elibook
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giovedì 19 dicembre 2019
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la ragazza dietro il treno.
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Capolavoro .. troppo ?, non credo. Potrei iniziare dicendo "quando la nebbia si dirada ..", ma parto da Emily Blunt una garanzia assoluta. Ottimi attori in generale ma tutto gira attorno alla magistrale interpretazione della Blunt. Incollato alla poltrona dall'inizio alla fine in un crescendo che sembra un omaggio a capolavori come Delitto perfetto. Una colpevole d'innocenza che ha tutte le carte in regola per essere la visionaria delle proprie colpe. Tutto e' filtrato attraverso il peso gigantesco della dipendenza dell'alcool dopo un matrimonio malamente naufragato. Bellissimo mentre gli occhi della Blunt parlano, parlano, parlano, senza riuscire a trasmettere una verita' che in parte si cela dietro il timore di se stessa e in parte dietro alla rimozione-colpevolista in cui brancola quasi senza speranza apparente.
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Capolavoro .. troppo ?, non credo. Potrei iniziare dicendo "quando la nebbia si dirada ..", ma parto da Emily Blunt una garanzia assoluta. Ottimi attori in generale ma tutto gira attorno alla magistrale interpretazione della Blunt. Incollato alla poltrona dall'inizio alla fine in un crescendo che sembra un omaggio a capolavori come Delitto perfetto. Una colpevole d'innocenza che ha tutte le carte in regola per essere la visionaria delle proprie colpe. Tutto e' filtrato attraverso il peso gigantesco della dipendenza dell'alcool dopo un matrimonio malamente naufragato. Bellissimo mentre gli occhi della Blunt parlano, parlano, parlano, senza riuscire a trasmettere una verita' che in parte si cela dietro il timore di se stessa e in parte dietro alla rimozione-colpevolista in cui brancola quasi senza speranza apparente. 2 stelle .. la Blunt da sola ne vale 4, ne resta purtroppo solo una, ma il film ne merita altrettante. Imperdibile.
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fabio
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domenica 3 febbraio 2019
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un thriller lacrimoso
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Troppe lacrime e un andamento lento tolgono carattere al film che sempre meno assomiglia a un thriller e sempre più ad un dramma intimista. Sempre brava la Blunt ma non basta.
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samanta
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domenica 16 dicembre 2018
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il treno nella nebbia
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Ho visto recentemente il film alla TV e ritengo che sia un film decoroso ma con molte ambiguità e che desti alcune perplessità. Non ho letto il romanzo da cui è tratto e quindi non ho pregiudizi e non posso fare confronti circa la fedeltà della sceneggiatura al romanzo. Ma una prima osservazione è che il film salvo nel finale non scioglie il dilemma se sia una commedia drammatica ovvero un thriller mancato.
Protagonisti del film sono una serie di personaggi intrecciati tra di loro: Rachel (una bravissima Emily Blunt, The Young Victoria, Il pescatore dei sogni) alcolizzata, appena divorziata da Tom (Justin Teroux) che ha sposato Anna (Rebecca Ferguson) un'amica di entrambi e hanno una piccola bambina, c'è poi Megan (Haley Bennet) sposata con Scott (Luke Evans) vicini di casa di Tom, si scopre che Megan (baby sitter della figlia di Anna), tradisce il marito con lo psichiatra dr.
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Ho visto recentemente il film alla TV e ritengo che sia un film decoroso ma con molte ambiguità e che desti alcune perplessità. Non ho letto il romanzo da cui è tratto e quindi non ho pregiudizi e non posso fare confronti circa la fedeltà della sceneggiatura al romanzo. Ma una prima osservazione è che il film salvo nel finale non scioglie il dilemma se sia una commedia drammatica ovvero un thriller mancato.
Protagonisti del film sono una serie di personaggi intrecciati tra di loro: Rachel (una bravissima Emily Blunt, The Young Victoria, Il pescatore dei sogni) alcolizzata, appena divorziata da Tom (Justin Teroux) che ha sposato Anna (Rebecca Ferguson) un'amica di entrambi e hanno una piccola bambina, c'è poi Megan (Haley Bennet) sposata con Scott (Luke Evans) vicini di casa di Tom, si scopre che Megan (baby sitter della figlia di Anna), tradisce il marito con lo psichiatra dr. Abdic e anche con Tom. Rachel che ha perso il lavoro va su e giù in treno dalla città ove vive a New York, fingendo di avere un lavoro che non ha più, Megan sparisce, viene trovata morta uccisa e indiziatì sono lo psichiatra e il marito. Non racconto nel dettaglio la trama, ma mentre una parte del film, almeno due terzi, è concentrato su delle dinamiche di coppia: la moglie abbandonata, le relazioni intrecciate lo psichiatra aveva avuto in cura Rachel e il marito; il disagio delle coppie che non si sa bene che cosa li unisca o li univa, sfocia poi in thriller con il finale in cui si scopre che il vero colpevole era Tom che cerca di uccidere e poi viene ucciso dalla ex moglie e che Rachel in realtà viveva una seconda vita immaginaria causata dall'alcool la cui dipendenza provocava incubi che le facevano confondere la realtà.
Il fatto è che come thriller è abbastanza inverosimile a cominciare dal treno che sembra andare al rallentatore quando passa vicino alle case di Anna e Megan che Rachel spia attentamente, così come le allucinazioni di Rachel, ma cosa più importante viene meno la tensione, il flashback continuo, si va indietro prima di 6 mesi, poi di 4, poi di due e così via , rallenta in modo notevole l'azione, confonde la trama, e certamente la priva di suspence. Il colpevole di tutto è Tom, ma manca una spiegazione logica perché abbia combinato una tale messinscena con la moglie (in molti film c'é il marito cattivo che fa una messinscena per ucccidere la moglie ricca: Delitto perfetto, Merletto di mezzanotte, Le verità nascoste e tanti altri), ma qui non si capisce il motivo: sono divorziati, lui le passa gli alimenti si è fatto un'altra vita e la ex non è ricca. La regia di Tate Taylor che ha un modesto curriculum (anche se aveva dato una buona prova con The Help) sembra non avere il polso per tenere una direzione ferma e realizzare un'azione avvincente, mentre il film specie nella prima parte ha tratti noiosi. La mancanza di una direzione adeguata si rivela anche nell'interpretazione dei protagonisti, salvo l'ottima performance di Emily Blunt, i rimanenti attori compresi la Ferguson e la Bennet hanno una recitazione mediocre.
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ilovecinema
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domenica 4 marzo 2018
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thriller psicologico d'altri tempi
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Ottimo lavoro, non ho letto il libro ma sicuramente il film è fatto bene. Un po' di confusione all'inizio dove la somigianza fisica tra i protagonisti non aiuta ad entrare nella trama ed in questa fase il film è sorretto solo dalla performance della protagonista e dalla curiosità di vedere se si giungeva a qualcosa.. Poi però tutto cambia e con i continui flash back si viene proiettati in un thriller di altri tempi dove ti sforzi di capire chi è l'assassino.. Per me film da vedere assolutamente..
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antoniopagano
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martedì 6 febbraio 2018
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dal finestrino di un treno
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“Non vi è mai capitato di stare in treno e pensare alle vite delle persone che abitano lungo i binari, le vite che non avete mai avuto. A me viene voglia di conoscerle”. Rachel (Emily Blunt) è una donna divorziata e infelice che ama fantasticare sulle vite delle persone che osserva ogni giorno scorrere dal finestrino del treno utilizzato per recarsi a New York. La sua abitudine si sviluppa in un morboso voyeurismo sentimentale nei confronti di Scott (Luke Evans) e Megan (Haley Bennett), una coppia all’apparenza perfetta. La casa dei due si trova pericolosamente vicina alla sua precedente abitazione, ora occupata dall’ex marito Tom (Justin Theroux) e dalla sua nuova compagna Anna (Rebecca Ferguson).
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“Non vi è mai capitato di stare in treno e pensare alle vite delle persone che abitano lungo i binari, le vite che non avete mai avuto. A me viene voglia di conoscerle”. Rachel (Emily Blunt) è una donna divorziata e infelice che ama fantasticare sulle vite delle persone che osserva ogni giorno scorrere dal finestrino del treno utilizzato per recarsi a New York. La sua abitudine si sviluppa in un morboso voyeurismo sentimentale nei confronti di Scott (Luke Evans) e Megan (Haley Bennett), una coppia all’apparenza perfetta. La casa dei due si trova pericolosamente vicina alla sua precedente abitazione, ora occupata dall’ex marito Tom (Justin Theroux) e dalla sua nuova compagna Anna (Rebecca Ferguson). Tratta dall’omonimo best seller internazionale di Paula Hawkins del 2015 (oltre tre milioni di copie vendute solo negli USA), la storia è cucita sull’esistenza di Rachel, una giovane donna che non può avere figli, che è stata tradita e poi abbandonata dal marito, che ha perso il lavoro e le cui frustrazioni alimentano un incubo immerso nell’alcool. Sconvolta dal proprio dramma, un giorno Rachel assiste, dal treno, ad una scena ambigua e, da semplice osservatrice, sente il bisogno di interagire con i protagonisti della sua curiosità, finendo invischiata in una serie di sconvolgenti eventi. Osservare la vita degli altri potrebbe portare a scoprire sconcertanti verità su noi stessi: non sappiamo se ciò sia un bene o un male ma a volte la finzione maieutica del dialogo con noi stessi necessita di una sponda esterna, anche se quest’ultima è inconsapevole.
Nella narrazione letteraria (ambientata a Londra) la storia è intrecciata su piani paritetici tra le tre donne (Rachel, Megan e Anna) ma in quella cinematografica prevale la figura di Rachel che si impone (forse all’insaputa della sceneggiatura) per l’intensa qualità interpretativa di Emily Blunt: il dolore e lo smarrimento di Rachel rendono comprimarie le voraci passioni di Megan e la voglia di normalità di Anna.
Il groviglio nella mente e nella vita di Rachel si scioglierà quando incontrerà casualmente Martha (Lisa Kudrow), naturalmente sullo stesso treno. La redenzione della protagonista si compirà nell’ultimo soliloquio, sull’immagine del treno che, nello Stato di New York, corre lungo l’argine ovest del fiume Hudson per collegare i sobborghi residenziali alla metropoli: “Prendo il treno fino a New York e ritorno … Si, io salgo sul treno e poi scendo dal treno …”.
Infine, uno spunto per gli amanti del genere pulp: tra i tanti e cruenti modi per far morire la gente nei film, in quella galleria di orrore che va da Dario Argento a Quentin Tarantino, la coppia Hawkins-Tate inserisce un suo tocco di squisita originalità.
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marcobrenni
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sabato 3 febbraio 2018
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un thriller psicologico troppo ambizioso
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Condivido la critica. L'unica eccellenza nel film è l'ottima interpretazione di Emily Blunt - Rachel - la nevrotica protagonista attorno a cui ruota il tutto. La storia è pesante macchinosa, a tratti di diffcile comprensione per via dei continui ma inutili, persino pretenziosi, salti spazio-temporali. Insomma: c'è tanta voglia di farne un'opera d'arte, ma la sola ambizione non basta se manca il genio cinematografico. Buoni gli altri interpreti, ma senza altre eccellenze se non la protagonista. Un thriller velatamente femminista, laddove presenta un marito-macho dispotico, falso, pure maniacalmente erotomane e violento e in netto contrasto con le vittime femminili, sin troppo buone e arrendevoli.
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Condivido la critica. L'unica eccellenza nel film è l'ottima interpretazione di Emily Blunt - Rachel - la nevrotica protagonista attorno a cui ruota il tutto. La storia è pesante macchinosa, a tratti di diffcile comprensione per via dei continui ma inutili, persino pretenziosi, salti spazio-temporali. Insomma: c'è tanta voglia di farne un'opera d'arte, ma la sola ambizione non basta se manca il genio cinematografico. Buoni gli altri interpreti, ma senza altre eccellenze se non la protagonista. Un thriller velatamente femminista, laddove presenta un marito-macho dispotico, falso, pure maniacalmente erotomane e violento e in netto contrasto con le vittime femminili, sin troppo buone e arrendevoli. Solo alla fine ci sarà il riscatto per legittima difesa, quando il bruto machista dispotico verrà abbattuto dalle due vittime femminili, prima antagoniste, poi divenute complici.
Scontato, troppo scontato.
Marco Brenni
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elgatoloco
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domenica 3 dicembre 2017
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non frammentazione, confusione
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Nella decisa noluntas di leggere il testo di Paula Hawkins da cui il film(testo anch'esso, ma filmico, non letterario)di Tate Taylor , "THe Girl on the Train"(2016)è tratto, vedo e guardo il film e mi delude profondamente. In un"thriller", psicologico o meno(ogni thriller, in qualche modo, lo è)una precondizione essenziale è la non- confusione di situazioni e personaggi e qui, invece, essa domina imperturbabilmente, quasi con totale"atarassia"verso chi guarda il film, con sprezzo totale di quella regola statuita, tra gli altri, ma meglio degli altri, da Alfred Hitchcock, per il quale"imbrogliare le carte"nel senso della confusione non ha alcun senso, il che non vuol dire cedere totalmente alla logica cartesiana della chiarezza ed evidenza, come sembra di per sé chiaro(pardon per l'involontaria ripetizione).
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Nella decisa noluntas di leggere il testo di Paula Hawkins da cui il film(testo anch'esso, ma filmico, non letterario)di Tate Taylor , "THe Girl on the Train"(2016)è tratto, vedo e guardo il film e mi delude profondamente. In un"thriller", psicologico o meno(ogni thriller, in qualche modo, lo è)una precondizione essenziale è la non- confusione di situazioni e personaggi e qui, invece, essa domina imperturbabilmente, quasi con totale"atarassia"verso chi guarda il film, con sprezzo totale di quella regola statuita, tra gli altri, ma meglio degli altri, da Alfred Hitchcock, per il quale"imbrogliare le carte"nel senso della confusione non ha alcun senso, il che non vuol dire cedere totalmente alla logica cartesiana della chiarezza ed evidenza, come sembra di per sé chiaro(pardon per l'involontaria ripetizione). La confusione è quella tra le tre donne, con grave attentato all'intelligenza dello spettatore(non la"girl on the train", Emily Blunt, ma le altre due tendono decisamente a confondersi e a sfumare...), in quanto l'involontaria e anche solo minima disattenzione crea confusione in chi guarda-se ciò sia voluto o meno da Taylor non so , ma questo è l'effetto, non opportuno, che ne deriva. Non si opera per flash-back né per "frammenti filmici", ma in una sorta di ductus continuus faticosissimo per chi guarda, senza alcun rispetto per chi cerca di capire qualcosa... Le scene"on the train", poi, sono incongrue, con elmenti aggiuntivi decisamente superflui; la recitazione di tutti è approssimativa(un errore clamoroso è opportunamente segnalato nella recensione"ufficiale", si perde, francamente, la voglia di andare oltre, di approfondire, seguitando a guardare senza intendere, finché, quasi "inopportuno deus ex machina"sopraggiunga a"schiarire"nel sottofinale; che poi l'alcolizzata Rachel, comunque, veda meglio di altre/i, è vero, ma non ha senso dircelo in questa maniera, dato che una costruzione differente sarebbe stata deccisamente più congrua e adatta allo scopo. Viene il sospetto che il film sia stato realizzato-"confezionato"in gran fretta, in omaggio al best-seller da rincorrere.... El Gato
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foxxina
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venerdì 1 dicembre 2017
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spettacolo
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Uno dei meglio film di quest'anno, mi ha coinvolto tantissimo. Thriller psicologico che ti fa lavorare il cervello per cercare di capire chi è l'assassino, che ti fa intendere mille opzioni, pieno di colpi di scena!
Nonostante sia stato estrapolato da un romnzo è stato fatto molto bene, rispecchia tanissimo il libro! Mille stelle
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eleonorapanzeri
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lunedì 27 novembre 2017
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dietro il velo dell'apparenza
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Rachel, Anna e Megan, tre donne legate da un sottile filo invisibile fatto di violenza, follia e bisogno d’amore. Tre mondi apparentemente distanti che condividono tuttavia la stessa sofferenza. Rachel, confusa, disorientata ed alla deriva, distrutta dalla fine di una relazione che non riesce ad accettare; sola, tra alcool ed amnesie, apparentemente una mina vagante, imprevedibile ed inaffidabile. Anna, l’altra, la donna che ha preso il posto di Rachel nella vita dell’uomo che amava, dandogli la figlia che avrebbe da sempre voluto ma che non ha mai potuto avere. Megan, bellissima, cinica ed inarrivabile, una semplice sconosciuta per Rachel, divenuta tuttavia nel tempo l’immagine di tutto quello che avrebbe voluto essere.
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Rachel, Anna e Megan, tre donne legate da un sottile filo invisibile fatto di violenza, follia e bisogno d’amore. Tre mondi apparentemente distanti che condividono tuttavia la stessa sofferenza. Rachel, confusa, disorientata ed alla deriva, distrutta dalla fine di una relazione che non riesce ad accettare; sola, tra alcool ed amnesie, apparentemente una mina vagante, imprevedibile ed inaffidabile. Anna, l’altra, la donna che ha preso il posto di Rachel nella vita dell’uomo che amava, dandogli la figlia che avrebbe da sempre voluto ma che non ha mai potuto avere. Megan, bellissima, cinica ed inarrivabile, una semplice sconosciuta per Rachel, divenuta tuttavia nel tempo l’immagine di tutto quello che avrebbe voluto essere. Basta una flebile scintilla, l'infrangersi di un apparente perfezione per dar vita ad un intricato e contorto mistero. Un film coinvolgente, tormentato e ben strutturato. Déjà vu, ricordi, mezze verità, immagini che volutamente depistano e confondono. A tratti viene in mente Amore Bugiardo di Fincher, restando tuttavia meno brutale e nettamente più scontato e prevedibile. Un film che vale la pena guardare che lascia comunque non pochi dubbi e perplessità. Credo che il romanzo di Paula Hawkins da cui il film è ispirato meriti il suo successo.
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lupo67
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martedì 25 luglio 2017
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per fortuna che c’è emily
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Voto: 6
In principio assai più estesa, questa recensione era una lunga disamina su cosa ci aspettava da questo film, cosa a mio giudizio si era ottenuto, e cosa non ci si doveva aspettare.
Bla bla bla...
Il film è fedele al romanzo e come il romanzo è noioso. Tutto tempestato da alzate di sopracciglio ma pochi sussulti. Rachel, la protagonista, rimane allo spettatore completamente indifferente, nonostante la bravura della Blunt. Almeno nel libro qualche schiaffo glielo avresti voluto dare.
E niente, passa sotto gli occhi così, come il paesaggio visto dal finestrino di un treno, in una giornata piovosa.
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