The Ring 3

Film 2016 | Horror, V.M. 14 102 min.

Titolo originaleRings
Anno2016
GenereHorror,
ProduzioneUSA
Durata102 minuti
Regia diF. Javier Gutiérrez
AttoriMatilda Anna Ingrid Lutz, Alex Roe, Johnny Galecki, Vincent D'Onofrio, Aimee Teegarden Bonnie Morgan, Chuck David Willis.
Uscitagiovedì 16 marzo 2017
DistribuzioneUniversal Pictures
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14
MYmonetro 2,32 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di F. Javier Gutiérrez. Un film con Matilda Anna Ingrid Lutz, Alex Roe, Johnny Galecki, Vincent D'Onofrio, Aimee Teegarden. Cast completo Titolo originale: Rings. Genere Horror, - USA, 2016, durata 102 minuti. Uscita cinema giovedì 16 marzo 2017 distribuito da Universal Pictures. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: V.M. 14 - MYmonetro 2,32 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 24 marzo 2017

Argomenti:  Ring - La saga americana Sadako/Samara

Samara torna a diffondere terrore attraverso la sua misteriosa videocassetta nel terzo film della saga. In Italia al Box Office The Ring 3 ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 1,7 milioni di euro e 772 euro nel primo weekend.

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Consigliato nì!
2,32/5
MYMOVIES 2,00
CRITICA
PUBBLICO 2,63
CONSIGLIATO NÌ
Una sorta di remake che si fa notare per la narrazione fluida e visivamente accattivante. A mancare sono però gli elementi di novità.
Recensione di Rudy Salvagnini
mercoledì 8 marzo 2017
Recensione di Rudy Salvagnini
mercoledì 8 marzo 2017

In un aeroplano, un uomo è piuttosto nervoso. Chiede alla vicina di sedile se conosca la leggenda del video che conduce alla morte. Glielo chiede perché lui teme d'averlo visto e la sua settimana di vita residua scade tra cinque minuti. Infatti, da uno schermo a bordo dell'aereo la spettrale Samara si materializza. Due anni dopo, Skye, studentessa universitaria, adocchia un vecchio videoregistratore in un mercatino: Gabriel, suo professore, le spiega che proviene da una famiglia il cui figlio è morto in un incidente aereo un paio d'anni prima. I due passano la notte insieme. Gabriel lavora sul videoregistratore sino a farne uscire una videocassetta su cui è scritto: "Guardami". E cosa fa, Gabriel? La guarda. Intanto, la giovane Julia è fidanzata con Holt, che la deve lasciare per andare al college. Il tempo passa, ma i due restano in contatto via Skype. Poi però qualcosa succede: Holt non chiama più. Julia riceve una videochiamata dal computer di Holt, ma si ritrova sul video una sconosciuta, Skye, che frenetica e spaventata parla dell'imminente arrivo di "lei". Preoccupata, Julia si precipita al college per investigare, ma la questione invece di chiarirsi si complica: non trova Holt, ma parla con il suo professore, Gabriel, piuttosto evasivo e reticente. Julia insiste nelle sue ricerche e trova un libro scritto da Gabriel sul mistero di Samara: intuisce che c'è qualcosa di poco chiaro nel comportamento del professore e di Skye, la ragazza della videochiamata. Ancora non sa quanto ha ragione.

A distanza di molti anni dal secondo episodio (The Ring 2), giunge questo terzo capitolo della branca americana della serie di The Ring (la branca giapponese, originaria di tutto quanto, sta procedendo speditamente con i suoi separati sequel, l'ultimo dei quali, Sadako vs Kayako mette a confronto gli spettri titolari della serie di The Ring e di quella, quasi altrettanto famosa, di Ju-On: The Grudge).

Più che un seguito, questo è peraltro una sorta di remake, dato che, pur dando per presupposta l'esistenza di una leggenda sul video maledetto di Samara (e quindi di un pregresso), ci presenta un nuovo set di personaggi che si ritrova alle prese con i guai conseguenti alla visione del video (più o meno gli stessi affrontati dai protagonisti dei film precedenti). Gli elementi disturbanti provenienti dall'originale restano e funzionano ancora: la trasmissibilità della maledizione che comporta una feroce riedizione dell'homo homini lupus, l'efficacia dell'icona spettrale principale (Samara), l'imperscrutabilità e ineluttabilità del Male e così via. Elementi di novità ce ne sono pochi, se non marginali, come la ricerca di Gabriel, mirata allo svelamento del soprannaturale nell'esistenza umana e il fatto che la vecchia videocassetta è rimpiazzata da un file informatico.

C'è la storia - il nuovo confronto tra lo spettro e gli esseri umani - e ci sono i personaggi, con le loro personalità e le loro vicende. Questo potrebbe bastare, se i personaggi fossero definiti e coinvolgenti, ma spesso non lo sono: la maggior parte di loro resta fermamente ancorata negli stereotipi di riferimento. La figura dell'ex prete cieco che la sa lunga è lo stereotipo più evidente, con i risvolti che ne conseguono. Inoltre, proprio la trama si riduce in sostanza alla consueta ricerca del corpo da bruciare per placare la sete di vendetta dello spettro e la tensione stenta a svilupparsi se non - ma questo è proprio il minimo sindacale per un horror - nel concitato finale, i cui risvolti malsani più che inquietanti sono cascami da feuilleton. Il sottofinale, per una volta, colpisce invece nel segno.

Gutierrez, comunque, si dimostra abile nella messa in scena, con una narrazione fluida e visivamente accattivante. Le visioni di Julia e le immagini surreali del video maledetto sono suggestive e adeguatamente inquietanti.
In un cast non sempre convincente, spicca Matilda Lutz con un'interpretazione sensibile e ricca di espressività.

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Dopo oltre 10 anni l'icona fantasmatica di Samara torna a suscitare orrore.
Overview di Rudy Salvagnini

Tutto è cominciato nel 1991 con il romanzo "Ring" di Koji Suzuki, scrittore che ha rivitalizzato la letteratura orrorifica nipponica sulle orme del grande Edogawa Ranpo. Poi c'è stata nel 1995 una miniserie televisiva di grande successo in Giappone, diretta da Osamu Takigawa. Quindi è stata la volta della riduzione cinematografica, The Ring, diretta nel 1998 da Hideo Nakata e uscita nei cinema giapponesi in contemporanea con il primo seguito, The Spiral, diretto da Joji Tida. Ma se The Ring fa il botto, ottenendo grande successo e rivoluzionando stile e parametri dell'horror dando vita a un'ondata che percuoterà con forza il cinema dell'estremo oriente arrivando a influenzare molto anche quello occidentale, The Spiral lascia più freddo il pubblico. Quindi il trionfante Nakata realizza, l'anno successivo, un nuovo seguito, The Ring 2, che bypassa del tutto The Spiral e prosegue la saga in un'altra direzione, quella che si confermerà vincente. Vincente perché, diversamente da The Spiral (che cercava una spiegazione razionale tra il fantascientifico e il filosofico), punta tutto sull'horror e sulla figura spettrale e maledetta di Sadako, che diventa un'icona istantanea dell'horror, con le sue movenze rattrappite e spezzate e i lunghi capelli neri a coprirle il volto lasciando balenare soltanto il terrificante sguardo di un occhio senza pietà. Pur all'interno di un racconto complesso e ricco di sfumature, le mosse vincenti sono efficaci e semplici: la prima è, come detto, la figura di Sadako, la seconda è l'introduzione di un mezzo tecnologico allora moderno, come la videocassetta, quale veicolo di una maledizione che si palesa concettualmente antica, invincibile e sulfurea e si manifesta attraverso segni ineffabili e spaventosi come l'inspiegabile deformazione delle future vittime nelle fotografie.

Il cinema giapponese vantava già una tradizione lunga e rinomata di film horror di fantasmi - basta ricordare i nomi di Nobuo Nakagawa (il suo capolavoro è probabilmente JIgoku, ma la sua produzione è varia e vasta) e di Masaki Kobayashi (l'indimenticabile Kwaidan) - ma Nakata riesce a modernizzarla, a darle ritmo e vitalità, a coniugarla con il progresso e ad ambientarla nel pieno della società industriale amplificando e interpretando le paure dell'uomo moderno.

Takashi Shimizu con la saga di Ju-On: The Grudge porterà avanti in modo mirabile questa nuova versione dell'horror compiendo un percorso simile a quello di The Ring, remake americani compresi. Con Ring 2, Nakata abbandona la serie (da un racconto sempre di Koji Suzuki, Nakata realizzerà di lì a poco Dark Water, il suo capolavoro, anch'esso oggetto di un remake americano) e lascia a Norio Tsuruta la regia del terzo episodio della serie giapponese, The Ring 0 - The Birthday, un prequel che lavora molto sula figura di Sadako definendone i contorni drammatici e caricandola di una pietas che l'avvicina molto ai classici mostri dello schermo che, come nel classico caso del Frankenstein di Boris Karloff, suscitavano al contempo terrore e compassione.

Terzo episodio giapponese, si diceva, perché il grande successo non è passato inosservato e a Hollywood ci si sono buttati a pesce, generando una nuova serie a partire da The Ring di Gore Verbinski con la brava Naomi Watts alle prese con la maledizione che viene dal video. Nel 2002 il dvd già aveva soppiantato le videocassette, ma questo è un dettaglio della minima importanza di cui gli autori giustamente non si curano. Sadako diventa Samara, ma il resto rimane più o meno uguale, con una fedeltà all'originale che ne mantiene l'efficacia narrativa senza sentire il bisogno di introdurre elementi di novità. In sostanza, una copia non proprio carbone ma quasi, che occidentalizza e semplifica la vicenda con l'aiuto di un budget più cospicuo e di effetti speciali tecnicamente migliori. Lo scopo è quello di rendere maggiormente fruibile agli spettatori occidentali una storia efficace e per certi versi epocale. Chi ha visto il Ring giapponese non trae particolare beneficio dalla visione del remake americano, chi invece non l'ha visto (e farebbe comunque bene a vederlo) può godersi il buon uso che il remake fa delle intuizioni e delle invenzioni del film giapponese originario. Da notare che il primo remake di The Ring, in ogni caso, non è stato hollywoodiano, ma sudcoreano, vale a dire l'interessante The Ring Virus (1999) di Kim Dong-bin che riprende fedelmente la storia inserendovi alcuni elementi del romanzo originale che non erano stati del tutto usati nel film di Nakata.

In un curioso gioco del destino, a dirigere il seguito del remake americano viene chiamato proprio Hideo Nakata. The Ring di Verbinski è stato un successo planetario e pertanto il sequel è d'obbligo. The Ring 2 di Nakata prosegue la vicenda in una direzione diversa dal Ring 2 giapponese dello stesso Nakata: ritorna l'impavida Naomi Watts che cerca di riprendersi dagli spaventi del film precedente (ma ne trova invece di nuovi) e ritorna ancora la videocassetta maledetta, sempre più incongrua vista l'obsolescenza conclamata del medium (e difatti nel film la videocassetta perde via via di importanza). E ritorna soprattutto l'ombra maledetta di Samara, assetata di una vendetta inesauribile. Il successo è leggermente declinante, ma comunque massiccio. Il pubblico dimostra di non averne ancora avuto abbastanza.

Ci vogliono però parecchi anni perché si concretizzi il terzo episodio della serie americana, The Ring 3, che tra non molto arriverà anche sui nostri schermi e per il quale c'è molta attesa. Naturalmente tutto è cambiato. Il regista questa volta è F. Javier Gutierrez che si è fatto notare con Tres dias (2008) - strano film che coniuga diversi generi, compreso il catastrofico, con la prospettiva di un meteorite distruttore in arrivo sulla Terra - ed è agganciato, quale produttore esecutivo, anche al futuro remake de Il corvo. Nel cast, oltre al veterano Vincent D'Onofrio, c'è Matilda Lutz, presenza frequente nel cinema italiano e che abbiamo visto di recente nel film di Gabriele Muccino, L'estate addosso.

La storia vede nuovi personaggi affrontare la terribile maledizione della morte in sette giorni portata dalla figura spettrale di Samara e mette di nuovo in scena i tentativi di sfuggire a un destino terribile da parte di chi è perfettamente a conoscenza di ciò che gli sta capitando. Il tempo trascorso dall'episodio precedente può aver portato nuove idee (ipotesi auspicabile) oppure può aver fatto ritenere di poter riutilizzare le vecchie - con qualche tocco di cosmesi effettistica - per un nuovo pubblico. La misura in cui il film riuscirà a essere avvincente e terrificante come (o più) dei precedenti determinerà il successo o l'insuccesso. Quello che è certo è che l'icona fantasmatica rappresentata da Sadako/Samara può ancora suscitare validamente orrore e/o terrore proprio perché possiede caratteristiche originali e autonome, sia caratteriali sia visuali, e ha la forza primigenia del più puro immaginario macabro. Uno degli aspetti peculiari di questo ciclo è infatti quello di aver mostrato l'inesorabilità e l'imperscrutabilità delle ragioni del male, restie a ridursi alla meccanicità tanto cara ai tradizionali spettri cinematografici occidentali per i quali spesso bastava assecondarne le richieste - tipo, vendicare la morte assicurando alla giustizia il colpevole o portare le loro ossa in terra consacrata - per vederne azzerata la furia.

A margine, per completezza, si può ricordare che la serie giapponese, lungi dall'essersi fermata, ha preso - anch'essa comunque dopo uno iato di oltre dieci anni - una direzione diversa mettendo ancor più al centro il personaggio di Sadako e dando vita a ben altri tre film: Sadako 3D (2012), Sadako 3D 2 (2013) e Sadako v Kayako (2016), che vede di fronte le figure spettrali protagoniste del ciclo di The Ring e di Ju-On: The Grudge.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
venerdì 10 febbraio 2017
Ashtray_Bliss

Posso tranquillamente asserire di essere una fan dei Ring, a partire dalle pellicole cinematografiche made in U.S.A per finire ovviamente all'opera letteraria di Suzuki. A poca distanza dalla visione del primo Ring (il remake americano con la perfetta Naomi Watts) mi ricordo di essere rimasta veramente sconvolta percependo qualche leggero brivido ogni volta che passavo davanti alla mia vecchia [...] Vai alla recensione »

giovedì 23 marzo 2017
Nino Pellino

Prima della visione di questo sequel, ero già preparato all'idea di non assistere ad una grande pellicola ed invece devo ricredermi: immaginavo di peggio.  Forse perché i sequel hanno dura vita a livello di credibilità in quanto spesso vengono prodotti per una pura questione economica giacché avvalendosi dell'importanza del primo film della serie, servono semplicemen [...] Vai alla recensione »

martedì 13 giugno 2017
Kyotrix

Questa samara non troverà mai pace, e purtroppo anche noi spettatori, frustrati nel vedere questi seguiti mediocri. Se proprio volete guardarlo perchè amanti di the ring, fatelo, non tutto si butta via, ma quasi ( salvo il viso della protagonista )

domenica 19 marzo 2017
Kelevra29

Vorrei complimentarmi con Johnny Galecki che dopo " The big bang theory " si conferma in questo nuovo cult di genere comico ! 

mercoledì 22 marzo 2017
elpiezo

 L'eterna maledizione di Samara ritorna a mietere vittime in questo terzo capitolo della celebre saga horror. Adeguatosi alla moderna era high-tech il letale anatema del video maledetto rafforza il canovaccio narrativo e dona nuova linfa ad un prodotto che nonostante il peso degli anni non accenna a smarrire il proprio fascino tra i cultori del genere.  

lunedì 20 marzo 2017
albydrummer

Niente di nuovo,purtroppo,essendo il terzo capitolo,si ripete la storia. L'originalità,il remake del primo,con Naomi watts,rimane sempre e solo quello la verà novità...Ci sarà sicuramente il quarto....lo capirete andando a vederlo!!...

STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
giovedì 23 marzo 2017
Maurizio Acerbi
Il Giornale

Riecco Samara, con il suo Vhs mortale. Stavolta, però, un prof scopre che si può sopravvivere: basta farlo vedere a un altro. Uno studente ha i minuti contati e la fidanzata (Matilda Lutz) si offre al suo posto, iniziando ad indagare sul come e il perché. Gli spaventi sono ridotti al minimo; invece di un horror, siamo alle prese con un thriller e pure di bassa lega.

Tutti i film dedicati al personaggio di Samara.
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