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Agnès Jaoui: «vi racconto crisi e rinascita delle donne di mezz'età»

Incontro con la protagonista di 50 primavere, commedia su un tappa della vita delle donne ancora oggi considerata tabù. Dal 21 dicembre al cinema.
di Olivia Fanfani

50 primavere

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Agnès Jaoui (59 anni) 19 ottobre 1964, Antony (Francia) - Bilancia. Interpreta Aurore Tabort nel film di Blandine Lenoir 50 primavere.
giovedì 7 dicembre 2017 - Incontri

Aurore è separata, ha appena perso il lavoro e scopre che presto diventerà nonna. La società la spinge a farsi gentilmente da parte, ma quando, per un caso, ritrova il suo amore giovanile, Aurore decide di opporre resistenza, rifiutando la rottamazione alla quale sembra destinata. E se fosse il momento di cominciare una nuova vita?

50 primavere è una commedia tutta al femminile per riflettere su uno dei momenti chiave della vita di una donna.
Dalla recensione di Giancarlo Zappoli, MYmovies.it

In attesa dell'uscita al cinema del film, in programma giovedì 21 dicembre, abbiamo incontrato Agnès Jaoui, che ci ha raccontato come sia riuscita a calarsi nel ruolo della protagonista Aurore Tabort, cosa pensa 'della crisi e della rinascita' delle cinquantenni e quali sorprese le abbia riservato l'esperienza sul set del film.


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L'INTERVISTA

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato per interpretare Aurore?
Ho avuto la fortuna di riuscire a calarmi benissimo nel personaggio, quello che non è facile per un attore è quando la parte è scritta male. L'idea che 50 primavere rompesse un tabù, parlando della crisi e la rinascita di una donna di mezz'età, mi ha da subito emozionata e ha reso tutto molto più naturale.

È davvero più difficile per un'attrice che ha superato i trenta o i quaranta ricevere proposte per ruoli da protagonista rispetto a una donna più giovane?
Non è detto. Se un'attrice ha investito solo sulla propria giovinezza è una lotta persa, perché ci saranno sempre giovani più belle di lei. Viceversa, quando si pensa a attrici come Edith Piaf o Anna Magnani, non si dice "è vecchia" perché quello che importa è quello che riescono a trasmettere. Charlotte Rampling, ad esempio, inizialmente era famosa anche per la sua bellezza ma ciononostante ha continuato a lavorare e a dare il massimo, ha chiaramente scelto di non rimanere sigillata in un'immagine.

Come hai affrontato la preparazione della tua protagonista, come ti sei rapportata a una donna così eclettica in un periodo di crisi?
Per un ruolo come quello di Aurore, scritto così bene, è facile immedesimarsi. La paura di Aurore di dover affrontare la fase della vita di una donna di cui si parla ancora così poco, è una paura che in molte condividiamo. L'aspetto più interessante è lavorare ai dettagli: ad esempio sui costumi, Aurore indossa sempre vestiti attillati e con colori molto sgargianti. Questo ha tracciato i contorni netti delle sue insicurezze, come se l'eccentricità del suo modo di vestire facesse da specchio alla sensazione d'invisibilità in cui si sente piombare la donna.


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In foto una scena del film 50 primavere.
In foto una scena del film 50 primavere.
In foto una scena del film 50 primavere.

Aurore affronta, infatti, i cambiamenti con le incertezze di una ragazza: la ricerca di un lavoro, il primo appuntamento. Ti sei chiesta se questo fosse per mascherare la paura per l'ingresso in una nuova fase della vita?
La regista ha descritto meravigliosamente queste donne che si ritrovano improvvisamente sole a casa, finalmente libere, ma in preda alla vertigine di sensazioni che non provavano più da decine di anni. Il film affronta un cambiamento importante che riguarda tutte le donne, un cambiamento di cui ancora si parla pochissimo. L'enormità di questa fase si percepisce in ogni cosa, non per ultimo nel cambio di sguardo degli uomini.

In che senso?
Una scena molto rappresentativa di questo aspetto nel film è quando le porte automatiche cominciano a chiudersi al passaggio di Aurore, come se fosse diventata invisibile. L'assurdità è che all'età di cinquant'anni, quando una donna comincia finalmente ad essere a suo agio col proprio corpo, lo sguardo degli uomini - che da giovani è qualcosa di terrificante, da addomestica piano piano - improvvisamente scompare. Una cosa stranissima, anche perché, se vissuto in maniera consapevole e matura, lo sguardo di un uomo può essere qualcosa di meraviglioso. È come una sorta d'invisibilità dentro cui le donne cascano.

Tu sei attrice e regista. Quanto è difficile tornare a confrontarsi con la direzione di qualcun altro tornando al ruolo di attrice?
Il fatto di essere anche regista mi ha reso più docile, meno autoreferenziale. Esserlo mi ha dato modo chi capire quanto tutto sia più complesso di quel che sembra: c'è una tale mole nella direzione di un film che quando si torna nella posizione dell'attore è come se si stesse più attenti a non intralciare il lavoro del regista. Questo mi ha aiutata anche a rendermi conto di quanto sia importante, in fase di montaggio, avere più scelte per ogni singola scena.


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In foto una scena del film 50 primavere.
In foto una scena del film 50 primavere.
In foto una scena del film 50 primavere.

Puoi spiegarci meglio?
Il fatto che un regista mi chieda di provare in un modo e poi in un altro a me fa molto piacere, mi rende felice perché so che avere più scene tra cui scegliere durante il montaggio potrà portare e moltissimi miglioramenti del film. Molti attori capiscono questa necessità, ma è vero anche che ce ne sono altri che sono irrigiditi su una posizione e vogliono avere il controllo assoluto, sigillandosi in quello che loro pensano sia meglio per il film. Durante il set è fondamentale instaurare un rapporto di fiducia col regista.

Hai notato delle differenze tra lavorare con registi uomini e con registe donne?
Non molte. Lo sguardo può essere leggermente diverso, però è una cosa molto sottile e complessa da spiegare, è come cercare di spiegare il rapporto con l'altro, un rapporto impercettibile tra solidarietà di cui si potrebbe parlare per ore senza comprenderlo.

Una domanda di rito: ci sono in particolare degli autori o delle attrici italiani che ti hanno ispirata in maniera particolare?
Ho sempre avuto una passione sfrenata per Anna Magnani e ammiro molto Stefania Sandrelli. Per il resto, penso che siano moltissimi gli autori del cinema italiano che ci hanno regalato degli altissimi momenti di cinema. Registi del calibro di Scola e Comencini, Fellini e Bolognini. Tra tutti però devo ammettere di amare più degli altri di Nanni Moretti.


RECENSIONE

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