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Pablo Berger si cimenta in un film spagnolo-latino, denso, giustamente, di presenze malvagie soprannaturali, evocate dallo spiritismo, e di presenze mortifere e sanguinolente, in una commedia spumeggiante, che si traduce in un viaggio nell'ambivalenza, e che riesce a mantenere il livello e il ritmo del gioco, dall'inizio alla fine. Il film comincia con Carlos (Antonio de la Torre) sposato con Carmen (Maribel Verdù). Carlos non pensa più che la sua bella sposa vada corteggiata ogni giorno, è oramai cosa fatta, e la sua sposa è apparentemente, e rassicuramente per lui, rassegnata, quindi si può dedicare completamente, dico completamente, allo spettacolo del calcio, che riempie in sostanza la sua vita, un po' volutamente, piuttosto vuota. Fa fare una figura da chiodi alla sua famiglia durante un matrimonio latino, giustamente, estremamente barocco fino all'inverosimile, sempre per il calcio. Ma qui accade l'imprevisto, in un prova di spiritismo, apparentemente fatta per sbeffeggiare il povero Pepe, appendista, e goffo, stregone, verrà suo malgrado "abitato" da uno spirito di uno schizofrenico, che gli cambierà drasticamente l'esistenza. Il primo segnale avviene nei giorni seguenti, direi in modo estremamente esilarante, quando, lasciando di stucco la moglie e la figlia adolescente, si mette il grembiule per fare, con tanto di aspirapolvere, le pulizie di casa, e porta, cosa che non aveva fatta mai, la colazione a letto alla (sempre esterefatta) mogliettina. Non posso dirvi di più, ma voglio aggiungere che la figura del dr. Fumetti (Josep Maria Pou), non a caso un nome italiano (nel bene o nel male ci facciamo sempre riconoscere), lo stregone patentato, è gustosissima e va ben al di là del banale macchiettistico, e che Carmen è una attrice favolosa, forse nella parte troppo sinceramente innamorata di un Carlos, che non aveva mantenuto ciò che le aveva promesso.
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