Mountain

Film 2015 | Drammatico 83 min.

Titolo originaleHa'har
Anno2015
GenereDrammatico
ProduzioneDanimarca, Israele
Durata83 minuti
Regia diYaelle Kayam
AttoriShani Klein, Avshalom Pollak, Hitham Omari, Eli Cohen, Miki Marmur Orli Perl.
TagDa vedere 2015
MYmonetro 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Yaelle Kayam. Un film Da vedere 2015 con Shani Klein, Avshalom Pollak, Hitham Omari, Eli Cohen, Miki Marmur. Cast completo Titolo originale: Ha'har. Genere Drammatico - Danimarca, Israele, 2015, durata 83 minuti. - MYmonetro 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento mercoledì 2 marzo 2022

Una donna appartenente a una comunità ortodossa israeliana scopre strane attività notturne nel cimitero di cui è la custode.

Consigliato sì!
2,97/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,93
CONSIGLIATO SÌ
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Critica
Premi
Cinema
Trailer
Dal candore della tradizione al fascino del male. Un racconto di crescita dal finale grottesco e spietato, uno sberleffo alla Buñuel.
Recensione di Roberto Manassero
mercoledì 2 marzo 2022
Recensione di Roberto Manassero
mercoledì 2 marzo 2022

Tzvia appartiene a una famiglia di ebrei ortodossi, ha trent'anni e vive con il marito e i figli in un cimitero ebraico situato sul monte degli Ulivi di Gerusalemme. Lasciata solo tutto il giorno, si aggira per tombe e vialetti rispettando tutti i dettami della sua religione e sotto sotto immaginando una vita diversa da quella in cui si sente ingabbiata. Una notte, insonne e in giro per il cimitero, è testimone di una situazione che accende in lei desideri repressi. Sera dopo sera Tzvia si trasforma in una guardona attirata dal male e dalla ricerca del piacere, fino a un tragico e inatteso punto di non ritorno.

Il bianco del turbante che Tzvia porta annodato in testa e il nero del grande cappotto che la copre fino ai piedi rappresentano il dualismo del personaggio, la contraddizione tra il candore imposto della tradizione ortodossa e l'oscurità da cui è irresistibilmente attratta.

La disposizione geometrica delle tombe sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme, luogo sacro immerso in un'atmosfera sospesa, tra i colori tenui del paesaggio israeliano, delinea la vita della protagonista di Mountain, la giovane Tzvia, prigioniera in una quieta e rigida normalità: un ruolo di madre, moglie e custode; la rispettosa osservanza delle prescrizioni religiose (il cibo kosher, i bagni kosher); il sesso come dovere matrimoniale; la cucina come obbligo e come sfogo...

Nel sistema di simbologie allestito dalla regista israeliana Yaelle Kayam (che presentò questo suo film d'esordio nella sezione Orizzonti della Mostra di Venezia e da allora non ha più diretto altri lavori), il giorno è il momento della luce, dunque dell'osservanza, dell'obbedienza, del silenzio, mentre la notte lascia spazio alla trasgressione, alla solitudine non più come imposizione ma come scelta; allo sguardo che non accumula frustrazione o diniego - come avviene in Tzvia nei i pasti o negli incontri con gli sconosciuti in visita al cimitero - ma veicola un desiderio. Tzvia scopre l'alterità nelle scene di sesso a pagamento spiate di nascosto tra le tombe, nel pericolo di una fuga dai magnaccia che regolano la vita segreta del cimitero.

Il paradosso è evidente, così come la forza prorompente dei turbamenti e soprattutto della sessualità negata, trattenuta in un corpo possente e rigoglioso (la brava interprete è Shani Klein), in forme curve e generose che fanno presagire una ricerca del piacere a cui nessuna prescrizione religiosa può mettere freno, ma che decenni di frustrazione possono trasformare in follia.

Tzvia osserva, perlustra, tocca, sogna; il suo è un percorso di crescita e conoscenza. Come una bambina - o meglio, come una spettatrice - fa esperienza del mondo attraverso gli occhi, non libera il corpo e i suoi istinti. Quando è in acqua trattiene il fiato, quando è nuda la sua nudità è tenuta sotto controllo da uno sguardo esterno.

La strage che Mountain racconta in un finale grottesco e spietato diventa perciò l'inevitabile approdo di un trauma non assorbito, privato e insieme pubblico. L'assurda, criminale scelta di Tzvia è il gesto infantile di chi, incapace di accogliere l'altro, l'altrove, il proibito, il perturbante, sfoga all'esterno l'impotenza e la rabbia. E non paga per ciò che fa, perché la colpa ha troppi padri e madri per essere punita.

Yaelle Kayam costruisce un dramma che, senza abbandonare il racconto realistico di una vita come tante nelle comunità ortodosse di Gerusalemme, si sporge pericolosamente - e piacevolmente - verso il male, e dunque verso il genere, tra il noir, il thriller e uno sberleffo finale alla Buñuel, pur senza il coraggio di abbracciare fino in fondo la dimensione del sogno senza regole.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 30 marzo 2016
vanessa zarastro

Il film ci mostra la situazione di Tzvia, una donna israeliana “ortodossa” con 4 figli e il marito docente talmudico. Loro vivono a ridosso del cimitero ebraici sul monte degli Ulivi di Gerusalemme e, mentre il marito lavora tutto il giorno e i figli vanno a scuola con lo school bus, Tzvia vive male la sua solitudine che prende forme paradossali fino ad arrivare a una sorta di malattia. [...] Vai alla recensione »

mercoledì 30 marzo 2016
vanessa zarastro

Il film ci mostra la situazione di Tzvia, una donna israeliana “ortodossa” con 4 figli e il marito docente talmudico. Loro vivono a ridosso del cimitero ebraici sul monte degli Ulivi di Gerusalemme e, mentre il marito lavora tutto il giorno e i figli vanno a scuola con lo school bus, Tzvia vive male la sua solitudine che prende forme paradossali fino ad arrivare a una sorta di malattia. [...] Vai alla recensione »

venerdì 4 settembre 2015
Peer Gynt

Molto spesso un film parte col piede giusto se trova la location adatta. Quella di questo film è assolutamente strepitosa. Siamo infatti nel grande cimitero di Gerusalemme sul Monte degli Ulivi, praticamente dentro al quale c'è una casetta di mattoni abitata dalla famiglia di un maestro di dottrina ebraica: lui, la moglie e quattro figli piccoli.

FOCUS
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mercoledì 2 marzo 2022
Roberto Manassero

Tzvia appartiene a una famiglia di ebrei ortodossi, ha trent'anni e vive con il marito e i figli in un cimitero ebraico situato sul monte degli Ulivi di Gerusalemme. Lasciata solo tutto il giorno, si aggira per tombe e vialetti rispettando tutti i dettami della sua religione e sotto sotto immaginando una vita diversa da quella in cui si sente ingabbiata. Una notte, insonne e in giro per il cimitero, è testimone di una situazione che accende in lei desideri repressi. Sera dopo sera Tzvia si trasforma in una guardona attirata dal male e dalla ricerca del piacere, fino a un tragico e inatteso punto di non ritorno.
 


 

Il bianco del turbante che Tzvia porta annodato in testa e il nero del grande cappotto che la copre fino ai piedi rappresentano il dualismo del personaggio, la contraddizione tra il candore imposto della tradizione ortodossa e l’oscurità da cui è irresistibilmente attratta.

Tzvia osserva, perlustra, tocca, sogna; il suo è un percorso di crescita e conoscenza. Come una bambina – o meglio, come una spettatrice – fa esperienza del mondo attraverso gli occhi, non libera il corpo e i suoi istinti. Quando è in acqua trattiene il fiato, quando è nuda la sua nudità è tenuta sotto controllo da uno sguardo esterno.

La strage che Mountain racconta in un finale grottesco e spietato diventa perciò l’inevitabile approdo di un trauma non assorbito, privato e insieme pubblico.
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mercoledì 2 marzo 2022
Roberto Manassero

Presentato a Venezia 72, il film arriva in piattaforma con Biennale Cinema Channel. Vai all'articolo »

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