beppelegro
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martedì 14 marzo 2017
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trionfo su ogni punto di vista
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Il miglior film italiano degli ultimi anni. Il film è carico di realismo crudo e cattivo, mostra uno spaccato della società romana tanto vero quanto attuale. Nell'iperbolica interpretazione degli attori si colgono le difficoltà della vita e le ingiustizie che subiscono i più deboli. La pellicola taglia in senso trasversale una moltitudine di tematiche attuali e delicate come la violenza sessuale, l'apatia dell'uomo contemporaneo, il desiderio di riscatto sociale, la consapevolezza delle proprie capacità che non sempre si riescono a valorizzare. Questo NON È UN SEMPLICE FILM DI SUPEREROI, è molto di più. Oltre al certosino lavoro per la fotografia e il montaggio, fioriscono grazie alla sceneggiatura i grandi personaggi di cui il film è dotato: nessuno è un carattere statico, monotono o costante; tutti sono in grado di provare sentimenti forti, negativi e positivi.
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Il miglior film italiano degli ultimi anni. Il film è carico di realismo crudo e cattivo, mostra uno spaccato della società romana tanto vero quanto attuale. Nell'iperbolica interpretazione degli attori si colgono le difficoltà della vita e le ingiustizie che subiscono i più deboli. La pellicola taglia in senso trasversale una moltitudine di tematiche attuali e delicate come la violenza sessuale, l'apatia dell'uomo contemporaneo, il desiderio di riscatto sociale, la consapevolezza delle proprie capacità che non sempre si riescono a valorizzare. Questo NON È UN SEMPLICE FILM DI SUPEREROI, è molto di più. Oltre al certosino lavoro per la fotografia e il montaggio, fioriscono grazie alla sceneggiatura i grandi personaggi di cui il film è dotato: nessuno è un carattere statico, monotono o costante; tutti sono in grado di provare sentimenti forti, negativi e positivi. Il film è un romanzo di formazione contemporaneo che lascia spazio all'intrecciarsi della fantasia con la cruda realtà.
Diventerà sicuramente un vero e proprio cult-movie sulla scia dei tanto amati film di Tarantino dal quale trae evidentemente ispirazione.
CONSIGLIATISSIMO!
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great steven
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mercoledì 18 gennaio 2017
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calvario d'un mascalzone investito di superpoteri.
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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (IT, 2016) diretto da GABRIELE MAINETTI. Interpretato da CLAUDIO SANTAMARIA, LUCA MARINELLI, ILENIA PASTORELLI, STEFANO AMBROGI, ANTONIA TRUPPO
Enzo Ceccotti, delinquente di infimo livello, appena scarcerato, è già ricercato dalla polizia per un furtarello non meglio specificato.
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LO CHIAMAVANO JEEG ROBOT (IT, 2016) diretto da GABRIELE MAINETTI. Interpretato da CLAUDIO SANTAMARIA, LUCA MARINELLI, ILENIA PASTORELLI, STEFANO AMBROGI, ANTONIA TRUPPO
Enzo Ceccotti, delinquente di infimo livello, appena scarcerato, è già ricercato dalla polizia per un furtarello non meglio specificato. Coi piedipiatti alle calcagna, si rifugia nel Tevere, dove entra in contatto con una misteriosa sostanza radioattiva che gli procura inesplicabili poteri sovrumani, fra cui spicca soprattutto una forza erculea. Ancora all’oscuro dei poteri acquisiti, conosce Sergio, capo muratore di un cantiere edile dove lavorano operai stranieri, e ne conosce la figlia Alessia, mentalmente disturbata e totalmente assorbita dai cartoni animati giapponesi di cui possiede l’intera collezione, soprattutto Jeeg Robot d’Acciaio. In contrasto con Sergio c’è la gang malavitosa dello Zingaro, capobanda di piccola categoria ma deciso a "fare il botto" provocando un attentato dinamitardo allo Stadio Olimpico durante il derby Roma-Lazio e a sua volta nemico della cosca di mascalzoni napoletani che da tanto tempo gli mettono i bastoni fra le ruote. Un incidente al cantiere costa la vita a Sergio, che muore sotto gli occhi di Enzo, il quale precipita dall’edificio in costruzione ma sopravvive, e lì scopre di possedere i superpoteri. Quando anche Alessia ne viene a conoscenza, crede di riconoscere in lui un magico eroe destinato a salvare l’umanità, ed Enzo, per quanto prenda per corbellerie le fantasie della ragazza, si affeziona a lei e decide di proteggerla, pur scegliendo di utilizzare le sue facoltà extrasensiorali per scopi criminosi. Telecamere piazzate in giro per Roma ritraggono l’uomo dalla forza straordinaria rapinare un Bancomat staccandolo letteralmente dal muro e far deragliare un tram sulla ferrovia, e anche lo Zingaro si mette sulle sue tracce e, riuscito a catturarlo con lo scopo di corromperlo per metterlo al servizio dei suoi intrighi, minaccia di morte Alessia, ma senza aver fatto i conti coi napoletani, capeggiati dalla sua nemica giurata Nunzia. In una sparatoria in riva al Tevere, Alessia e Nunzia rimangono uccise, e lo Zingaro finisce con le fiamme sul corpo a morire incendiato nel fiume capitolino. Deciso a vendicare Sergio e la figlia, vittime degli attriti fra le due bande, Enzo cambia bandiera e decide di mettere il suo potenziale al servizio della giustizia, ma non sa che lo Zingaro, contagiato anch’egli dal materiale radioattivo, ha ora i suoi stessi poteri e può dunque affrontarlo ad armi pari. L’esplosione all’Olimpico sarà scongiurata soltanto grazie all’intervento valoroso e tempestivo di Enzo Ceccotti, ormai calatosi con convinzione nei patti di Jeeg Robot. È un esempio quasi unico di film fantascientifico italiano: altri esempi si possono ricondurre all’ottimo Nirvana (1997) di Gabriele Salvatores, o al più recente Il ragazzo invisibile (2014), sempre dello stesso regista ma con impressioni peggiori ricevute da parte dei critici, ma il campo, a questo punto, si restringe notevolmente. Ed ecco che la pellicola di G. Mainetti, vincitrice di ben sette David di Donatello, crea ambienti e spazi e vi fa muovere all’interno un protagonista ombroso e introverso, determinato e violento, ma animato da uno spirito e da una sete di giustizia che lasciano da parte le inclinazioni donchisciottesche per avvicinarsi ad un’indole avventurosa che mescola molti, ad esempio, supereroi della Marvel (per personalità affini al carattere principale, si possono annoverare Capitan America, Spider-Man e perfino Wolverine). Questo malandrino di quart’ordine che comincia semplicemente scappando da chi cerca di accalappiarlo e riceve per caso un dono da non si sa dove, dono non propriamente finalizzato ma carico comunque di un libero arbitrio il cui padrone deve utilizzare nel più opportuno dei modi, si trasforma in paladino dei deboli e dei bisognosi anche e soprattutto sulla spinta della passione sì autoreferenziale e maniacale, ma pur sempre decisiva, della ragazza (I. Pastorelli, cui il film ha fatto da trampolino e apripista) che se innamora platonicamente e gli chiede di compiere il dovere di ogni eroe che detenga capacità fuori dalla norma. Lo sfondo di una Roma nera, quadrata, piena e strapiena di edifici in cemento squadrati, riversa nel disordine, tormentata dagli affari gangsteristici di sangue e droga e imputridita dalle conseguenze stringenti della malvivenza, è perfetto per ambientare la vicenda di un antieroe (perché in fondo così è) che scopre il lato caritatevole della propria identità quando ottiene qualcosa che prima non aveva. E non è la superforza o la velocità incredibile: è un obiettivo da concretizzare dal quale non è però lui a trarne vantaggio, ma gli oppressi che salva con le sue azioni quasi miracolose. Vero, anche, che lo Zingaro è un antagonista, relativamente al cinema italiano degli ultimi anni, davvero anticonformista e improbabile, ma la carica di autoironia, il disprezzo per il pericolo e la mentalità da schizofrenico conferitigli dal suo attore (bravo L. Marinelli) lo salvano dal diventare una macchietta e lo tramutano in un cattivo coi fiocchi e controfiocchi, capace di fronteggiare chi lo osteggia in più di un’occasione e per giunta da due piani combattivi differenti, come la trama stessa del film dimostra. Montaggio concitato e asserragliato, colonna sonora aggressiva, violenza caricata soltanto nei momenti doverosi e riprese al rallentatore scelte con una fantasiosa alternanza, sono altri quattro elementi che vanno a completare un quadro tecnico di tutto rispetto, facendo di Lo chiamavano Jeeg Robot un blockbuster che può affascinare anche la critica (e infatti il pubblico non lo ha premiato quanto i distributori si aspettavano), in quanto si dichiara un prodotto fruibile da un target adulto al quale piacciano le mescolanze fra generi, le storie di riscatto e le rivendicazioni del cinema nostrano nei confronti dell’imperante science-fiction d’oltreoceano.
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giomer
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lunedì 9 gennaio 2017
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metamorfosi con agape catartica e palingenetica
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Lo chiamavano Jeeg robot: metamorfosi del protagonista con agape catartica e palingenetica.
1) La metamorfosi: analogamente a quanto avviene in natura allorché un bruco strisciante dopo la metamorfosi diviene farfalla ed acquisisce poteri nuovi, come la capacità di volare, così il protagonista, Enzo Ceccotti, piccolo delinquente della periferia romana, dopo essere entrato casualmente in contatto con rifiuti radioattivi, acquisisce una forza sovrumana, che utilizza però per finalità malavitose.
2) L'agape, l'amore catartico: Enzo incontra Alessia, la figlia di un suo complice, una ragazza giovane, innocente, ingenua, solare, una fan del supereroe Jeeg Robot, e se ne innamora.
3) La palingenesi: l'amore sublimato per una ragazza così diversa da lui, semplice ma profondamente buona, induce Enzo a cambiare stato mentale e a diventare, da piccolo delinquente, un superuomo dedito al bene dell'umanità in difficoltà.
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Lo chiamavano Jeeg robot: metamorfosi del protagonista con agape catartica e palingenetica.
1) La metamorfosi: analogamente a quanto avviene in natura allorché un bruco strisciante dopo la metamorfosi diviene farfalla ed acquisisce poteri nuovi, come la capacità di volare, così il protagonista, Enzo Ceccotti, piccolo delinquente della periferia romana, dopo essere entrato casualmente in contatto con rifiuti radioattivi, acquisisce una forza sovrumana, che utilizza però per finalità malavitose.
2) L'agape, l'amore catartico: Enzo incontra Alessia, la figlia di un suo complice, una ragazza giovane, innocente, ingenua, solare, una fan del supereroe Jeeg Robot, e se ne innamora.
3) La palingenesi: l'amore sublimato per una ragazza così diversa da lui, semplice ma profondamente buona, induce Enzo a cambiare stato mentale e a diventare, da piccolo delinquente, un superuomo dedito al bene dell'umanità in difficoltà.
In conclusione è un fumetto sull'eterno scontro tra le forze del bene e quelle del male. Queste ultime vengono rappresentate da Zingaro,
un personaggio della malavita romana, che dopo aver subito un'analoga metamorfosi, viene però infine sconfitto da Enzo: il bene.
Un film sull'infinita potenza dell'amore capace di determinare una palingenesi catartica.
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andrea1974
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martedì 3 gennaio 2017
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la vera protagonista è lei, la follia del sogno
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Film davvero intenso, cinematograficamente forte. La Roma di Tor Bella Monaca, dei tram, dei luna park deserti, dei centri commerciali tristi, dei canili e dei palazzi che crescono come funghi, dei parcheggi come deserti violenti, è una Roma iconica più vera della realtà. I protagonisti, con tre vite straordinariamente assurde, sono un dito puntato alle schizofrenie sociali attuali: vera protagonista è lei, Alessia, vestale del sogno del cinema e dell'eroe fantastico, icona della fuga dalla realtà contro il grigio della violenza subita, il nero del lutto e il bianco del non senso. E' lei a creare Jeeg Robot, un Claudio Santamaria straordinario, massiccio nella corporeità e nel blocco emotivo, è la loro storia umana a farne un film da supereroi.
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Film davvero intenso, cinematograficamente forte. La Roma di Tor Bella Monaca, dei tram, dei luna park deserti, dei centri commerciali tristi, dei canili e dei palazzi che crescono come funghi, dei parcheggi come deserti violenti, è una Roma iconica più vera della realtà. I protagonisti, con tre vite straordinariamente assurde, sono un dito puntato alle schizofrenie sociali attuali: vera protagonista è lei, Alessia, vestale del sogno del cinema e dell'eroe fantastico, icona della fuga dalla realtà contro il grigio della violenza subita, il nero del lutto e il bianco del non senso. E' lei a creare Jeeg Robot, un Claudio Santamaria straordinario, massiccio nella corporeità e nel blocco emotivo, è la loro storia umana a farne un film da supereroi. Come lo zingaro, villain con tutti i crismi della follia di Jocker di Batman, così narciso e angelo decaduto nell'Inferno dell'apparenza televisiva e di youtube, carnefice e vittima. E la violenza nel film è così esasperata da avere una catarsi, una purificazione: è una violenza alla quale ormai siamo troppo abituati. Un film che cita all'infinito uno, nessuno, centomila altri film: Pasolini e la Marvel, Tarantino e commedia all'italiana, mafia capitale e Gomorra, Giappone e neorealismo, realtà e cinema.
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stefano73
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domenica 11 dicembre 2016
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film rivelazione???????
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Mi aspettavo chissà che cosa! Un hero movie all'italiana? Invece é un mediocre film decisamente violento,banale e pieno di parolacce. Nemmeno gli effetti speciali si possono vagamente avvicinare a quelli americani. E pensare che sono appassionato di cinema italiano ma questo é da bocciare!
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shingo tamai
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mercoledì 7 dicembre 2016
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quando il domani verrà il tuo domani sarà
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Faccio i miei più sinceri complimenti a Mainetti per una delle pellicole più originali e coraggiose degli ultimi anni.
Hiroshi Shiba non era in realtà un supereroe classico,tuttavia con l'ausilio dei componenti riusciva a trasformarsi in uno dei robot più forti di sempre in un Manga che è rimasto leggenda.
Qui il componente che rende Enzo Ceccotti invincibile sarà l'amore di una fanciulla ingenua e sincera ogni oltre limite.
La sceneggiatura,e qui mi ripeto, è originale anche se a tratti non convince pienamente.
Il problema,se così lo vogliamo chiamare,è la presenza dell'antieroe di turno che ben presto si rivelerà un Joker dei poveri.
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Faccio i miei più sinceri complimenti a Mainetti per una delle pellicole più originali e coraggiose degli ultimi anni.
Hiroshi Shiba non era in realtà un supereroe classico,tuttavia con l'ausilio dei componenti riusciva a trasformarsi in uno dei robot più forti di sempre in un Manga che è rimasto leggenda.
Qui il componente che rende Enzo Ceccotti invincibile sarà l'amore di una fanciulla ingenua e sincera ogni oltre limite.
La sceneggiatura,e qui mi ripeto, è originale anche se a tratti non convince pienamente.
Il problema,se così lo vogliamo chiamare,è la presenza dell'antieroe di turno che ben presto si rivelerà un Joker dei poveri.
Non ne discuto presenza scenica e bravura,tuttavia il protagonista principale è già di per sé un personaggio ambiguo e combattuto che non appena scopre i suoi poteri li usa fondamentale per rubare,cosa che già faceva prima della sua "seconda vita".
Si finisce così per creare un calderone di violenza da microcriminalità organizzata che si avvicina a "Gomorra" ma solo nella parte surreale.
Nel finale un raggio di sole comincerà a illuminare la coscienza del nostro Enzuccio ma solo dopo che avrà perso l'unica cosa a cui teneva veramente.
Gli ultimi venti minuti riescono dunque a regalarci il riscatto sociale tanto atteso,forse tardivo,ma comprensivo di aiuto a tutta la gente dell"umanità,proprio come decantato nella mitica colonna sonora.
Ottime tutte le interpretazioni, la maschera finale è semplicemente stupenda.
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riccardo tavani
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venerdì 25 novembre 2016
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hashtag: # quando il cinem@fumetto si fa serio
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Favola più che fumetto metropolitano. Favola perché il suo mirabile personaggio centrale è Alessia, una fatina debole e malata psichicamente, ma vera super-eroina nel candore disarmante della sua bellezza e della sua follia. È una cosplay, ossia una di quelle ragazze fissate e vestite con gli abiti di eroi ed eroine da fumetto, che sono diventate un fenomeno sociale e di costume del nostro presente. Figura stupendamente interpretata da Ilenia Pastorelli alla sua prima prova di protagonista cinematografica. A questo luminoso personaggio femminile, dolcemente comico e straziante, fa da contrasto quello di Enzo Ceccotti, interpretato – anche qui magistralmente – da Claudio Santamaria.
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Favola più che fumetto metropolitano. Favola perché il suo mirabile personaggio centrale è Alessia, una fatina debole e malata psichicamente, ma vera super-eroina nel candore disarmante della sua bellezza e della sua follia. È una cosplay, ossia una di quelle ragazze fissate e vestite con gli abiti di eroi ed eroine da fumetto, che sono diventate un fenomeno sociale e di costume del nostro presente. Figura stupendamente interpretata da Ilenia Pastorelli alla sua prima prova di protagonista cinematografica. A questo luminoso personaggio femminile, dolcemente comico e straziante, fa da contrasto quello di Enzo Ceccotti, interpretato – anche qui magistralmente – da Claudio Santamaria. Enzo è un ladruncolo di quella periferia romana che si chiama Tor Bella Monaca, dove il tram dei desideri passa sì, e anche spesso, ma non si ferma mai.
Il terzo personaggio – antagonista di Enzo, di Alessia e di tutta la città – è il super desiderante, eccitato e spietato Zingaro, in un’interpretazione di Luca Marinelli che richiama molto quella di Cesare in Non essere cattivo, il film postumo di Claudio Caligari. Questo triangolo favolistico-fumettistico traccia una toponomastica antropologica urbana altrettanto maledettamente sacra e trina: il Tevere, Tor Bella Monaca, lo Stadio Olimpico. Tre luoghi in si è andata sedimentando la Historia Mitologico-Coatta della Città Eterna.
L’idea di base è che dalle piaghe più purulente della metropoli possa scaturire il bene. Il male odierno del Biondo Tevere, discarica liquida a cielo aperto di ogni rifiuto antropico tossico e virale, da cui può sorgere un dio-eroe bicefalo, oscillante tra l’istinto maligno come sfondo permanente e il richiamo elevato della salvezza, nelle parole squinternate di un ragazza completamente sola e disarmata.
Il carattere cui Santamaria – attraverso un lavoro di sottrazione interpretativa che spoglia quasi di ogni gesto e parola il personaggio – fornisce i tratti fisici e psichici è un tipo patologico sociale molto diffuso, già tra i giovani. Non diffuso, però, nelle sole periferie, ma nel cuore stesso della città intesa come civiltà. Il tipo depresso, che non crede più in niente, che si chiude dentro le pareti disadorne della propria rinuncia, che apre più lo sportello del proprio frigorifero mentale che la porta di casa del cuore. L’indifferenza urbana che si fa carne crocefissa nello squallore della propria edilizia-spazzatura interna, e nella discarica fluviale di yogurt magri alla banana e porno da discount.
A questo ideal-tipo auto inceppato si contrappone quello di chi – favorito dalla spirale strapiombante dell’indifferenza – muove all’assalto della ricchezza, dei beni, della cosa pubblica. Droga, bombe e denaro rimangono però confinate a Tor Bella. Serve il salto verso il centro. La politica è solo la continuazione della spoliazione con altri mezzi. Più la folle fatina cosplay secerne bene, fiducia e fascino suadente dalla scorza dura e amara di Enzo-Jeeg Robot, più la città scuote dai suoi sotterranei oscuri le sue forze letali.
D'altronde il regista Gabriele Mainetti e lo sceneggiatore Nicola Guaglianone avevano già giocato a cinema e fumetti con due cortometraggi Tiger Boy (ispirato all’Uomo Tigre) e Basette, con Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Luisa Ranieri. In Lo chiamavano Jeeg Robot il libero gioco d’inizio è arrivato a maturazione, mostrandosi felicemente serio. Hashtag: #quandoiragazzigiocanoseriamente.
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onufrio
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martedì 8 novembre 2016
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un eroe de roma
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Action movie innovativo per il cinema italiano, frutto della brillante e coraggiosa idea di Gabriele Mainetti che realizza un action hero italiano consegnando a Claudio Santamaria il ruolo di un supereroe anormale, un piccolo ladruncolo di quartiere che per uno strano incidente sul Tevere si ritrova con una forza straordinaria, in grado di piegare qualsiasi cosa, indistruttibile. L'uomo usa i proprio poteri per scopi personali, come rubare un bancomat e derubare un camion portavalori, ma una tragedia lo porterà sulla retta via. Sugli scudi, oltre all'attore protagonista, anche Luca Marinelli nei panni del cattivo di turno, e Ilenia Pastorelli.
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sergio dal maso
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domenica 30 ottobre 2016
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lo chiameremo jeeg robot
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Enzo Ceccotti è un balordo, un ladruncolo schivo e taciturno. Vive in uno squallido appartamento a Tor Bella Monaca, un quartiere periferico di Roma. Ossessionato dai dvd porno, si nutre avidamente di dessert alla vaniglia.
Dopo essersi buttato nel Tevere per sfuggire alla polizia finisce dentro un fusto abbandonato e si sporca con un misterioso fluido tossico radioattivo. Sopravvissuto alla febbre altissima scoprirà di aver ricevuto una forza sovrumana, in grado di fargli piegare i termosifoni e sradicare un bancomat. Finirebbe sicuramente col diventare un super-delinquente se il destino non gli facesse incontrare Alessia, una ragazza orfana con problemi psichiatrici convinta di vivere nel mondo di Jeeg Robot.
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Enzo Ceccotti è un balordo, un ladruncolo schivo e taciturno. Vive in uno squallido appartamento a Tor Bella Monaca, un quartiere periferico di Roma. Ossessionato dai dvd porno, si nutre avidamente di dessert alla vaniglia.
Dopo essersi buttato nel Tevere per sfuggire alla polizia finisce dentro un fusto abbandonato e si sporca con un misterioso fluido tossico radioattivo. Sopravvissuto alla febbre altissima scoprirà di aver ricevuto una forza sovrumana, in grado di fargli piegare i termosifoni e sradicare un bancomat. Finirebbe sicuramente col diventare un super-delinquente se il destino non gli facesse incontrare Alessia, una ragazza orfana con problemi psichiatrici convinta di vivere nel mondo di Jeeg Robot. L’affetto di Alessia, che vedrà in lui Hiroshi, il protagonista del cartone animato, lo porterà pian piano dalla parte del bene. Enzo-Hiroshi dovrà lottare contro la banda dello Zingaro, un cattivissimo Joker “de noartri” disposto a tutto per raggiungere il potere e la fama. Una serie incredibile di colpi di scena e di trovate esilaranti condurrà i due rivali allo scontro finale, alla battaglia epica tra il bene e il male, naturalmente non potrà che trionfare il bene.
Detta così, la storia raccontata dallo strepitoso esordio di Gabriele Mainetti sembrerebbe assurda e strampalata, cinematograficamente una follia, un azzardo destinato a un b-movie da dimenticare in fretta.
Invece no, Lo chiamavano Jeeg Robot è un film tanto coraggioso quanto riuscitissimo, un’opera geniale destinata a rappresentare un passaggio importante nella storia del cinema italiano degli anni 2000.
Apparentemente la struttura narrativa del film segue l’archetipo classico del mito del supereroe. Anche qui, infatti, un uomo qualunque riceve inaspettatamente dei super-poteri. Non senza difficoltà, attraverso una maturazione interiore, diventa consapevole della responsabilità che la nuova condizione esistenziale gli impone.
Accettandone i doveri morali diventa ufficialmente un supereroe, dovrà quindi combattere contro il male, come sempre rappresentato da un anti-eroe.
Se la struttura narrativa è da heroe-movie americano, per la sua sostanza filmica Lo chiamavano Jeeg Robot è italianissimo.
Si propone come un film di genere ma sfugge a ogni classificazione perché di generi ne mescola tanti - fantasy, noir, azione, drammatico - ci gioca ma senza snaturarli o sconfinare nel grottesco.
Perché la storia di Enzo è tanto bizzarra e inverosimile quanto è credibile e realistica. Il nostro Hiroshi non vive a Tokio o a Gotham City ma nella degradata periferia romana, non ha una tuta per mascherarsi ma un banale cappuccio; senza l’amore di Alessia, il vero super-potere, resterebbe un balordo. Tutti i personaggi sembrano usciti dai fumetti ma, al tempo stesso, sono incredibilmente veri, li sentiamo vicini perché ci trasmettono umanità.
In Lo chiamavano Jeeg Robot Mainetti ci ha messo tutto se stesso, senza calcoli né compromessi. Per questo riesce ad emozionarci, si respira la sua passione per i cartoni animati e per un cinema libero, senza generi o schemi predefiniti.
Come lui stesso ha affermato la storia di Enzo Ceccotti “non è solo la storia di un supereroe di borgata, né una delicata storia d’amore, né una riflessione sulla malavita o una divagazione sui robot dei cartoni giapponesi”. E’ molto di più.
La produzione del film è stata un mezzo calvario. Per cinque anni ha bussato inutilmente a tutte le porte possibili per trovare produttori interessati, alla fine ha ottenuto l’aiuto del Mibact e di Rai Cinema, per il resto ha fatto tutto da solo.
Non si può non elogiare una sceneggiatura innovativa e narrativamente perfetta, scritta a quattro mani da Nicola Guaglia-none e dal fumettista Menotti.
Delle strepitose interpretazioni degli attori basti dire che ai David di Donatello (gli “Oscar italiani”) Lo chiamavano Jeeg Robot ha visto premiati - cosa mai vista - tutti gli interpreti: miglior attore protagonista a Claudio Santamaria, miglior attrice protagonista a Ilenia Pastorelli, attore non protagonista a Luca Marinellie attrice non protagonista ad Antonia Truppo.
In un film dove ogni cosa è curatissima e funzionale alla storia ci sarebbero molti altri aspetti da focalizzare, dalla bella fotografia di Michele D’Attanasio alle splendide musiche curate dallo stesso regista con il compositore Michele Braga.
Molti quaranta/cinquant’enni - ma non solo - sono usciti galvanizzati dalla visione del film, inebriati dall’aver riassaporato ricordi e atmosfere dei pomeriggi passati davanti alla tv negli anni ottanta, con quello strano robot cuore-acciaio, cuore di un ragazzo che senza paura sempre lotterà!
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filippo catani
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sabato 8 ottobre 2016
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antisupereroe?
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Roma. Tor Bella Monaca. Un uomo vive di piccoli furti ma la sua esistenza è praticamente sconosciuta ai più. Un giorno, inseguito dalla polizia, si getta nel Tevere e finisce in un bidone contenente materiale radioattivo. L'indomani si risveglierà dotato di una forza sovraumana.
Gabriele Mainetti firma la storia di quello che senza dubbio possiamo definire un antisupereroe. Una volta investito dai poteri infatti il protagonista non esita a mettere a segno incredibili rapine ai bancomat. Ovviamente questo gli fa mettere gli occhi addosso non solo dalla polizia ma dall'intera malavita romana. In più il film si condisce di un altro personaggio tragicomico rappresentato dalla giovane vicina di casa che lo reputa la reincarnazione di Jeeg Robot.
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Roma. Tor Bella Monaca. Un uomo vive di piccoli furti ma la sua esistenza è praticamente sconosciuta ai più. Un giorno, inseguito dalla polizia, si getta nel Tevere e finisce in un bidone contenente materiale radioattivo. L'indomani si risveglierà dotato di una forza sovraumana.
Gabriele Mainetti firma la storia di quello che senza dubbio possiamo definire un antisupereroe. Una volta investito dai poteri infatti il protagonista non esita a mettere a segno incredibili rapine ai bancomat. Ovviamente questo gli fa mettere gli occhi addosso non solo dalla polizia ma dall'intera malavita romana. In più il film si condisce di un altro personaggio tragicomico rappresentato dalla giovane vicina di casa che lo reputa la reincarnazione di Jeeg Robot. Insomma un film surreale di supereroi all'italiana che però non sbaglia un colpo sia nella trama che nelle ambientazioni per non parlare di un cast superlativo. Non era facile realizzare una pellicola del genere e il rischio di dar vita a un filmetto era altissimo e invece quì ci troviamo davanti ad una delle opere italiane migliori degli ultimi tempi. Da non perdere.
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