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Il piano di Maggie, in scena l'America degli irrisolti

Nel suo ultimo film, Rebecca Miller costeggia Baumbach come regia e direzione degli attori e ricorda Woody Allen per il continuo rilancio delle situazioni. Al cinema.
di Roy Menarini

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In foto Ethan Hawke e Greta Gerwig, protagonisti del film Il piano di Maggie - A cosa servono gli uomini di Rebecca Miller.
martedì 5 luglio 2016 - Focus

In Italia il movimento "mumblecore" - di cui Il piano di Maggie è erede alla lontana - è passato abbastanza inosservato. Eppure, nell'ideazione di Mark Duplass e Jay Duplass, e nel fiancheggiamento di Greta Gerwig, il piccolo rinnovamento interno alla produzione indipendente dei primi anni Duemila ha lasciato più tracce di quel che si pensava (oltre a film curiosi come Humpday o A casa con Jeff). In effetti, il ricorso a bassi budget, ai dialoghi incessanti, alla rappresentazione di trentenni indecisi e urbanizzati, non pareva in alcun modo affermare una rivoluzione - caso mai sembrava una appropriazione molto semplificata della lezione anni Settanta di Woody Allen e delle ramificazioni contemporanee, a cominciare da Richard Linklater e Noah Baumbach.

Le strade dei più giovani e dei più esperti, nel reticolare mondo dell'off Hollywood, si è poi saldato. Baumbach ha riconosciuto come musa (e sposato) Greta Gerwig, donandole personaggi formidabili in Greenberg e Frances Ha (e meno in Mistress America), e facendosi ibridare al modello "mumblecore" con le sceneggiature della stessa Greta.
Roy Menarini

Al tempo stesso, i fratelli Duplass hanno via via ispirato le nuove comedy televisive, come Togetherness (frutto diretto) o a Transparent, Love e tanti altri prodotti (frutti indiretti). Il tutto si mescola poi a autrici di altra estrazione, come Lena Dunham, e alla scuderia di Judd Apatow, più sbilanciati verso la comicità pura, ma non meno interessati a raccontare l'America degli irrisolti.


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Ed è proprio in questa irresolutezza che probabilmente risiede il fascino di un film come Il piano di Maggie. Appare molto sorprendente che Greta Gerwig non vi appaia come sceneggiatrice, tanto il suo personaggio somiglia agli altri che ha interpretato nel corso degli anni.

Rebecca Miller, a sua volta scrittrice e regista di nicchia, sembra aver abbracciato in toto questi umori e queste rappresentazioni. Costeggia Baumbach come regia e direzione degli attori (con una Julianne Moore in grande spolvero), ricorda Woody Allen per il continuo rilancio delle situazioni, utilizza Ethan Hawke in quanto protagonista della trilogia sentimentale di Richard Linklater.
Roy Menarini

Detto di tutte queste derivazioni, di tale costellazione di riferimento, resta da chiedersi se opere come Il piano di Maggie abbiano un senso, un peso, una forza nel cinema contemporaneo o rischino di cadere subito nel dimenticatoio. Ecco, a noi pare che la questione sia mal posta. Non è vero che Il piano di Maggie sia un film poco cinefilo perché minimalista e stilisticamente rinunciatario, visto che sarebbe come rimproverare a uno scrittore realista di non avere uno stile barocco. Si tratta di un genere, di una tipologia di racconto, di un metodo di scrittura dei personaggi, con la medesima dignità di altre scelte.


Piuttosto, pare più interessante suggerire che forse questo cinema è collettivo fin nel profondo. Il fatto che la Miller sia tutto sommato indistinguibile da Baumbach, o da Jay Duplass, o da altri film con Greta Gerwig, non significa affatto che abbia scarsa personalità, bensì che ci troviamo di fronte a una piccola onda, una "vague" minimale ed ironica, che produce lungometraggi, serie televisive, script a getto continuo, con la chiara intenzione di narrare lo spaesamento di una generazione di mezzo che non sa letteralmente che diavolo fare della propria vita.

Non se ne nascondono i vezzi, le idiosincrasie, le inadeguatezze, così come il mondo degli "arrivati" (professori universitari, imprenditori, architetti ecc.) appare stabile solamente dal punto di vista professionale ed economico, mentre la sfera emotiva è altrettanto fragile. Dunque, si sorride molto per Il piano di Maggie, ma alla fine la piccola mostruosità ideata dalla protagonista per liberarsi del coniuge va presa meno alla leggera di quel che si pensa. Per raggiungere la felicità, la strada di questi personaggi sembra abbastanza tortuosa.


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