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Le sorelle dei fratelli Dardenne: Rosetta, Lorna e le altre

Tra rivelazioni e conferme ripercorriamo volti e performance delle loro attrici. Fino a La ragazza senza nome, un altro ritratto straordinario e umanissimo, da domani al cinema.
di Marzia Gandolfi

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mercoledì 26 ottobre 2016 - Focus

I fratelli Dardenne sono due ma per lo spettatore sono da sempre un solo regista, uno sguardo, una sensibilità, un pensiero. Un pensiero sul mondo e sul modo di filmarlo. Tuttavia il loro cinema non risponde mai alle domande che lo agitano, a contare è l'umano, il personaggio che la caméra pedina senza mai allentare la (ri)presa. Autori della prossimità, i fratelli Dardenne hanno una maniera unica di filmare le loro protagoniste. Alla nuca immacolata di Rosetta (Rosetta) ieri, febbrilmente inseguita da una camera a mano che restituiva l'agitazione del personaggio, fa eco oggi il profilo discreto di Jenny (La ragazza senza nome), dentro un quadro fisso che l'ausculta mentre ausculta le spalle di un paziente. Rosetta, Sonia, Lorna, Samantha, Sandra, Jenny sono donne in azione agite dalla medesima rabbia dentro una realtà sociale ostile. Il bisogno di vivere una vita normale delle protagoniste procede lungo il décor urbano e la linea di continuità tra documentario e finzione.

I film dei Dardenne sono allacciati ai corpi, agli accessori, ai luoghi, ai muri, alle strade, ai fiumi.
Marzia Gandolfi

Un cinema che parte dal concreto, mai dalle idee. Un cinema che è dentro la materia e non nella costruzione drammatica, nello sguardo mai nell'intrigo. Alla base della loro produzione artistica non c'è la sceneggiatura ma le attrici (e gli attori), che Luc e Jean-Pierre Dardenne sembrano reclutare non tanto per la capacità di drammatizzare un ruolo o di governarne la psicologia, quanto per una qualità di presenza e di libertà. Per quella presenza si affidano volentieri ad attrici senza esperienza, che si offrono con spontaneità alla macchina da presa. Nondimeno, in tempi recenti hanno dimostrato fiducia nell'establishment e arruolato attrici celebri (Cécile de France, Marion Cotillard), limandone i tic ed emergendone l'anima dietro la tecnica. Interpreti superbe e tutte ugualmente credibili, le sorelle dei fratelli si integrano nell'universo dei Dardenne, resistenti come la realtà dentro la messa in scena. Mélange di forza e dolcezza si impongono nel loro cinema con naturalezza. Come un raggio di sole.


SCOPRI IL FILM: LA RAGAZZA SENZA NOME
Rosetta

Storia di una ragazzina che combatte duro alle porte della società, Rosetta è interpretata da Émilie Dequenne, attrice belga che debutta a diciassette anni e vince la palma d'oro per la migliore interpretazione. Attrice di successo oggi, Émilie Dequenne è il miracolo rivelato ieri dagli autori belgi che cercano col suo personaggio il risveglio della coscienza umana. È lei che si batte per vivere normalmente, per arginare una madre depressa e alcolizzata con cui condivide una roulotte cadente nella banlieue di Liegi. È lei l'isola alla deriva, sempre sul punto di essere inghiottita e tesa alla terra ferma, a quel continente che prova a raggiungere per trovare posto e pace. La macchina da presa dei Dardenne la incalza nutrendosi della sua energia, della sua corsa permanente, della sua furia, del suo furore di (soprav)vivere.

Rosetta è in ogni piano. Rosetta corre e combatte, e il film è al suo fianco.
Marzia Gandolfi

Adolescente dal volto marcato di donna che ha già vissuto e il corpo ancora rotondo di bambina, la Rosetta di Émilie Dequenne è un personaggio tenace, perseverante e intimamente legato alla maniera di filmare dei Dardenne, che partecipano dell'affanno e dell'urgenza che la muove. Ogni sua vibrazione, ogni sua difficoltà si concretizza nell'instabilità dello sguardo che la rende opaca e in parte inaccessibile. In quell'opacità e in quell'inacessibilità si determina la sua esistenza, la sua resistenza, la sua consistenza.


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L'Enfant - Una storia d'amore

Trattata col realismo abituale, questa storia di genitori adolescenti senza lavoro e senza casa, che vivono di espedienti e donano la vita al bambino del titolo (L'enfant - Una storia d'amore), rivela la giovanissima Déborah François. Piccola madre coraggio che protegge il suo bambino contro tutto e contro tutti, vince il César per la migliore promessa femminile. La sua Sonia, gonna corta e bebè in braccio, fragile e coraggiosa, sguardo turbato e accenti di Rosetta, appartiene a quell'infanzia ferita, a quei vagabondi romantici che affrontano a muso duro i tempi moderni e un compagno che ha venduto a sua insaputa il loro bambino.

Come Rosetta prima di lei, Sonia è una 'bambina' che cerca stabilità, che prova a portare la barca in porto. Ma a impedirla c'è Bruno, piccolo scriteriato, padre del suo bambino e secondo bambino a carico di Sonia.
Marzia Gandolfi

Il film si gioca tutto intorno a questo triangolo infantile in cui ciascun angolo cerca di attirare l'altro verso l'alto o verso il basso. Alla maniera di Émilie Dequenne, Déborah François si consegna alla macchina da presa con la fiducia e la freschezza dei suoi pochi anni, interpretando l'odissea di una mamma scapigliata che fa quel che deve.


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Il matrimonio di Lorna

Film implacabile, Il matrimonio di Lorna è interpretato da Arta Dobroshi, attrice kosovara che i Dardenne scoprono nel cinema albanese e incontrano a Sarajevo, dove la ragazza vive. Conquistati dalla sua bellezza naturale, affidano al suo volto il loro settimo film, allineato ai precedenti per quella forma di ostinata resistenza a un'epoca di disgregazione sociale e di disumanizzazione in nome del puro profitto.

I Dardenne si interrogano attraverso Lorna su come preservare la propria umanità in un contesto che la svaluta e umilia.
Marzia Gandolfi

Arta Dobroshi incarna Lorna, una giovane immigrata albanese che vuole ottenere la nazionalità belga attraverso un matrimonio di convenienza. Le cose si complicano e Lorna diventa complice di un commercio criminale. Eroina moderna in cerca di redenzione, Lorna dona figura umana e volto d'angelo, sotto il capello nero coupé à la garçonne, a quell'eroismo insospettato che permette di (e)levarsi dentro e contro un mondo corrotto.


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Il ragazzo con la bicicletta

Azzardo o lezione, i Dardenne decidono con Il ragazzo con la bicicletta di puntare questa volta su un'attrice affermata. Cécile de France, volto del cinema commerciale francese, è Samantha, una parrucchiera che accoglie un ragazzino di pochi anni coi pugni in tasca e un'idea fissa in testa: ritrovare il padre che lo ha abbandonato e piazzato 'provvisoriamente' in un ricovero per l'infanzia.

Alla determinazione aggressiva del piccolo protagonista corrisponde la grazia quieta di Cécile de France, che in equilibrio su due ruote cerca di riparare a una filiazione interrotta con un'adozione desiderata.
Marzia Gandolfi

In un contesto di disagio sociale, incarna la solidarietà bionda e familiare. Pedalare a fianco del bambino diventa per lei un atto esistenziale, una maniera di lottare contro lo smarrimento, rifiutando di inciampare nell'ingranaggio della marginalità. Samantha ha scelto. Ha scelto quel bambino in faccia al mondo e all'ultimatum del suo amante. Ha scelto l'enfant ripudiato, caduto dal cielo, in coma affettivo, sull'orlo della disperazione.


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Due giorni, una notte

Di nuovo una star per i Dardenne. Di nuovo una diva per interpretare questa volta Sandra, un'operaia, madre di famiglia, che deve convincere i suoi colleghi a riconsiderare il voto a favore del suo licenziamento in cambio di un premio di mille euro. Percorso di una combattente contro il tempo e il capitalismo più cinico, Due giorni, una notte è abitato da Marion Cotillard, pienamente investita dal ruolo e decisa a perdere l'allure divistico. Sopravvissuta a una depressione profonda, Sandra ha soltanto due giorni e una notte per convincere uno a uno, porta a porta, i colleghi, annullando la precedente votazione.

Vigorosa come una guerriera e fragile come il vetro, la Sandra della Cotillard, che gioca in levare tenendo il pathos a distanza.
Marzia Gandolfi

Sandra è un personaggio vulnerabile e nobile lanciato contro la precarietà, la paura del declassamento, la violenza cieca dell'organizzazione aziendale. In una tensione ansiosa e terribile, dove ciascun voto pesa come un macigno e ogni rifiuto uccide un po' la protagonista, Due giorni, una notte recupera terreno e solidarietà al fianco della sua eroina. Riallaccia quella complicità umana che l'azienda aveva annullato. Sandra perde il posto ma ha fatto il possibile. Le rivoluzioni non cominciano altrimenti.


SCOPRI IL FILM: DUE GIORNI, UNA NOTTE
La ragazza senza nome

È Adèle Haenel (L'Apollonide, Suzanne, The Fighters - Addestramento di vita), giovane promessa del cinema francese, a incarnare l'ultimo film dei Dardenne, ritratto di un medico di base che chiude la porta invece di aprirla. Jenny, scoprirà molto presto che a suonare fuori tempo massimo è la ragazza senza nome del titolo, ritrovata morta qualche ora dopo. Come tutte le eroine dei Dardenne anche Jenny ha un obiettivo. Jenny vuole rimediare al suo errore. Il solo che questa perfezionista ha commesso nel suo percorso professionale.

Ossessionata da quella morte, che nessuno piange e nessuno reclama, cambia radicalmente il suo sguardo sul mondo e su se stessa.
Marzia Gandolfi

Svolto alla maniera di un'indagine poliziesca, La ragazza senza nome segue gli spostamenti concitati della sua protagonista che prova a dare un nome e un'identità a una donna morta a pochi metri dal suo studio. Senza formulare mai esplicitamente il suo soggetto, non aprire i confini a chi domanda, La ragazza senza nome dimostra la maniera tutta dardenniana di parlare di politica, tra le righe, in filigrana. Il loro film è un affare di frontiere, di soglie, di dentro e di fuori, di impegno e di indifferenza. Il loro cinema si affida daccapo a una donna, un'attrice di ventisette anni, con due César vinti, una coscienza sociale acuta e due larghi occhi chiari in cui naviga il loro sguardo. Rivelatore di forme, le meno visibili della miseria sociale.


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