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Philip Seymour Hoffman, la forza tranquilla

Dotato di un fisico passe-partout che eccelleva in tutti i registri, l'attore ritorna sullo schermo nel capitolo conclusivo di Hunger Games. Dal 19 novembre al cinema.
di Marzia Gandolfi

In foto l'attore Philip Seymour Hoffman.
Philip Seymour Hoffman 23 luglio 1967, Fairport (New York - USA) - 2 Febbraio 2014, New York City (New York - USA). Interpreta Plutarch Heavensbee nel film di Francis Lawrence Hunger Games: Il canto della rivolta - Parte II.

martedì 17 novembre 2015 - Celebrities

Sono state parzialmente riscritte le sceneggiature degli ultimi episodi della saga di Suzanne Collins (Hunger Games), rimaneggiate per riempire il vuoto lasciato da Philip Seymour Hoffman, stroncato nel febbraio del 2014 da un'overdose.
Francis Lawrence ha dichiarato di non avere mai avuto intenzione di inserire l'attore americano nei piani mancanti o addirittura di 'ricrearlo' digitalmente. Così regista e sceneggiatore si sono presi il tempo di riscrivere alcune scene senza barare sulla performance e chiudendo la trilogia distopica nel rispetto di un attore autoriale, dotato di un fisico passe-partout da americano medio che eccelleva in tutti registri. Fluttuando tra istrionismo e sottigliezza era ugualmente abile nel trasformare il suo aspetto, interpretando l'hippy represso di Boogie Nights - L'altra Hollywood, l'uomo d'affari de Il grande Lebowski o il tipo ordinario e sessualmente frustrato in Happiness. Come il film di Lawrence, avanziamo mutilati, defraudati dalle sue prestazioni magistrali, specialmente nei secondi ruoli.

Perché Philip Seymour Hoffman recitò a lungo decentrato dall'azione ma percepibile anche allo spettatore meno scaltro. Qualche minuto, qualche scena erano sufficienti a profilare un personaggio eccentrico e inobliabile, come l'amico infantile e di 'grana grossa' di Ben Stiller in ...e alla fine arriva Polly o Lester Bangs, critico di culto del Rolling Stone e di un rock divenuto obeso, di cui conosce lo stesso destino morendo prematuramente per abuso di vita stupefacente. Bonario e rotondo il suo volto si era affermato sui cartelloni Off-Broadway ma mai affisso nelle camere dei teenegers, per quello bisognava essere belli e desiderabili come i suoi pari generazionali: Brad Pitt, George Clooney o Johnny Depp. La figura impacciata, l'aria trasandata, la pelle vagamente grassa, la bocca sottile come la sua voce nei panni di Truman Capote, lo trattengono tra i comprimari. A Hollywood si sa, per aspirare alla top list dei cachet e dei casting, è necessario un jolie visage. A dispetto del talento fuori norma, l'impatto fisico, l'estro funambolesco, la finezza interpretativa.

A promuoverlo a protagonista e a guadagnarli un Oscar è Bennett Miller che lo impressiona sulla pellicola come in un ritratto di Cartier-Bresson. Con una performance prodigiosa e maniacale, che incarna la magnifica ossessione di Truman Capote (la creazione ad ogni costo), Philip Seymour Hoffman scivola sullo schermo mondano, civettuolo, salottiero, apertamente gay e geniale come lo scrittore, di cui cattura l'essenza e il manierismo senza metterlo mai in caricatura. Col successo blasonato di Truman Capote - A sangue freddo arriva due anni dopo il secondo ruolo da protagonista accanto a Ethan Hawke e nel film di Sidney Lumet (Onora il padre e la madre), in mezzo la missione impossibile e telegenica di J.J. Abrams. Corpo in sovrappeso, voce suadente e minacciosa, è il lato oscuro e biondissimo di Ethan Hunt. Se a Tom Cruise spettano d'abitudine le scene d'azione e le cadute spettacolari, le sequenze 'intime' sono appannaggio di Seymour Hoffman, villain impressionante e in economia.

Diviso tra teatro, blockbuster, cinema indipendente e cinema d'autore, qualunque film abiti alza la posta drammatica e il livello interpretativo dei co-protagonisti. Attore d'eccellenza, la sua presenza è supporto formidabile che rende meno ordinari i film commerciali e straordinari tutti i film di Paul Thomas Anderson (Sydney, Boogie Nights - L'altra Hollywood, Magnolia, Ubriaco d'amore, The Master), partner di lungo corso che ne individua subito l'intensità dominata. In The Master lo confronta con Joaquin Phoenix e con l'inversione possibile dei ruoli tra maestro e discepolo, tra dominante e dominato. Blocco di energia canalizzato in un corpo spezzato, Freddie Quell (Joaquin Phoenix) è in cerca di redenzione e di un rifugio. Lo trova sul battello e nell'abbraccio di Lancaster Dodd (Philip Seymour Hoffman), capitano e guida che dispensa le parole che gli mancano e traccia il cammino che sognava di raggiungere. Gigante nella precisione dei 70 mm e nella doppiezza decorativa presa in prestito da Mad Men, Philip Seymour Hoffman esprime a fondo la follia del suo personaggio. Spirito che contrasta la materia, Lancaster Dodd emerge la forza tranquilla dell'attore, già innescata in Truman Capote - A sangue freddo, seducendo discepoli e spettatori con la pura presenza, infinitamente più efficace dell'istrionismo di Phoenix.

Sineddoche per Charlie Kaufman e per figurare il mondo a partire da una scena, l'angoscia universale a partire da quella individuale (Synecdoche, New York), Philip Seymour Hoffman è sconfitto dai suoi demoni personali in un giorno d'inverno e in un ultimo piano (La spia - A Most Wanted Man). Agente dei servizi segreti ad Amburgo, esce di scena, da una Mercedes e da una vita in panne, solo e fiaccato, isolato da una messa in scena che col suo ultimo concorso produce un ritratto di insolita (e foriera) malinconia.

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