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Vendetta, tremenda vendetta. Il riscatto in 10 film cult

L'uscita di La vendetta di un uomo tranquillo è l'occasione per un viaggio attraverso storie indimenticabili di vendetta e giustizia sommaria.
di Emanuele Sacchi

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Antonio de la Torre (56 anni) 18 gennaio 1968, Malaga (Spagna) - Capricorno. Interpreta José nel film di Raúl Arévalo La vendetta di un uomo tranquillo.
mercoledì 29 marzo 2017 - Focus

Consumata calda, in un impeto d'ira, o lasciata raffreddare per gustarne meglio il sapore, come suggerisce il detto popolare, la vendetta è di certo tema cinematografico come pochi altri. Su di essa sono state costruite innumerevoli pellicole, dalle trasposizioni di Amleto fino a Bruce Lee che sconfigge un intero dojo in Dalla Cina con furore. Passando per faide mafiose che scatenano infinite reazioni domino di vendetta e contro-vendetta. D'altronde il percorso di violenza ascendente, giustificato da quanto subito in passato dal protagonista, che caratterizza questi film rappresenta un'occasione troppo ghiotta.

Una "licenza di uccidere" che i registi hanno sfruttato soprattutto nel noir e nei gangster movies, o nel sottogenere rape and revenge, in cui è uno stupro a scatenare angeli della vendetta, come quello che dà inizio alla carriera di Abel Ferrara con l'omonimo film.
Emanuele Sacchi

L'uscita in sala de La vendetta di un uomo tranquillo di Raúl Arévalo, omaggio iberico ad atmosfere e volti della New Hollywood attraverso un percorso di torti politici e familiari, è l'occasione per un viaggio cinematografico attraverso storie indimenticabili di riscatto violento e giustizia sommaria.


LA VENDETTA DI UN UOMO TRANQUILLO: SCOPRI IL FILM
In foto una scena del film La vendetta di un uomo tranquillo.
In foto una scena del film La vendetta di un uomo tranquillo.
In foto una scena del film La vendetta di un uomo tranquillo.
 

"Walker!". Un grido, un rimbombo che si fissa nell'immaginario cinefilo collettivo, perennemente accompagnato dal rumore dei passi del Walker medesimo, che "cammina" verso la propria vendetta. I compari di Walker, moglie compresa, lo tradiscono, si portano via il malloppo e pensano di essersene sbarazzati, ma non sanno con chi hanno a che fare.

John Boorman cuce un immaginifico action movie sul volto da mastino implacabile di Lee Marvin, che si apre la strada a pugni e spari, in un'irresistibile escalation di violenza.
Emanuele Sacchi

Per comprendere da dove deriva la frase del tarantiniano Mr Blonde ("Anche a te piacciono i film con Lee Marvin?"), occorre passare da qui.


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In foto una scena del film Senza un attimo di tregua.
In foto una scena del film Senza un attimo di tregua.
In foto una scena del film Senza un attimo di tregua.
 

Prototipo dei revenge movies e della loro origine immersa nella serie B, Lady Snowblood unisce le caratteristiche dei film di vendetta "familiari" - Yuki ha perso entrambi i genitori per mano di criminali - e del sottogenere rape and revenge, visto che la madre è stata violentata e poi si è offerta pur di concepire Yuki come macchina di odio.

Un'estetica dell'eccesso - gli schizzi di sangue incontrollabili e coreografici - e la presenza iconica di Kaji Meiko, bianca dama dall'ombrellino portatore di morte, fanno di Lady Snowblood un cult immediato.
Emanuele Sacchi

Quentin Tarantino ne preleverà ogni cosa, persino i fiotti di sangue, per dar vita ai personaggi di Beatrix e O-Ren in Kill Bill vol. 1.


RECENSIONE
In foto una scena del film Lady Snowblood.
In foto una scena del film Lady Snowblood.
In foto una scena del film Lady Snowblood.
 

Solo il tempo presente sta restituendo, benché faticosamente, a Tony Scott i suoi meriti come regista. Una carriera, la sua, vissuta perennemente all'ombra del fratello Ridley, additato dai più come un reazionario senza talento per aver diretto Top Gun.

Il cinema exploitation di Tony Scott invece ha fatto scuola, con il coraggio - che lo accomuna a Paul Verhoeven - di introdurre generosi dosi di sensualità dove altri preferiscono fare un passo indietro.
Emanuele Sacchi

È sua la scena di sesso nella cabina telefonica di Una vita al massimo, ad esempio, e sono sue soprattutto le effusioni tra Kevin Costner e una splendida Madeleine Stowe in Revenge, uno dei film più rappresentativi di Scott. La vendetta sta già nel titolo: a eseguirla è Tiburon Mendez, boss del narcotraffico tradito dalla moglie, a cui infliggerà un micidiale contrappasso. Da rivalutare.


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In foto una scena del film Revenge.
In foto una scena del film Revenge.
In foto una scena del film Revenge.
 

Tecnicamente non si tratta nemmeno di un revenge movie, considerato che tre quarti di Gli spietati sono dedicati a tutt'altro, dal divario tra realtà e leggenda o dalla consapevolezza che un mondo sta per scomparire.

Ma quel che avviene nell'epilogo, dopo che William Munny scopre cosa sia accaduto all'amico Ned Logan è una sequenza di intensità tale da far entrare di diritto il film di Eastwood in questa short list di titoli.
Emanuele Sacchi

Quello a cui si assiste è un mutamento somatico, caratteriale, a tutti i livelli: Munny, come posseduto, torna improvvisamente a essere ciò che era, la leggenda che pareva mito si fa carne. E ogni sparo inflitto alla gang di Little Bill è accompagnato da una sete di giustizia che coinvolge inevitabilmente lo spettatore, catturato dalla prospettiva di Eastwood al punto di dimenticare la legge dell'uomo.


GUARDALO SUBITO CON TROVASTREAMING
In foto una scena del film Gli spietati.
In foto una scena del film Gli spietati.
In foto una scena del film Gli spietati.
Kill Bill
(Quentin Tarantino, 2003-2004)
 

Il maggiore interprete del postmoderno nel cinema fa confluire molteplici influenze in un'opera definitiva sulla vendetta: il cinema giapponese degli yakuza eiga e quello hongkonghese di Bruce Lee e degli Shaw Brothers; lo spaghetti western di Sergio Leone e derivati; la blaxploitation dei ruggenti Settanta di Shaft e Superfly.

Il risultato è uno zibaldone diseguale, con molte prolissità (specie nella seconda parte), ma con una manciata di sequenze iconiche, la cui immortalità si percepisce al primo sguardo.
Emanuele Sacchi

Uma Thurman riesce a essere credibile sia come madre amorevole che come killer da fumetto, mentre David Carradine e gli altri villain sono caratterizzati con quel misto di erudizione e humour nerd tipico di Tarantino. Menzione speciale per Gordon Liu nel duplice ruolo del sifu Pai Mei e del capo degli 88 Folli di O-Ren Ishii.


In foto una scena di Kill Bill.
In foto una scena di Kill Bill.
In foto una scena di Kill Bill.
Vengeance Trilogy
(Park Chan-wook, 2002-2005)

La cosiddetta 'Vengeance Trilogy', benché responsabile di molti e spesso esecrabili tentativi di imitazione, resta un momento indimenticabile del cinema di inizio terzo millennio. E una svolta imprescindibile, per come desti l'interesse sulla wave sudcoreana e alzi l'asticella della brutalità nel microcosmo noir. Park Chan-wook, già regista pregevole ma fin lì ignoto ai più, sconvolge infatti con la sua violenza degna di pagine dell'Antico Testamento o di una tragedia di Sofocle, che caratterizza gli atti disperati di esseri umani senza futuro. In Sympathy for Mr Vengeance un industriale diviene un killer implacabile per vendicare la scomparsa della figlia.

In Old Boy, Gran Premio della Giuria a Cannes, il più famoso dei tre, Choi Min-sik cerca il suo carnefice dopo anni di reclusione per scoprire il piano diabolico ordito ai suoi danni: le sue sequenze iconiche, visivamente folgoranti, conquistano tutti, da Tarantino a Spike Lee, che ne realizzerà un remake.

Infine Lady Vendetta, forse il più manierista e difficile da sostenere sul piano etico, in cui la protagonista diviene un giustiziere e la catarsi passa da un'esecuzione grandguignolesca.


In foto una scena di Sympathy for Mr Vengeance.
In foto una scena di Old boy.
In foto una scena di Lady Vendetta.

Shane Meadows è più conosciuto per This Is England, ma Dead Man's Shoes dimostra le sue capacità alle prese con il cinema di genere.

Costruito sull'interpretazione di Paddy Considine, che co-sceneggia, il film è una escalation di violenza in una cittadina britannica, a cui Richard fa ritorno per chiudere dei conti in sospeso.
Emanuele Sacchi

Le ragioni della vendetta di Richard si scoprono man mano, ma è chiaro che siano legate agli abusi subiti dal fratello di Richard, Anthony, affetto da un ritardo mentale. Il verismo di Meadows e la maschera di morte di Considine producono un micidiale gioiello del cinema di genere.


RECENSIONE
In foto una scena di Dead Man's Shoes.
In foto una scena di Dead Man's Shoes.
In foto una scena di Dead Man's Shoes.
 

Ossia come superare Park Chan-wook, tanto in termini di complessità di architettura del male che di perversione mentale. Lo stilosissimo Nakashima Tetsuya con Confessions gira il film che probabilmente lo consegna alla storia: un'insegnante perde la figlia e orchestra una vendetta crudele nei confronti dei due alunni responsabili dell'accaduto.

Flashback e tempo presente si mescolano e si intrecciano in continuazione mentre si dipana il mistero e cresce lo sconcerto per le continue rivelazioni.
Emanuele Sacchi

Un caposaldo del cinema nipponico post-Battle Royale, in cui la violenza e il disprezzo per la vita delle nuove generazioni si manifesta in forme sempre più estreme, innescando un'escalation di violenza in cui nessuno è innocente. Il talento di Nakashima, talora a un passo dal manierismo, viene svelato al mondo.


RECENSIONE
In foto una scena di Confessions.
In foto una scena di Confessions.
In foto una scena di Confessions.

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