sellerone
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venerdì 2 marzo 2018
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il gene del “cetriolo”
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A cosa servono per Maggie si è capito, adesso dovremmo capire l’utilità del nostro sesso per il resto dell’umanità, ma questa divertente commedia non ce lo spiega. Svolge pienamente il suo compito ma non ci dice qual è lo scopo filosofico e in parte anche pratico del bel maschietto, moolto maltrattato in questa commedia.
Visto, se capita lo rivedrò, ma non lo compro perché odio gli scrittori pusillanimi.
Da vedere con Zio Tony perché somiglia al dispensatore/venditore di Cetrioli
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annalisarco
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giovedì 13 aprile 2017
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caotico ordine confusionario pianificato
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Ci sono dei film che vedi per caso, e che sono dei piccoli gioiellini. Il “caso”, per me, è stato EthanHawke, uno di quei nomi di cui ti fidi ciecamente, che ti porta a vedere un film anche senza leggere la trama.
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Ci sono dei film che vedi per caso, e che sono dei piccoli gioiellini. Il “caso”, per me, è stato EthanHawke, uno di quei nomi di cui ti fidi ciecamente, che ti porta a vedere un film anche senza leggere la trama. Lui, per me, è uno degli attori, sceneggiatori e artisti più meritevoli da sempre. Ma andiamo per ordine. Il Piano di Maggie è tratto dal romanzo di Karen Rinaldi dal titolo A CosaServono Gli Uomini, titolo ingannevole poiché sembrerebbe riaprire il dibattito eterno tra le donne convinte dell’inutilitá degli uomini, e le donne che non riescono a farne a meno. L’uomo qui non è al centro di analisi riguardante la sua utilità, efficienza, intelligenza; il tema su cui ruota il titolo del libro è legato ai tempi moderni, in cui una donna può scegliere di essere indipendente, di avere un figlio da sola, di crescerlo da sola, di realizzarsi in ogni campo anche senza un uomo al suo fianco. Non sminimizza gli uomini, semplicemente si adatta ai nostri tempi e riesce a raccontare con un’affascinante semplicità un universo tanto complicato come la vita e l’amore. Anzi, fa di più: racconta ció che accade nella nostra testa, prima che nel nostro cuore. Pochi film sono riusciti ad avere una lucidità e verità tale da portare in scena la vita e tutto il suo imprevedibile casino. Perché la vita è questo, un enorme casino fatto di scelte e strade che crediamo di poter creare, imboccare, seguire. Maggie (Greta Gerwing) ne è l’esempio: una ragazza buona, troppo buona, che vuole il bene delle persone attorno a lei prima che il suo, che crede di sapere cosa sia giusto per se stessa e per gli altri, che vive – e fa vivere – seguendo i suoi piani assolutamente infallibili. John (Ethan Hawke), uno scrittore in crisi, professore di antropologia, padre e marito con un romanzo incompleto nel cassetto. Georgette (Julien Moore), moglie di John, madre di un maschio e una femmina, ma prima di tutto donna, insegnante, scrittrice. La verità è che questi tre personaggi non sono tanto diversi tra loro: Maggie vive circondata da un ex fidanzato – ora migliore amico in un matrimonio altalenante – che lei ha lasciato convinta che fosse il meglio per entrambi; da John che, intrappolato in un matrimonio che toglie creatività, energia, talento e il suo stesso essere, vive come un’ ombra vagante; e infine c’è Guy (TravisFimmel), il ragazzo “sempliciotto” , venditore di cetrioli, innamorato di Maggie e pronto a costruire una famiglia e un futuro con lei, ma …ancora una volta, questi non sono i piani di Maggie: il suo amico sta meglio senza di lei, John deve scrivere, Guy deve donare il suo sperma e sparire. Tre uomini su cui lei ha imposto la sua decisione, tre decisioni che sembrano essere assolutamente esatte. Ma esatte per chi? L’essere umano è forse più incasinato della vita stessa, impossibile prevedere quale sia la scelta giusta da fare, o entrare totalmente nel pensiero e nelle sensazioni di un’altra persona – e di se stessi, molto spesso. Quindi qual è il segreto? Probabilmente vivere. Semplicemente vivere. Senza cercare di manipolare qualcosa di così puro come la vita, l’amore, i sogni. È una storia di molti e un tema di tutti, quello che ci capita dentro e fuori è raccontato in 99 minuti di film da un cast eccezionale, che ha saputo creare in modo tangibile uno dei punti chiari del film: la dipendenza delle persone. Siamo dipendenti dagli altri ancor prima che da noi stessi. La carriera di Georgette non sarebbe stata possibile senza ciò che John rappresenta per lei: il cibo per il suo ego, lo specchio su cui vuole riflettersi, lo stimolo intellettuale, la spinta che le ha fatto dare il massimo e raggiungere i livelli più alti, quel sapere che comunque vada la giornata, alla fine quella persona, quel pilastro, ci sarà. E John, dipendente dal dramma: la lotta, l’imprevisto, l’angoscia, la frustrazione data dal suo matrimonio e da Maggie sono l’anima della sua creatività, il motore della sua fantasia e scrittura, a tal punto da essere il perno del suo romanzo. Tutti dipendiamo da qualcuno, tutti creiamo dei legami di amore in varie forme; che sia il nostro partner, che sia nostra figlia, che sia la ex moglie di tuo marito. Abbiamo bisogno degli altri per mettere ordine a questo caos, e il film sa raccontarlo bene: nelle scelte di dialoghi e pensieri ponderati e profondi, mai banali; nelle scenografie di una New York Woodiniana che non sono mai lasciate al caso, come ad esempio la suggestiva immagine rappresentata dalla camera da letto di John e Maggie: una finestra che ricorda un’istantanea della polaroid, impressa e posta in risalto in un ambiente casalingo e quasi non degno di attenzioni; perché al centro di quella istantanea c’è lui, John, che si fa ammirare dalla sua moglie/assistente Maggie, che si eleva qualche gradino sopra i problemi della gente comune e il da fare giornaliero.Come Georgette, neanche in grado di mettere una lavatrice senza allagare la casa. Ma loro sono artisti, loro sono scrittori! E come tutti gli artisti, hanno un animo più complicato delle già complicate anime comuni. Sentono più intensamente, scrutano, analizzano, si tormentano, sono sempre alla ricerca di qualcosa. E forse questo interessantissimo punto di analisi è racchiuso nella scelta di vita di Guy spiegata in un dialogo del film: la matematica lo ha sempre affascinato, ma è una cosa talmente infinita da poterne toccare solo l’orlo, e chi, potendo scegliere, vorrebbe passare tutta una vita ad assaporare qualcosa che non potrà mai possedere totalmente? La risposta che ho percepito dal film – oltre che ad una mia convinzione – è … gli artisti. Forse, la differenza tra una vita comune e una vita di “piacevoli tormenti” si riduce alla predisposizione più o meno artistica dell’anima e dalla scelta di assecondarla o meno. La scelta di Guy è stata di vivere serenamente, senza crogiolarsi nel dolore di possedere qualcosa che non ci appartiene. John e Georgette, invece, non possono fare a meno di questa sensazione di agonia che è il loro carburante per tutto: per la loro ispirazione, per la loro carriera, persino per il loro matrimonio. E il risultato è un’altalena di piacevoli squilibri che qualcuno ogni tanto cerca di gestire, deviando la rotta e tornando al punto prestabilito. Ma forse, anche il caos segue un piano, forse nel suo piano è prevista una scombinatutto-pianificratice-aggiustatutto come Maggie. E forse, proprio lei non ha tutti i torti nel dire: “ho sempre pensato che dovevo nascere”.
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liuk!
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lunedì 17 ottobre 2016
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nevrosi newyorkesi
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Maggie's Plan è una commedia deliziosa, estremamente intelligente e tipicamente newyorkese. Sentimenti veloci e leggeri, un senso della vita superficiale ed immaturo ma immerso nel colto mondo universitario, tra arte ed antropologia: solo la Gerwig poteva fare risaltare questi aspetti in modo così diretto, e ci riesce, benissimo. Strepitosi anche i suoi colleghi, due navigati attori come Julianne Moore e Hawke che assolutamente non deludono ed anzi danno il loro meglio in parti per loro perfette.
La pellicola parte come commedia rosa poi vira, in stile Woody Allen, sul grottesco, con i personaggi assaliti dalle loro nevrosi che danno vita a situazioni esilaranti e paradossali, dove gli adulti sembrano bambini e viceversa.
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Maggie's Plan è una commedia deliziosa, estremamente intelligente e tipicamente newyorkese. Sentimenti veloci e leggeri, un senso della vita superficiale ed immaturo ma immerso nel colto mondo universitario, tra arte ed antropologia: solo la Gerwig poteva fare risaltare questi aspetti in modo così diretto, e ci riesce, benissimo. Strepitosi anche i suoi colleghi, due navigati attori come Julianne Moore e Hawke che assolutamente non deludono ed anzi danno il loro meglio in parti per loro perfette.
La pellicola parte come commedia rosa poi vira, in stile Woody Allen, sul grottesco, con i personaggi assaliti dalle loro nevrosi che danno vita a situazioni esilaranti e paradossali, dove gli adulti sembrano bambini e viceversa. Tutto senza mai esagerare, fino ad un finale, forse scontato, ma appagante.
La Miller ci regala un lavoro prezioso, linfa vitale per un genere ormai abusato e che ultimamente stenta, ma che qui trova nuova linfa. Chapeau.
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(di nalipa)
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vanessa zarastro
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mercoledì 20 luglio 2016
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la fiera dei narcisismi
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In linea con le commedie newyorkesi, senza averne però lo stesso lato umoristico, “Il Piano di Maggie” presenta una ragazza cresciuta con la madre (Greta Gerwig) che vuole riproporre, in qualche misura, la sua vita cercando di fare un figlio in provetta da sola.
Vestita come una preppy anni ’60 Maggie Hardin non riesce proprio ad essere sexy. Ciononostante John si innamora di lei, o meglio, di ciò che Maggie riesce a fare per lui: fungendosi lettrice e facendogli da sponda lo rende un bravo scrittore. Peccato che John abbia già moglie e figli. In particolare la moglie è Full Professor alla Columbia, molto presa da sé, dal suo lavoro e dalla sua immagine pubblica.
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In linea con le commedie newyorkesi, senza averne però lo stesso lato umoristico, “Il Piano di Maggie” presenta una ragazza cresciuta con la madre (Greta Gerwig) che vuole riproporre, in qualche misura, la sua vita cercando di fare un figlio in provetta da sola.
Vestita come una preppy anni ’60 Maggie Hardin non riesce proprio ad essere sexy. Ciononostante John si innamora di lei, o meglio, di ciò che Maggie riesce a fare per lui: fungendosi lettrice e facendogli da sponda lo rende un bravo scrittore. Peccato che John abbia già moglie e figli. In particolare la moglie è Full Professor alla Columbia, molto presa da sé, dal suo lavoro e dalla sua immagine pubblica. Quindi, in un gioco di chi fa da spalla a chi, ognuno sfoga il proprio narcisismo su qualcun altro, mentre Meggie da spalla finisce ad essere la burattinaia che ha in mano i destini di tutti.
Film verboso nello stile Woody Allen ricco di citazioni colte e sapientone e, guardacaso, i suoi personaggi sono tutti professori. Greta Gerwig è ormai destinata a questa versione alleniana al femminile, nell’eterno ruolo di una ragazza slavata, un po’ goffa e passaguai. Il film non possiede neanche il ritmo né la verve dei film di Noah Baumbach, il regista e compagno della Gerwig, autore già di Francis Ha del 2012 e di Mistress America del 2015 che hanno lanciato la Greta in questo personaggio femminile newyorkese.
Rebecca Miller alla sua quinta esperienza cinematografica, sicuramente più portata per la scrittura, esplora una sorta di “mumblecore”, un genere ancora poco conosciuto nato in US all’inizio degli anni 2000, oggi nel pieno della sua crescita e del suo sviluppo. Si tratta di un cinema indipendente, prodotto con pochi soldi e affidato principalmente alla forza di dialoghi incessanti e inarrestabili, ma anche alla capacità di improvvisare degli interpreti.
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(di )
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flyanto
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venerdì 1 luglio 2016
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non tutto va secondo i piani
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Quante volte ci è capitato nella propria vita di programmare e di cercare di raggiungere a tutti i costi determinati traguardi animati da una forte determinazione, da buona volontà e da una grande speranza! E tutto ciò è quello che succede alla protagonista (Greta Gerwig) della commedia "Il Piano di Maggie" , la quale pianifica la propria esistenza cercando di attuare tutti i propri desideri ed aspirazioni. Ma nel corso della sua esistenza imparerà invece che molto spesso non tutto è programmabile o, per lo meno, attuabile secondo i propri piani e desideri e che molte volte sarebbe meglio lasciare andare e far capitare gli avvenimenti liberamente, facendo loro seguire il proprio corso naturale.
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Quante volte ci è capitato nella propria vita di programmare e di cercare di raggiungere a tutti i costi determinati traguardi animati da una forte determinazione, da buona volontà e da una grande speranza! E tutto ciò è quello che succede alla protagonista (Greta Gerwig) della commedia "Il Piano di Maggie" , la quale pianifica la propria esistenza cercando di attuare tutti i propri desideri ed aspirazioni. Ma nel corso della sua esistenza imparerà invece che molto spesso non tutto è programmabile o, per lo meno, attuabile secondo i propri piani e desideri e che molte volte sarebbe meglio lasciare andare e far capitare gli avvenimenti liberamente, facendo loro seguire il proprio corso naturale. La giovane donna decide, infatti, di realizzare a tutti i costi il proprio naturale desiderio di maternità e, poichè non ha un compagno stabile, programma di attuarlo facendosi donare il seme da un amico. Nel frattempo, ella conosce un professore/scrittore (Ethan Hawke) il quale, fortemente in crisi con la moglie (Julianne Moore), una famosa ed egocentrica professoressa universitaria, si innamora di lei e vuole conviverci insieme. Separatosi poi dalla suddetta consorte, già padre di due adolescenti avuti con lei, egli con la protagonista diventa nuovamente padre di una bimba e così facendo la coppia trascorre serenamente la propria esistenza di famiglia "allargata". Ma nel corso delle giornate la protagonista si renderà piano piano conto che non tutto è come si aspettava e dovrà accettare la dura realtà che nella vita non sempre tutto è programmabile ma che il più delle volte sarebbe meglio lasciare accadere gli avvenimenti "secondo il caso".
Rebecca Miller firma questa realistica, intelligente e divertente commedia raccontando semplicemente la quotidianità degli avvenimenti dei protagonisti e, pur non esponendo una vicenda ricca e complessa, il suo pregio risiede proprio nella suddetta normalità che viene esposta e raccontata nel modo più semplice e diretto possibili. I dialoghi brillanti ed intrisi di un'ironia sottile contribuiscono, inoltre, ad arricchire il valore del film rafforzandone il contenuto e mettendo in risalto i pregi e i difetti dei vari protagonisti che, intellettuali ed intelligenti, in quanto esseri umani a volte sbagliano e a volte anche imparano. Vi è anche da aggiungere che gli attori scelti per quest'opera cinematografica, da Greta Gerwig ad Ethan Hawke, a Julianne Moore e a molti altri ancora.., già noti e famosi per la loro bravura, contribuiscono considerevolmente al successo della commedia impersonando degli individui comuni con pregi e difetti come tutti gli esseri umani in cui, peraltro, anche lo spettatore vi si può rispecchiare.
Insomma, un film altamente consigliabile ma per chi ama le pellicole minimaliste, in pratica senza grossi clamori e che raccontano, il più naturalmente possibile, la quotidianità della vita.
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