The Hateful Eight |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jennifer Jason Leigh, Walton Goggins, Demián Bichir.
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Titolo originale The Hateful Eight.
Western,
Ratings: Kids+16,
durata 167 min.
- USA 2015.
- 01 Distribution
uscita giovedì 4 febbraio 2016.
MYMONETRO
The Hateful Eight
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Bello, ma si ferma un passo prima della veritàdi Des EsseintesFeedback: 3758 | altri commenti e recensioni di Des Esseintes |
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giovedì 25 febbraio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La cosa che sorprende sono le critiche degli interpreti autorizzati. Un sacco di parole messe molto bene insieme per dire non si sa bene che. In sostanza nulla, come sempre quando non sanno cosa dire ossia nella maggior parte dei casi. Di che diavolo parla questo film? Secondo loro non si sa. E non si sa davvero, non è chiarissimo. Di certo c'è che è fatto molto bene, che finalmente è cinema "parlato" in cui il dialogo ha la parte più importante e dove le scene grandguignolesche sono solo di complemento, non servono solamente a vellicare gli istinti animaleschi dei bovini che pagano il biglietto per provare "la sensazione forte", sono anzi la drammatica rivelazione del non significato di fondo delle azioni umane quali che siano le loro motivazioni. Perché nel gelo desolato del Wyoming non hanno più senso gli ideali, i sentimenti, la lealtà, la famiglia e l'amicizia, nemmeno il riscatto razziale. Là dove il Cristo crocifisso è abbandonato e negletto in mezzo all'indifferenza del paesaggio da dantesco inferno ghiacciato nulla significa più nulla e la motivazione vera di fondo, l'unica giustificabile, la lettera di Abraham Lincoln, è solo un misero falso da accartocciare e buttare senza rimpianti di fronte alla crudezza di una realtà dei rapporti umani ormai senza radici, che si aggrappa a inesistenti tradizioni e in cui anche i rapporti familiari si riducono a semplici scuse per potere liberamente esercitare quella menzogna e quella violenza di chi non sa più quali siano i suoi scopi, di chi ha definitivamente perso "il senso" del mondo e della propria esistenza. Un messaggio nichilista? Non come può essere nel caso dei fratelli Coen cioè con un compiacimento estetizzante della intuizione del non senso dell'esistenza e della imminenza del redde rationem ("Non è un paese per vecchi" e "A Serious Man") ma come rivelazione hard boiled, sbattuta brutalmente in faccia allo spettatore. E poi? Manca qualcosa, manca una prospettiva e questo è il limite del film, il solito limite dei film contemporanei. E' fatto bene comunque e vale la pena di vederlo, la colonna sonora di Morricone è molto discreta in mancanza di un'idea melodica importante e rispetto al livello attuale è una piacevole sorpresa. La chiave secondo me è la lettera di Lincoln e il suo destino finale ossia per le azioni umane non è restato nulla di valido se non la fittizia giustificazione fornita dal potere ma solo per i propri fini che ovviamente non sono quelli autentici dei subalterni che li hanno persi irrimediabilmente; il popolo non riesce a immaginare nulla di più se non il permesso dell'autorità per sentirsi in grado di concepire un significato per la propria esistenza che si ridurrà all'esercizio di una violenza assurda, apparentemente liberatoria ma che intrinsecamente è il suggello della propria condizione alienata di schiavi senza redenzione. Se fosse veramente così sarebbe interessante perché in sostanza si tratterebbe della rivelazione del misterioso contenuto della valigetta che non viene mai mostrato in "Pulp Fiction". Bravo Tarantino ma si è fermato a un passo dal dire ciò che davvero andrebbe detto e forse è questo il motivo del profluvio di sangue e vomito che in sostanza serve a nascondere il timore di compiere l'ultimo passo verso la verità.
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