Black Sea

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Un film di Kevin Macdonald. Con Konstantin Khabenskiy, Michael Smiley, Sergey Puskepalis, David Threlfall, Tobias Menzies.
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Titolo originale Black Sea. Avventura, Ratings: Kids+13, durata 115 min. - Gran Bretagna 2015. - Notorious Pictures uscita giovedì 16 aprile 2015. MYMONETRO Black Sea * * 1/2 - - valutazione media: 2,83 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Il denaro rende l'uomo una bestia irrazionale Valutazione 4 stelle su cinque

di andrejuve


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lunedì 28 dicembre 2015

“Black Sea” è un film del 2015 diretto da Kevin Macdonald. Robinson è il dipendente di una società che gestisce sottomarini e svolge il compito di rintracciare e recuperare i numerosi relitti di qualsiasi epoca storica che sono nascosti all’interno dei fondali marini. Robinson è il comandante di uno di questi sottomarini ma, dopo molti anni di attività, la società per la quale lavora decide di operare in altri settori con un conseguente ed inevitabile taglio del personale. Anche Robinson viene licenziato sorprendentemente. Da un istante all’altro Robinson si ritrova senza un lavoro e in una situazione economica problematica. Inoltre da molti anni è separato dalla moglie la quale, a causa dei continui impegni lavorativi di Robinson che lo costringevano ad allontanarsi spesso dalla sua famiglia, ha instaurato una relazione con un uomo benestante. Robinson ha dovuto anche rinunciare al piccolo figlio, il quale ora vive con la madre e il nuovo compagno. Robinson è disperato ed intraprende una difficoltosa ricerca di una nuova occupazione. Un giorno incontra in un pub due suoi amici e uno dei due è stato licenziato anch’esso dalla società per la quale lavorava Robinson. L’uomo soffre di una forte depressione e confessa a Robinson un segreto. Ha scoperto che negli abissi del mare è arenato il relitto di un u-boot tedesco che, nel periodo della seconda guerra mondiale, avrebbe dovuto raggiungere la Russia e riportare in Germania un’ingente somma di denaro proveniente da un prestito che la stessa Germania nazista avrebbe richiesto alla Russia guidata da Stalin. Il denaro, sotto forma di lingotti d’oro, non tornò mai in Germania e Hitler decise di dichiarare guerra contro la Russia. Questo relitto è rimasto intatto e non è stato recuperato da nessuno in quanto sono sorte problematiche legate alla giurisdizione di appartenenza e alla legittimità a solcare quei mari, in quanto il relitto è situato al confine tra la Russia e la Georgia. La società per la quale lavora Robinson sa dell’esistenza dell’u-boot ma non può intervenire a causa di tali scontri politici e diplomatici. L’obiettivo è quello di recuperare l’u-boot e accaparrarsi l’ingente somma di denaro a danno della società stessa. Robinson è allettato dall’idea in quanto potrebbe portare ad un guadagno esorbitante e inoltre costituirebbe una vendetta nei confronti del suo ex datore di lavoro. Dopo aver contattato un ricco imprenditore affinché investisse su questa operazione, Robinson comincia a raggruppare dei suoi ex colleghi per creare un team che possa compiere questa missione pericolosa e rischiosa. L’amico di Robinson però si suicida e la tragica notizia viene data da un giovane ragazzo di nome Tobin. Robinson decide di arruolare Tobin, anch’egli, come tutti i membri dell’equipaggio, versante in una preoccupante situazione economica. Il gruppo recupera un vecchio e arrugginito sottomarino , lo ristruttura e intraprende il viaggio alla ricerca del relitto. I componenti dell’equipaggio sono di nazionalità inglese e russa. La convivenza tra di loro sarà a dir poco complessa e traumatica. Nel frattempo il viaggio per raggiungere l’u-boot si rivela pieno di insidie e ostacoli che rischieranno di allontanare l’obiettivo e di intrappolare l’equipaggio nei fondali marini, a causa delle precarie condizioni in cui versa il loro sottomarino. La pellicola innanzitutto mette in luce con occhio critico l’attuale situazione finanziario-economica all’interno della società odierna e soprattutto le conseguenze che essa comporta. A seguito di questa grave crisi il primo inevitabile effetto è quello legato all’aumento del livello di disoccupazione.  Anche Robinson purtroppo viene sacrificato nonostante la sua grande esperienza e il suo costante impegno lavorativo. In questa situazione è comprensibile che i datori di lavoro debbano effettuare dei tagli al personale, ma non è concepibile che venga accantonata qualsiasi forma di gratitudine o rispetto. Solo in pochi agiscono con coscienza e comprensione mentre molto spesso, soprattutto in questa epoca storica, prevale il disinteresse verso le condizioni altrui e nei confronti delle singole realtà complesse e ardue che ciascuno di noi potrebbe essere costretto ad affrontare. Non si può pretendere di tenere sotto scacco e controllare altre persone per il solo fatto che esse siano prive di alternative e necessitino di lavorare. Approfittare di questa situazione di bisogno e di necessità appare meschino, vergognoso e disonesto. Ogni lavoratore, come qualsiasi uomo, è dotato di una propria dignità ed è inammissibile che quest’ultima venga scalfita a causa dell’arroganza di coloro che, abusando delle loro posizioni di privilegio e di potere, impongano la loro autorità trattando i dipendenti come degli oggetti da poter utilizzare, sfruttare e gettare nel momento in cui non acquisiscono più alcuna utilità. Robinson non riesce ad accettare tutto questo e in lui emerge uno spirito di ribellione e di reazione nei confronti di una situazione insostenibile. Non vuole essere paragonato ad un manichino controllato dalle mani di pochi che assumono quasi le sembianze di dittatori, i quali impongono la loro autorità senza alcun tipo di scrupolo. La volontà di Robinson è quella di vendicarsi contro la società per la quale lavorava ingannandola e impedendole di ritrovare questo vero e proprio tesoro. In una condizione pregiudizievole a livello economico si ricorre in maniera sempre più frequente al compimento di azioni illegittime o delittuose dettate dallo stato di bisogno in cui molte persone versano. Il tasso di criminalità inevitabilmente accresce creando uno scenario caotico, confusionario e insostenibile. Ma allo stesso tempo in Robinson prevale gradualmente una sete di guadagno e una ricerca forsennata del denaro. I soldi spesso provocano negli animi degli esseri umani una sorta di eccitazione ad un livello tale da riuscire a mutare la personalità di un soggetto. La ricerca del successo e del profitto economico rendono l’uomo cinico, egoista e spietato. L’uomo è disposto a compiere azioni disumane e deplorevoli pur di raggiungere l’obiettivo. Questo perché i soldi sono sinonimo di potere e di comando. Si pensa che attraverso la ricchezza possa essere automaticamente esercitato qualsiasi tipo di diritto o facoltà. A livello materiale si può ottenere qualsiasi cosa ma i veri valori della vita non possono essere comprati e devono essere frutto della coscienza individuale e di un’adeguata educazione. L’altruismo e la solidarietà vengono meno. Ma tutto questo è paradossale perché lo stesso Robinson, che nutre un senso di odio nei confronti di coloro che lo hanno rovinato, è il primo a subire un cambiamento radicale nel suo animo. Infatti prevalgono in lui la malvagità, il cinismo e la crudeltà e, cosa ancora più grave, ha la necessità di assumere il controllo nei confronti dei componenti dell’equipaggio, imponendo le sue idee e le sue scelte, senza possibilità alcuna di opposizione. Si è fatto risucchiare dal vortice del denaro senza rendersene conto e comprendendo troppo tardi che non è poi cosi diverso da coloro che denigra e critica fortemente. Robinson si trasforma in un “mostro” assetato di potere e accecato dai lingotti d’oro. Acquisire una forma di controllo rende l’uomo sicuro di sé in quanto è conscio di poter imporre il proprio volere senza alcun tipo di obiezione. Robinson è eccitato da tutto questo e perde completamente la cognizione della realtà circostante. Inoltre il sottomarino può essere visto come metafora della società e l’equipaggio rappresenta una trasposizione in miniatura di una comunità. All’interno di un agglomerato di persone è fondamentale possedere la capacità di convivere e di rapportarsi acquisendo la maturità necessaria per rispettare opinioni differenti senza imporre le proprie convinzioni. Ma spesso ciò non accade e si ricorre allo scontro e alla violenza becera. La natura umana è bestiale perché la socializzazione ha sempre costituito una problematica e un ostacolo a volte insormontabile. Lo scontro tra i membri inglesi e quelli russi all’interno dell’equipaggio è paragonabile a quello tra nazionalità differenti, civiltà diverse e persone dalle stesse origini territoriali e culturali. E’ più facile imporsi attraverso la violenza piuttosto che facendo ricorso alle idee e al dialogo. Quello che accade all’interno del sottomarino è identico ai conflitti ai quali assistiamo ogni giorno a qualsiasi livello. In sostanza sarebbe necessario e razionale sviluppare una capacità di autocritica grazie alla quale noi stessi potremmo renderci conto degli errori commessi. Ma quando  l’uomo si trova in situazioni problematiche ha difficoltà a reggere certe pressioni e non possiede la lucidità di autogestirsi. Se di mezzo c’è anche il denaro la situazione diventa ingestibile e insostenibile. Un bel film che riesce a mescolare l’azione con importanti spunti di riflessione a livello sociale e antropologico. La bravura del regista inoltre si denota dalla grande abilità nell’effettuare un’eccellente introspezione psicologica di tutti i personaggi. Inoltre sono molte le sequenze che riescono a trasmettere un elevato livello di tensione e suspence allo spettatore, tenendolo incollato allo schermo sino alla fine. Ottima l’interpretazione di Jude Law, nei panni di Robinson, confermandosi uno dei migliori attori in circolazione grazie alla capacità di caratterizzare efficacemente il personaggio creando un ritratto perfetto e descrivendo benissimo l’evoluzione psicologica del protagonista. Bravi anche tutti gli altri attori, i quali si sono calati perfettamente nei rispettivi ruoli. Un film che consiglio di vedere perché riesce a coinvolgere e a far riflettere.

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