vepra81
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martedì 29 settembre 2020
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un film perfetto
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Un film che oltre alla storia sa anche raccontare e mostrare alcune bellezze italiane. Trama simpatica e bella che sa trasportare lo spettatore all'interno della storia.
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enzo70
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lunedì 30 marzo 2020
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commedia semplice ma quasi perfetta
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Silvio Orlando riesce ad avere una coerenza nella scelta dei ruoli da recitare che occorre riconoscergli. In un’intervista pubblicata qualche anno fa disse che lui era di sinistra perché aveva impiegato molto tempo a capire che fosse quella la scelta giusta. E di non avere il tempo per mettere in discussione quella vecchia convinzione. Ma Orlando non è mai pesante, perché riesce a declinare temi complessi con grande ironia. Un Paese quasi perfetto tratta, infatti, un fatto sociale fondamentale, l’assenza di lavoro al sud, con una commedia gradevole e divertente- Nel paese di Pietramezzana, nella Lucania, la chiusura della miniera ha fatto perdere il lavoro a tutti i cittadini, che vivono con grande disagio la situazione assistenziale nella quale si trovano a vivere.
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Silvio Orlando riesce ad avere una coerenza nella scelta dei ruoli da recitare che occorre riconoscergli. In un’intervista pubblicata qualche anno fa disse che lui era di sinistra perché aveva impiegato molto tempo a capire che fosse quella la scelta giusta. E di non avere il tempo per mettere in discussione quella vecchia convinzione. Ma Orlando non è mai pesante, perché riesce a declinare temi complessi con grande ironia. Un Paese quasi perfetto tratta, infatti, un fatto sociale fondamentale, l’assenza di lavoro al sud, con una commedia gradevole e divertente- Nel paese di Pietramezzana, nella Lucania, la chiusura della miniera ha fatto perdere il lavoro a tutti i cittadini, che vivono con grande disagio la situazione assistenziale nella quale si trovano a vivere. E l’unica opportunità sembra essere l’apertura dello stabilimento di una multinazionale che richiede, però, la presenza di un medico in paese e almeno 250 abitanti. Pietramezzana non ha né l’uno, né l’altro. E per il resto vale la pena di vedere questo bel film che, tra l’altro, parafrasa una storia vera.
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david marchesi
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mercoledì 27 marzo 2019
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carino
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IL TONO FAVOLISTICO NON RISPECCHIA IL CONTESTO DELL'ITALIA DELLA CRISI.? Ma non é mica un comizio.... É un film... Popolare ben sostenuto e rispecchia benissimo il favoloso semplice costume popolare dei nostri paesi. Grazie
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onufrio
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lunedì 26 dicembre 2016
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cercasi miracolo economico
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Commedia dal tono favolistico ambientata in un ipotetico paesino dele Dolomiti Lucane che per decenni ha visto gli abitanti lavorare nelle miniere, ma dopo la chiusura di queste, il paesino è caduto nell'anonimato rimanendo con poco più di 130 persone. Alcune di queste proveranno a tirar su il proprio Comune attraverso situazioni poco credibili, ma si sa, nella commedia tutto è possibile, nella realtà un pò meno. Convincente Fabio Volo, deludente Miriam Leone, Silvio Orlando sempre affidabile.
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liuk!
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martedì 6 settembre 2016
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simpatico
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Simpatica commedia sul tema, abbastanza attuale, dei piccoli paesi rurali che si stanno spopolando. Ambientato nello splendido Castel Mezzano, in piena Basilicata e noto per il famoso "Volo dell'Angelo", la pellicola risulta divertente e piacevolmente favolistica. Non mi sembra la copia di Benvenuti al Sud, ma un prodotto diverso più surreale e meno comico.
Complessivamente mi sento di consigliarlo.
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sicuri2000
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venerdì 12 agosto 2016
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brutto rifacimento di "un village presque parfait"
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Vorrei iniziare facendo notare che questo film è la trasposizione in Italia con attori italiani del film francese "un village presque parfait" del 2015.
Il pacchetto è simpatico ma purtroppo tutta la storia è troppo inverosimile e campata in aria.
Il film francese suonava più fresco rispetto al nostro ma forse proprio perché la storia si avvicina maggiormente al modo di vita dei transalpini...
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federico70
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mercoledì 18 maggio 2016
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buon film
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Sopra la media dell'attuale commedia italiana.
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jackmalone
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lunedì 11 aprile 2016
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c'è qualcuno che ama ancora il suo paese?
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Chi abita nelle grandi città non conosce la realtà dei piccolissimi centri montani del sud e fatica a credere che, nonostante i poderosi finanziamenti europe,i la maggior parte di essi sia destinata al completo spopolamento e all'oblio. I finanziamenti sono serviti solo a dare temporaneo lavoro a qualche ingegnere, a tecnici o geologi, a finanziare gli agriturismi destinati a chiudere in breve tempo senza nessuna ricaduta sull'occupazione stabile e giovanile. Spesso la sicurezza di un minimo reddito finanziato dall'UE nella pastorizia o in qualche produzione di nicchia ha disincentivato gli investimenti strutturali e l'iniziativa personale trasformandosi in un vero e proprio assistenzialismo.
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Chi abita nelle grandi città non conosce la realtà dei piccolissimi centri montani del sud e fatica a credere che, nonostante i poderosi finanziamenti europe,i la maggior parte di essi sia destinata al completo spopolamento e all'oblio. I finanziamenti sono serviti solo a dare temporaneo lavoro a qualche ingegnere, a tecnici o geologi, a finanziare gli agriturismi destinati a chiudere in breve tempo senza nessuna ricaduta sull'occupazione stabile e giovanile. Spesso la sicurezza di un minimo reddito finanziato dall'UE nella pastorizia o in qualche produzione di nicchia ha disincentivato gli investimenti strutturali e l'iniziativa personale trasformandosi in un vero e proprio assistenzialismo. Ci sono moltissimi paesi nella stessa situazione di quello descritto nel film con paesaggi mozzafiato e beni artistici e culturali che tutto il mondo invidia ma che visitiamo distrattamente atterriti dal silenzio e dalla tranquillità a cui non siamo abituati; ci meravigliamo che non ci siano bambini nelle grandi aree verdi e non vediamo l'ora di tornararcene nel nostro caos quotidiano. I paesini che ancora hanno una scuola hanno le multiclassi; un alunno in prima, 2 in seconda che lavorano tutti insieme.Spesso per l'esame di 3^ media la commissione si scomoda per un solo alunno che ha trascorso la maggior parte della sua vita senza un compagno con cui fare i compiti, senza condivisione. La cosa che colpisce di più nel film è la figura dell'unico bambino che sembra un pesce fuor d'acqua in paese di vecchi dove l'unico che adopera un computer sembra un pò matto e l'unico ritrovo è il bar chiaramente interdetto per lui.
La voglia di cambiare le cose, ribellandosi all'ineluttabile destino, da parte dello sparuto gruppo di residenti è commovente e credibile, il soggetto è originale,ma non tutti gli attori sono all'altezza e la regia arranca . Silvio Orlando è, come al solito, strepitoso.
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amdicmo
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lunedì 11 aprile 2016
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la vita è bella
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Chi si aspetta la realtà in questo film la troverà abbracciata alla poesie e ai buoni sentimenti.
Delusa di primo acchito dalla citazione di "Benvenuti al sud", mi sono ricreduta nel corso della proiezione. Ironico e amaro, scatena rabbia e aperti sorrisi.
Senza giungere alle vette del pluripremiato "La vita è bella", la garbata leggerezza con cui affronta il dramma sociale della perdita del lavoro diviene il seme della speranza disordinata e arruffona piantato in una vita spenta dal sentimento inutilità. La vita riacquista significato nel perseguimento di un obiettivo non più personale ma collettivo. La vita diviene bella in un paese che può offrire solo il suo panorama, l'umanità dei suoi abitanti e il desiderio di una vita all'insegna del vero.
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raffele
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mercoledì 6 aprile 2016
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remake leggero
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immaginiamo, in una favola, che un professionista d'oggi, complice la grande delusione (amore e amicizia), si lasci ammaliare da un piccolo mondo antico (Fogazzaro non c'entra) e lasci la città per quella specie di focolare sociale fra le montagne. Immaginiamo che quella famiglia di 120 persone, su cui si è abbattuta la disoccupazione, pur di non cambiare vita rinunci al lavoro in città e si inventi di tutto, per mantenere in vita quel piccolo regno della pace e della semplicità. Con le furbizie fanciullesche e perdonabili di chi lo fa a fin di bene. Immaginiamo perfino una favola in cui il direttore di una microfiliale, su cui pesa l'incubo di essere sostituito da un bancomat, rischi di persona per un sogno, una missione.
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immaginiamo, in una favola, che un professionista d'oggi, complice la grande delusione (amore e amicizia), si lasci ammaliare da un piccolo mondo antico (Fogazzaro non c'entra) e lasci la città per quella specie di focolare sociale fra le montagne. Immaginiamo che quella famiglia di 120 persone, su cui si è abbattuta la disoccupazione, pur di non cambiare vita rinunci al lavoro in città e si inventi di tutto, per mantenere in vita quel piccolo regno della pace e della semplicità. Con le furbizie fanciullesche e perdonabili di chi lo fa a fin di bene. Immaginiamo perfino una favola in cui il direttore di una microfiliale, su cui pesa l'incubo di essere sostituito da un bancomat, rischi di persona per un sogno, una missione. Tutto è travolto, alla resa dei conti, da un elemento realistico: la fabbrica che darà pane e lavoro non ci sarà, non ci può essere a Lilliput, si parlava solo della sede legale. Ma Gaudioso non rinuncia ad un happy-end di consolazione, appena appena moraleggiante. Immaginiamo pure una favola con tutto questo. Ma io credo che lo spessore di Buccirosso e Orlando, a proprio agio sempre, la disinvoltura di Volo e di tutti gli altri non bastino: più idee, o almeno più gag, sul contrasto fra l'amicizia semplice di una volta, l'epoca delle compravendite di una stalla o un capannone con una stretta di mano, senza trascrizione in conservatoria dei registri immobiliari, e la complessità del progresso ci volevano, almeno per sorridere di più.
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