ninoraffa
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giovedì 15 marzo 2018
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uno strano appuntamento
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Seconda incursione nel matrimonio di Rama Burshstein. L’ambiente è sempre quello dalla regista, ovvero l’ebraismo ultraortodosso.
Nel drammatico “La sposa promessa” avevamo lasciato la giovane Shira esitante in un angolo della camera nuziale, scelta liberamente per amore-dovere verso il nipotino orfano. Nella commedia “Un appuntamento per la sposa” non ci sono scelte obbligate, né (re)pressioni morali. La trentacinquenne Michal, appena lasciata dal fidanzato, prenota comunque la sala del banchetto nuziale confidando che Dio le farà trovare uno sposo in tre settimane. Anche in una comunità come la sua, piuttosto vicina al Padre Eterno, viene accusata di follia, di pretesa santità e persino di tentare Dio.
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Seconda incursione nel matrimonio di Rama Burshstein. L’ambiente è sempre quello dalla regista, ovvero l’ebraismo ultraortodosso.
Nel drammatico “La sposa promessa” avevamo lasciato la giovane Shira esitante in un angolo della camera nuziale, scelta liberamente per amore-dovere verso il nipotino orfano. Nella commedia “Un appuntamento per la sposa” non ci sono scelte obbligate, né (re)pressioni morali. La trentacinquenne Michal, appena lasciata dal fidanzato, prenota comunque la sala del banchetto nuziale confidando che Dio le farà trovare uno sposo in tre settimane. Anche in una comunità come la sua, piuttosto vicina al Padre Eterno, viene accusata di follia, di pretesa santità e persino di tentare Dio. Nel poco tempo a disposizione Michal incontra molti uomini, buoni partiti con tanto di kippah e payot procurati dalle immancabili mediatrici, ma anche un cantante rock ucraino. Nessuno andrà bene. Arriva il giorno fatidico e si presenta sola al suo matrimonio con l’abito bianco, la sala piena d’invitati e il baldacchino allestito secondo il rito. Dio è buono, il matrimonio è un desiderio buono, Michal ha fiducia in Dio, quindi Dio dovrà fare la sua parte.
Storia dalle assunzioni forti. Ancora più che ne “La sposa promessa”, qui il matrimonio (come il resto) è questione divina. Rama Burshstein non sembra illudersi sull’uomo e la donna soli insieme: l’ex fidanzato di Michal si mette subito con la compagna d’appartamento di lei; la sorella ha un rapporto dipendente/persecutorio nei confronti del marito; Shimi, il gestore della sala per matrimoni, dorme sul posto di lavoro per non tornare a casa dalla moglie; in generale nel film le relazioni tra i sessi presentano disfunzionalità.
Nella pellicola precedente la riflessione sul matrimonio nasceva dalla contingenza avversa, dal male che accade nella vita a cui bisogna riparare portando e vincendo la battaglia su un altro piano. Questo secondo atto arriva alle estreme conseguenze: non si tratta più di stabilire tra le varie alternative concrete la più giusta, ma del fondamento soprannaturale dell’unione tra la donna e l’uomo. E com’è costume ebraico, non si fanno sconti neppure a Dio che ha i suoi doveri pratici verso chi confida in Lui.
Trattare temi di questa portata usando lo strumento della commedia è ancora più difficile, e Burshstein stavolta non sembra riuscirci a pieno. Michal è più bizzarra che simpatica, più sentimentale che profonda. L’altezza delle asserzioni iniziali e l’arguzia di certe risposte rimangono nel vuoto; la centralità della Fede un po’ si smarrisce, insieme al discorso sulla Grazia. Un romanticismo recriminatorio – che pure ci starebbe – prende troppo spazio, e la ricerca dello sposo finisce col somigliare al capriccio di una ragazza che sta invecchiando male, e ha solo urgenza di esibire un uomo alle amiche. Il titolo originale Attraverso il muro può avere tanti significati: riferirsi alla scommessa della Fede e quindi alla barriera tra Cielo e Terra, oppure a quella tutta umana tra i sessi, ma il film dopo aver posto le questioni sembra scivolare nella letteratura rosa.
Peccato. La riflessione che il matrimonio riguardi in essenza il rapporto con Dio – prima si ama Lui, e poi l’altro o l’altra – trattata nel modo giusto, potrebbe interessare anche la maggior parte di noi che da quest’idea siamo lontani. E sarebbe pure stimolante il collegamento tra trascendenza e divorzio, pratica abbastanza semplice tra gli ebrei ortodossi, a cui peraltro il film accenna.
Ma forse si pretende troppo da una commedia.
Due notazioni.
Anche in questa seconda opera di Burshstein le figure maschili, anche se laterali, sono in genere positive. In controtendenza con le mode hollywoodiane correnti, e forse con la statistica.
Nella sequenza finale delle nozze, Michal è assopita e confusa al centro della scena; come Adamo su cui Dio fece scendere un torpore per trarre Eva dalla sua costola. Dio vide l’Uomo solo, e decise di dargli una compagna che l’Uomo stesso neppure immaginava. Naturalmente la parabola rimane valida scambiando l’Uomo con la Donna.
“Un appuntamento per la sposa” è sconsigliabile per chi ce l’ha col genere maschile – soprattutto se a ragione – e per gli oppositori dell’ipotesi di Dio, possibile imbroglio anche questo maschile.
Le tre stelle della valutazione premiano l’impegno, riconoscendo il coraggio della regista israeliana nel tentare storie diverse; o meglio, nel ritentare storie antiche in una contemporaneità che le ha dimenticate e sembra dispostissima a farne a meno.
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sandrasiriannni
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martedì 13 giugno 2017
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voglio trovare un senso a questo...
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Un senso ce lo deve avere.
Se non sei Duchamp o Marinetti, non fai un film senza senso, e se invece lo sei, il senso c'è lo stesso, solo non è apparente.
Escluderei comunque, a occhio, il dadaismo e il futurismo.
Sensi possibili
1. le donne sono completamente idiote, magari non tutte, ma quelle di religione ebrea chassidica sicuramente si'. (Difficile, giacché la regista è un'ebrea chassidica)
2. Se sei una donna, e sei completamente idiota, puoi anche essere simpatica
3. Se sei una protagonista completamente idiota, con un obiettivo esistenziale completamente idiota, puoi ugualmente riuscire a generare nello spettatore una specie di ansia per il rischio che il fallimento del tuo obiettivo generi una catastrofe (una prova di abilità registica nella presa per i fondelli dell'emotività spettatoriale, con gesto dell'ombrello finale)
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Un senso ce lo deve avere.
Se non sei Duchamp o Marinetti, non fai un film senza senso, e se invece lo sei, il senso c'è lo stesso, solo non è apparente.
Escluderei comunque, a occhio, il dadaismo e il futurismo.
Sensi possibili
1. le donne sono completamente idiote, magari non tutte, ma quelle di religione ebrea chassidica sicuramente si'. (Difficile, giacché la regista è un'ebrea chassidica)
2. Se sei una donna, e sei completamente idiota, puoi anche essere simpatica
3. Se sei una protagonista completamente idiota, con un obiettivo esistenziale completamente idiota, puoi ugualmente riuscire a generare nello spettatore una specie di ansia per il rischio che il fallimento del tuo obiettivo generi una catastrofe (una prova di abilità registica nella presa per i fondelli dell'emotività spettatoriale, con gesto dell'ombrello finale)
4. Se ti vesti incredibilmente male, ma così incredibilmente male che alla fine lo spettatore di cui sopra non riesce più a sopportarlo e ti strapperebbe di dosso l'ennesima camicia col fiocco, il lieto fine arriva
5. La moda salverà il mondo. Infatti per quanto possa essere odiosa, chi si veste malissimo è completamente idiota, dunque la moda, contro ogni evidenza, dev'essere una cosa molto buona.
6. Anche gli idioti meritano la felicità , in veste di figone con sorriso ammaliante che ti impalma in zona Cesarini.
7. Di cinema, come mi dicono tutti i cinefili veri, non ci ho mai capito niente. Sto film infatti è stato presentato a Venezia, se non erro.
Aggiungete pure significati a piacere, magari alla fine uno se ne trova.
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flyanto
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martedì 13 giugno 2017
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una romantica cenerentola israeliana
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"Un Appuntamento per la Sposa" è il film in cui il titolo sta ad indicare la data che la protagonista si è prefissata, avendo già organizzato e pagato per la cerimonia ed il banchetto di nozze per circa 200 invitati, per sposarsi. La ragazza in questione, un'ebrea ortodossa, in realtà non ha ancora trovato un marito dopo che il fidanzato l'ha lasciata a tre settimane dalla fatidica data, e per questo motivo si affida ad una donna un poco "fattucchiera" o "maga"che la possa aiutare in questa sua ricerca entro il ristretto tempo rimasto.
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"Un Appuntamento per la Sposa" è il film in cui il titolo sta ad indicare la data che la protagonista si è prefissata, avendo già organizzato e pagato per la cerimonia ed il banchetto di nozze per circa 200 invitati, per sposarsi. La ragazza in questione, un'ebrea ortodossa, in realtà non ha ancora trovato un marito dopo che il fidanzato l'ha lasciata a tre settimane dalla fatidica data, e per questo motivo si affida ad una donna un poco "fattucchiera" o "maga"che la possa aiutare in questa sua ricerca entro il ristretto tempo rimasto. Conosce svariati tipi con cui però ella non riesce a legare veramente mentre la data del matrimonio fissato nel frattempo sempre di più si avvicina.....
Una commedia divertente ma anche un poco assurda ed irreale nel suo complesso e per ciò che concerne soprattutto il finale firmata dalla regista israeliana Rama Burshtein. Già autrice del più riuscito "La Sposa Promessa", la Burshtein anche qui presenta il mondo ebraico ortodosso e le sue regole ma, appunto, in chiave ironica ed un poco surreale rispetto alla suddetta pellicola precedente dove il contenuto è espresso invece in maniera più drammatica e senza alcun dubbio più realistica e vera. Nel suo svolgersi la vicenda assume sempre di più l'andamento e l'atmosfera quasi di una favola, e precisamente quella di una moderna Cenerentola, che più che fare sorridere non fa compromettendo molto la riuscita del film.
Un vero peccato viste le premesse, in ogni caso, come puro e semplice divertissement, quest' ultima opera della Bushtein è consigliabile.
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alis
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venerdì 19 maggio 2017
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una wedding comedy brillante!
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Michal ebrea ortodossa trentaduenne ha un solo sogno: il matrimonio. Dopo essere stata lasciata dal suo futuro marito, decide ugualmente di andare avanti con i preparativi, fiduciosa di trovare un altro uomo da sposare entro la data fissata per le nozze.
Una wedding comedy brillante che allo stesso tempo offre uno spaccato sulla comunità ebrea-ortodossa, di cui sappiamo poco. Una sfilza di appuntamenti al buio combinati e lo scetticismo della famiglia, sono le sfide che Michal deve affrontare per trovare marito. E’ convinta di meritare il suo lieto fine e non mette mai in dubbio questa sua convinzione, dalla sua ha la fede in Dio che la aiuta a sperare…a crederci: Dio l’aiuterà a trovare l’uomo giusto per lei e non uno qualsiasi! Allo stesso tempo però Michal è una donna forte e fuori dagli schemi rispetto al contesto in cui vive: per lavoro ha una fattoria didattica, dove non mancano serpenti e altre creature esotiche.
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Michal ebrea ortodossa trentaduenne ha un solo sogno: il matrimonio. Dopo essere stata lasciata dal suo futuro marito, decide ugualmente di andare avanti con i preparativi, fiduciosa di trovare un altro uomo da sposare entro la data fissata per le nozze.
Una wedding comedy brillante che allo stesso tempo offre uno spaccato sulla comunità ebrea-ortodossa, di cui sappiamo poco. Una sfilza di appuntamenti al buio combinati e lo scetticismo della famiglia, sono le sfide che Michal deve affrontare per trovare marito. E’ convinta di meritare il suo lieto fine e non mette mai in dubbio questa sua convinzione, dalla sua ha la fede in Dio che la aiuta a sperare…a crederci: Dio l’aiuterà a trovare l’uomo giusto per lei e non uno qualsiasi! Allo stesso tempo però Michal è una donna forte e fuori dagli schemi rispetto al contesto in cui vive: per lavoro ha una fattoria didattica, dove non mancano serpenti e altre creature esotiche. Un film leggero e ironico, ne consiglio la visione!
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