maurizio meres
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venerdì 4 marzo 2016
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il mondo in una stanza
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Crescere in una stanza senza sapere che fuori c'è tutto un mondo da scoprire,adattarsi forzatamente ad una situazione assurda ciò che fa la madre di Jack un bambino di cinque anni,per proteggerlo dalla pazzia di un essere umano,psicologicamente contraffatta,sia nella dignità ma soprattutto nella sua identità.
Quella stanza per il bambino è tutta la vita,tutte le cose che sono dentro per lui sono viventi,le ama,ci parla,quando riesce ad uscire e come un cieco che riacquista la vista e vede per la prima volta un oggetto.
Ottima sceneggiatura che divide il film in due periodi,il primo tutto in una stanza,scorre benissimo mai statico,diventa una scoperta della situazione creatasi intorno alla madre e al figlio,sembra di stare in un'altra dimensione così come è il piccolo Jack,la seconda diventa la realtà di tutto il quadro psicologico della famiglia e soprattutto della depressione che attanaglia la madre di Jack consapevole di errori e incomprensioni.
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Crescere in una stanza senza sapere che fuori c'è tutto un mondo da scoprire,adattarsi forzatamente ad una situazione assurda ciò che fa la madre di Jack un bambino di cinque anni,per proteggerlo dalla pazzia di un essere umano,psicologicamente contraffatta,sia nella dignità ma soprattutto nella sua identità.
Quella stanza per il bambino è tutta la vita,tutte le cose che sono dentro per lui sono viventi,le ama,ci parla,quando riesce ad uscire e come un cieco che riacquista la vista e vede per la prima volta un oggetto.
Ottima sceneggiatura che divide il film in due periodi,il primo tutto in una stanza,scorre benissimo mai statico,diventa una scoperta della situazione creatasi intorno alla madre e al figlio,sembra di stare in un'altra dimensione così come è il piccolo Jack,la seconda diventa la realtà di tutto il quadro psicologico della famiglia e soprattutto della depressione che attanaglia la madre di Jack consapevole di errori e incomprensioni.
Il film è un susseguirsi di emozioni e rabbia,tutto il castello creato dal bravissimo regista
Abrahamson rientra in quadro logico di commozione,tutti i personaggi del film diventano importantissimi dove ognuno è partecipe nei sentimenti ma soprattutto all'emotività
dei vari momenti del film.
Bravissima la Brie Larson entra splendidamente nel personaggio Oscar meritato,il bambino è già un attore con sei film a nove anni,diventa un predestinato.
Film interessantissimo da vedere,dove la trama fa rabbrividire al solo pensiero,ma purtroppo reale da fatti realmente accaduti,dove la pazzia umana accompagnata da una remissività altrui li rende possibili.
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filippotognoli
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sabato 5 marzo 2016
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"amor omnia vincit"
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Come e' possibile sopravvivere rinchiusi in una stanza di 3 metri x 3 per sette anni senza impazzire o tentare il suicidio? La risposta e' allo stesso tempo semplice e complessa. Joy, il premio Oscar Brie Larson, ci riesce grazie all'amore di una madre per il proprio unico figlio. Un amore incondizionato, iperprotettivo, istintivo, viscerale che le permettera' appunto di sopportare una prigionia apparentemente senza fine. Il figlio Jack, un veramente strepitoso Jacob Trembley, incomprensibilmente ignorato dall'Academy, ruba letteramente la scena alla pur brava protagonista femminile, ricambiando a sua volta l'amore di un figlio verso la madre. Il loro rapporto idilliaco ovviamente nasconde enormi problemi legati alla crescita del bambino, ma soprattutto della madre.
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Come e' possibile sopravvivere rinchiusi in una stanza di 3 metri x 3 per sette anni senza impazzire o tentare il suicidio? La risposta e' allo stesso tempo semplice e complessa. Joy, il premio Oscar Brie Larson, ci riesce grazie all'amore di una madre per il proprio unico figlio. Un amore incondizionato, iperprotettivo, istintivo, viscerale che le permettera' appunto di sopportare una prigionia apparentemente senza fine. Il figlio Jack, un veramente strepitoso Jacob Trembley, incomprensibilmente ignorato dall'Academy, ruba letteramente la scena alla pur brava protagonista femminile, ricambiando a sua volta l'amore di un figlio verso la madre. Il loro rapporto idilliaco ovviamente nasconde enormi problemi legati alla crescita del bambino, ma soprattutto della madre. Se infatti lui riuscira', non senza difficolta' , ad uscire dal suo guscio materno e a scoprire il mondo che sta al di fuori della stanza, sara' proprio lei, una volta libera, a dover lottare con i suoi incubi e a cadere in depressione e a tentare il suicidio.Ma come dicevano i nostri antenati "Amor omnia vincit" e usando la metafora dei capelli di Sansone donati dal bambino alla mamma x restituirle la sua forza, anche nel mondo libero Joy riuscira' a trovare un suo equilibrio interiore e a superare la difficile fase del passaggio dall'adolescenza,che non ha avuto, all'eta' adulta di genitore. Lenny Abrahamson non si sofferma troppo nel voler spiegare le dinamiche legate agli aspetti giuridico legali della vicenda. Focalizza tutta la storia nel rapporto madre figlio, prima all'interno del loro finto mondo spiegato al bimbo x proteggerlo, e poi nel mondo vero, una volta liberi dal loro carceriere. Sono tanti i momenti davvero commoventi, bellissimi i pensieri ad alta voce di Jack prima nella sua stanza, e poi alla scoperta della vita vera. La sua espressione, il suo sguardo, i suoi occhi sono la cosa piu' bella di "Room" e cio' che lo rende veramente emozionante. Per chi, come me, e' un genitore non potra' non rimanere profondamente colpito.
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cos53
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domenica 6 marzo 2016
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il mondo in una stanza
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Le persone e le cose che conosce sono tutte lì, nella stanza. In “Stanza” per meglio dire. Dentro quelle quattro mura ci sono Ma’, Sedia 1, Sedia 2, Letto, Armadio, Tappeto, Lavandino e Lucernario. C’è anche Pianta che è da sempre sulla mensola, nonostante le foglie siano secche da un pezzo.
Tutti gli oggetti inanimati sono suoi amici e lui, il bambino, li saluta uno a uno, al mattino.
Poi c’è Ma’, ovvio, che lo stringe a sé, canta per lui, con cui fa stretching e prepara la torta per il suo compleanno.
Tutto il resto del mondo, a parte Topo, che un giorno appare furtivo e poi scappa quando Ma’ lo scaccia, tutto quel che è fuori dal suo mondo, è dentro Televisore.
Lo schermo sempre rigato, le immagini sfocate gli raccontano di tutto ciò che non ha mai visto: alberi, prati, mari, monti, cani, gatti e tartarughe e persone, tante persone – tutti esseri e cose inesistenti pensa il bambino – come nella favola di Alice nel Paese delle Meraviglie che Ma’ gli legge la sera per farlo addormentare.
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Le persone e le cose che conosce sono tutte lì, nella stanza. In “Stanza” per meglio dire. Dentro quelle quattro mura ci sono Ma’, Sedia 1, Sedia 2, Letto, Armadio, Tappeto, Lavandino e Lucernario. C’è anche Pianta che è da sempre sulla mensola, nonostante le foglie siano secche da un pezzo.
Tutti gli oggetti inanimati sono suoi amici e lui, il bambino, li saluta uno a uno, al mattino.
Poi c’è Ma’, ovvio, che lo stringe a sé, canta per lui, con cui fa stretching e prepara la torta per il suo compleanno.
Tutto il resto del mondo, a parte Topo, che un giorno appare furtivo e poi scappa quando Ma’ lo scaccia, tutto quel che è fuori dal suo mondo, è dentro Televisore.
Lo schermo sempre rigato, le immagini sfocate gli raccontano di tutto ciò che non ha mai visto: alberi, prati, mari, monti, cani, gatti e tartarughe e persone, tante persone – tutti esseri e cose inesistenti pensa il bambino – come nella favola di Alice nel Paese delle Meraviglie che Ma’ gli legge la sera per farlo addormentare.
Ogni tanto, di notte, arriva Vecchio Nick, allora il bambino scappa via dal letto di Ma’ e si nasconde dentro Armadio. Si dorme da Dio anche chiusi lì dentro.
Tratto dal romanzo di Emma Donoghue “Stanza, letto, armadio, specchio”, “Room” è un film straordinario.
Il regista irlandese Lenny Abrahamson, complice una sceneggiatura scarna e mai pruriginosa, lascia che la storia, avvincente e drammatica, venga raccontata attraverso il punto di vista del bambino. Anche la figura di Ma’, le sue angosce e fragilità, sono filtrate dagli occhi attenti e vivaci del piccolo.
Le implicazioni psicologiche, i risvolti sociali, l’impatto e l’invadenza dei media che pure vengono squadernati all’interno della vicenda narrata, sono sempre e soltanto un pretesto per farci capire cosa succede nel cuore di Jack, questo il nome del bambino.
Splendida la fotografia, che si sofferma soprattutto sulle misere suppellettili di Stanza: la fogliolina marcia che si appiccica al vetro del lucernario, da cui penetra la luce sporca del mattino e quella scura, talvolta puntuta di stelle, della sera.
Di incredibile bravura Jacob Tremblay che interpreta Jack e Brie Larson nella parte di Ma’, vincitrice del Golden Globe e dell’Oscar 2016 come migliore attrice.
Film coinvolgente, dal ritmo teso, in cui l’effetto claustrofobico viene annullato dalla percezione affettiva del bambino nei confronti dei pochi metri in cui vive. Al punto che, quando passa sullo schermo l’ultima didascalia, vorresti non alzarti, non uscire da quella storia che ti ha fatto soffrire, ridere e piangere fin da subito. Insieme a Jack, Ma’ e Stanza.
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maumauroma
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sabato 12 marzo 2016
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room
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Si puo' consumare la vita in piccoli spazi o nell'infinita' dell'universo, ma l'esistenza e' tutto un fluire di esperienze cognitive e sensoriali determinate dalla nostra rappresentazione mentale della realta' che ci circonda. Il piccolo Jack e' nato e vissuto per cinque anni in una stanza di dieci metri quadrati insieme alla madre,rapita e rinchiusa in quel piccolo spazio da un maniaco sette anni prima.Per il bambino la stanza e gli oggetti che la compongono sono tutto il suo mondo e in fondo questo gli basta.Quando il rapitore viene a portare cibo e a dividere il letto con la madre il piccolo Jack si chiude nel suo armadietto,aspetta e pensa e un piccolo lucernario e' il suo spicchio di cielo.
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Si puo' consumare la vita in piccoli spazi o nell'infinita' dell'universo, ma l'esistenza e' tutto un fluire di esperienze cognitive e sensoriali determinate dalla nostra rappresentazione mentale della realta' che ci circonda. Il piccolo Jack e' nato e vissuto per cinque anni in una stanza di dieci metri quadrati insieme alla madre,rapita e rinchiusa in quel piccolo spazio da un maniaco sette anni prima.Per il bambino la stanza e gli oggetti che la compongono sono tutto il suo mondo e in fondo questo gli basta.Quando il rapitore viene a portare cibo e a dividere il letto con la madre il piccolo Jack si chiude nel suo armadietto,aspetta e pensa e un piccolo lucernario e' il suo spicchio di cielo. Ma al compimento del suo quinto anniversario la madre gli svela che c'e'tutta un'altra realta' al di fuori di quella stanza e,complice un tappeto,riesce a ingannare il maniaco e far uscire il figlio nel mondo.Ma l'impatto con il reale non sara' poi cosi semplice, perché le nostre vite sono in fondo un continuo adattamento e dividere l'esistenza con le persone e' piu' complesso che parlare con gli oggetti,come imparera' ben presto il piccolo Jack.Buon film, buona regia, buona interpretazione,anche se l'oscar a Brie Larson sembra esagerato. Certo, un rapitore implacabile per sette anni e che improvvisamente diventa cosi' ingenuo appare molto improbabile.
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[+] ma infatti.........
(di francesco2)
[ - ] ma infatti.........
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gdahlia
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lunedì 14 marzo 2016
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travolgente
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Che dire di questa piacevolissima sorpresa? Il film oltre a risultare perfettamente omogeneo e coerente in tutta la sua durata, regala una scarica di emozioni non indifferente.
Durante tutta la prima parte si rimane letteralmente in apnea, fino alla scena culmine del furgone che segna lo spostamento definitivo del campo di azione dei due protagonisti; notevole la scelta registica di adottare come punto di vista dominante quello del bambino.
Si rimane forse un po' stupiti nel vedere il ribaltamento della situazione già a metà film, scelta a mio parere rischiosa dal punto di vista della continuità della vicenda, ma maestralmente gestita grazie alla solidità della sceneggiatura.
Un dramma intimo, di estrema fragilità che travolge e nonostante il (relativo) lietofine, lascia un senso di turbamento interiore che si prolunga ben oltre la fine del film.
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Che dire di questa piacevolissima sorpresa? Il film oltre a risultare perfettamente omogeneo e coerente in tutta la sua durata, regala una scarica di emozioni non indifferente.
Durante tutta la prima parte si rimane letteralmente in apnea, fino alla scena culmine del furgone che segna lo spostamento definitivo del campo di azione dei due protagonisti; notevole la scelta registica di adottare come punto di vista dominante quello del bambino.
Si rimane forse un po' stupiti nel vedere il ribaltamento della situazione già a metà film, scelta a mio parere rischiosa dal punto di vista della continuità della vicenda, ma maestralmente gestita grazie alla solidità della sceneggiatura.
Un dramma intimo, di estrema fragilità che travolge e nonostante il (relativo) lietofine, lascia un senso di turbamento interiore che si prolunga ben oltre la fine del film. Raccomando fortemente la visione... un consiglio? Evitare il trailer prima di aver visto il film.
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francesco2
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lunedì 11 aprile 2016
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io e te................da soli
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Un altra "stanza del figlio", o piuttosto di Cloe. Fortunatamente, Abrahamson evita il clima melenso che
aveva creato Rolf de Heer, tra l'altro considerato regista originale ed indipendente.
Per il ragazzino è l'unica realtà tangibile, mentre il resto appartiene alla fantasia, per la
madrea dir poco una prigione: eppure, la scena del topolino potrebbe essere letta anche
come reazione nei confronti di un corpo estraneo, che altra vita poteva (ap)portare in quello
spazio angusto. Quando la madre lo rinominerà come "nostra signora dei topi", o qualcosa
del genere, aumenta la nostra consapevolezza di come tutto"il resto", per Jack , appartenga
all'onirico.
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Un altra "stanza del figlio", o piuttosto di Cloe. Fortunatamente, Abrahamson evita il clima melenso che
aveva creato Rolf de Heer, tra l'altro considerato regista originale ed indipendente.
Per il ragazzino è l'unica realtà tangibile, mentre il resto appartiene alla fantasia, per la
madrea dir poco una prigione: eppure, la scena del topolino potrebbe essere letta anche
come reazione nei confronti di un corpo estraneo, che altra vita poteva (ap)portare in quello
spazio angusto. Quando la madre lo rinominerà come "nostra signora dei topi", o qualcosa
del genere, aumenta la nostra consapevolezza di come tutto"il resto", per Jack , appartenga
all'onirico. Persino la presenza del padre, in questa atmosfera, non sempre viene vis(su)ta
fisicamente: a volte, se ci facciamo caso, il ragazzino lo osserva sul letto, come stesse
sognando quell'essere vivente anziché percepirne la presenza.
La svolta del film, la prima almeno, nasce anch'essa dalla stanchezza della giovane che,
diversamente da quanto visto in precedenza, parla al bambino del mondo esterno
come una REALTA', cui non possono più restare esterni. Ecco che la morte, vera o simulata,
diventa l'unico stratagemma per riacquisire vita.
Una volta riapertosi al mondo esterno, bisogna sperimentare come anche quest'ultimo non
sia sempre lineare -La famiglia di,Ma per esempio-, e confrontarsi con la propria coscienza,
sulle scelte che (non?) si sarebbero potute fare. Quando la morte sembra di nuovo fare
capolino, ecco che la vita si riaffaccia. Per morte, qui, non s'intende solo la cessazione
delle funzioni vitali, ma anche un'esistenza anchilosata di qualsiasi approccio con gli altri,
in una dimensione dove, forse, persino il tempo sembra seguire una cadenza propria
( avete notato quel tono ironico sul compleanno di Jack?)
Per una volta, tuttavia, qui difendo il cinema nostrano, quantomeno la prima Roberta Torre
o i Cipri e Maresco di vent'anni fa. La loro"morte al(non) lavoro era cupa, esule dai
simbolismi facili che affollano ilmondo di Joey, e non è sufficiente dire che stiamo parlando
di un bambino.
Nel finale, i due protagonisti rivedono la dimensione di cui erano stati prigionieri, e in cui
per Joey " la madre era sempre con lui". Ora, bisogna (ri)aprirsi al mondo esterno, con la
consapevolezza che, come avveniva per la protagonista di "La felicità porta fortuna", "l'età
dell'innocenza" è finita.
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lamoreaitempidelcolera
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mercoledì 29 giugno 2016
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room = world
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"Room" = "World". Il Mondo in una Stanza, ma solo per il piccolo e innocente Jack, che di quello vero conosce solo i due poli opposti, l'Amore della mamma e Quella cosa che si ripete meccanicamente, freddamente, a cui non è stato mai dato un nome. Quella cosa da cui è nato.
"Room" = Tomba per Ma', la giovane madre, che dal mondo è stata strappata per bestialità e al mondo è rimasta agganciata solo per Amore di Jack.
Quando , con diversa brutalità, la giornalista la intervista al termine della segregazione e le insinua il dubbio che forse non è stata una buona madre, perchè avrebbe potuto riservare a suo figlio un destino diverso, tentando di convincere il suo aguzzino a liberarsi di lui, affidandolo al mondo esterno, ancora una volta Ma' viene strappata alla vita per il sospetto di questa pesante colpa.
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"Room" = "World". Il Mondo in una Stanza, ma solo per il piccolo e innocente Jack, che di quello vero conosce solo i due poli opposti, l'Amore della mamma e Quella cosa che si ripete meccanicamente, freddamente, a cui non è stato mai dato un nome. Quella cosa da cui è nato.
"Room" = Tomba per Ma', la giovane madre, che dal mondo è stata strappata per bestialità e al mondo è rimasta agganciata solo per Amore di Jack.
Quando , con diversa brutalità, la giornalista la intervista al termine della segregazione e le insinua il dubbio che forse non è stata una buona madre, perchè avrebbe potuto riservare a suo figlio un destino diverso, tentando di convincere il suo aguzzino a liberarsi di lui, affidandolo al mondo esterno, ancora una volta Ma' viene strappata alla vita per il sospetto di questa pesante colpa. E ancora una volta è Jack che trova il modo di riportarla in vita.
La trama è brutale nella sua essenza. La stanza è soffocante, se considerata agli occhi di lei; è rassicurante agli occhi di Jack.
Lasciando a parte tutto il discorso sulla violenza perpetrata per sette anni a una ragazzina, diventata madre per la capacità procreativa di un mostro, è bello osservare che, nonostante tutto, Jack ha avuto tutto. Non è una bestiola incattivita, ma un bambino curioso, sveglio, vivace, istruito. Ma' lo ha cresciuto portando nella stanza i ritmi del mondo: la colazione, l'applicazione alla lettura, alla cucina, la cura del corpo, lo sviluppo della fantasia, la separazione dal Bene e dal Male. Bene è il contato fisico con il corpo materno - Male sarebbe il contatto con il corpo e la mente del lurido Old Nick.
Bellissimo film sulla forza salvifica dell'amore materno, anche se nelle viscere più profonde dell'inferno.
Tornare nella stanza a Jack non fa paura, perchè per lui la stanza era il mondo trasfigurato dalla protezione della madre.
La forza delle Donne in questo film raccoglie solo successi. Brava è la giovanissima madre, brava è la donna poliziotto che scova la stanza con poche domande attente allo spaventato piccolo Jack, brava è la nonna, che sa aspettare il maturare degli eventi, dosando con opportuna e necessaria discrezione il suo traboccante amore.
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iris 29
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sabato 5 marzo 2016
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you're gonna love it...
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Angosciante, forte e commovente. Si percepisce il dramma di una famiglia distrutta e della difficile e atroce situazione della giovane protagonista e di suo figlio. Brie Larson è superba nell'interpretazione e non è da meno Jacob Tremblay che meritava il premio oscar per essere stato capace, a soli 8 anni, di reggere il peso di un'interpretazione audace. La relazione tra madre e figlio è solida, affettuosa ma resa anche complicata dalla loro situazione. Le riprese nella stanza rendono il senso di claustrofobia in cui sono costretti i due protagonisti. Il film è ispirato ad una storia vera, ciò rende tutto molto più scioccante.
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Angosciante, forte e commovente. Si percepisce il dramma di una famiglia distrutta e della difficile e atroce situazione della giovane protagonista e di suo figlio. Brie Larson è superba nell'interpretazione e non è da meno Jacob Tremblay che meritava il premio oscar per essere stato capace, a soli 8 anni, di reggere il peso di un'interpretazione audace. La relazione tra madre e figlio è solida, affettuosa ma resa anche complicata dalla loro situazione. Le riprese nella stanza rendono il senso di claustrofobia in cui sono costretti i due protagonisti. Il film è ispirato ad una storia vera, ciò rende tutto molto più scioccante. Nonostante la pesante tematica, è un film che da speranza e che dimostra che con l'amore e con la forza di volontà si possono superare situazioni difficili. Decisamente un film da oscar, per molti aspetti, che resta nel cuore degli spettatori.
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vincenzo ambriola
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domenica 6 marzo 2016
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uscire e vivere
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Jack e Ma' vivono reclusi in una stanza. Jack ha cinque anni, sua madre Ma' ne ha 25. Da sette anni Ma' è prigioniera di un orco che l'ha rapita, messa incinta e segregata. Non è dato sapere perché l'ha fatto. E' così e basta. Jack e Ma' riescono a uscire dalla stanza e il mondo li accoglie con la sua normalità, molto anormale per chi ha vissuto cinque anni in una stanza. Per entrambi sarà un percorso lento e difficile, di scoperta e di accettazione. Film che colpisce dritto allo stomaco, che non da tregua fino a rendere quasi impossibile la visione di una tale crudeltà. Ma poi la tensione si allenta e ci si ritrova a riflettere sul significato metaforico della stanza, della libertà recuperata, del mondo da scoprire.
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Jack e Ma' vivono reclusi in una stanza. Jack ha cinque anni, sua madre Ma' ne ha 25. Da sette anni Ma' è prigioniera di un orco che l'ha rapita, messa incinta e segregata. Non è dato sapere perché l'ha fatto. E' così e basta. Jack e Ma' riescono a uscire dalla stanza e il mondo li accoglie con la sua normalità, molto anormale per chi ha vissuto cinque anni in una stanza. Per entrambi sarà un percorso lento e difficile, di scoperta e di accettazione. Film che colpisce dritto allo stomaco, che non da tregua fino a rendere quasi impossibile la visione di una tale crudeltà. Ma poi la tensione si allenta e ci si ritrova a riflettere sul significato metaforico della stanza, della libertà recuperata, del mondo da scoprire. E ci si rende conto che siamo tutti in una stanza, chiusi in un recinto di idee, pregiudizi, ricatti e tormenti. Liberi di uscirne, questo sì, ma prigionieri di noi stessi. Allora si scopre che Jack non è solo "il figlio" ma è la ragione per andare avanti, per resistere, per accettare l'inaccettabile perché il futuro è sempre davanti che ci aspetta con le sue dolci promesse. Questa stessa ragione che darci la forza di uscire dalla nostra stanza e di continuare a vivere anche dopo. Perché il vero messaggio del film è questo: ci vuole forza per uscire, ma ce ne vuole molta di più dopo essere usciti.
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flyanto
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giovedì 10 marzo 2016
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la stanza come unica realtà esistente
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Thriller claustrofobico (lo si deduce già dal titolo stesso: "Room") che narra la brutta e sconvolgente esperienza della segregazione che una giovane donna ha dovuto subire a causa di uno psicopatico. Come nella reale vicenda vissuta dall'austriaca Kampusch, la protagonista di "Room" vive prigioniera, dall'età di 17 anni, da 7 anni in una stanza del capanno degli attrezzi del suo pazzo carceriere. Nel frattempo dagli abusi sessuali che ha dovuto anche subire dall'uomo è nato un bambino di nome Jack il quale, essendo stato anch'egli rinchiuso nella suddetta stanza dalla nascita,.non ha mai visto e tanto meno vissuto nel mondo esterno.
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Thriller claustrofobico (lo si deduce già dal titolo stesso: "Room") che narra la brutta e sconvolgente esperienza della segregazione che una giovane donna ha dovuto subire a causa di uno psicopatico. Come nella reale vicenda vissuta dall'austriaca Kampusch, la protagonista di "Room" vive prigioniera, dall'età di 17 anni, da 7 anni in una stanza del capanno degli attrezzi del suo pazzo carceriere. Nel frattempo dagli abusi sessuali che ha dovuto anche subire dall'uomo è nato un bambino di nome Jack il quale, essendo stato anch'egli rinchiuso nella suddetta stanza dalla nascita,.non ha mai visto e tanto meno vissuto nel mondo esterno. Non avendo termini di confronto, egli si è ben adattato all'ambiente quanto mai ristretto e malsano, la mamma lo accudisce con cura ma tale tipo di esistenza ovviamente non è assolutamente ammissibile per la sua assurda innaturalezza. All'ennesima violenza sessuale che subisce dal suo aguzzino, la protagonista decide di far evadere dalla forzata prigione il proprio figlio in modo tale da metterlo in salvo e, magari, riuscire a salvare anche se stessa. Il piano di fuga del bimbo, ben congegnato, riesce in pieno e grazie al tempestivo intervento della Polizia anche la donna viene finalmente liberata e ricondotta a casa dai genitori, ormai rassegnati ad avere perso per sempre la propria figlia mentre il pazzo uomo viene arrestato. Da qui, la difficile e lenta guarigione, soprattutto dal punto di vista psicologico, sia della giovane mamma che del bambino, mai o non più avvezzi a vivere nel mondo esteriore. Per loro risulterà un compito quanto mai arduo ma non privo della speranza e dell' opportunità, per quanto possibile, di condurre un'esistenza futura serena e comunque sicuramente migliore di quella vissuta sinora.
Il film è molto ben girato ed il suo valore risiede proprio nel senso di claustrofobia che viene trasmesso allo spettatore, prima attraverso le scene girate nel ristretto spazio materiale della stanza, poi attraverso quelle che concernono la parte del recupero psicologica per l' adattamento al mondo reale. Assistendo alla vicenda, si ha quasi l'impressione di farvi parte e di viverla in prima persona: la segregazione coatta in un ambiente piccolo ed angusto, la difficoltà a sostenere la luce (la stanza era comprensiva solo di un piccolo lucernario) ed i possibili microbi od agenti esterni del mondo reale nonchè i rapporti interpersonali a cui non si è più avvezzi. Insomma, al di là della trama in sè vera e propria, peraltro molto avvincente, per quanto assai dolorosa, e ben costruita, ciò che rende valida la pellicola, oltre alla già sopra lodata regia, è determinato anche dall'efficace interpretazione della giovane mamma prigioniera, impersonata dalla brava Brie Larson a cui, peraltro, è stato insignito meritatamente l'Oscar come miglior attrice protagonista.
Interessante ed avvincente.
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