Per fortuna che c'è Pannofino a salvare il film
di Paolo D'Agostini La Repubblica
Il giovane avvocato Matteo è orfano ed è romano ma è finito a Trento dove sta per sposare la figlia del titolare dello studio legale che gli affida il delicatissimo caso della difesa di un pentito di mafia sotto blindatissima protezione. Ma intanto Matteo, non potendosi dare pace della propria condizione di senza famiglia, ha affidato a un detective privato la ricerca del padre mai conosciuto e secondo lui ancora vivo da qualche parte. Che effettivamente salta fuori e guarda un po' sta pure lui a Trento. Naturalmente la trama è molto meno lineare di così. Perché intanto, apparentemente, le due vicende - mafloso e padre - sono indipendenti. Approssimativa e pasticciona la contaminazione di gangster, noir e mafia movie. Ma l'amalgama farsesco sprigiona la sua genuina e simpatia. Anche perché a vestire i panni del ritrovato padre, che è un impresentabile poco di buono, troviamo Francesco Pannofino. Al quale si deve il tocco parodistico, stile Franco e Ciccio, che fa l'intero film.
Da La Repubblica, 19 maggio 2016
di Paolo D'Agostini, 19 maggio 2016