Libere disobbedienti innamorate - In Between |
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Un film di Maysaloun Hamoud.
Con Mouna Hawa, Sana Jammelieh, Shaden Kanboura, Mahmud Shalaby.
continua»
Titolo originale Bar Bahar.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 96 min.
- Israele, Francia 2016.
- Tucker Film
uscita giovedì 6 aprile 2017.
MYMONETRO
Libere disobbedienti innamorate - In Between
valutazione media:
3,41
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Stereotipi inutili e discriminatoridi citriFeedback: 313 | altri commenti e recensioni di citri |
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martedì 11 aprile 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Mentre la storia delle tre donne, casualmente, come la critica sottolinea, potrebbe svolgersi in qualsiasi parte del mondo, non è altrettanto casuale la scelta delle protagoniste. La regista sceglie per il suo film tre figure precise, tre donne arabo-palestinesi che come tanti “giovani occidentali” sono dedite all’alcol, agli spinelli, alla cocaina.
La scelta delle protagoniste si concentra su tre donne con compagni “maschilisti” e famiglie fanatiche/tradizionaliste, non esattamente un campione delle famiglie medie palestinesi con cittadinanza israeliana.
Nour, devota e velata, è promessa a Wissam fanatico religioso che la stupra durante una visita.
Leila, la sex symbol, è un avvocato penalista che passa le sue notti tra night e sbornie.
Salma è una barista dj lesbica, con abbigliamento casual, piercing e maglietta con Leila Khaled. A causa della sua storia sentimentale è costretta a scappare dalla famiglia conservatrice dopo essere stata presa a sberle dal padre che minaccia di chiuderla in manicomio “per guarirla dalla sua malattia.”
Nessun riferimento alla vita reale della città e alla politica oscurantista del governo israeliano. Non si intravede l’occupazione, la militarizzazione della città, le associazioni che scendono in piazza per denunciare demolizioni e abusi quotidiani, l’apartheid che discrimina gli arabi palestinesi dagli stessi cittadini ebrei che vivono a Tel Aviv.
Nessun riferimento nel film alle donne ebree israeliane che vivono situazioni terribili di sottomissione, un esempio eclatante quello dell’ Ikea che ha dovuto ristampare i suoi cataloghi togliendo qualsiasi immagine femminile per attirare clienti ebrei ultraortodossi.
Aria fritta dunque, specie se la si vuole appiccicare a tutti i costi ad un mondo che la regista sembra non conoscere abbastanza. Parlo del mondo arabo, mi riferisco alle donne arabe che, in secoli di storia, hanno dimostrato con ben altri metodi il loro modo di essere ribelli, altro che canne, droga e discoteche.
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