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The Legend of Tarzan, le 10 cose che (non) vedremo nel film

Nel nuovo film di David Yates l'uomo scimmia ritorna nella giungla dopo aver passato diversi anni nella civiltà. Al cinema dal 14 luglio.
di Gabriele Niola

The Legend of Tarzan

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domenica 12 giugno 2016 - Focus

In arrivo il 14 luglio sugli schermi italiani questo nuovo Tarzan potrebbe anche chiamarsi Il ritorno di Tarzan, come il secondo romanzo che Edgar Rice Burroughs scrisse sul personaggio da lui inventato, perché pur narrandone le origini si concentra più che altro sul ritorno dell'uomo scimmia nella giungla dopo aver passato diversi anni nella civiltà, sposato con Jane. The legend of Tarzan, questo il vero titolo, dunque affronta l'effetto che la mitologia e il retaggio di Tarzan hanno su Tarzan stesso.

Diretto da David Yates, regista noto per aver condotto la nave Harry Potter per tutti gli ultimi capitoli della lunga saga (e prossimamente al comando della nuova storia di J.K. Rowling, Animali fantastici e dove trovarli), il film ha un cast di impressionanti fisique du role.
Gabriele Niola

Innanzitutto il villain galantuomo per eccellenza del cinema americano degli ultimi anni, Christoph Waltz, poi Margot Robbie nei panni di Jane e Alexander Skarsgard, fino ad ora visto rapidamente in Melancholia e poi in War on everyone, in quelli di un Tarzan inizialmente civilizzato ma ben presto richiamato dalla foresta.

Abbiamo potuto dare un'occhiata a 20 minuti di film in anteprima, poco più di un pugno di scene slegate tra loro per farci un'idea di come sarà il film, e queste sono le 10 cose che abbiamo capito essere lecito aspettarsi.


SCOPRI IL FILM: THE LEGEND OF TARZAN
In foto una scena del film The Legend of Tarzan.
In foto una scena del film The Legend of Tarzan.
In foto una scena del film The Legend of Tarzan.
1. Tarzan

Non è quello a cui siamo abituati, il nuovo film mette l'eroe di Borroughs nei panni civili, lo racconta dopo gli eventi che conosciamo, quando è ormai un nobiluomo londinese e ha vissuto in città, con Jane, per diversi anni. È un aristocratico che viene riportato nel Congo da cui veniva e sarà costretto a rivestire i panni, o meglio a svestirli, per entrare nei panni di quel che era. Non più John Clayton, visconte di Greystoke, ma Tarzan l'Uomo Scimmia. In questo senso la scelta di Alexander Skarsgard sembra centrata, volto dai lineamenti nobili e nordici, uniti ad un fisico imponente, più simile al Tarzan classico del cinema, Johnny Weissmuller, che a come veniva descritto o illustrato originariamente.


2. Il villain

Non si dà cinema d'avventura senza un vero villain all'altezza del protagonista. In questo caso come vuole la narrazione classica la minaccia è il rovescio della medaglia del bene, dunque se Tarzan è un uomo a strettissimo contatto con la natura, Captain Rom è invece quella parte del mondo civilizzato che la natura intende solo sfruttarla per il proprio tornaconto economico. Ad interpretarlo c'è Christoph Waltz, una garanzia del genere, in completo bianco e baffo d'ordinanza. Buone maniere, galateo, savoir-faire e vanità dandy da primi del Novecento, Da quel che si è visto siamo nel campo della tradizione.


3. Jane

La quintessenza della dama da salvare, l'archetipo narrativo più noto della donna vista come motore immobile degli eventi, difficile immaginare che la Jane di questo nuovo adattamento-sequel della storia di Tarzan possa essere anche un personaggio femminile in linea con quelli che il cinema mostra in questi anni, cioè uno autonomo, non dipendente dal mondo maschile e dotato di carattere e dignità narrative proprie. La promessa degli autori è questa, tuttavia dalle scene che abbiamo visto Jane è prima catturata, poi non riesce a liberarsi da sè, infine attende l'arrivo salvifico di Tarzan.


4. La giungla

Non c'è giungla vera, tutto è frutto di un accurato lavoro in computer grafica. Eppure, indeciso se ricostruire fedelmente o meno, il film sembra aver preso una visione abbastanza fotorealistica della foresta ed averla un po' trattata per dargli toni cupi e umidi. Non è un luogo lieto ma uno pericoloso, non è un ambiente ospitale ma uno umido e infelice. Se tutto il film è tarato su una palette di colori desaturati e tendenti al blu, la giungla non fa eccezione e tarpa la luce più che favorirla. Siamo nel campo del puro pittorico, immagini create in digitale e disegnate per evocare, come già visto da poco negli ottimi ambienti di Il libro della giungla della Disney, ma con un tocco meno cartoon e più reale.


5. Metacinema

Complice il fatto che gli eventi del film si svolgono dopo la canonica storia di Tarzan, il film sembra essere disseminato di ammiccamenti ai luoghi comuni del mito dell'uomo scimmia. L'urlo nella foresta, il fatto di accorrere a salvare Jane e molto altro è sottolineato con piccole ironie che mettono lo spettatore al corrente che il film, come lui, sa bene che si tratta di un armamentario classico, di topoi ben noti. In un certo senso, e con molta molta cautela, può essere definito il primo Tarzan postmoderno.


6. Gli animali digitali

Finita l'era degli animali ammaestrati sul set, in questo film, come già avveniva in Il libro della giungla, tutte le bestie sono digitali e sono perfette, soprattutto le scimmie. Un po' per il loro ruolo nella trama, un po' per la loro vicinanza all'essere umano, sono state curate più delle altre e il risultato è che centrano perfettamente quel punto a metà tra gli animali veri e le movenze antropomorfe. Dalle scene viste infatti è evidente che, rispetto ai vecchi Tarzan, il fatto di poter far fare qualsiasi cosa agli animali dona alla storia nuove possibilità, dall'altra parte un'ancora forte al realismo è mantenuta dalla cura con cui sono realizzati gli occhi, vero snodo fondamentale di qualsiasi personaggio digitale.


7. Tarzan della Disney

Paradossalmente sembra che il cartone animato che la Disney ha tratto dal romanzo di Borroughs circa 17 anni fa sia uno dei referenti principali di questo film, almeno per quanto riguarda l'impianto visivo. Non solo l'intreccio di rami degli alberi su cui Tarzan si muove e da cui parte con le sue liane, ma anche la maniera in cui la videocamera (virtuale) segue animali e Tarzan stesso nel loro correre e tuffarsi dentro nella giungla, ricordano molto le trovate di quel film.


8. L'alleggerimento comico

Che il film sia "per tutta la famiglia" è abbastanza evidente dal ruolo di spalla comica affidato a Samuel L. Jackson. L'attore compare in diverse scene accanto a Tarzan nel ruolo dell'uomo di città, un cacciatore tradizionale, inadatto alle esagerazioni e all'azione animalesca di cui è protagonista l'uomo scimmia. Nelle scene d'azione, in quelle più drammatiche o in quelle di suspense le sue ironie hanno il ruolo di mantenere chiaro il fatto che il film non intende mai prendere una piega eccessivamente seria.


9. Le tribù

Fanno ingresso in scena anche le tribù africane, nello specifico gli Mbolongo, un terzo elemento che solitamente non compare con questa centralità nelle altre riduzioni per il grande schermo. Nemici ma anche aiutanti, vicini e lontani da Tarzan, nelle scene viste in anteprima sono accanto a lui nelle sequenze d'azione come aiutanti muti. Di certo un ruolo più importante lo avrà il loro capo, interpretato da Djimon Hounsou, che però non era presente nel materiale visionato.


10. L'azione

È la parte più importante in un film d'avventura che per giunta si propone di mettere in scena la vita selvaggia. Da quel che si è visto siamo molto lontani da una visione personale e unica, David Yates non è un regista appassionato di movimento (ma questo già lo sapevamo), non ha quel tipo di occhio e quindi tutto quel che riguarda l'azione sembra molto piegato su standard industriali. Abbiamo visto un combattimento tra Tarzan e un grande primate, una carica di gnu che distruggono un set virtuale, una lotta tra scimmie sugli alberi e anche il più classico fiondarsi sulle liane, tutto impeccabile e realizzato in grandissima parte in digitale, ma anche privo di vera personalità. Il classico caso in cui la macchina hollywoodiana mette una pezza ad una debolezza registica.


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