fri_dom
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mercoledì 29 giugno 2022
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superlativo e superficiale
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Le stelle sono 4 a Isabelle Huppert (sarebbero 5 o 6 se la sceneggiatura la supportasse meglio) e una alla regia. Si gioca un po' (troppo) sullo stereotipo stantio del francese perverso e libertino e man mano che il film va avanti sembra di assistere a una proiezione distopica e fantascientifica, non a un dramma ambientato in un contesto borghese contemporaneo. La reazione degli amici al racconto dello stupro non è minimamente credibile, la psicologia del figlio della protagonista è tratteggiata in modo grottesco e superficiale, l'interprete del carnefice è una pessima caricatura di Lester Burnham versione psycho e dulcis in fundo l'ambiguità saffica suggerita nel finale è veramente stucchevole e furbastra.
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Le stelle sono 4 a Isabelle Huppert (sarebbero 5 o 6 se la sceneggiatura la supportasse meglio) e una alla regia. Si gioca un po' (troppo) sullo stereotipo stantio del francese perverso e libertino e man mano che il film va avanti sembra di assistere a una proiezione distopica e fantascientifica, non a un dramma ambientato in un contesto borghese contemporaneo. La reazione degli amici al racconto dello stupro non è minimamente credibile, la psicologia del figlio della protagonista è tratteggiata in modo grottesco e superficiale, l'interprete del carnefice è una pessima caricatura di Lester Burnham versione psycho e dulcis in fundo l'ambiguità saffica suggerita nel finale è veramente stucchevole e furbastra. Nell'insieme un esercizio di voyeurismo abbastanza sgradevole, in particolare nella seconda parte, che la prima invece ingrana molto bene. Verhoeven avrebbe potuto ispirarsi con umiltà a capolavori come American Beauty, Funny Games, Music Box di Costa Gavras invece di tentare la strada dell'arroganza reclutando la migliore attrice del mondo e lasciandole il peso di tutto il film. Anche un film molto controverso e con tanti limiti come La casa di Jack di Lars von Trier a mio parere vale parecchio di più. Personalmente la divina Huppert mi sembra pure un po' sprecata in questa brutta copia de La Pianista...
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martedì 9 novembre 2021
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mr.
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carlotta
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lunedì 30 novembre 2020
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grottesco nonsense
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Posso valutare positivamente il cast, la protagonista è molto efficace nel suo personaggio, per il resto non trovo nulla di interessante né di coinvolgente in questo film. La storia nasce in modo esplosivo come un inquietante noir gettando sin da subito, con immagini forti di uno stupro, un fitto alone di mistero.
Ci si aspetta allora di assistere ad un intreccio psicologico con indagini e flashback sulla storia dei personaggi...invece niente...dopo un incipit così forte la trama si sgonfia come un soufflé venuto male.
Lei sembra insensibile a tutto ciò che le accade, addirittura allo stupro che sembra essere stata una parentesi nella sua vita come qualsiasi altro avvenimento.
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Posso valutare positivamente il cast, la protagonista è molto efficace nel suo personaggio, per il resto non trovo nulla di interessante né di coinvolgente in questo film. La storia nasce in modo esplosivo come un inquietante noir gettando sin da subito, con immagini forti di uno stupro, un fitto alone di mistero.
Ci si aspetta allora di assistere ad un intreccio psicologico con indagini e flashback sulla storia dei personaggi...invece niente...dopo un incipit così forte la trama si sgonfia come un soufflé venuto male.
Lei sembra insensibile a tutto ciò che le accade, addirittura allo stupro che sembra essere stata una parentesi nella sua vita come qualsiasi altro avvenimento.
La trama prosegue come una sequenza meccanica di fatti slegati che non si distinguono per rilevanza....l'aspetto psicologico è del tutto piatto...
In buona sostanza un film con una trama senza senso dall'inizio alla fine, arricchita da personaggi grotteschi. Sconsiglio.
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brunopepi
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giovedì 24 settembre 2020
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personaggio incarnato magnificamente dalla huppert
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Leggo giudizi contrastanti su questo film ma in ogni recensione gioca il fattore interno di ognuno di noi, il tema che può sovrastare sul resto. "Elle" di Paul Verhoeven, seguendo la sua vena erotica nel cinema dopo "Basic Instinct" e "Showgirls" e dopo il successo al Festival di Cannes, avendo fatto incetta di premi, tra cui il Golden Globe come miglior film straniero, il César come miglior film, il Golden Globe per la protagonista come migliore attrice, si presenta con un buon richiamo per una soggetto ben diretto ed orchestrato.
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Leggo giudizi contrastanti su questo film ma in ogni recensione gioca il fattore interno di ognuno di noi, il tema che può sovrastare sul resto. "Elle" di Paul Verhoeven, seguendo la sua vena erotica nel cinema dopo "Basic Instinct" e "Showgirls" e dopo il successo al Festival di Cannes, avendo fatto incetta di premi, tra cui il Golden Globe come miglior film straniero, il César come miglior film, il Golden Globe per la protagonista come migliore attrice, si presenta con un buon richiamo per una soggetto ben diretto ed orchestrato. Una donna di potere nell'azienda dove lavora, una donna che subisce e proporziona intensità dalla sua ambiguità al suo pensiero, ossessione nei suoi vizi tra norma e libertinaggio, solenne nel gestire la sua immagine. Le sue esoteriche perversioni, la bisessualità, la religione, l’amore e forse la l'avversione per tutte queste cose sono parte degli elementi che ritroviamo nel lungometraggio, adattamento del romanzo "Oh…" dello scrittore francese di origini armene Philippe Djian. Un thriller da non perdere assolutamente accompagnato da una notevole e ben sincronizzata colonna sonora, con degli spunti di sottile erotismo ed elusiva personalità del personaggio laddove si intravede la sua debolezza dietro una ferrea maschera.
Superlativa nel ruolo la esile ma pur brava e seducente Huppert.
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felicity
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giovedì 10 settembre 2020
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commedia nera che non può che tracimare nel dramma
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Elle è un film che sceglie di guardare la relazione fra gli individui minandone alla base certezze e rassicurazioni.
Saltano per aria borghesia e fede, figure retoriche e voti, immagini sacre e immagini etiche.
Il significato vero della realtà di Verhoeven non è banalmente né il nonsense né il grottesco, bensì la negazione a priori di ciò che ormai è consueto chiamare – con un certo qualunquismo – correttezza politica, e che potremmo meglio definire ideologia sociale.
In Elle non c’è niente che vada per il verso normale, scontato, previsto, documentato; azioni e reazioni si producono a partire da una violenza, cioè uno strappo alla norma, la rottura di un credo fondato su secoli di buon senso e di buona creanza.
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Elle è un film che sceglie di guardare la relazione fra gli individui minandone alla base certezze e rassicurazioni.
Saltano per aria borghesia e fede, figure retoriche e voti, immagini sacre e immagini etiche.
Il significato vero della realtà di Verhoeven non è banalmente né il nonsense né il grottesco, bensì la negazione a priori di ciò che ormai è consueto chiamare – con un certo qualunquismo – correttezza politica, e che potremmo meglio definire ideologia sociale.
In Elle non c’è niente che vada per il verso normale, scontato, previsto, documentato; azioni e reazioni si producono a partire da una violenza, cioè uno strappo alla norma, la rottura di un credo fondato su secoli di buon senso e di buona creanza.
Verhoeven cambia con il passare degli anni, sia nel suo mettere in scena il sesso, sia nel piglio con cui affonda l'obiettivo della sua macchina da presa nel cervello dei suoi personaggi.
Il corpo non è più ostentato come ai bei tempi dell'oltraggiosa Sharon Stone, ma è svelato con parsimonia, guidato da perversioni che non sono più mostrate attraverso la lente materiale del dettaglio fisico, il filtro ormai è caduto.
L'inquietante perversione di Michèle, che trasforma un sopruso sofferto in un rituale liberatorio, è figlia di tutto ciò che abbiamo visto: un accumulo di tensioni, falsità, inquietudini familiari, sociali, lavorative.
Elle, presentato come un film-scandalo, è invece satira acuta dei nostri giorni, il sadomasochismo si amplifica ai rapporti sociali, lavorativi, parentali.
Forse arenandosi nella sua sfrenata pulsione psicanalizzante, Verhoeven, da europeo, mostra comunque una Francia e una Parigi dove tutta la cronaca vissuta negli ultimi tempi fa da sinistra cornice alla commedia nera che non può che tracimare nel dramma: la violenza, la chiusura delle case borghesi, la religione, le vergogne del passato sono tutti elementi pronti a deflagrare anche se tenuti abilmente nascosti da chi è interessato a mostrarsi in una versione pubblica presentabile, mentre nel privato sfoga tutta la propria inspiegabile frustrazione.
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matteo
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venerdì 1 maggio 2020
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superficiale e grottesco
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Un film in cui non si salva nulla, neanche volendo. Troppe tematiche delicate che si inrecciano senza che nessuna di queste venga approfondita in modo soddisfacente. Come i personaggi appena abbozzati. Superficiale e al limite del grottesco. Da evitare.
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dorian
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sabato 18 aprile 2020
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pessimo film. ma i premi, chi glieli ha dati?
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Un film senza nessun pregio, compresa la recitazione della Huppert che alla fine viene a noia per quel suo essere perennemente fredda, insensibile, maligna, sessulamente malata e frustrata. I personaggi sono caricature di se stessi, impegnati nella pratica del sesso senza alcun coinvolgimento se non quello superficiale, problematico e violento. La protagonista non è folle, la follia non si manifesta così, è molto più subdola e mostra anche una faccia angelica che lei non ha mai. Il film cosa vuole raccontarci? Cosa vuole trasmetterci? Direi che non lo sanno nemmeno gli autori se non quello di fare presa sul lato morboso dello spettatore, ma di quello che ha poche pretese, peò.
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Un film senza nessun pregio, compresa la recitazione della Huppert che alla fine viene a noia per quel suo essere perennemente fredda, insensibile, maligna, sessulamente malata e frustrata. I personaggi sono caricature di se stessi, impegnati nella pratica del sesso senza alcun coinvolgimento se non quello superficiale, problematico e violento. La protagonista non è folle, la follia non si manifesta così, è molto più subdola e mostra anche una faccia angelica che lei non ha mai. Il film cosa vuole raccontarci? Cosa vuole trasmetterci? Direi che non lo sanno nemmeno gli autori se non quello di fare presa sul lato morboso dello spettatore, ma di quello che ha poche pretese, peò. Sembra quasi un incitamento allo stupro... lei tanto ha goduto così tante volte, o no? L'assasinio finale è ridicolo e i due ragazzi che si baciano tutti contenti, dopo essersi accorti di avere anche un bambino in macchina è esilarante.
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ennio
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giovedì 16 aprile 2020
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poca perversione, molta telenovela
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Se l'obiettivo di questo film era modellare una Huppert sulla falsariga de "la pianista" di Haneke, è stato ampiamente fallito, Verhoeven non è Haneke.
La morbosità delle presunte perversioni erotiche della protagonista e del "cattivissimo" maniaco che la tormenta, è pari quasi a zero.
Sembra che l'unico filo conduttore dei rapporti intimi tra i protagonisti sia l'assoluta inverosimiglianza dei rapporti stessi. Donne ottantenni che si fanno l'amante trentenne. Figlie della ottantenne che a sessant'anni pretenderebbero di essere ancora delle mantidi erotiche (la Huppert nel 2016 ha 63 anni, rendiamoci conto).
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Se l'obiettivo di questo film era modellare una Huppert sulla falsariga de "la pianista" di Haneke, è stato ampiamente fallito, Verhoeven non è Haneke.
La morbosità delle presunte perversioni erotiche della protagonista e del "cattivissimo" maniaco che la tormenta, è pari quasi a zero.
Sembra che l'unico filo conduttore dei rapporti intimi tra i protagonisti sia l'assoluta inverosimiglianza dei rapporti stessi. Donne ottantenni che si fanno l'amante trentenne. Figlie della ottantenne che a sessant'anni pretenderebbero di essere ancora delle mantidi erotiche (la Huppert nel 2016 ha 63 anni, rendiamoci conto). E poi il nipote della ottantenne che vorrebbe essere un padre modello e si fa puerilmente ingannare da una moglie che gli sforna un figlio di pelle scura e gli fa credere di essere lui il padre, ma lui è cpntento lostesso. Una famiglia di disgraziati insomma, altro che tormenti e perversioni. Il resto è condito di banali storielle di triangoli, tradimenti e banalità da telenovela, appunto.
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lorenzodv
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sabato 15 febbraio 2020
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l'ironia porta a galla cento violenze
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Il regista olandese Paul Verhoeven ed il produttore tunisino Saïd Ben Saïd hanno cercato di fare un film francese ad Hollywood. Non ci sono riusciti, ovviamente, quindi lo hanno fatto in Francia.
Dico che è un film francese perché: 1) se ne frega del messaggio etico da veicolare, racconta la sua storia che piaccia o no e che è comunque significativa; 2) i personaggi holliwoodiani sono brillanti o comunque in qualche loro maniera grandiosi, questi sono enigmatici e contradittori (come sono le persone, direbbe forse Verhoeven); 3) è ironico, di una stupenda e stupefacente ironia irriverente che gli americani sanno applicare bene alla politica ma non oserebbero pensare su altri temi, come gli affetti o la religione.
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Il regista olandese Paul Verhoeven ed il produttore tunisino Saïd Ben Saïd hanno cercato di fare un film francese ad Hollywood. Non ci sono riusciti, ovviamente, quindi lo hanno fatto in Francia.
Dico che è un film francese perché: 1) se ne frega del messaggio etico da veicolare, racconta la sua storia che piaccia o no e che è comunque significativa; 2) i personaggi holliwoodiani sono brillanti o comunque in qualche loro maniera grandiosi, questi sono enigmatici e contradittori (come sono le persone, direbbe forse Verhoeven); 3) è ironico, di una stupenda e stupefacente ironia irriverente che gli americani sanno applicare bene alla politica ma non oserebbero pensare su altri temi, come gli affetti o la religione.
Michelle (Elle) è aggredita e stuprata, reagisce pensando a mettere a posto tutto il disordine che l'aggressione ha combinato e sostanzialmente ignora il fatto; successivamente conosce lo stupratore, che nel frattempo è diventato un molestatore a tutto tondo, e sta al suo gioco. Non è dato capire se mediti vendetta o se le piaccia, forse semplicemente ci sta, come ci sta con il suo amante che la da per scontata ed ignora gli inviti a ritirarsi. Sembra chiedere a tutti e tutte perché tanto casino per la violenza quando l'insistenza, la pressione o il ricatto hanno lo stesso effetto e non provocano alcuna reazione. Per darci il controesempio violenta un suo dipendente, con un'azione che almeno penalmente è considerata alla stessa stregua ed è bello accorgersi che non ci se ne era resi conto sul momento. Insomma se Elle ha messo da parte la sensibilità mostra di aver capito che per tutta la vita le si è chiesto esattamente questo: di sopportare pacificamente.
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taniamarina
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lunedì 19 novembre 2018
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le sfumature tra vittima e carnefice
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Uno sguardo attento alla donna, la sua tendenza spiccata ad essere vittima e carnefice, complicata e tortuosa anche nel definire le chiare sfumature tra bene e male, e per questo sempre profonda ed intelligente. Quanto si sarà divertito Paul a costruire un film dallo stampo francese ed uterino, una pellicola che spazia dal noir alla mai invasiva tinta horror, con una attrice protagonista felicissima di recitare il ruolo. Ma c'è troppa carne a cuocere, un tributo alla cultura cinematografica francese che finisce per essere stucchevole e posticcio, con tanto di immancabile cena familiare logorroica, vero must del cinema francese. Troppi riferimenti, troppo allegorie, troppi significati nascosti, ed alla fine ci si perde un po' nel guardare una pellicola tropo lunga che cerca senza false modestie i più grandi complimenti.
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Uno sguardo attento alla donna, la sua tendenza spiccata ad essere vittima e carnefice, complicata e tortuosa anche nel definire le chiare sfumature tra bene e male, e per questo sempre profonda ed intelligente. Quanto si sarà divertito Paul a costruire un film dallo stampo francese ed uterino, una pellicola che spazia dal noir alla mai invasiva tinta horror, con una attrice protagonista felicissima di recitare il ruolo. Ma c'è troppa carne a cuocere, un tributo alla cultura cinematografica francese che finisce per essere stucchevole e posticcio, con tanto di immancabile cena familiare logorroica, vero must del cinema francese. Troppi riferimenti, troppo allegorie, troppi significati nascosti, ed alla fine ci si perde un po' nel guardare una pellicola tropo lunga che cerca senza false modestie i più grandi complimenti. Grande mestiere, grande attrice ma troppo autocelebrativismo. Ottima partenza ma crisi muscolare nella lunga distanza
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