, Gail Harris (Michelle Williams), a prendere in mano la situazione perché il figlio ritorni a casa sano e salvo.
C’è un fatto interessate che dà ulteriore impulso mediatico al film. Un fatto che solo i veri appassionati di settimana arte conoscono certamente. Il film di Ridley Scott ha rischiato di diventare la prima vera vittima cinematografica degli scandali sessuali hollywoodiani. “All the Money in the World” era già pronto per il debutto e per la distribuzione nelle sale cinematografiche di tutto il mondo. Qualche giorno prima della presentazione ufficiale alla stampa, Kevin Spacey viene travolto dallo scandalo di accuse a sfondo sessuale che tutti conosciamo. Il rischio di un vero disastro commerciale e di spettatori è chiaramente evidente a Scott, che in poche ore decide di scritturare Christopher Plummer con un extra budget di oltre dieci milioni di dollari, e di girare in sole nove giorni tutte le scene che avevano visto Spacey protagonista, riuscendo a garantire l’uscita del film entro il 2017, almeno negli USA. Questa magia di Scott è un altro dei motivi per andare a vedere il film.
Questa premessa può essere sufficiente per far comprendere al potenziale spettatore quale sarà la trama del film, la sceneggiatura, il susseguirsi delle scene a tratti spettacolari, ricche di pathos e di emozione, e avvincenti per lo spettatore che ama l’action movie e il thriller intenso e ben ritmato come pochi registi oggi sanno fare, e certamente Ridley Scott, che ha varcato la soglia degli ottanta anni, è uno dei pochi del pianeta cinematografico che possiede queste qualità artistiche.
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freerider
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venerdì 5 gennaio 2018
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regia solida e convincente, decisamente buon film.
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Lasciamo da parte la questione della rimozione delle scene in cui compariva Kevin Spacey - questione che ci porterebbe lontano - e concentriamoci sulla versione giunta nelle sale: Ridley Scott firma un film solido e convincente, non esente da alcuni clichè ma girato con notevole mestiere e grande attenzione ai tempi di interazione tra narrazione e spettatori. Chiaro nello svolgimento seppur sufficientemente articolato, poggia su una direzione che asseconda ritmi favorevoli all'intrattenimento senza tralasciare dettagli, snodi e raccordi che ne rivelano la natura di progetto non esclusivamente commerciale. Si temeva il solito prevedibile mea culpa sulle degenerazione del capitalismo made in US, ma in fondo la riflessione verte più sulla stortura della megalomania umana che non sulle derive di un sistema-paese preso fin troppo di mira, ampliandone così lo spettro metaforico.
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Lasciamo da parte la questione della rimozione delle scene in cui compariva Kevin Spacey - questione che ci porterebbe lontano - e concentriamoci sulla versione giunta nelle sale: Ridley Scott firma un film solido e convincente, non esente da alcuni clichè ma girato con notevole mestiere e grande attenzione ai tempi di interazione tra narrazione e spettatori. Chiaro nello svolgimento seppur sufficientemente articolato, poggia su una direzione che asseconda ritmi favorevoli all'intrattenimento senza tralasciare dettagli, snodi e raccordi che ne rivelano la natura di progetto non esclusivamente commerciale. Si temeva il solito prevedibile mea culpa sulle degenerazione del capitalismo made in US, ma in fondo la riflessione verte più sulla stortura della megalomania umana che non sulle derive di un sistema-paese preso fin troppo di mira, ampliandone così lo spettro metaforico. Sulla parte ambientata nel Bel Paese pesa il punto vista degli spettatori italiani che naturalmente non può che essere ipercritico, ma stante il contesto di un film che non si pone particolari obiettivi di realismo verista una certa rappresentazione un po' stereotipata può essere considerata tutto sommato abbstanza accettabile. Solo un grande attore come Christopher Plummer sarebbe potuto subentrare in extremis nella lavorazione offrendo non solo una performance corretta ma anche un'interpretazione di classe e spessore, tanto che viene da pensare che la considerevole differenza di età (30 anni) con l'interprete originale sia andata in fondo a favore del personaggio. Semplicemente splendida, oltre che sempre all'altezza di ogni scena, Michelle Williams che non sbaglia un'espressione del viso, una postura del corpo, un'interpretazione dell'abito.
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flyanto
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mercoledì 10 gennaio 2018
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ridley scott racconta il rapimento del giovane get
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"Tutti i Soldi del Mondo" del regista Ridley Scott racconta la vera storia del rapimento del giovane rampollo John Paul Getty III che negli anni '70 venne rapito all'età di 16 anni mentre passeggiava da solo di notte per le strade di Roma. Poichè il facoltoso ed avaro nonno non concesse di pagare subito il riscatto, il giovane in questione fu tenuto in ostaggio dai suoi rapitori nell'entroterra della Calabria per svariati mesi e, al fine di indurre il magnate a sborsare il denaro richiesto, questi tagliarono al ragazzo un orecchio, fatto alquanto estremo e cruento che alla fine riuscì finalmente a smuovere l'anziano parente a consegnare il denaro.
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"Tutti i Soldi del Mondo" del regista Ridley Scott racconta la vera storia del rapimento del giovane rampollo John Paul Getty III che negli anni '70 venne rapito all'età di 16 anni mentre passeggiava da solo di notte per le strade di Roma. Poichè il facoltoso ed avaro nonno non concesse di pagare subito il riscatto, il giovane in questione fu tenuto in ostaggio dai suoi rapitori nell'entroterra della Calabria per svariati mesi e, al fine di indurre il magnate a sborsare il denaro richiesto, questi tagliarono al ragazzo un orecchio, fatto alquanto estremo e cruento che alla fine riuscì finalmente a smuovere l'anziano parente a consegnare il denaro.
Il film, sin dall' inizio, avvisa sullo schermo il lettore che i fatti presentati sono stati dal regista liberamente tratti da un libro concernente il rapimento del ragazzo ed effettivamente l'intera vicenda risulta assai elaborata e romanzata rispetto ai fatti realmente accaduti. Ma il limite, per non dire, uno dei tanti, di questa pellicola è che l'intera vicenda è stata presentata parecchio distante dalla realtà (illusorio credere che nelle incursioni della Polizia italiana vi prendesse parte anche la madre del ragazzo, solo per citare un esempio) e, soprattutto, svilendo molto le azioni stesse e gli interventi della Polizia italiana, dipingendola quasi come incompetente. Inoltre, il film è troppo lento e dunque risulta eccessivamente lungo e noioso, ed il ricco cast di attori, che comprende l'anziano Christopher Plummer (velocemente sostituito a Kevin Spacey dopo le accuse mossegli di molestie sessuali), Michelle Williams, Mark Wahlberg, Romain Duris, ecc., non dà nemmeno il meglio di sè per ciò che concerne la recitazione.
Insomma, sotto tutti i punti di vista Ridley Scott purtroppo ha sprecato un'occasione creando un'opera cinematografica che, forse, per chi non si ricorda o non conosce bene i fatti, risulta accettabile, ma in realtà il film in sè si presenta come una grande delusione.
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[+] tutti i difetti dell’ultima opera di scott
(di tom87)
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carloalberto
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giovedì 11 gennaio 2018
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l’ossessione del dio danaro.
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Ridley Scott, geniale e poliedrico quanto Kubrick nell’affrontare tutti i generi cinematografici creando capolavori che rimarranno nella storia del cinema, questa volta prende spunto da un fatto di cronaca, il rapimento di Paul Getty III, per formare un grande affresco degli anni ’70, dove risalta in primo piano l’accostamento provocatorio della barbarie dei rapitori al crudele cinismo del capitale, accomunati nelle scene corali parallele e sequenziali della conta dei soldi da parte di chi paga il riscatto e dei banditi rurali di una calabria arretrata non ancora evolutasi nei traffici internazionali di stupefacenti.
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Ridley Scott, geniale e poliedrico quanto Kubrick nell’affrontare tutti i generi cinematografici creando capolavori che rimarranno nella storia del cinema, questa volta prende spunto da un fatto di cronaca, il rapimento di Paul Getty III, per formare un grande affresco degli anni ’70, dove risalta in primo piano l’accostamento provocatorio della barbarie dei rapitori al crudele cinismo del capitale, accomunati nelle scene corali parallele e sequenziali della conta dei soldi da parte di chi paga il riscatto e dei banditi rurali di una calabria arretrata non ancora evolutasi nei traffici internazionali di stupefacenti. Ma si parla anche d’altro in questo film dal ritmo serrato e avvincente, della devastazione fisica e morale prodotta dalle droghe, assunte dai ricchi come rimedio per vincere noia e sensi di colpa, del dio danaro che possiede il mondo intero e l’anima dell’avaro miliardario, interpretato magnificamente da Christopher Plummer, migliore attore del cast, che ama le opere d’arte e gli oggetti più delle persone perché rimangono uguali a se stesse nel tempo e non mutando non possono tradire. Non tradisce nemmeno il versatile Scott che, nonostante qualche stereotipo, come il bandito rozzo ma in fondo buono, confeziona un prodotto convincente sia dal punto di vista stilistico sia per la caratterizzazione dei personaggi e l'approfondimento dei temi esistenziali.
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maurizio.meres
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giovedì 11 gennaio 2018
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un tuffo nel passato
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Un film dettagliatamente perfetto,riporta con chiarezza e con il giusto effetto cinematografico uno dei momenti più neri e crudeli della malavita organizzata,riportandoci indietro di oltre quarant'anni con una maniacale perfezione dei particolari di quel tempo,bellissime le scene iniziali in un chiaro scuro con sfumature seppia di una Roma vera,viva,affascinante e accattivante.
Tutto il film gira intorno alla personalità egoistica in una avidità del potere economico di Paul Getty nonno,interpretato benissimo da Christopher Plummer,attore con una grande personalità e professionalità il quale entra nel personaggio dopo le varie vicissitudini del cambio attore con autorevole bravura,sicuramente il concetto economico che Getty in tutta la sua vita esprimeva si avvicina moltissimo ai grandi magnati che tuttora dominano il pianeta,nel film frasi sul potere del denaro fanno intendere che non importa essere ricchi,perché il ricco non è mai ricco abbastanza.
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Un film dettagliatamente perfetto,riporta con chiarezza e con il giusto effetto cinematografico uno dei momenti più neri e crudeli della malavita organizzata,riportandoci indietro di oltre quarant'anni con una maniacale perfezione dei particolari di quel tempo,bellissime le scene iniziali in un chiaro scuro con sfumature seppia di una Roma vera,viva,affascinante e accattivante.
Tutto il film gira intorno alla personalità egoistica in una avidità del potere economico di Paul Getty nonno,interpretato benissimo da Christopher Plummer,attore con una grande personalità e professionalità il quale entra nel personaggio dopo le varie vicissitudini del cambio attore con autorevole bravura,sicuramente il concetto economico che Getty in tutta la sua vita esprimeva si avvicina moltissimo ai grandi magnati che tuttora dominano il pianeta,nel film frasi sul potere del denaro fanno intendere che non importa essere ricchi,perché il ricco non è mai ricco abbastanza.
Il bravissimo Ridley Scott con una sceneggiatura vera si attiene alla realtà dei fatti estraendo in ognuno dei personaggi coinvolti,la loro reale personalità,attraverso tutti gli attori che entrano perfettamente nella logica di ciò che la realtà era e trasmettendo al publico,odio,amore e crudeltà.
Il film scorre perfettamente senza mai cadere in pause noiose e senza senso,l'intensità emotiva e spezzata dai riferimenti storici per conoscere meglio i singoli personaggi,
Interessante film da vedere con un ritorno al passato sicuramente non gradevole per i fatti ma sempre utile per ricordare.
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udiego
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sabato 13 gennaio 2018
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a volte non bastano tutti i soldi del mondo
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Roma, Estate del 1973, John Paul Getty, nipote del magnate petrolifero Jean Paul Getty, viene rapito da un gruppo di malviventi calabresi. La madre di John, Gail, molto meno ricca dell’ex suocero, non può fare altro che rivolgersi a lui per pagare il riscatto di 17 milioni di dollari per liberare il figlio. L’imprenditore milionario non è intenzionato a sborsare nemmeno un centesimo e si rivolgerà ad una persona di fiducia per gestire la situazione.
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Roma, Estate del 1973, John Paul Getty, nipote del magnate petrolifero Jean Paul Getty, viene rapito da un gruppo di malviventi calabresi. La madre di John, Gail, molto meno ricca dell’ex suocero, non può fare altro che rivolgersi a lui per pagare il riscatto di 17 milioni di dollari per liberare il figlio. L’imprenditore milionario non è intenzionato a sborsare nemmeno un centesimo e si rivolgerà ad una persona di fiducia per gestire la situazione.
Ridley Scott decide di portare sul grande schermo un fatto di cronaca nostrana dei primi anni ’70. Lo fa interpretando in maniera decisamente fantasiosa gli avvenimenti dell’epoca, mettendo nel fulcro del discorso il denaro, come unico protagonista della storia. Il denaro è l’unica cosa che conta per il signor Getty. E sempre il denaro è la cosa più importante anche per la povera Gail, desiderosa solo di riavere il figlio sano e salvo. Tra i due, accomunati da un unico obiettivo, fa da raccordo l’ex agente della CIA e uomo di fiducia del signor Getty, Fletcher Chase. Il regista britannico lavora sulla triangolazione di questi tre personaggi e sul loro atteggiamento nei confronti dei fatti per immergerci in questa storia di cronaca vecchia ormai più di quaranta anni. Come anticipato la sceneggiatura ruota tutta attorno ad un unico elemento, il denaro. Denaro che riuscirà a mettere a nudo punti deboli e punti di forza delle varie parti della storia e che porrà uno di fronte all’altro due imperi, così diversi ma dalle svariate similitudini: da una parte tutto il potere dell’uomo più ricco del mondo che soprattutto grazie alla sua avidità è riuscito ad accumulare un patrimonio inestimabile - “se riesci a contare i tuoi soldi non sei poi così ricco” dice in un passaggio del film -; dall’altra un organizzazione, quella della ‘ndrangheta, che per espandersi sempre di più è riuscita ad infiltrarsi ai diversi livelli della società locale. A fase alterne il cast, bene Chritopher Plammer chiamato in fretta e furia a sostituire Kevin Spacey, benissimo Michelle Williams, candidata al Golden Globe e sempre capace di regalare emozione con i suoi personaggi, poco convincente la prova di Mark Whalberg non sempre a suo agio nel personaggio che deve interpretare. Ridely Scott si dimostra anche in questa occasione un regista dalle indiscusse capacità. Il lavoro, nonostante un inizio un po’ zoppicante, risulta essere godibile per tutta la sua durata. Ovviamente si ha la sensazione di non trovarsi davanti ad un film che passerà alla storia, ma comunque ad un prodotto ben realizzato e di buon livello. voto 3,5/5
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