eugen
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martedì 18 ottobre 2022
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neruda e peluchnneau
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"Neruda"(Pablo Lorrain, sceneggiatura di Guillermo Caldero'n, 2016)ci presenta il grande poeta cileno soprattuttto come "poeta della rivoluzione", come vittima di quella repressione anticomunista , di stampo palesemente USA-maccartsita, che in Cile si ha dal 1948 in poi, Pelucchoneau , che e'lo "Javert"(come nota acutamente amijad)della situazione, e'anch'egli un simbolo-come lo e'Neruda, rimanendo anche ben piu'di un mero simbolo, intendiamoci, di una situazione nella quale il potere ha paura di ogni ombra, in particolare pero'di un'ombra importante, che sia capace di infrangerne la possanza e mi scuso per l'abuso di lemmi troppo simili, ma era per rendere l'efficaccia della querelle, dove alla fine a soccombere.
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"Neruda"(Pablo Lorrain, sceneggiatura di Guillermo Caldero'n, 2016)ci presenta il grande poeta cileno soprattuttto come "poeta della rivoluzione", come vittima di quella repressione anticomunista , di stampo palesemente USA-maccartsita, che in Cile si ha dal 1948 in poi, Pelucchoneau , che e'lo "Javert"(come nota acutamente amijad)della situazione, e'anch'egli un simbolo-come lo e'Neruda, rimanendo anche ben piu'di un mero simbolo, intendiamoci, di una situazione nella quale il potere ha paura di ogni ombra, in particolare pero'di un'ombra importante, che sia capace di infrangerne la possanza e mi scuso per l'abuso di lemmi troppo simili, ma era per rendere l'efficaccia della querelle, dove alla fine a soccombere.morrire e'proprio il mero simbolo, id est appunto lo"sgherro repressore.spia"Pelucchoneau, a significare la potenza, comunque, di ogni serio anelito verso la liberta'. Decisamente un film importante, questo coproduzione argentino-cilena-spagnla-francese, che mostra come, appunto, possa"ucciderne"(intendendo non persone, ma fili spinati, repressioni dirette o indirette)"piu'la penna dlela spada", per dire con formula forse anche abusata ,ma comuqnue effiace., Girato in chiave realistico-onirica, ma direi soprattutto metaforica, "Neruda"e¿uno die pochi film realizzati dopo la meta'degli anni dieci del 2000 ad avere un'importanza civile notevole, anzi notevolissima, senza per nulla abdicare(anzi)all'artistictita'dell'opera. LUis Gnecco e' un efficacissimo Neruda, mentre l'antagonista e'reso non meno bene da Gael Garcia Bernal, ma anche Gael Garcia Bernal, nel ruolo dell'allora presidente(cripto-.dittarore)GabrielGonzalez Videla, non e'da meno, nella sua parte, come gli altri/le altre interpreti. El Gato
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felicity
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lunedì 15 febbraio 2021
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un uomo che non voleva esser solo artista
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Che Neruda non voglia essere un’agiografia, lo si capisce fin dalla prima scena. Il poeta, ospite a una qualche serata di gala, entra in bagno e discute con alcuni politici che gli danno del traditore. Li manda a quel paese e con grande serenità esce dalla toilette. È l’inizio della fine.
Larraín parte da qui per mostrare la fine dell’utopia politica di Neruda, poeta civile, intellettuale, politico appassionato ma soprattutto comunista viscerale, avversario scomodo della destra cilena: prima latitante e poi esiliato.
Parte da qui perché il film, che è tutt’altro che un biopic, non racconta la vita, non la poesia e nemmeno l’ideale politico di Neruda.
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Che Neruda non voglia essere un’agiografia, lo si capisce fin dalla prima scena. Il poeta, ospite a una qualche serata di gala, entra in bagno e discute con alcuni politici che gli danno del traditore. Li manda a quel paese e con grande serenità esce dalla toilette. È l’inizio della fine.
Larraín parte da qui per mostrare la fine dell’utopia politica di Neruda, poeta civile, intellettuale, politico appassionato ma soprattutto comunista viscerale, avversario scomodo della destra cilena: prima latitante e poi esiliato.
Parte da qui perché il film, che è tutt’altro che un biopic, non racconta la vita, non la poesia e nemmeno l’ideale politico di Neruda. Ma, ancora una volta, usa il personaggio principale come un mezzo. Un mezzo per parlare della Storia cilena e del suo rapporto incestuoso con il potere, con il dispotismo e la dittatura. Con la differenza che qui, attraverso la figura di Neruda, il regista individua l’arte come materia per approcciarsi al racconto, riuscendo a costruire un film dove la finzione e la realtà si mischiano a tal punto da non consentire alcun punto di riferimento allo spettatore.
Stilisticamente onirico, volontariamente irrazionale, il film di Larraín si arricchisce di tecniche di regia, scenografia e montaggio che esaltano l’amore per la settima arte e il desiderio di poter con questa sperimentare, una visione soave delle potenzialità delle arti cinematografiche in grado di poter abbracciare con versi e inquadrature ed emozionare con la potenza della sua elaborata scelta narrativa e visiva.
In un racconto dove nessuno dei protagonisti vuole sentirsi messo in disparte, sono Luis Gnecco e Gael García Bernal a soffiare nei personaggi quell’anelito di vita che li farà animare, talentuosi attori che sapranno con ardente maestria creare una danza dove la composizione del Canto General del poeta andrà ad incastrarsi perfettamente con la solitudine dei romanzi polizieschi dell’ispettore, in una congiunzione personale, sociale e passionale.
Non solo di terra e d’amore ha scritto Pablo Neruda, ma di diritti, di concordanza, di parità; arte e politica, solo due aspetti del vasto mondo di uno dei personaggi più enigmatici della storia, i quali vengono donati da Pablo Larraín nel suo piccolo, opalescente sogno.
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harroldthebarrel
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lunedì 25 gennaio 2021
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esercizio di stile tra realtà e finzione
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Non ho mai amato i film che introducono la finzione su personaggi reali e finzione, e questo non fa eccezione. La figura del poliziotto, immaginaria se non altro per come viene sviluppata nel film, assurge quasi a reale protagonista della storia, e finisce per essere in qualche modo funzionale a dare di Neruda un'immagine quasi macchiettistica, nella quale vengono evidenziati soprattutto i vizi e le presunte contraddizioni tra il dichiararsi comunista e i comportamenti da borghese. Larràin ha detto di non voler fare un film biografico su Neruda, come se ce ne fossero già tanti (non mi risulta), ma in definitiva costruisce un prodotto che può sembrare bello solo esteticamente.
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Non ho mai amato i film che introducono la finzione su personaggi reali e finzione, e questo non fa eccezione. La figura del poliziotto, immaginaria se non altro per come viene sviluppata nel film, assurge quasi a reale protagonista della storia, e finisce per essere in qualche modo funzionale a dare di Neruda un'immagine quasi macchiettistica, nella quale vengono evidenziati soprattutto i vizi e le presunte contraddizioni tra il dichiararsi comunista e i comportamenti da borghese. Larràin ha detto di non voler fare un film biografico su Neruda, come se ce ne fossero già tanti (non mi risulta), ma in definitiva costruisce un prodotto che può sembrare bello solo esteticamente. Dopo una prima parte comunque interessante, il prevalere progressivo del risvolto onirico finisce per risultare ingombrante, appesantendo via via il film.
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silver90
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lunedì 13 aprile 2020
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ritratto originale
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Iconoclasta, provocatore, grande viveur e amateur, Pablo Neruda è, purtroppo per lui, anche l’uomo giusto al momento sbagliato, un “comunista” che ha votato il partito di Gonzales Videla, lo stesso che, dopo averlo promosso senatore, nel 1948 deciderà per la messa al bando del comunismo e lo farà diventare il ricercato n.o 1. Pablo preferisce l'esilio al carcere, fidando nell'aiuto e nella protezione dei suoi compagni di partito, ma deve fare i conti con il suo alter-ego narrativo, l’ispettore di Polizia, Oscar Peluchonneau. Costui – forse figlio di un alto funzionario di Stato, forse figlio di una prostituta e ultimo degli ultimi, come si potrebbe addire meglio alla poesia nerudiana che celebra la grandezza e la miseria – gli dà la caccia, non accenna ad arrendersi e si mette, infine, sulle sue tracce; il poeta inizia a sfidarlo disseminando la sua fuga di indizi e innescando il gioco del “doppio”, ovvero la sovrapposizione e il rispecchiamento tra i due personaggi.
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Iconoclasta, provocatore, grande viveur e amateur, Pablo Neruda è, purtroppo per lui, anche l’uomo giusto al momento sbagliato, un “comunista” che ha votato il partito di Gonzales Videla, lo stesso che, dopo averlo promosso senatore, nel 1948 deciderà per la messa al bando del comunismo e lo farà diventare il ricercato n.o 1. Pablo preferisce l'esilio al carcere, fidando nell'aiuto e nella protezione dei suoi compagni di partito, ma deve fare i conti con il suo alter-ego narrativo, l’ispettore di Polizia, Oscar Peluchonneau. Costui – forse figlio di un alto funzionario di Stato, forse figlio di una prostituta e ultimo degli ultimi, come si potrebbe addire meglio alla poesia nerudiana che celebra la grandezza e la miseria – gli dà la caccia, non accenna ad arrendersi e si mette, infine, sulle sue tracce; il poeta inizia a sfidarlo disseminando la sua fuga di indizi e innescando il gioco del “doppio”, ovvero la sovrapposizione e il rispecchiamento tra i due personaggi. Scegliendo una prospettiva investigativa e, in un certo senso, grottescamente pirandelliana della vita di Neruda, Larrain rilegge gli stilemi del genere biografico e trova la giusta mediazione fra la narrazione storica del Cile e il mondo onirico del grande “poeta del popolo”. Messo a fuoco da piani sequenza alternati in stile giallo anni '50, il film è un ritratto originale del poeta e pensatore Neruda, giocato su una sottile e (ambigua) linea di demarcazione tra realtà e sogno. Malgrado qualche virtuosismo intellettualistico, Pablo Larrain si muove agile tra le trame della (sua) storia, celandosi di volta in volta dietro il personaggio di cui parla, il poeta braccato e il suo inseguitore.
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greatsteven
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giovedì 4 aprile 2019
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neruda, maestro della fuga fatta a regola d'arte.
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NERUDA (ARG/FR/CILE/SP, 2016) diretto da PABLO LARRAìN. Interpretato da LUIS GNECCO, GAEL GARCìA BERNAL, MERCEDES MORàN, ALFREDO CASTRO, PABLO DERQUI, MICHAEL SILVA, DIEGO MUňOZ, JAIME VADELL
Nel 1948, in Cile, il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto mediante i voti della sinistra, sceglie di seguire l’esempio della politica statunitense e pertanto condanna il comunismo alla clandestinità.
Inoltre, l’emanazione della famigerata Ley de Defensa de la Democracia, con cui viene virtualmente soppressa l’esistenza stessa del movimento politico, e la dura repressione di scioperi e proteste sociali in seno al movimento operaio che, nella città remota di Pisagua, culminano addirittura con l’istituzione di campi di concentramento, vanno entrambe a danno del celeberrimo Pablo Neruda, poeta, senatore e massima personalità artistica del Paese, il quale contesta con decisione questo provvedimento, fino a diventare, dopo le incitazioni alla ribellione rivolte al popolo, ritenute inaccettabili durante il periodo del Proibizionismo cileno, il ricercato numero uno.
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NERUDA (ARG/FR/CILE/SP, 2016) diretto da PABLO LARRAìN. Interpretato da LUIS GNECCO, GAEL GARCìA BERNAL, MERCEDES MORàN, ALFREDO CASTRO, PABLO DERQUI, MICHAEL SILVA, DIEGO MUňOZ, JAIME VADELL
Nel 1948, in Cile, il governo di Gabriel Gonzalez Videla, eletto mediante i voti della sinistra, sceglie di seguire l’esempio della politica statunitense e pertanto condanna il comunismo alla clandestinità.
Inoltre, l’emanazione della famigerata Ley de Defensa de la Democracia, con cui viene virtualmente soppressa l’esistenza stessa del movimento politico, e la dura repressione di scioperi e proteste sociali in seno al movimento operaio che, nella città remota di Pisagua, culminano addirittura con l’istituzione di campi di concentramento, vanno entrambe a danno del celeberrimo Pablo Neruda, poeta, senatore e massima personalità artistica del Paese, il quale contesta con decisione questo provvedimento, fino a diventare, dopo le incitazioni alla ribellione rivolte al popolo, ritenute inaccettabili durante il periodo del Proibizionismo cileno, il ricercato numero uno. In accordo con il Partito Comunista, Neruda decide di andare in esilio anziché rischiare il carcere, ma per riuscire nell’impresa deve prima fare i conti con l’ispettore di polizia Oscar Peluchonneau, sguinzagliatogli contro da Videla stesso, che incarica Peluchonneau di arrestare il letterato dissidente e umiliarlo pubblicamente in quanto accusato di alto tradimento. La rocambolesca fuga di Neruda e della moglie, la pittrice argentina Delia Del Carril, dura ben due anni, ma alla fine i coniugi ce la fanno a nascondersi nel profondo sud della nazione, per la precisione nella regione dell’Araucanía, ricoperta di gelo e neve. A raccontare la storia è il medesimo prefetto di polizia, l’incorruttibile e infaticabile inseguitore che si scopre ossessionato dai versi del poeta. In questi momenti drammatici, ma al contempo ispiratori, Neruda compone la sua famosa raccolta di poesie: Canto General. Frattanto l’Europa ospita la crescita della leggenda della caccia al poeta e alcuni artisti, guidati da Pablo Picasso, reclamano la sua libertà. In questa vicenda Neruda si intravede come il possibile simbolo democratico a cui può ambire nella battaglia contro Peluchonneau, dunque, sfidando l’ispettore sul suo campo da gioco, gli lascia indizi, lo tormenta e rende in tal modo ancor più esemplare la sua missione tanto personale quanto universale di resistenza contro la tirannia. Un inno alla vita assolutamente sui generis, dal momento che adopera non di rado la scarsezza d’illuminazione, una scenografia realistica ma pur sempre sobria e una colonna sonora ondivaga per descrivere l’arco di vita di uno dei maggiori geni letterari del 1900 durante la svolta che gli permise di passare alla Storia: Neruda (1904-1973), futuro Premio Nobel, ha proprio questa intenzione, ma fin dal principio sa che il compito che si è auto-affidato presenterà innumerevoli e immani problemi di logistica e attuazione pratica, eppure non si tira indietro neppure di fronte al Parlamento, contro cui riversa parole di fuoco nella memorabile sequenza della riunione in aula, ammettendo inoltre che la colpevolezza del suo misterioso assassinio sta nella sua imperterrita scrittura, da egli praticata pressoché senza sosta. Peluchonneau (un Garcìa Bernal diverso da tutte le sue altre precedenti interpretazioni, e più stupefacente che mai) assume in tale prospettiva i panni di uno Sherlock Holmes ostinato e umiliato, anch’egli memore della sua fondamentale missione e ossessivo nel collegare il dovere al bisogno di superiorità che avverte dentro di sé, il quale dovrà però piegarsi quando scoprirà che questa partita a scacchi con un maestro della creatività – che vince non per maggior sagacia, ma perché disvela un animo più nobile – premia colui che non si fa sottomettere dalle ideologie disfattiste e pericolose. Peluchonneau, infatti, vive nel mito del padre (che non l’ha riconosciuto quale figlio suo), fondatore dell’Accademia di Polizia della sua località cilena, e intende emularne le gesta eroiche, con la differenza penalizzante che l’ispettore baffuto inserisce troppa demagogia nel suo delicato lavoro e pertanto i compiti assegnatigli risultano appesantiti da una visione estremamente politicizzata di come dovrebbe agire un’istituzione di difesa. Larraìn conosce assai bene la materia narrativa che ha a disposizione e, col suo talento visionario quanto divertito, costruisce una storia che, pur allontanandosi dalla realtà dei fatti per via del personaggio immaginario di Oscar Peluchonneau, aumenta vertiginosamente la dignità di una personalità come Pablo Neruda esaltandone non solo i meriti poetici, ma anche e soprattutto l’emblema personificato da quest’uomo in favore della democrazia, della libertà d’espressione e dei combattimenti da intraprendere contro ogni sembianza di oppressione. La moglie Delia non lo accompagna sin in fondo: le loro strade si dividono non appena le intenzioni divergono sul risultato finale, ma l’affetto amoroso non viene a mancare, nemmeno nel dialogo accorato nel quale il protagonista afferma che, qualora sua moglie si suicidasse buttandosi al fiume, lui le dedicherebbe poesie per vent’anni. La coppia Gnecco-Peluchonneau, avversari che duellano a distanza incontrandosi solo quando il secondo ha dichiarato la sua sconfitta, funziona a puntino in un’opera che denuncia i soprusi immotivati, o motivati da insensate intolleranze politicizzate, e trova l’antidoto per queste ultime nell’arte, da sempre la magia più efficiente per neutralizzare le derive violente che possono sorgere, come spesso si verifica, in coloro che detengono un potere spropositato per i propri limiti. Candidato al Golden Globe 2017 per la miglior pellicola straniera.
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luca scialo
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martedì 21 febbraio 2017
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da larrain un altro contributo alla verità
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Pablo Larrain ha speso fino ad oggi la sua filmografia principalmente per farci conoscere la storia travagliata degli ultimi decenni del suo Cile. Di cui noi occidentali conosciamo poco o nulla.
In questa pellicola, ci racconta la sofferta fuga nella fine degli anni '40 dal suo amato Cile del controverso poeta Pablo Neruda. Il quale, essendo senatore del partito comunista cileno, nonché molto influente sul popolo, era mal visto dal Presidente Videla. Che, per perseguire la politica filo-americana contro il comunismo, aveva deciso di bandirlo nel proprio Paese. Così Neruda sarà costretto a darsi alla macchia, ma alle sue calcagna gli sarà posto un arguto poliziotto: Oscar Peluchonneau.
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Pablo Larrain ha speso fino ad oggi la sua filmografia principalmente per farci conoscere la storia travagliata degli ultimi decenni del suo Cile. Di cui noi occidentali conosciamo poco o nulla.
In questa pellicola, ci racconta la sofferta fuga nella fine degli anni '40 dal suo amato Cile del controverso poeta Pablo Neruda. Il quale, essendo senatore del partito comunista cileno, nonché molto influente sul popolo, era mal visto dal Presidente Videla. Che, per perseguire la politica filo-americana contro il comunismo, aveva deciso di bandirlo nel proprio Paese. Così Neruda sarà costretto a darsi alla macchia, ma alle sue calcagna gli sarà posto un arguto poliziotto: Oscar Peluchonneau. I due sembrano vivere in simbiosi, rievocando, anche per le pennellate ironiche che di tanto in tanto vengono date alle sequenze, duelli tipo Lupin-Zenigata o Totò-Aldo Fabrizi in Guardia e ladri.
La rincorsa finirà tragicamente. Ma proprio per il loro completarsi a vicenda nel proprio antagonismo e nella propria contrapposizione, l'uno finirà per mancare all'altro.
Un'operazione riuscita, grazie, oltre ai due attori protagonisti, soprattutto anche alla fotografia di Sergio Armstrong che ben risalta quel Cile ora ostile ora affettuoso, e alla sceneggiatura di Guillermo Caldéron. Dal punto di vista registico invece, tanto in tanto il film sembra addormentarsi un pò, perdendo di verve.
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[+] ma quale verità?
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maramaldo
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lunedì 7 novembre 2016
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neruda, chi era costui?
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Se abbiamo visto a suo tempo Il Postino non è necessario chiederselo ancora. Vulgata pressochè immutata: mite intellettuale un po' godereccio: democratico; fugge da un regime che martoriava perfino i poeti; in Sudamerica. Aggiornata la cifra stilistica in quest'ultima rievocazione di un'icona da decenni fuori corso: fililogiche, connotazioni e ambientazioni; squarci paesaggistici; incursioni nel surreale. Attenti a quest'ultime. L'onirico, di solito, è espediente usato dai maestri quando, a troppi minuti dalla fine, si accorgono che non hanno più nulla da dire. Per Larraìn, invece, escamotage per sdoganare allusioni e insinuazioni che potrbbero attirargli qualche censura.
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Se abbiamo visto a suo tempo Il Postino non è necessario chiederselo ancora. Vulgata pressochè immutata: mite intellettuale un po' godereccio: democratico; fugge da un regime che martoriava perfino i poeti; in Sudamerica. Aggiornata la cifra stilistica in quest'ultima rievocazione di un'icona da decenni fuori corso: fililogiche, connotazioni e ambientazioni; squarci paesaggistici; incursioni nel surreale. Attenti a quest'ultime. L'onirico, di solito, è espediente usato dai maestri quando, a troppi minuti dalla fine, si accorgono che non hanno più nulla da dire. Per Larraìn, invece, escamotage per sdoganare allusioni e insinuazioni che potrbbero attirargli qualche censura...ideologica. Perchè, diciamolo, non sempre. si mantiene nel politically corrrect. Non solo, mette la sordina a quel sano manicheismo che è d'obbligo nel trattare uomini e vicende di quegli anni e dalle parti di quel cono subcontinentale.
Inizio. Anticamera del parlamento trasfigurata nell'atrio dei servizi igienici della stazione centrale. Un signore, in gessato marrone, si aggiusta il riporto allo specchio e utilizza un orinatoio. Pensate davvero che questa fantasia oltraggiosa sia diretta ai quattro politicanti imbalsamati di Santiago? No, lo sberleffo è per lui, così a suo agio in quell'ambiente. Anarchico nacque e rimase nell'animo ma si ridusse a fare il senatore, sia pure comunista. Imborghesimento, dicono, dovuto a una donna. L'Autore, però, che pur non l'ama, non nega un omaggio (l'unico) a su alma generosa. Quando incontra la bambina che mendica e, non avendo niente da dare, la stringe a sè. Momento toccante che nobilita il suo essere d'izquierda. Ma ci sono altri derelitti da riscattare. Quell'intrattenitore femminiello, tutto fremente nel raccontare di aver incontratto, toccato, parlato "da uomo a uomo" con Neruda. Compatito, perfino, da Peluchoneau che se ne intende di orgogli mal riposti, di velleità umiliate.
Non liquidertei il poliziotto accanito e frustrato con la faccenda del rapporto sotterraneo tra persecutore e perseguitato che pure c'è. Oscar, forse, ha più valenze simboliche della preda famosa che insegue. Antagonista ma "attore" autonomo.Solo che dinanzi alle sfide del destino si mostra sprovveduto, inadeguato. E non si capisce a che gli serva...risuscitare. E' con Pichoneau che Larraìn scopre qualche carta. E' il Cile che gli preme, la sua gente che vuoie un volto da mostrare, un posto nella Storia.
E il vate fuggiasco? Peregrinando approda a Parigi. Immersione tra le demoiselles d'avignon. Picasso gli è amico. Affini. Entrambi Premi per la Pace, insigniti da Stalin: Quando seppe della sua scomparsa il Pablo cileno non si trattenne dal dedicare una oda al "màs sabio que todos los hombres juntos". Più tardi, in uno slancio di passione civile, divulgò "Incitaciòn al nixonicidio etc..." Profetico. Di lì a poco, il despota di Washington fu abbattuto grazie alla gogna mediatica.
Che farci? Prima di restituirlo alla Storia (o all'oblio, fate voi) suggerisco di leggere o rileggere Neruda: Poeta. Ma...gli dettero un nobel...Che importa? Artista grande, resse il confronto ieri, può reggere l'affronto oggi.
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[+] felipito, i comonisti ti votano contro"
(di misesjunior)
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maurizio meres
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domenica 6 novembre 2016
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il più amato dalle donne
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Film che esce da certi schemi nel raccontare la vita di un certo tipo di personaggio,qui c'è lui il grande Neruda una delle figure più autorevoli del sud America,personaggio estroverso,la sua grande ispirazione erano le donne,le amava tutte,anche nei bordelli riusciva nel dare la giusta sensualità e scoprire gli angoli più nascosti della loro intimità,era amatissimo,anche solo nel leggere i suoi versi le donne entravano in un torpore sensuale che tuttora vive,lo spirito del corpo,un grandissimo poeta che con le sue poesie e soprattutto con delle frasi appropriate alle circostanze riuscì a far conoscere la poesia e attraverso una letteratura politico sociale fece conoscere al mondo intero i drammi del suo paese,nel film viene evidenziato il periodo della sua latitanza,dove i suoi pensieri entrarono nello spirito di tutti i popoli soppressi da una dittatura pilotata dall'occidente,lui egocentrico al di sopra di tutto,nel pieno dell'espressività poetica,non poteva essere soggiogato da un potere senza cultura,dove esisteva solo la politica della sottomissione e del controllo mediatico della popolazione,il suo pensiero era altrove,sapeva benissimo che per combattere culturalmente il potere doveva andare via dal suo paese.
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Film che esce da certi schemi nel raccontare la vita di un certo tipo di personaggio,qui c'è lui il grande Neruda una delle figure più autorevoli del sud America,personaggio estroverso,la sua grande ispirazione erano le donne,le amava tutte,anche nei bordelli riusciva nel dare la giusta sensualità e scoprire gli angoli più nascosti della loro intimità,era amatissimo,anche solo nel leggere i suoi versi le donne entravano in un torpore sensuale che tuttora vive,lo spirito del corpo,un grandissimo poeta che con le sue poesie e soprattutto con delle frasi appropriate alle circostanze riuscì a far conoscere la poesia e attraverso una letteratura politico sociale fece conoscere al mondo intero i drammi del suo paese,nel film viene evidenziato il periodo della sua latitanza,dove i suoi pensieri entrarono nello spirito di tutti i popoli soppressi da una dittatura pilotata dall'occidente,lui egocentrico al di sopra di tutto,nel pieno dell'espressività poetica,non poteva essere soggiogato da un potere senza cultura,dove esisteva solo la politica della sottomissione e del controllo mediatico della popolazione,il suo pensiero era altrove,sapeva benissimo che per combattere culturalmente il potere doveva andare via dal suo paese. Il bravissimo regista Pablo Larrian attraverso un noir che con una giusta dose di grottesco riesce a ripercorrere un momento importantissimo del poeta,inseguito ma lui stesso inseguitore,con la riuscitissima figura del poliziotto,attratto dal poeta sempre alla ricerca di chi poteva essere il padre con una madre prostituta,servo della dittatura ma libero nei suoi pensieri.
Ottima interpretazione dei due attori principali,Luis Gnecco e Garcia Bernal,il primo fa rivivere Neruda nel migliore dei modi,espressioni di autorevolezza,sicure di chi è padrone del proprio destino è libero nel pensiero,grande attore,Bernal ritengo che sia la vera rivelazione,di non facile interpretazione la figura del poliziotto,attore completo nel pieno della maturazione artistica,complimenti.
Ambientazioni appropriate,con una fotografia pastello,cupa,che da completezza ad una riuscitissima sceneggiatura.
Film senza dubbio da vedere e meritevole dei giusti riconoscimenti che il mondo del cinema può dare.
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nerone bianchi
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lunedì 31 ottobre 2016
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un frikkettone cileno
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Mi spiace non poter aderire alle tante voci positive che hanno accompagnato questo film del regista cileno Pablo Larrain, che pure tanto avevo apprezzato nell'ultimo “Il Club”. Pablo Neruda è descritto come una sorta di grasso frikkettone (non che nella realtà fosse magro), intento a bere, mangiare, declamare poesie ovunque gli venisse richiesto, frequentare bordelli e parlare di politica alla stessa stregua dell'uomo del bar che discute di calcio. Il suo essere senatore comunista e i rapporti con la politica del paese sono accennati e percorsi superficialmente, come pure quelli della sua poetica. Anche nella fuga finale verso l'argentina, rimane una sorta di totem spaesato che viene condotto altrove da compagni ubbidienti al partito, vaga a cavallo tra paesaggi magnifici, con un poncho addosso, manca solo che si fermi a rollare un cannone e il quadro è completo.
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Mi spiace non poter aderire alle tante voci positive che hanno accompagnato questo film del regista cileno Pablo Larrain, che pure tanto avevo apprezzato nell'ultimo “Il Club”. Pablo Neruda è descritto come una sorta di grasso frikkettone (non che nella realtà fosse magro), intento a bere, mangiare, declamare poesie ovunque gli venisse richiesto, frequentare bordelli e parlare di politica alla stessa stregua dell'uomo del bar che discute di calcio. Il suo essere senatore comunista e i rapporti con la politica del paese sono accennati e percorsi superficialmente, come pure quelli della sua poetica. Anche nella fuga finale verso l'argentina, rimane una sorta di totem spaesato che viene condotto altrove da compagni ubbidienti al partito, vaga a cavallo tra paesaggi magnifici, con un poncho addosso, manca solo che si fermi a rollare un cannone e il quadro è completo. Mi sembra davvero un inutile affresco sulla vita di Neruda e sulle vicende del suo Cile.
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iuriv
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domenica 30 ottobre 2016
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realta e immaginazione.
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Il film racconta la fuga di Neruda dal Cile di Videla. Una fuga vissuta come sfida verso il regime e raccontata tramite il filtro del poliziotto incaricato di dargli la caccia.
Non mancano gli spunti interessanti in questa opera: dalla scelta di costruire un'atmosfera noir classica, con tanto di colonna sonora in stile e di scene in macchina su fondali a rullo in bassa risoluzione, al punto di vista, affidato a un personaggio quasi bidimensionale che solo con il proseguire della storia troverà la sua vera essenza narrativa.
Scelta intrigante quest'ultima, forse l'unica davvero importante in questo lavoro, in grado di offrire al regista l'opportunità di utilizzare quel realismo fantastico tanto caro ai narratori sudamericani.
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Il film racconta la fuga di Neruda dal Cile di Videla. Una fuga vissuta come sfida verso il regime e raccontata tramite il filtro del poliziotto incaricato di dargli la caccia.
Non mancano gli spunti interessanti in questa opera: dalla scelta di costruire un'atmosfera noir classica, con tanto di colonna sonora in stile e di scene in macchina su fondali a rullo in bassa risoluzione, al punto di vista, affidato a un personaggio quasi bidimensionale che solo con il proseguire della storia troverà la sua vera essenza narrativa.
Scelta intrigante quest'ultima, forse l'unica davvero importante in questo lavoro, in grado di offrire al regista l'opportunità di utilizzare quel realismo fantastico tanto caro ai narratori sudamericani.
Realtà e finzione si confondono nella vicenda, offrendo prospettive sempre in evoluzione. Il risultato è una commedia surreale che ha tutto per funzionare a dovere.
Però alcune decisioni si portano dietro dei problemi importanti. Innanzitutto la gestione dei tempi: pur non prendendosi troppo la briga di presentare i personaggi in gioco, questo lavoro nella prima parte soffre di una macchinosità che lo rende difficile da digerire. Quando arriva la svolta narrativa decisiva, quindi, questa risulta disinnescata dal procedere pesante della narrazione, che, nonostante una costruzione all'apparenza leggera, porta a stancarsi della storia.
Altra magagna, secondo me, è nella gestione del punto di vista. Come detto l'idea di partenza è brillante. Il punto è che non è stata resa uniforme nel corso di tutta la pellicola. Si prova difficoltà a capire quali parti del lavoro siano narrativamente realistiche e quali siano filtrate dalla voce esterna (in teoria tutte, ma non è così semplice).
Così la svolta finale si ritrova ad essere l'unica vera caratteristica che funziona. Ma deve fare i conti con il fatto di essere stata mal preparata ed è costretta ad avanzare per spiegoni. E, dopo un'ora e mezza di voce narrante, la situazione diventa snervante.
Gli ingredienti per un film bello importante qui ci sono tutti. La mia impressione è che siano stati mischiati male.
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