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giovedì 26 dicembre 2019
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golino sopravvalutata
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Azzardato paragonare Valeria Golino ad Anna Magnani. La Magnani è inarrivabile
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supersantos
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giovedì 30 novembre 2017
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anna e la ricerca del coraggio
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Davvero un ottimo prodotto che non manca di una certa originalità a livello visivo,non credo che il simbolismo e la scelta del bianco e nero possano dar torto ad una storia piena di sentimenti veri.
Ottime le prove degli attori,sopratutto di una incantevole Golino che trova, nel ruolo di una donna forte e sensibile allo stesso tempo,una delle sue migliori interpretazioni.
Alcune scene,in particolare modo quelle della dura quotidianità,quando c'è poca aria per respirare,quando sogni e ti convinci che il mondo che ti circonda sia migliore di quello che è in realtà,sono molto credibili e danno numerosi spunti di riflessione.
Probabilmente la parte finale poteva essere strutturata in maniera più convincente,su questo credo ci siano pochi dubbi.
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Davvero un ottimo prodotto che non manca di una certa originalità a livello visivo,non credo che il simbolismo e la scelta del bianco e nero possano dar torto ad una storia piena di sentimenti veri.
Ottime le prove degli attori,sopratutto di una incantevole Golino che trova, nel ruolo di una donna forte e sensibile allo stesso tempo,una delle sue migliori interpretazioni.
Alcune scene,in particolare modo quelle della dura quotidianità,quando c'è poca aria per respirare,quando sogni e ti convinci che il mondo che ti circonda sia migliore di quello che è in realtà,sono molto credibili e danno numerosi spunti di riflessione.
Probabilmente la parte finale poteva essere strutturata in maniera più convincente,su questo credo ci siano pochi dubbi.
Tuttavia,Il lavoro di Gaudino è stato prezioso,nonostante non si possa parlare di capolavoro,credo che questa commedia drammatica sia una delle migliori che ho visto negli ultimi due anni,almeno in territorio italiano.
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francesco2
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domenica 6 agosto 2017
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scontati giri tra realtà e finzione
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Sarà un caso, ma come il macedone Manchewski col suo pasticciato « Dust », che ha fatto seguito –
anni ed anni dopo-al meritato premio per « Prima della pioggia » (1994), anche Gaudino è tornato al
lungometraggio dopo un arco di tempo ancora più ampio, quasi vent’anni dopo « Giri di luna tra
terra e mare » (1997).
Anche in questo caso, il risultato mi pare deludente. La fusione, prima di tutto, tra il « registro »
realistico e quello onirico è meno interessante di quella, che già funzionava molto a sprazzi, tra
dimensione cronologica e vissuto quotidiano.
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Sarà un caso, ma come il macedone Manchewski col suo pasticciato « Dust », che ha fatto seguito –
anni ed anni dopo-al meritato premio per « Prima della pioggia » (1994), anche Gaudino è tornato al
lungometraggio dopo un arco di tempo ancora più ampio, quasi vent’anni dopo « Giri di luna tra
terra e mare » (1997).
Anche in questo caso, il risultato mi pare deludente. La fusione, prima di tutto, tra il « registro »
realistico e quello onirico è meno interessante di quella, che già funzionava molto a sprazzi, tra
dimensione cronologica e vissuto quotidiano. In quest’ultimo caso, quello della protagonista, una
Golino decisamente in parte, appare oltremodo piatto, a dispetto di primi piani pretenziosi e spunti
come il figlio muto. Nella prima parte, viene « intervallato » da una Napoli senza nerbo, molto
lontana da opere come « L’amore molesto » o « Il resto di niente », e da spunti sul
lavoro della protagonista, riconducibili alla fusione realtà-finzione sopra accennata.
La vita di Anna è sempre « in sospeso » tra concreto ed immaginato, perché da un lato non può
o non vuole vedere quello che emergerà con lo svilupparsi del racconto –sic !- , ma anche perché
sogno e finzione ne rappresentano il lavoro ma, al contempo, il rifugio come avveniva, in un
contesto ancora più crudo, nello statunitense « Precious » (2010).
Ma « Per amore vostro » non approfondisce tali argomenti, ed anzi il privato di Anna assume una
dimensione stucchevole, da fiction televisiva, a cui si aggiunge l’attività oltremodo equivoca del
marito, forse al contempo carnefice e vittima in quella « zona grigia » che attanaglia Napoli e,
purtroppo, altri centri –solo ?- del nostro paese. In ogni caso, tale spunto non viene colto
praticamente mai. A costo di apparire « severo », ho trovato anche il finale ibrido, proprio come il
film.
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[+] ho omesso.....
(di francesco2)
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lbavassano
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martedì 28 marzo 2017
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forte, coraggioso e bello
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Sporco, tanto nell'immagine quanto nel sonoro che nella narrazione, utilizza gli stilemi del neorealismo contemporaneo (bianco e nero, camera a mano, primissimi piani), atti a raccontare una realtà di degrado, ma li contamina con i codici della sceneggiata e con quelli del teatro d'avanguardia, con i cori di quello greco. Li squarcia con lampi visionari. Mescola il macabro del folclore con il kitsch, Dante e il Quartetto Cetra, gli inferi ed i miracoli degli ex-voto. Sostenuto da una splendida interpretazione di Valeria Golino. Forte, coraggioso, e bello.
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robroma66
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lunedì 8 febbraio 2016
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oscuri presagi
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Non vedevo l'ora che finisse. Non perchè non sia un bel film, anzi è un prodotto di buon livello (regia, fotografia e interpretazioni, Golino in testa). E forse è pure un po' lungo, nel senso che alcune scene si potevano comprimere senza troppo nuocere alla consistenza del film. A parte questo, "Per amor vostro" trasmette un'angoscia fosca e indefinibile, un presagio di morte di qualcuno dei protagonisti che accompagna dall'inizio e che non sai come si canalizzerà.
Personaggi polarizzati tra bene e male ma non privi di sfumature.
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Non vedevo l'ora che finisse. Non perchè non sia un bel film, anzi è un prodotto di buon livello (regia, fotografia e interpretazioni, Golino in testa). E forse è pure un po' lungo, nel senso che alcune scene si potevano comprimere senza troppo nuocere alla consistenza del film. A parte questo, "Per amor vostro" trasmette un'angoscia fosca e indefinibile, un presagio di morte di qualcuno dei protagonisti che accompagna dall'inizio e che non sai come si canalizzerà.
Personaggi polarizzati tra bene e male ma non privi di sfumature. Anna, umana, fragile e forte, con un passato in riformatorio per essersi presa colpe non sue, vive a Napoli con i suoi tre figli e un marito violento e delinquente. Su come il marito porti a casa i soldi la sua anima glissa, non vuole ammettere. E' orgogliosa del suo lavoro stabile appena ottenuto in uno studio di registrazione di telenovelas. Si innamora, ricambiata, di uno degli attori ma gli sviluppi sono imprevedibili. Un finale apparentemente meno amaro di come ci si aspetta, in realtà con una tragicità ineludibile anche se deviata in rivoli collaterali.
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aristoteles
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mercoledì 13 gennaio 2016
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anna capasciacqua
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Ottimo film, ben diretto e bello "sostanzioso" in termini emotivi.
Ambientato a Napoli,avrebbe potuto svolgersi anche in altre città, perché è il coraggio di una donna umile,il vero tema conduttore.
Una "femmina" dolce,forte,sognatrice,amabile e deliziosa.
Vi confesso che la Golino non è mai stata tra le mie attrici preferite,ma qui sfoggia una interpretazione di grande livello.
Ottimo anche il resto del cast,ragazzi compresi.
Coinvolgente e convincente la sceneggiatura,ottima anche la fotografia sebbene farcita da effetti speciali a volte eccessivi ma non fastidiosi.
Condivido invece la scelta del bianco e nero,per un film dallo spirito retrò nella limpida spiritualità della protagonista.
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Ottimo film, ben diretto e bello "sostanzioso" in termini emotivi.
Ambientato a Napoli,avrebbe potuto svolgersi anche in altre città, perché è il coraggio di una donna umile,il vero tema conduttore.
Una "femmina" dolce,forte,sognatrice,amabile e deliziosa.
Vi confesso che la Golino non è mai stata tra le mie attrici preferite,ma qui sfoggia una interpretazione di grande livello.
Ottimo anche il resto del cast,ragazzi compresi.
Coinvolgente e convincente la sceneggiatura,ottima anche la fotografia sebbene farcita da effetti speciali a volte eccessivi ma non fastidiosi.
Condivido invece la scelta del bianco e nero,per un film dallo spirito retrò nella limpida spiritualità della protagonista.
Una pellicola originale,con qualche eccesso,"e che arriva dritto al cuore.
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cos53
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martedì 13 ottobre 2015
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bravissima la golino ma
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Bravissima Valeria Golino ma il film è soffocato da un eccesso di simbolismo. Ottima la scelta del bianco e nero che si squarcia solo nei colori vividi dei tramonti che Anna vede o immagina dalla sua finestra. Anche la Napoli dei bassifondi è ben delineata. Anna, icona del sacrificio, viene disegnata come una "santa", tra Maria Goretti e Madre Coraggio. Ma la parte onirica/simbolica toglie respiro a quella che poteva essere una storia ben raccontata. Adriano Giannini, il bello della soap, è la copia sciapa di suo padre. Tutto si regge, alla fine, sulle spalle della Golino, meritatissima Coppa Volpi a Venezia.
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rinogaetanoforever
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venerdì 9 ottobre 2015
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coraggioso film,che non vuole essere convenzionale
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Inevitabilmente,tra il bianco e nero d'antan molto efficace, e gli occhi veri di Valeria Golino,il pensiero vola subito a Mamma Roma,ovvero ad Anna Magnani.
Ma il film di Gaudino,è vivo di suo,senza perdersi in inutili sentimentalismi convenzionali,ci sbatte in faccia il vero volto di Napoli.Crudo,misero,disperato,affascinante,volenteroso valori che si rispecchiano in Anna,nei suoi ochhi,nella volontà di abbandonare il grigiore,sottolineato dal bianco e nero,di una vita in balia delle sofferenze altrui,ma mai dedicata al proprio bisogno d'amore.
La libertà è un peso,che Anna ha il coraggio di lanciare nel vuoto,ed ecco che all'improvviso,i colori magici della gente partenopea tornano a colorare una città che sa essere molto di più.
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Inevitabilmente,tra il bianco e nero d'antan molto efficace, e gli occhi veri di Valeria Golino,il pensiero vola subito a Mamma Roma,ovvero ad Anna Magnani.
Ma il film di Gaudino,è vivo di suo,senza perdersi in inutili sentimentalismi convenzionali,ci sbatte in faccia il vero volto di Napoli.Crudo,misero,disperato,affascinante,volenteroso valori che si rispecchiano in Anna,nei suoi ochhi,nella volontà di abbandonare il grigiore,sottolineato dal bianco e nero,di una vita in balia delle sofferenze altrui,ma mai dedicata al proprio bisogno d'amore.
La libertà è un peso,che Anna ha il coraggio di lanciare nel vuoto,ed ecco che all'improvviso,i colori magici della gente partenopea tornano a colorare una città che sa essere molto di più.
Gli incubi che attanagliano Anna,sono le frustrazioni che noi tutti,creiamo ogni giorno col nostro pensiero.Siamo noi gli artefici del nostro destino,e della presenza di fantasmi che ci rubano la vita,quella che va vissuta senza congetture mentali.Come fa Anna,con il suo coraggio,e quello del regista nel farci tuffare nella miseria dei nostri incubi,ma che basterebbe la positività di ogni giorni per liberarcene.
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pepito1948
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mercoledì 7 ottobre 2015
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bizzarro ma godibile
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Anna, napoletana di mezza età costretta a dimenarsi tra povertà e insoddisfazione, vive in perenne osmosi tra realtà e sogno, rimpianti variopinti e presente ingrigito da una soffocante quotidianità. Anna, schiacciata dalla paura del coraggio, non ha la forza di guardare in faccia la realtà, non la scuote con decisione facendone cadere i frutti marci, non squarcia il velo della delusione, e le sembra di nuotare in un mare costantemente agitato, sotto il peso immanente di nuvole grosse e nere. Anna sente la zavorra delle sue mancate realizzazioni ma fugge nell'immaginario romantico che spicca il volo da un sè "gobbo" teatrale che dialoga sul confine invisibile tra fiction e fantasia con il principe-eroe di una soap televisiva, bello e seduttivo.
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Anna, napoletana di mezza età costretta a dimenarsi tra povertà e insoddisfazione, vive in perenne osmosi tra realtà e sogno, rimpianti variopinti e presente ingrigito da una soffocante quotidianità. Anna, schiacciata dalla paura del coraggio, non ha la forza di guardare in faccia la realtà, non la scuote con decisione facendone cadere i frutti marci, non squarcia il velo della delusione, e le sembra di nuotare in un mare costantemente agitato, sotto il peso immanente di nuvole grosse e nere. Anna sente la zavorra delle sue mancate realizzazioni ma fugge nell'immaginario romantico che spicca il volo da un sè "gobbo" teatrale che dialoga sul confine invisibile tra fiction e fantasia con il principe-eroe di una soap televisiva, bello e seduttivo. Anna adora la famiglia, o meglio i suoi figli, vorrebbe che il marito fosse un tassello sano dell'intarsio ma avverte l'odore malsano dei suoi soldi, tampona come può la sua violenza illudendosi di arginarne l'impatto sulla solidità del gruppo. Anna è professionalmente brava, è generosa verso chi ha bisogno ma non si ama e soffre di nichilismo, e soprattutto rifiuta di vedere la fragilità delle fondamenta del suo castello, fatto di vacue compensazioni oniriche ed eteree alternative. Si lascia fluire come corpo immobile sulla corrente senza scansarsi dai tronchi galleggianti. Anna non ha certezze che la puntellino; almeno fino a quando la disillusione spezza il vincolo dell'inganno come una gomena alla bitta dopo una mareggiata; ora può navigare e pilotare la sua vita, sotto un cielo libero da nuvole scure. Anna, frantumata la rete dei suoi annullamenti, si affaccia al balcone del suo futuro, e riconquista i colori smarriti.
Già il fatto che i flash back della sua infanzia siano a colori mentre la storia si svolge in bianco e nero, contrariamente ad una prassi corrente, dà la sensazione spiazzante di una narrazione atipica. E questa sensazione è confermata dal taglio popolare da "tavola dei cantastorie", in cui un narratore corale "dipinge" e celebra in parole e musica la vita di Anna, napoletana verace che trova il coraggio di smitizzare il coraggio e trasformarlo in un ariete,scoprendone i benefici effetti salvifici. Gaudino ha concepito la storia di Anna incentrando tutto sulla sua figura, nata da un copione fluido ed in continuo cambiamento anche sul set, come hanno dichiarato il regista e la Golino; sicchè il personaggio si è sviluppato in corso d'opera, facendo in modo che l'imprevedibilità del ruolo ne accrescesse la capacità di affinamento e stimolasse al massimo la resa della protagonosta; il risultato ci ha offerto una performance dell'attrice superba e (av)vincente, in termini festivalieri e di apprezzamento generale. Tutti gli altri "vanno" verso di lei e da lei ricevono qualcosa, con lei si macchiano o si smacchiano, e la loro vita ne è fortemente influenzata. Diversamente da altri film su Napoli, qui la città non è protagonista, la sua presenza fisica è frammentata e poco incisiva, ma si rispecchia indirettamente in Anna, nelle sue contraddizioni, nell'ignavia come nel coraggio, nella negazione come nel risviglio della coscienza, nell' acquiescenza al malaffare dilagante (come l'usura che coinvolge i più deboli) come nei sussulti di reattività. Napoli c'è, vibra e promana da ogni passo di Anna.
Stilisticamente Gaudino ricorre massicciamente agli effetti speciali per rendere al meglio la visionarietà della protagonista che a tratti domina e sovrasta la narrazione dei fatti. Il regista usa linee e colori marcati del disegno, che accentuano i voli allucinatori di Anna e nel finale descrivono in crescendo i suoi convulsi movimenti, con un'intensità travolgente che accelera vorticosamente i cambi di registro, ed è questo forse il limite (o il pregio?) del film, che rivela un'archiettura bizzarra quanto originale e mette alla prova la tenuta emotiva dello spettatore.
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emanuela piccioni
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lunedì 5 ottobre 2015
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per amor vostro, chi ama soccombe?
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"Non riesco a staccarmi da questo film. Parla d'amore, di famiglia, di maternità, in maniera molto originale. La coppa volpi a Venezia per la golino è meritatissima, bravi anche gli altri (Giannini, Gallo). La colonna sonora è un capolavoro, come pure gli effetti speciali. Interessante ed originale anche la rappresentazione della violenza: spiega molte cose sul permanere di fenomeni criminali in determinati contesti, senza prediche, senza retorica. Una sorta di "banalità del male" in salsa partenopea, o meglio il male che vive insieme ed accanto a sentimenti sublimi. "Per amor vostro", chi ama soccombe? Non posso dirvelo, scopritelo al cinema."
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