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Tim Burton: 'La mia adolescenza non è ancora finita'

Il regista racconta il suo passato, i suoi progetti e presenta il suo nuovo lavoro, Miss Peregrine, dal 15 dicembre al cinema.
di Paola Casella

In foto Tim Burton, regista di Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali. Dal 15 dicembre al cinema.
martedì 6 dicembre 2016 - Incontri

È impossibile non commuoversi quando Tim Burton ricorda la sua infanzia come "speciale" usando il termine "peculiar", che significa anche strano. "Il termine mi piace perché di solito si riferisce a bambini timidi, emotivi, che parlano a bassa voce e nascondono le loro tendenze artistiche per paura di essere derisi" dice, a Roma per promuovere il suo ultimo film, Miss Peregrine - La casa dei ragazzi speciali.

Era impossibile per Burton non interessarsi al best seller di Ransom Riggs che racconta di un gruppo di bambini e ragazzi speciali chiusi in una casa vittoriana per difendersi, sotto la guida della protettiva Miss Peregrine.
Paola Casella

"Il titolo stesso per me era come un magnete. Ma non l'unica attrattiva: sono cresciuto in una società che ama appiccicare etichette a chiunque, e il fatto che questi bambini venissero bollati come stravaganti e anormali era per me un modo di illustrare la stupidità delle categorie in cui dividiamo il mondo",

I bambini speciali hanno Miss Peregrine. Chi ha protetto lei durante l'infanzia?
Mia nonna, il che è un altro motivo per cui mi sono sentito attratto dal romanzo di Riggs, dove il protagonista ha un rapporto speciale con il nonno paterno. Basta una persona, anche una sola, a salvarti dalla solitudine e dal diventare un freak totale. Per questo bisogna circondarsi di chi ci ripete che andiamo bene così come siamo, e che quello che vogliamo realizzare non è folle.

Perché ha scelto Eva Green nei panni di Miss Peregrine?
Perché, come tutti gli attori che mi piacciono, sa esprimersi con lo sguardo, senza bisogno di parole: potrebbe essere una diva del muto. Eva ha un viso antico, senza tempo, uscito da una foto d'epoca sbiadita, di quelle dalle quali gli antenati ci guardano con severità, come se volessero avvisarci di un pericolo imminente.


MISS PEREGRINE: RECENSIONE
In foto Tim Burton.
In foto Tim Burton.
In foto Tim Burton.

Le foto d'epoca hanno una grande importanza nel suo film.
Tutti sanno che le colleziono e rimango ore ad osservarle, proprio perché sembra che mi parlino da mondi lontani. Hanno una qualità poetica e ipnotica, sono misteriose e inquietanti. Restano indefinite, come se l'ultima parola non fosse mai detta. Vorrei che il mio cinema facesse lo stesso effetto.

Quanto le assomiglia Jake, il protagonista?
Molto, anche perché è un adolescente, e quello è un periodo della mia vita dal quale non mi sono ancora del tutto emancipato. (Ride) Come tutti i teenager, non gli sembra appartenere al suo mondo, si sente un outsider, non riesce a distinguere fra ciò che è reale e ciò che è immaginario. Proprio come me.

C'è qualcuno là fuori che le assomiglia?
Francamente, la prospettiva mi spaventerebbe! Anche perché non so nemmeno io chi sono. Ma vedo molti giovani che hanno la curiosità e la voglia di raccontare che avevo io alla loro età, e adesso ne hanno anche i mezzi, che sono più accessibili e meno costosi.

Nel film usa un mix di tecniche: CGI, stop motion, riprese dal vero. Perché?
Per la verità ho cercato di attenermi il più possibile alla realtà. La casa di Miss Peregrine, ad esempio, esiste davvero, le siepi in giardino sono vere, come quelle di Edward mani di forbice. Avrei voluto girare più scene in stop motion ma sono lunghissime da realizzare. In generale per me gli effetti speciali devono essere uno strumento utile, ma cerco di rimanere con i piedi per terra.


In foto Tim Burton.
In foto Tim Burton.
In foto Tim Burton.

Ha mai avuto paura, come il personaggio di Emma nel suo film, di scomparire in volo, se qualcosa non la tiene ancorata al terreno?
Più che altro erano i miei genitori a ripetermi che avevo troppo la testa fra le nuvole. Con i miei figli non lo faccio mai: se hanno ali, che volino!

È vero che ha in cantiere un seguito di Beetlejuice e un remake di Dumbo?
Se ne parlo, i miei progetti non si realizzano, dunque taccio. Ma il personaggio di Beetlejuice è davvero speciale. Non ho mai capito perché sia piaciuto così tanto al pubblico, ma c'è gente che ancora oggi sa citare a memoria ogni sua battuta.

Che cosa pensa dei social?
I miei figli li usano continuamente ma a me spaventano perché danno spazio ad una forma di bullismo che può nascondersi dietro il totale anonimato, e fanno da filtro a qualunque esperienza: invece di viverla in tempo reale, la si filma e la si posta. I ragazzi stabiliscono il loro valore dal numero di "mi piace" che ricevono o dalle visualizzazioni dei loro video. È disturbante anche perché contraddice il messaggio che ho sempre voluto dare loro attraverso i miei film: che è lecito essere diversi, e che il nostro valore è qualcosa che stabiliamo noi - con un po' di aiuto dai nostri amici.


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