elgatoloco
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sabato 27 novembre 2021
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light out-interessante
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"LIghts out"(David F.Sandberg, da un cortemetraggio dello stesso autore del 2013, quindi autore del soggetto, sceneggiatura di Eric Heisserer, 2016)parla di una famiglia(madre, che aveva sofferto di una grave depressione, figlia e figlio minorenne avuto da un altro padre, dunque fratellastro della figlia)minacciata da una presenza(fantasma)che aveva trascorso un periodo in un ospedale psichiatrico con la donna(madre), ma che era in particolare affetta da una grave malattia dermatologica, lo xeroderma pigmentoso, per cui non poteva tollerare alcuna esposizione alla luce. In effetti anche come fantasma(pur se in generale il fantasma, nella letteratura , nel cinema, nel mito in genere, non si mostra mai quando c'è luce, naturale o artificiale), la donna non può mai "manifestarsi"in presenza di luce.
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"LIghts out"(David F.Sandberg, da un cortemetraggio dello stesso autore del 2013, quindi autore del soggetto, sceneggiatura di Eric Heisserer, 2016)parla di una famiglia(madre, che aveva sofferto di una grave depressione, figlia e figlio minorenne avuto da un altro padre, dunque fratellastro della figlia)minacciata da una presenza(fantasma)che aveva trascorso un periodo in un ospedale psichiatrico con la donna(madre), ma che era in particolare affetta da una grave malattia dermatologica, lo xeroderma pigmentoso, per cui non poteva tollerare alcuna esposizione alla luce. In effetti anche come fantasma(pur se in generale il fantasma, nella letteratura , nel cinema, nel mito in genere, non si mostra mai quando c'è luce, naturale o artificiale), la donna non può mai "manifestarsi"in presenza di luce. Per non anticipare in alcun modo il finale, basta dire che la maniera per liberarsi del fantasma sarà molto traumatica, anzi, in un caso, addirittura tragica. In realtà il punto di partenza del film è molto semplice, quasi elementare, possiamo ben dire: il "fantasma"o comunque la manifestazione terribile e negativa, anzi deleteria, si manifesta solo in assenza di luce, come già chiaramente anticipato dal e nel titolo e come era già chairamente nel cortometraggio da cui il tegista-autore ha tratto il lungometraggio in questtiove. Ma che, si tratti di short-time o di long-time-movie lo scarto non è grosso, siamo nella stessa poetica e nella stessa"estetica", quella che gioca, appunto, su una dualità che è quella primaria, dato che da sempre le tenebre sono emlema del Male minaccioso e invece la luce ("et fiat lux!)rapprpesenta il Ben-la creazione dle mondo etc. Cos' nello zorotastrismo, nelle religioni "monoteitecihe del libro", nella gnosi etc. Il film è il parente povero di quese riflessioni, che sono in primis considerazioni.constatazioni, desunte dall'ossservazione dle reale, che il cinema, come la lettetura e il teatro, la pittura, la scultura, la musica, con modalità differenti rendono o cercano di esprimere in qualche modo, ovviamente differente a seconda delle singole forme espressive di ogni arte. Qui, la sceneggiatura e i dialoghi sono volutamente poveri e scarni(di qui anche i giudizi negativi, paraizlmente ma solo parzialmente, appunto, condivisivili, di alcuni spettatori.critici), essendo anche l'idea di base quella che è, appunto essenziale, se non vogliamo dire"elementare". Tra tensione accumulata ed espressa, il film riesce a incutere un certo timore: le interpreti principali(Teresa Palmer e la più nota Maria Bello, rispettivamente figlia e madre)sono accettabili, così come i colleghi maschi, dove soprattutto Gabriel Bateman, il ragazzo preadolescente, appare convincente. NOn è un caolavoro, è un esrperimento da considerare come tale.- El Gato
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francis metal
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domenica 3 maggio 2020
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meglio il cortometraggio
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Nel corto da cui è tratto si mostrava una tematica ricorrente, la paura del buio e la suggestione secondo la quale ciò che si vede al buio appare inquietante.
Era un'idea buona sprecata malissimo.
Tutta la faccenda di Diana non ha nulla a che fare con tutto ciò.
E' un ibrido che non ho capito tra un fantasma e una proiezione dei sensi di colpa della donna.
Di fatto non male il come essa sia stata sconfitta.
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mother demon
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lunedì 18 febbraio 2019
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gran bel film!
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Ho appena visto Lights out - Terrore nel buio e ne sono rimasto veramente soddisfatto. La regia è molto efficicace e la storia è contrassegnata dalla giusta dose di mistero. Il cast lavora bene, le inquadrature e le scene sono davero ben construite e la notevole quantità di suspance prensente nella pellicola coinvolge molto lo spettatore. Horror consigliato!
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kyotrix
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domenica 11 dicembre 2016
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niente di speciale
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Ma guardabile, con le solite apparizioni improvvise mi ha fatto sobbalzare un paio di volte. Teresa sempre meravigliosa.
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g_andrini
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lunedì 14 novembre 2016
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buon film
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E' un prodotto di pregevole fattura, trasmette sensazioni. Gli horror esplorano l'animo umano, i rapporti famigliari, paure comuni a tutto il genere umano. Consigliato.
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gianleo67
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domenica 11 settembre 2016
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lights out...dark inside
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Alla morte del patrigno in circostanze misteriose, la giovane Rebecca dovrà occuparsi del fratellino Martin, costretto a convivere con una madre da sempre disturbata e spesso intenta a conversare con una misteriosa entità che abita nel buio. Quando la creatura si rivelerà qualcosa di più che la semplice fantasia di una mente malata, la lotta di Rebecca diventerà assai più concreta e pericolosa.
Thriller orrifico che si districa lungo il doppio binario di una scrittura attenta delle problematiche psicologie dei personaggi e quello di un cliché di genere che afferisce alle ancestrali paure della metà oscura e ferina che alberga in ciascuno di noi (Boogeyman).
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Alla morte del patrigno in circostanze misteriose, la giovane Rebecca dovrà occuparsi del fratellino Martin, costretto a convivere con una madre da sempre disturbata e spesso intenta a conversare con una misteriosa entità che abita nel buio. Quando la creatura si rivelerà qualcosa di più che la semplice fantasia di una mente malata, la lotta di Rebecca diventerà assai più concreta e pericolosa.
Thriller orrifico che si districa lungo il doppio binario di una scrittura attenta delle problematiche psicologie dei personaggi e quello di un cliché di genere che afferisce alle ancestrali paure della metà oscura e ferina che alberga in ciascuno di noi (Boogeyman). Se il primo aspetto è forse quello che più sorprende in prodotti che puntano alla suspense a buon mercato ed ai sussulti del fantastico, il secondo finisce per rendere esplicita una simbologia del disturbo psichico che avrebbe meritato di rimanere ambigua e strisciante...Almeno fino al minuto 35, quando si abbozza la detecion tra le scartoffie di un caso clinico che avanza una spiegazione realistica e razionale e che dissipa in un sol colpo tutto il potenziale d i una suggestiva mitopoiesi cinefila.
Dalle leggende anglosassoni sulle misteriose creature che abitano armadi e stazionano sotto i letti di casette pittoresche degne dei fratelli Grimm (Boogeyman...soprattutto il secondo capitolo, che è anche quello meglio riuscito) alle truculente storie di fantasmi giapponesi riesumati dai tempi del reboot di The Ring (The Grunge?) con la bionda Maria Bello al posto dell'altrettanto slavata Naomi Watts; dal pavor notturno di adolescenti alle prese con le falangi laminate dell'ineffabile pervertito diNigh tmare alla nictofobia di un'infanzia tormentata dalle graffianti proiezioni di una indicibilecoinquilino segreto, il passo è breve e forse fin troppo facile. Ma tanto basta per convincere James Wan della bontà di un progetto low budget che conta almeno di raddoppiare la quota capitale, contenedo i costi e allungando appena un pò di più la misura del corto da cui è tratto. L'armamentario è quello solito, fatto da un manipolo di valorosi congiunti pi&ug rave; o meno assortiti in lotta contro il fantasma di un passato di malattia ed un presente di sensi di colpa che nè un eccesso di elettroshock nè una decennale terapia di regolatori della serotonina sono riusciti ad estirpare, ed in un certo senso tradendo l'indubbia fascinazione di una figura ancestrale e ferina che ricorderebbe (se solo fosse illuminata a dovere) la rischiosa cattività della femme sauvage di The Woman. Lo schermo di uno smartphone vi salverà, con il buon Brad (prototipo e sostituto autoimposto di una figura paterna assente od immolata ad inizio film) che prende il volo per allontanarsi da una famiglia di matti su cui grava una inestricabile e perniciosa tara soprannaturale e psicocinetica; salvo poi ritornare con la cavalleria pronta all'inevitabile sacrificio. La storia di una proiezione psichica sensibile solo alla banda visibile dello spettro elettromagnetico (gli UV le fanno un baffo) si risolve nel solito plot telefonato da 'delitto, castigo & sensi di colpa' che finisce (letteralmente) per suicidarsi in un precipitoso finale da mediometraggio che neanche un episodio di Twilight o di Alfred Hitchcock presenta. Diana, dea della caccia e della castità, piu che la proiezione di una paura incoscia che emerge dalla notte della ragione, è solo il pretesto per una variante sul tema di cui avremmo potuto benissimo fare a meno.
Please stay by me...Diana!
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gianleo67
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sabato 10 settembre 2016
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please stay by me...diana!
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Alla morte del patrigno in circostanze misteriose, la giovane Rebecca dovrà occuparsi del fratellino Martin, costretto a convivere con una madre da sempre disturbata e spesso intenta a conversare con una misteriosa entità che abita nel buio. Quando la creatura si rivelerà qualcosa di più che la semplice fantasia di una mente malata, la lotta di Rebecca diventerà assai più concreta e pericolosa.
Thriller orrifico che si districa lungo il doppio binario di una scrittura attenta delle problematiche psicologie dei personaggi e quello di un cliché di genere che afferisce alle ancestrali paure della metà oscura e ferina che alberga in ciascuno di noi (Boogeyman).
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Alla morte del patrigno in circostanze misteriose, la giovane Rebecca dovrà occuparsi del fratellino Martin, costretto a convivere con una madre da sempre disturbata e spesso intenta a conversare con una misteriosa entità che abita nel buio. Quando la creatura si rivelerà qualcosa di più che la semplice fantasia di una mente malata, la lotta di Rebecca diventerà assai più concreta e pericolosa.
Thriller orrifico che si districa lungo il doppio binario di una scrittura attenta delle problematiche psicologie dei personaggi e quello di un cliché di genere che afferisce alle ancestrali paure della metà oscura e ferina che alberga in ciascuno di noi (Boogeyman). Se il primo aspetto è forse quello che più sorprende in prodotti che puntano alla suspense a buon mercato ed ai sussulti del fantastico, il secondo finisce per rendere esplicita una simbologia del disturbo psichico che avrebbe meritato di rimanere ambigua e strisciante...Almeno fino al minuto 35, quando si abbozza la detecion tra le scartoffie di un caso clinico che avanza una spiegazione realistica e razionale e che dissipa in un sol colpo tutto il potenziale di una suggestiva mitopoiesi cinefila.
Dalle leggende anglosassoni sulle misteriose creature che abitano armadi e stazionano sotto i letti di casette pittoresche degne dei fratelli Grimm (Boogeyman...soprattutto il secondo capitolo, che è anche quello meglio riuscito) alle truculente storie di fantasmi giapponesi riesumati dai tempi del reboot di The Ring (The Grunge?) con la bionda Maria Bello al posto dell'altrettanto slavata Naomi Watts; dal pavor notturno di adolescenti alle prese con le falangi laminate dell'ineffabile pervertito diNightmare alla nictofobia di un'infanzia tormentata dalle graffianti proiezioni di una indicibilecoinquilino segreto, il passo è breve e forse fin troppo facile. Ma tanto basta per convincere James Wan della bontà di un progetto low budget che conta almeno di raddoppiare la quota capitale, contenedo i costi e allungando appena un pò di più la misura del corto da cui è tratto. L'armamentario è quello solito, fatto da un manipolo di valorosi congiunti più o meno assortiti in lotta contro il fantasma di un passato di malattia ed un presente di sensi di colpa che nè un eccesso di elettroshock nè una decennale terapia di regolatori della serotonina sono riusciti ad estirpare, ed in un certo senso tradendo l'indubbia fascinazione di una figura ancestrale e ferina che ricorderebbe (se solo fosse illuminata a dovere) la rischiosa cattività della femme sauvage di The Woman. Lo schermo di uno smartphone vi salverà, con il buon Brad (prototipo e sostituto autoimposto di una figura paterna assente od immolata ad inizio film) che prende il volo per allontanarsi da una famiglia di matti su cui grava una inestricabile e perniciosa tara soprannaturale e psicocinetica; salvo poi ritornare con la cavalleria pronta all'inevitabile sacrificio. La storia di una proiezione psichica sensibile solo alla banda visibile dello spettro elettromagnetico (gli UV le fanno un baffo) si risolve nel solito plot telefonato da 'delitto, castigo & sensi di colpa' che finisce (letteralmente) per suicidarsi in un precipitoso finale da mediometraggio che neanche un episodio di Twilight o di Alfred Hitchcock presenta. Diana, dea della caccia e della castità, piu che la proiezione di una paura incoscia che emerge dalla notte della ragione, è solo il pretesto per una variante sul tema di cui avremmo potuto benissimo fare a meno.
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fukang qiu
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sabato 20 agosto 2016
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paura ansia spaventare mistero
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Secondo me e un film bellissim fatto molto bene e fa molta paura davvero!!!
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ewok70
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giovedì 11 agosto 2016
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che paura...di film!
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Che dire non ho parole. Ho visto questo film qualche ora fa e sono rimasta basita. Un film piatto, scontato, costruito su non sensi e che cerca di guidare lo spettatore nella trama come se fosse un ebete decerebrato. Forse vi sembrerà un giudizio forte ma vi assicuro che personalmente è entrato nella mia top 5 dei peggiori film mai visti. Sono curiosa di sentire altri giudizi ma forse vi conviene aspettarlo in TV per non buttare soldi. Mi sconcerta ancora di più questo marketing martellante nei suoi confronti oltre ad un giudizio di 6.9 su 10 di IMDB e sarei veramente curiosa di capire quanto jury84 sia fortemente convinto di quello che dice e quali altri film utilizza come metro di giudizio.
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Che dire non ho parole. Ho visto questo film qualche ora fa e sono rimasta basita. Un film piatto, scontato, costruito su non sensi e che cerca di guidare lo spettatore nella trama come se fosse un ebete decerebrato. Forse vi sembrerà un giudizio forte ma vi assicuro che personalmente è entrato nella mia top 5 dei peggiori film mai visti. Sono curiosa di sentire altri giudizi ma forse vi conviene aspettarlo in TV per non buttare soldi. Mi sconcerta ancora di più questo marketing martellante nei suoi confronti oltre ad un giudizio di 6.9 su 10 di IMDB e sarei veramente curiosa di capire quanto jury84 sia fortemente convinto di quello che dice e quali altri film utilizza come metro di giudizio. Io di mio amo il cinema in tutti i suoi generi e mangio film quotidianamente andando al cinema almeno ogni due giorni. Horror ne ho visti da Carpenter, Romero, Craven, Argento, Friedkin, Wan, Nakata, Kent, Kronenberg ed anche la nuova generazione di registi ma questo film è veramente imbarazzante. Buona visione a tutti 😴😴😴
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[+] come i suoi mostri, anche il film resta nell’ombra
(di antonio montefalcone)
[ - ] come i suoi mostri, anche il film resta nell’ombra
[+] ...
(di davide d.)
[ - ] ...
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elpiezo
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lunedì 8 agosto 2016
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teso e avvincente!!!
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Una letale presenza demoniaca che si materializza a luci spente, una famiglia costretta ad affrontare i propri incubi, un oscuro passato che riaffiora da vecchie cartelle cliniche ingiallite. James Wan, genio dell'horror contemporaneo estende il cortometraggio del 2013 e produce un film che trasuda angoscia fin dalle movimentate prime sequenze. Nonostante l'assoluta uniformità della trama, il prodotto è tecnicamente impeccabile nel gestire la tensione del chiaroscuro, sfruttando appieno le insicurezze dovute all'intramontabile paura del buio.
[+] ???
(di ewok70)
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