Fai bei sogni

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kimkiduk martedì 15 novembre 2016
nonostante Valutazione 4 stelle su cinque
85%
No
15%

Dunque .... non è facile scrivere di questo film. Bellocchio non mi affascina completamente e non ho letto il libro. Dopo la visione si capisce però chiaramente il perchè della scelta di tradurre in film il libro di Gramellini. Ha tutto quello che piace a Bellocchio, mistero, follia, ricerca della verità, psicanalisi. Un film che si dibatte tra parti inutili o quasi, immagini sicuramente non eccelse, imperfezioni stilistiche e dettagli fortemente trascurati da una parte e alcune altre decisamente autoriali e bellissime con dialoghi di autentico cinema. Ma si sa a Bellocchio la forma spesso difetta perchè non interessa. A lui interessa rappresentare il concetto e in quello ci riesce. Ci riesce soprattutto inserendo due interventi di attori recitanti (Herlitzka e Gifuni). [+]

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robroma66 domenica 13 novembre 2016
accessibile e coinvolgente Valutazione 3 stelle su cinque
75%
No
25%

Il 31 dicembre 1969 Massimo, ad appena nove anni, si sveglia nel sonno e vede il padre sorretto da due uomini. La mamma è morta. Un paio di decenni più tardi: Massimo è un giornalista affermato, va in Bosnia come inviato durante la guerra, incontra Elisa. Ma il ricordo della sua mamma si allunga, costante, come un'ombra tormentata e non riesce a fargli chiudere i conti con il passato, finché non scopre la verità su quella morte. A me il film provoca una sensazione dicotomica. Non è il prodotto migliore di Bellocchio: è un film facile e perfino ordinario, senza sottintesi metafisici, senza visionarietà, un po' lungo e con qualche momento di stanchezza o ridondanza. Tuttavia il tema dell'assenza che è presenza ineluttabile, il dolore ossessivo per la perdita (con un fondo oscuro di senso di colpa), l'empatia assoluta del piccolo verso la mamma -vero e puro amore- me lo rendono molto caro ed emotivamente travolgente. [+]

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fabiofeli domenica 13 novembre 2016
"... senza lasciarmi detto niente!" Valutazione 3 stelle su cinque
63%
No
37%

Massimo (Nicolò Cabras) nel 1969 ha nove anni e vive a Torino con i genitori in una casa borghese a due passi dallo stadio Filadelfia, il campo dei mitici granata. E’ l’epoca di Canzonissima e degli sceneggiati televisivi: la madre fantasiosa e vivace stimola Massimo ad esprimere la sua fisicità elegante nel ballo del twist e segue con lui le puntate di Belfagor in Tv, abbracciandolo stretto e coprendogli di occhi nelle scene forti. Mentre cade una placida nevicata, la madre gli rimbocca le coperte e gli augura bei sogni, ma l’illusione di serenità si spezza nel dramma. L’improvvisa morte della madre – un infarto fulminante. gli dicono gli adulti – precipita Massimo in un lutto di impossibile elaborazione; dice: “Non può essersene andata, senza lasciarmi detto niente!”. [+]

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filippo catani giovedì 17 novembre 2016
troppo pesante Valutazione 2 stelle su cinque
59%
No
41%

Torino. Un bambino rimane presto orfano di madre e crescerà insieme al padre che gli trasmetterà la passione per il Torino. Divenuto adulto e giornalista della Stampa, l'uomo cerca di fare un po' i conti con la sua infanzia e il suo rapporto con la madre.
Tratto dall'opera di Gramellini, il film di Bellocchio appare decisamente confuso e troppo pesante. I continui balzi e sbalzi temporali ed umorali non aiutano certo lo sviluppo della trama. La sceneggiatura finisce così per essere decisamente troppo dilatata specialmente nella parte iniziale e smarrisce un po' la strada. Mastandrea è come sempre bravissimo e fa gli straordinari per caricarsi sulle spalle tutto l'apparato ma nemmeno lui può nel miracolo. [+]

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flyanto venerdì 18 novembre 2016
una profonda ferita dal passato Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

 Tratto liberamente dall'omonimo romanzo di Massimo Gramellini, il film racconta della tragedia, avvolta in un mistero, che colpì il protagonista (lo stesso Gramellini) quando era un bambino di circa 8 anni: la morte prematura dell'amata madre. Da quel momento terribile il bambino vivrà sempre la propria esistenza come se fosse un poco "disagiato", col timore di esternare apertamente i propri sentimenti e con un forte bisogno di affetto ma soprattutto inconsapevole totalmente della verità riguardante il decesso della madre. Verità che egli apprenderà per caso una volta divenuto adulto e che, ovviamente, gli sconvolgerà completamente la propria vita e le sue certezze. [+]

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maxime dubois giovedì 24 novembre 2016
il passato è il nostro miglior nemico Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Se volete svegliare e scuotere un po’ I vostri punti emotivi e personali, magari addormentati dal ritmo cittadino della vita moderna e da un sacco di computer e faccine, allora questo film è un bel boccone. Questo film scuote qualcosa dentro di noi perchè parla del tema della perdita, di quanto è dura perdere qualcuno che si ama e che ci ama. Mastandrea è bravissimo nel mostrarci la sofferenza di Simone; impressa nel suo volto, nelle sue espressioni, nel suo sguardo triste di chi ha vissuto e racchiude esperienze forti. A volte la faccia di Mastandrea mi sembrava un quadro e in quel quadro vedevo la fatica di vivere. E non in senso solamente negativo, ma c’era qualcosa di affascinante in quella fatica dietro cui si nasconde una forte sorgente di vita, indice di un anima profonda, ricca. [+]

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francesca50 domenica 20 novembre 2016
film interessante e non retorico Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

Il film ben condotto e recitato al di là del libro che non ho letto e del giudizio su Bellocchio, del quale riconosco i dubbi di fede e una certa critica  alla religione, che vorrebbe ma non può consolare le anime da un dolore inspiegabile, è uno dei pochi film italiani che mi è piaciuto.
Esso fa riflettere semplicemente su come le figure mitizzate non scompaiono mai. A Massimo è stata negata la fragilità della madre che forse se ben spiegata gli avrebbe consentito un'esistenza più normale.  Questo a mio parere è il vero insegnamento che ho tratto dal film, che ho visto e sul quale scrivo senza aver letto nessuna critica.

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parteripario mercoledì 8 febbraio 2017
ricredersi Valutazione 4 stelle su cinque
100%
No
0%

Non so con precisione quando la mia ammirazione per Massimo Gramellini e i suoi buongiorno su “La Stampa” sia scemata, né perché. Credo cinque o sei anni fa e forse perché gli ho scritto un paio di volte e non mi ha risposto, forse perché seguire uno che ha sempre ragione dopo un po' annoia, forse perché non sbrocca mai. E poi, più di due o tre buoni sentimenti la settimana mi fanno apparire chiazze rosse sulla pelle. Fatto sta che ho smesso di leggerlo e ho cominciato ad arricciare il labbro ogni volta che lo incontravo. [+]

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lupo67 martedì 25 luglio 2017
un film un po’ ruffiano Valutazione 2 stelle su cinque
100%
No
0%

Voto 6

Tratto dall’omonimo romanzo autobiografico, questo film parla dell’eleborazione di un lutto. Massimo, il protagonista, perde la mamma a nove anni, e da quel  momento in poi non sarà capace di interiorizzare la perdita, di attenuare il dolore a ricordo.

Il regista (Marco Bellocchio) ci porta a conoscere Massimo, ma lo fa intimamente, dall’interno di quel dolore, attraverso gli occhi del bambino che rifiutando la morte della madre, rifiuta con questo l’esistenza compiuta del Massimo adulto.

Nel film c’è una bella battuta. A Massimo, che continua a chiedersi come sarebbe se sua madre fosse ancora viva, un professore risponde che: Il “se” è il marchio dei falliti. [+]

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domenica 20 novembre 2016
bellocchio e la mamma Valutazione 3 stelle su cinque
67%
No
33%

Domenica scorsa impossibile trovare parcheggio in tempo per andare a vedere il film di Marco Bellocchio “FAI BEI SOGNI” tratto da un libro di Massimo Gramellini. Oggi ce l’abbiamo fatta anche se l’auto l’ho lasciata nei pressi di San Cesario di Lecce. Mi chiedo a quando una navetta ogni 30 minuti dall’incrocio con il Fazzi a Lecce? Lascerei la macchina al parcheggio e raggiungerei in autobus il vicino centro. Ma va bene questo è un altro discorso, torniamo al film di Bellocchio. [+]

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