Manchester by the Sea

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Un film di Kenneth Lonergan. Con Casey Affleck, Michelle Williams, Kyle Chandler, Lucas Hedges, Gretchen Mol.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, durata 135 min. - USA 2016. - Universal Pictures uscita giovedì 16 febbraio 2017. MYMONETRO Manchester by the Sea * * * 1/2 - valutazione media: 3,89 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

L'insostenibile peso dei sensi di colpa. Valutazione 4 stelle su cinque

di ashtray_bliss


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sabato 18 febbraio 2017

Manchester by the Sea è un film cupo e grigio, dove regna il dolore e la rassegnatezza ad esso degli individui, dove pochi e singolari spiragli di luce e felicità non rappresentano che dei momenti fugaci, dei bagliori pronti a svanire l'attimo dopo. In questo contesto di disperazione e grigiume, sia interiore che esteriore dato dalla fotografia naturale del posto (che si sposa benissimo con la psicologia dei protagonisti stessi) seguiamo la tragica storia di Lee. Un'uomo segnato dalla perdita e dal dolore per aver provocato accidentalmente un incendio costato la vita dei suoi figli. Un uomo spezzato, quindi, nell'anima e nel corpo, un antisociale depresso con tendenze autolesioniste che vive quasi da eremita e si mantiene come tuttofare a Boston, lontano dalla sua piccola città natale (Manchester by the sea è il nome di una piccola località marittima fuori Boston) teatro della tragedia pochi anni prima. La sua vita però verrà sconvolta da un nuovo dramma famigliare quando suo fratello maggiore, Joe, muore ed egli diventerà il tutore del nipote, Patrick, un'adolescente nel fiore dei suoi anni. L'uomo si vede allora costretto a venire faccia a faccia col passato, tornando a Manchester e organizzando il funerale del fratello nonchè prendendosi cura del nipote col quale non aveva più avuto contatti. Le dinamiche che si vengono a creare tra l'adolescente Patrick e il titubante Lee ridefiniranno il rapporto zio-nipote, e Lee acquisterà la consapevolezza di essere ormai subentrato a tutti gli effetti come figura paterna per il fragile Pat e di essere davanti ad una nuova opportunità per ricominciare a vivere e riempire quel vuoto imperante della sua anima e della sua esistenza.
Ma il peso del dolore, e sopratutto dei sensi di colpa per aver provocato la morte accidentale dei propri figli, nonchè aver distrutto il rapporto con la moglie, sono troppo ardui da affrontare e Lee cerca, in ogni occasione, una via di fuga. Il protagonista, profondamente segnato dalla tragedia, evita di relazionarsi e aprirsi con altri, uomini e donne che siano, evita di affrontare la sua ex moglie per strada, evita di stabilirsi nuovamente a Manchester facendo affidare il nipote a terzi. Lee è una figura fragile e al tempo stesso complicata che sceglie di spendere il resto della sua vita sprofondando nel dolore e nel lutto. Un'anima che non cerca la salvezza consapevole del fatto che l'unico modo per espiare le proprie colpe è quella di riviverle, giorno dopo giorno, senza lasciare che le ferite si rimargino in qualche modo. Eppure col nipote Patrick, accetta la sfida di ritornare, momentaneamente, a vivere e responsabilizzandosi nei confronti del ragazzo ricostruendo un rapporto di reciproca fiducia e rispetto, che forse un domani rappresenteranno un motivo di riscatto (e rinascita). Ma questo non ci è dato saperlo con certezza, perchè Lonergan sa che non esiste una ricetta perfetta per affrontare, ed eventualmente superare, un dolore immenso e distorsivo come quello del protagonista. Evitando, dunque, sapientemente di regalarci un finale preconfezionato, stereotipato o didascalico il regista si affida alla naturale e verosimile elaborazione del lutto per il quale non vi è un modo giusto, una ricetta magica da seguire o una didascalia morale facile da affibbiare. Ognuno attraversa il suo calvario come può, e Lee, il sofferto protagonista, decide di restare in sospeso in un limbo tra la vita e la morte, galleggiando sui ricordi e sui sensi di colpa, senza la forza ne la voglia per andare avanti e ricominciare a vivere. Il periodo di tempo che spende con Patrick sono per lui un'occasione che tuttavia non si sente mai di cogliere fino in fondo, restando intrappolato nella sua incapacità di comunicare e condividere la sua croce con altri. 
E in tutto questo contesto di perdita e flebile speranza che si riaccende, il regista investe tutto nella superba fotografia naturale, algida e sbiadita come i colori dell'animo dei protagonisti che ci accompagnano in ogni sequenza. Poi grazie ad una penetrante colonna sonora con arrangements basati sopratutto sul violino e sul piano, costituisce un motivo musicale classico che accompagna in modo impeccabile le scene maggiormente cariche di pathos, tanto da restare indelebili nella memoria degli spettatori.
Venendo alla recitazione, vi troviamo un Casey Affleck assolutamente degno della sua candidatura agli Oscar, in un'interpretazione che cattura ed emoziona: introversa, sofferta, sincera, verosimile. Un'interpretazione che raffigura il volto ferito dell'altra faccia dell'America, quella rurale, sconosciuta, lontana dal glamour delle metropoli e dal chiasso delle highways. Il volto dell'America autentica che viene investito e schiacciato dal peso della tragedia famigliare che si cela, in agguato, dietro l'angolo.
Perfetta anche la breve interpretazione di Michele Williams e quella del giovane Lucas Hedges, nella parte del fragile Patrick rimasto orfano di padre ma che riesce a ricostruire un rapporto di amicizia e rispetto con lo zio. La scena finale, senza essere eccltante o catartica è fortemente simbolica. I due uomini pescano insieme, proprio come li abbiamo visti nella scena d'apertura del film, adducendo alla ciclicità della vita. E forse lasciando aperta la porta alla speranza. Quella speranza di tornare a vivere come una famiglia, raccogliendo attimi di felicità. 
Film semplice ma unico nel suo genere, Manchester riesce a scavarsi una via di emozioni e sentimenti nella pelle degli spettatori, catturandoli al suo interno, convincendoli e commovendoli del dramma umano che si consuma sullo schermo. Una perla di rara fattura e sensibilità, dunque, da vedere assolutamente. 4/5.

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