tavololaici
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domenica 17 gennaio 2016
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della delicatezza
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Little Sister (2015) di Hirokazu Kore-Eda
Mi chiedo prchè uno debba rivolgersi al Giappone per vedere un film di questa delicatezza. All'uscita gli occhi di tutto il pubblico erano commossi. I maschi in difficoltà , le donne tutte a ravvivarsi i capelli, a sfiorarsi le frangie e cosi' via. Vabbè.
La trama non è niente di che. La vita quotidiana di alcune giovani sorelle in un Giappone di provincia di oggi, occidentalizzato ma senza esagerare. La normalità insomma. Con alcuni problemi, quelli che, piu' o meno, son parte della vita di tutti. Le scelte, il guardarsi dentro, il trarre dadi ogni tanto, il dolersi degli affanni, il lavorare per vivere, la simpatia per il sesso opposto e i problemi che questo comporta ecc.
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Little Sister (2015) di Hirokazu Kore-Eda
Mi chiedo prchè uno debba rivolgersi al Giappone per vedere un film di questa delicatezza. All'uscita gli occhi di tutto il pubblico erano commossi. I maschi in difficoltà , le donne tutte a ravvivarsi i capelli, a sfiorarsi le frangie e cosi' via. Vabbè.
La trama non è niente di che. La vita quotidiana di alcune giovani sorelle in un Giappone di provincia di oggi, occidentalizzato ma senza esagerare. La normalità insomma. Con alcuni problemi, quelli che, piu' o meno, son parte della vita di tutti. Le scelte, il guardarsi dentro, il trarre dadi ogni tanto, il dolersi degli affanni, il lavorare per vivere, la simpatia per il sesso opposto e i problemi che questo comporta ecc.
Manco un sparo che sia uno, una esplosione, un scontro feroce, e trattandosi di donne, manco una cougar, toy boy, giochi di potere giocati attorno alla presenza o meno degli uomini, esagerazioni emotive atteggiate, sguaiatezze, corna e scambi di coppia. Niente! E che sarà?
E' un lavoro delicato questo, fatto di visi, di sfumature, di emozioni tenute a bada, di dolente gentilezza per nulla forzata, di trovare il modo di condividere un percorso (che poi si chiama vita, vivere) tenendosi in qualche modo saldi.
Sembra cinema di un altro mondo.
Ma che bel lavoro!
Gianni Buganza
Padova
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flyanto
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martedì 12 gennaio 2016
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la quotidianità e il legame profondo di 4 sorelle
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Nel panorama e nella gran quantità dei cinepanettoni natalizi, esce nello stesso periodo questo piccolo gioiello di film giapponese intitolato "Little Sister".
Come si evince, appunto, dallo stesso titolo, la storia narra di tre sorelle le quali nel corso del funerale del proprio padre incontrano e vengono a conoscenza di una loro quarta sorella adolescente che il defunto genitore ha avuto dalla seconda moglie. Essendo quest'ultima già orfana di madre, esse decidono di ospitare ed in pratica occuparsi di questa ragazzina, dandole ospitalità e trattandola in tutto e per tutto come una loro cara consanguinea, sebbene a loro sinora sconosciuta.
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Nel panorama e nella gran quantità dei cinepanettoni natalizi, esce nello stesso periodo questo piccolo gioiello di film giapponese intitolato "Little Sister".
Come si evince, appunto, dallo stesso titolo, la storia narra di tre sorelle le quali nel corso del funerale del proprio padre incontrano e vengono a conoscenza di una loro quarta sorella adolescente che il defunto genitore ha avuto dalla seconda moglie. Essendo quest'ultima già orfana di madre, esse decidono di ospitare ed in pratica occuparsi di questa ragazzina, dandole ospitalità e trattandola in tutto e per tutto come una loro cara consanguinea, sebbene a loro sinora sconosciuta. Nel corso dei giorni e delle stagioni che passano il legame fra le quattro sorelle si cementa sempre di più facendole sentire un tutt'uno all'unisono. La convivenza tra loro si dimostra perfettamente in armonia e di conseguenza l'affetto tra le quattro giovani donne cresce. E così sarà, si intuisce, per tutto il resto della loro vita.
La storia di per sè non presenta alcun avvenimento eclatante nel corso del suo svolgersi, a parte l' iniziale morte ed il funerale del padre, ma quello che rende grande e profondamente toccante questo film è proprio la rappresentazione della quotidianità, dei sentimenti e dei rapporti che via via prendono corpo, evidenziandone le delicate sfumature ed in pratica l'andamento stesso dell'esistenza degli individui. In "Little Sister" il regista giapponese Kore-Eda analizza nel dettaglio i rapporti che si sviluppano in un ambiente prettamente femminile, ma quello di presentare e parlare dei rapporti e dei profondi legami esistenti all'interno della famiglia era già presente nella sua precedente e premiata pellicola a Cannes "Father and Son" venendo a costituire pertanto la caratteristica principale del suo modo di fare cinema. Così egli si conferma maestro dei sentimenti, acuto analizzatore dei rapporti sociali e dei legami di sangue o meno, addentrandosene bene in fondo con perizia e precisione, nonchè tatto ed infinita dolcezza. Nel suo insieme "Little Sister" potrebbe ricordare un poco i racconti e i romanzi della sua connazionale Banana Yoshimoto fatti di piccoli avvenimenti e profonde sensazioni.
Insomma, un film veramente poetico e quanto mai adatto a chi predilige ed apprezza le storie intimistiche. Un piccolo, ripeto, gioiello cinematografico vivamente consigliato.
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lbavassano
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martedì 19 aprile 2016
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la profondità celata nella superficie
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Come la stilizzazione rituale possa farsi veicolo dei sentimenti più autentici, non loro negazione ma semmai, addirittura, amplificazione, è cosa difficile da comprendere per noi occidentali. Ci insegna molto, senza parere, sulla cultura, sul modo di intendere la vita giapponese il film di Hirokazu Kore-Eda, su come anche il cibo (si mangia molto in questo film), su come il gusto dei cibi possa essere un luogo importante per la comunicazione fra gli esseri umani, molto al di là delle mode, sul culto degli antenati, dei morti e della casa (è una pietra consunta la soglia di quella casa che è la quinta sorella, e la madre, e la nonna, delle protagoniste).
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Come la stilizzazione rituale possa farsi veicolo dei sentimenti più autentici, non loro negazione ma semmai, addirittura, amplificazione, è cosa difficile da comprendere per noi occidentali. Ci insegna molto, senza parere, sulla cultura, sul modo di intendere la vita giapponese il film di Hirokazu Kore-Eda, su come anche il cibo (si mangia molto in questo film), su come il gusto dei cibi possa essere un luogo importante per la comunicazione fra gli esseri umani, molto al di là delle mode, sul culto degli antenati, dei morti e della casa (è una pietra consunta la soglia di quella casa che è la quinta sorella, e la madre, e la nonna, delle protagoniste). Ci insegna molto sulla bellezza, sul sapere apprezzare anche in punto di morte la bellezza, come forma di riscatto della transitorietà. Ci sono molte ombre nel film di Hirokazu Kore-Eda, non certo a caso siglato da due funerali, ma sfumano, e sfumano ancora, fino a tramutarsi in luce, ed è estremamente difficile definire il momento esatto del transito. C'é molto da imparare per una cultura, un'estetica, abituata ad apprezzare soprattutto la violenza dei contrasti, delle luci e delle ombre, a trovare unicamente in ciò la profondità. C'é un'altra forma di profondità, celata nella superficie. Rivisto con grande piacere.
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sabato 13 maggio 2017
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un cartone trasformato in film
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Dopo la visione del film, due sere fa, volevo scrivere "Sembra un cartone trasformato in film" nella recensione; gli ho soltanto assegnato le meritate 5 stelle. Non avevo letto niente, ora che l'ho fatto, apprendo che è proprio così. Ma il regista è stato davvero abile a far scorrere immagini godibilissime in forma di cinema dalla graphic novel: leggerezza, a volte impalpabilità, eppure tante sensazioni forti ti vengono incontro, e tu spettatore non pui respingerle, ne sei preso come nelle migliori pellicole. I protagonisti tutti bravi, a volte perfetti. Kamakura e i suoi dintorni appaiono al naturale, o semmai appena acquarellati, senza che i contorni ne risultino troppo sfumati.
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Dopo la visione del film, due sere fa, volevo scrivere "Sembra un cartone trasformato in film" nella recensione; gli ho soltanto assegnato le meritate 5 stelle. Non avevo letto niente, ora che l'ho fatto, apprendo che è proprio così. Ma il regista è stato davvero abile a far scorrere immagini godibilissime in forma di cinema dalla graphic novel: leggerezza, a volte impalpabilità, eppure tante sensazioni forti ti vengono incontro, e tu spettatore non pui respingerle, ne sei preso come nelle migliori pellicole. I protagonisti tutti bravi, a volte perfetti. Kamakura e i suoi dintorni appaiono al naturale, o semmai appena acquarellati, senza che i contorni ne risultino troppo sfumati. Per me un film giapponese più che ottimo.
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luca scialo
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venerdì 3 giugno 2022
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la diversità di 4 sorelle oltre le avversità
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Hirokazu Kore-eda traspone in modo libero, previo consenso dell'autore Yoshida Akim,i la graphic novel "Umimachi's Diary". Conservandone sì l'impianto di fondo ma dando maggiore peso alla prima delle tre sorelle, oltre alla protagonista Suzu. Nella cittadina di Kamakura vivono Sachi, Yoshino e Chika. Tre sorelle abbandonate da 15 anni dal padre prima, che ha intrapreso nel frattempo altre 2 relazioni, e dalla madre poi come reazione all'abbandono del tetto coniugale. Un giorno, ricevono la notizia che il padre sia morto e senza rancore si recano al loro capezzale. Qui scoprono che dalla prima relazione ha avuto un'altra figlia, Suzu, quindi loro sorellastra. A funerale terminato, decidono di invitarla a vivere a casa loro.
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Hirokazu Kore-eda traspone in modo libero, previo consenso dell'autore Yoshida Akim,i la graphic novel "Umimachi's Diary". Conservandone sì l'impianto di fondo ma dando maggiore peso alla prima delle tre sorelle, oltre alla protagonista Suzu. Nella cittadina di Kamakura vivono Sachi, Yoshino e Chika. Tre sorelle abbandonate da 15 anni dal padre prima, che ha intrapreso nel frattempo altre 2 relazioni, e dalla madre poi come reazione all'abbandono del tetto coniugale. Un giorno, ricevono la notizia che il padre sia morto e senza rancore si recano al loro capezzale. Qui scoprono che dalla prima relazione ha avuto un'altra figlia, Suzu, quindi loro sorellastra. A funerale terminato, decidono di invitarla a vivere a casa loro. Dando vita ad una convivenza che ha messo da parte il passato per viversi unite il presente. Altra pellicola di Kore-eda dedicata alle dinamiche familiari non proprio ordinario. Offrendoci uno spaccato di quel Giappone da tempo sospeso tra modernità e antiche tradizioni. Le protagoniste si muovono attraverso le proprie diversità, riuscendo comunque ad incastrarsi molto bene. Una poesia tutta al femminile, sull'unità del sangue posta prima di tutto.
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francesco2
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martedì 22 dicembre 2015
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la grande carineria
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Il regista di "Father e Son" è tornato, e Cannes -penso per la seconda volta di seguito- gli ha aperto le porte del concorso. La tematica continua a essere la famiglia, come nucleo biologico ed affettivo che si (ri)costituisce o tenta di farlo, partendo dall'accoglienza che si riserva ad una ragazza più giovane delle tre (co)protagoniste.
Ma, (neanche tanto) paradossalmente, il film -dopo una prima scena che promette bene- decolla davvero quando l'oggetto dell'attenzione non è lei, ma una giovane molto più grande, alle prese con i problemi dell'età adulta, nella sfera affettiva come in quella professionale, che fra l'altro la confronta con un lavoro che implica particolari responsabilità.
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Il regista di "Father e Son" è tornato, e Cannes -penso per la seconda volta di seguito- gli ha aperto le porte del concorso. La tematica continua a essere la famiglia, come nucleo biologico ed affettivo che si (ri)costituisce o tenta di farlo, partendo dall'accoglienza che si riserva ad una ragazza più giovane delle tre (co)protagoniste.
Ma, (neanche tanto) paradossalmente, il film -dopo una prima scena che promette bene- decolla davvero quando l'oggetto dell'attenzione non è lei, ma una giovane molto più grande, alle prese con i problemi dell'età adulta, nella sfera affettiva come in quella professionale, che fra l'altro la confronta con un lavoro che implica particolari responsabilità.
Come se quest'opera stessa maturasse "insieme a lei", ed avesse bisogno delle sue riflessioni-non sempre profondissime e necessarie, certo-, per autodistanziarsi dall'ingenuità che lo caratterizza, e di cui sembra a volte persino compiacersi, ad esempio in scene come quella dello scarafaggio. Scene che, per fortuna, contrastano con momenti con l'arrivo della zia. Il quale aumenta i rimpianti per le considerazioni che Hirokazu avrebbe potuto imporsi ed imporci, anziché accontentarsi di una cultura panteista tipica forse di quei paesi, e di personaggi probabilmente piuttosto irrisolti, come l'uomo che non è disposto a cedere il suo negozio.
D'accordo, campiamo anche di corse sotto il sole in cui si contemplano la natura ed i suoi tesori, tanto più con gli occhi degli orientali. Ma i bei film sono un'altra cosa.
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[+] un chiarimento......
(di francesco2)
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