elgatoloco
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venerdì 13 luglio 2018
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inquietante
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Ciò che a un horror si chiede non è solo, banalmente, di "fare paura", ma anche, più sottilmente, di essere inquieta nte e "The Forest"di Jason Zada(20'16)certamente lo è, con l'ambiguità della problematica di partenza(la gemella USA che cerca la propria sorella persa in una"forest"giapponese, tradizionalmente"ingens sylva scelta dai suicidi e che, comunque, ha acquisito tale nomea, anche nel senso di indurre al suicidio, in quanto la foresta è considerata magicamente(diabolicamnete, forse meglio)inducente al suicidio, in quanto vi si rifugiano"anime disperate". Natalie Dormer è ottima nel doppio ruolo, giocando sulla sottile ambiguità tematica, ma anche la sua "accompagnatrice"giapponese (bellissima, tra l'altro)è decisamente convincente, giocando anche sul fatto che gli Orientali usano il sorriso, a differenza che in Occidente, anche quando si tratta di situazioni drammatiche, per non dire tragiche: un sorriso compassionevole, forse, anzi ricco di più sfumature di quanto in Occidente non si possa immaginare.
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Ciò che a un horror si chiede non è solo, banalmente, di "fare paura", ma anche, più sottilmente, di essere inquieta nte e "The Forest"di Jason Zada(20'16)certamente lo è, con l'ambiguità della problematica di partenza(la gemella USA che cerca la propria sorella persa in una"forest"giapponese, tradizionalmente"ingens sylva scelta dai suicidi e che, comunque, ha acquisito tale nomea, anche nel senso di indurre al suicidio, in quanto la foresta è considerata magicamente(diabolicamnete, forse meglio)inducente al suicidio, in quanto vi si rifugiano"anime disperate". Natalie Dormer è ottima nel doppio ruolo, giocando sulla sottile ambiguità tematica, ma anche la sua "accompagnatrice"giapponese (bellissima, tra l'altro)è decisamente convincente, giocando anche sul fatto che gli Orientali usano il sorriso, a differenza che in Occidente, anche quando si tratta di situazioni drammatiche, per non dire tragiche: un sorriso compassionevole, forse, anzi ricco di più sfumature di quanto in Occidente non si possa immaginare... Una differenza antropologica, la cui ricchezza, regista e attrice sanno valorizzare al meglio, verso una produzione di senso decisamente intelligente. E invece il fidanzato dalla gemella"cercatrice"non sa riconoscere la sua amata dalla gemella...solita dabbenaggine maschile, anche questa ben evidenziata. Da aggiungere una musica(di Bear Mc Creary), che fa da sound-trach di grandissima efficacia. El Gato
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carloalberto
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giovedì 29 ottobre 2020
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horror telefilmesco
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Horror di second’ordine girato da uno sconosciuto regista californiano, un certo Jason Zada, con stile telefilmesco, in un anonimo boschetto che si vuole far passare addirittura per una foresta impenetrabile e fitta di ombre e di allucinazioni fantasmatiche ai piedi del monte Fuji.
La recitazione scialba dei due protagonisti, i primi a non essere convinti di quello che stanno mettendo in scena, Natalie Dormer, nella doppia parte delle due gemelle omozigoti, e Taylor Kinney, il giornalista che scrive per una rivista australiana, completa il quadro da B-movie.
Il plot intreccia maldestramente una storia classica da thriller drammatico, basata sulla scena madre dell’omicidio suicidio dei genitori che ha traumatizzato una delle due sorelle, con gli stereotipi dei film horror giapponesi, ovvero le apparizioni di spettri con le sembianze di ragazzine che si mutano improvvisamente in figure demoniache e che soltanto per questo dovrebbero far sobbalzare lo spettatore dallo spavento.
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Horror di second’ordine girato da uno sconosciuto regista californiano, un certo Jason Zada, con stile telefilmesco, in un anonimo boschetto che si vuole far passare addirittura per una foresta impenetrabile e fitta di ombre e di allucinazioni fantasmatiche ai piedi del monte Fuji.
La recitazione scialba dei due protagonisti, i primi a non essere convinti di quello che stanno mettendo in scena, Natalie Dormer, nella doppia parte delle due gemelle omozigoti, e Taylor Kinney, il giornalista che scrive per una rivista australiana, completa il quadro da B-movie.
Il plot intreccia maldestramente una storia classica da thriller drammatico, basata sulla scena madre dell’omicidio suicidio dei genitori che ha traumatizzato una delle due sorelle, con gli stereotipi dei film horror giapponesi, ovvero le apparizioni di spettri con le sembianze di ragazzine che si mutano improvvisamente in figure demoniache e che soltanto per questo dovrebbero far sobbalzare lo spettatore dallo spavento. Il finale, arrangiato alla meno peggio, richiama alla mente in modo involontario la serie degli Scary Movie.
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