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Torna Ben Hur, un'unica certezza: venderà milioni di biglietti

Il vecchio e il nuovo a confronto. Dal film del 1959 ad oggi con l'atteso remake di Bekmambetov, dal 29 settembre al cinema.
di Pino Farinotti

Ben-Hur

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Jack Huston (41 anni) 7 dicembre 1982, Londra (Gran Bretagna) - Sagittario. Interpreta Judah Ben-Hur nel film di Timur Bekmambetov Ben-Hur.
lunedì 25 luglio 2016 - Focus

È in arrivo, a settembre, la nuova edizione di "Ben Hur". Chi produce questo titolo ha una sicurezza: venderà milioni di biglietti. L'ultimo remake è firmato da Timur Bekmambetov, regista kazako e all'eroe di Palestina che sfida l'impero romano dà corpo e volto Jack Huston. Nome importante, dovuto al nonno paterno, il grande John Huston. Ben-Hur è un titolo potente, quasi magico, per molte ragioni.
Il romanzo lo si deve a Lew Wallace, gran personaggio. Personalità ultracompleta, scrittore per caso. Era nato nel 1827 a Brookville, cittadina dell'Indiana. Prima giornalista, poi avvocato, trovò la definitiva vocazione arruolandosi nell'esercito. Nel 1846 partecipava alla guerra contro il Messico, quella di Alamo, quando il Texas divenne repubblica per poi diventare uno degli States. Nel frattempo faceva carriera, con un intermezzo politico di alto livello, senatore, salendo, nel frattempo, nelle gerarchie militari, fino a diventare generale. Non ancora quarantenne combatte contro i sudisti nella guerra civile. La sua laurea in legge lo porta a far parte dell'accusa nel processo contro i complici di John Wilkes Booth, l'assassino del presidente Lincoln. Tornata la pace negli Usa, Wallace è un uomo decisamente popolare e, come sempre, alla ricerca di nuove avventure. E la "nuova avventura" è la letteratura.

Dopo qualche tentativo che gli serve come esercizio e preparazione, Lew Wallace decide per un romanzo storico. È un uomo colto e sa che il contesto storico favorisce e rilancia le vicende private.
Pino Farinotti

Conosce "Ivanhoe" di Walter Scott, nel quadro della guerra fra sassoni e normanni del dodicesimo secolo, e "I miserabili" di Hugo, manifesto della rivoluzione della "Comune" parigina. Così decide l'epoca, che sarà lontana, l'antica Roma, e per dare un quanto in più di solennità ci mette anche un personaggio decisamente importante, Gesù. Il titolo originale, furbo, accattivante, del romanzo infatti è "Ben-Hur, una storia di Cristo".


In foto una scena di Ben-Hur (2016).
In foto una scena di Ben-Hur (2016).
In foto una scena di Ben-Hur (2016).

La storia: Giuda Ben Hur, nobile palestinese tradito dall'antico amico romano Messala è condannato alle galee, sopravvive, viene adottato da un potente romano, torna a Gerusalemme e si vendica del nemico nella mortale corsa delle quadrighe. Nel frattempo ha incontrato Gesù, suo coetaneo e lo ha visto crocifisso. La vicenda è perfetta per il cinema: la Storia, le classi, le etnie, la mistica, la violenza, l'amore e la vendetta, il trionfo dunque dell'avventura totale. L'opera divenne anche un esemplare manifesto del dolore dei popoli oppressi. Tutti i codici per una storia, e un film, perfetti.

Sono quattro le edizioni realizzate per il grande schermo, alle quali si aggiunge una serie televisiva del 2010. Ricordabile anche lo spettacolo teatrale, la prima rappresentazione in assoluto, prima dei film, del 1899, al Musical Academy di New York. Con repliche che resistettero per un ventennio.
Pino Farinotti

Il primo Ben Hur è del 1907, di Alcott; il secondo del 1925 di Niblo. Dunque "muti". Il titolo della leggenda è quello del 1959, di William Wyler, con Charlton Heston. Un segnale proporzionato, diciamo così, rispetto alla qualità e al mito è il premio Oscar: ne vinse undici, primato assoluto, uguagliato poi da Titanic e da Il signore degli anelli.
L'investimento della Metro Goldwyn Mayer fu abnorme. Com'era costume di quella major collaborarono alcuni dei maggiori specialisti nei vari campi, a cominciare dalla storia della Roma antica. La scelta del regista era perfetta: William Wyler era un tedesco che veniva dalla prestigiosa scuola di Weimar, dunque cultura profonda e completa che, combinata con quella "spettacolare" di Hollywood, divenne una formula strepitosa. E "Ben Hur" è perfetto per rappresentare quel tipo di chimica fra qualità e spettacolo. E Wyler è considerato l'autore che ha saputo trovare gli equilibri, non semplici, in tutta la sua opera, fra arte ed evasione. E poi gli Oscar, e anche in quel senso Wyler è primatista: premi a pioggia con titoli come La signora Miniver e I migliori anni della nostra vita. La siderale la distanza di qualità fra l'edizione firmata da Wyler e quella che vedremo in autunno non può essere compensata. Alla produzione non rimaneva che investire sull'iperbole e gli effetti speciali. Ci sono momenti perfetti in quel senso, come la battaglia navale dove Ben Hur salva il nobile romano che lo adotterà e, naturalmente, la corsa delle quadrighe, dove scorre il sangue, ma ne vedremo scorrere molto di più.


In foto una scena di Ben Hur (1959).
In foto una scena di Ben Hur (1959).
In foto una scena di Ben Hur (1959).

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