andrea alberini
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domenica 25 gennaio 2015
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un'operazione di propaganda disonesta
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Sconcertante assistere ad "American Sniper", l’ultima opera di Clint Eastwood. Il racconto filmico è molto netto come è netto lo scopo morale che vuole sostenere, presentato con chiarezza all'inizio. Il protagonista è un "cane da pastore che deve difendere le pecore dai lupi". E Eastwood non usa distacco nel presentare tale posizione ma chiaramente prende le parti del protagonista. Una posizione marcatamente sbilanciata.
Inoltre la guerra in Iraq è, falsamente e frettolosamente, descritta, e quindi giustificata, come una lotta al terrorismo. Ma è nota a tutti (o dovrebbe esserlo) la genesi della guerra in Iraq: la ricerca delle armi di distruzione di massa (peraltro rivelatasi un pretesto).
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Sconcertante assistere ad "American Sniper", l’ultima opera di Clint Eastwood. Il racconto filmico è molto netto come è netto lo scopo morale che vuole sostenere, presentato con chiarezza all'inizio. Il protagonista è un "cane da pastore che deve difendere le pecore dai lupi". E Eastwood non usa distacco nel presentare tale posizione ma chiaramente prende le parti del protagonista. Una posizione marcatamente sbilanciata.
Inoltre la guerra in Iraq è, falsamente e frettolosamente, descritta, e quindi giustificata, come una lotta al terrorismo. Ma è nota a tutti (o dovrebbe esserlo) la genesi della guerra in Iraq: la ricerca delle armi di distruzione di massa (peraltro rivelatasi un pretesto). E quanto è costata e tutta la violenza e i lutti che gli Americani vi hanno portato senza alcuna legittimità. Tutto questo non compare nel film. Gli iracheni poi vengono sbrigativamente descritti come infidi, dediti al tradimento e a pratiche crudeli; vengono chiamati "bestie" e "selvaggi". Gli Americani sono presentati invece come corretti e onesti. Nessun cenno alla legalizzazione della tortura da parte americana, alla illegalità di Guantanamo, alla vergogna di Abu Grahib, alle macchinazioni, anche maldestre, tentate per giustificare la guerra (come quella dell’uranio nigerino). Questa reticenza è molto disonesta.
L'unico elemento di critica offerto nel racconto è rappresentato dal commilitone Mark che dice "il male è dappertutto". Morirà in azione e ai suoi funerali viene letta una sua lettera di forte critica all'occupazione americana, ma il protagonista liquida subito la cosa dicendo, alla propria moglie che cerca di farlo ragionare in modo diverso, che posizioni del genere sono tipiche dei perdenti e dei deboli, che infatti soccombono. Questa sicumera viene incrinata solo alla fine: il protagonista, infatti, muore a causa di un reduce che voleva aiutare a superare il trauma lasciato dalla guerra. Subito dopo c'è l'ultima sequenza: la folla che saluta il passaggio della bara con bandiere e pianti di ragazze. Evocato il viaggio delle salma di Robert Kennedy attraverso l'America; ben altra pasta di uomo. In ultimo la dissolvenza finale dei guanti bianchi che con solennità appongono sulla bara le 160 aquile che rappresentano le vittime fatte dal cecchino. Se tutto questo non è retorica ...
Indiscutibile la padronanza del mezzo espressivo, sia per l’aspetto tecnico-militare (efficace la ricostruzione del conflitto in aree urbane) sia per l’abilità narrativa. Quest’ultima porta inevitabilmente ad una identificazione col protagonista che incarna i valori tipicamente maschili di volontà, forza e protezione. A questo proposito, le immagini dell'eroe che tornato a casa aiuta i commilitoni mutilati aiutandoli nel passatempo del tiro a segno sfiora una involontaria comicità, per quanto amara: un'America comunque incapace di smettere di sparare.
Un vero peccato per l'autore di "Iwo Jima" e "Gran Torino". Là era capace di calarsi nelle vesti degli avversari con grande apertura e sensibilità. Qui essi sono quasi privi di profilo psicologico, operano muti, in modo meccanico, puri corpi ostili da abbattere. Nessuna analisi delle loro ragioni. Eppure hanno combattuto, con immensa inferiorità di mezzi, contro l'esercito più forte del mondo che aveva invaso il loro paese senza validi motivi. L'abilità artistica di Eastwood nasconde questa evidenza e fa prendere allo spettatore le parti del forte contro il debole. Un'operazione di propaganda disonesta.
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hop_pask
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sabato 24 gennaio 2015
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"quelli che sono tornati, ma non con la testa"
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Visto ieri sera. Appena entrato ho notato che, nonostante il film sia quasi alla fine della sua produzione, la sala era piena (infatti anche l'addetto ai biglietti ha esclamato: "anche voi andate a vedere il cecchino??" rivolto a me e ai miei amici). Film stupendo che ti fa riflettere sulla guerra e sulla pericolosità non tanto come numero di morti ma bensì per "quelli che sono tornati, ma non sono tornati davvero". La guerra ti lacera dentro, non te ne libererai mai. radley Cooper bravissimo (pensare che 5 anni fa faceva "Una notte da leoni" ...). Finito il film e guardati i titoli di coda raffiguranti il funerale di Kyle, tutte le persone sono rimaste sedute per un paio di minuti per poi alzarsi e andare verso le loro auto in religioso silenzio.
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Visto ieri sera. Appena entrato ho notato che, nonostante il film sia quasi alla fine della sua produzione, la sala era piena (infatti anche l'addetto ai biglietti ha esclamato: "anche voi andate a vedere il cecchino??" rivolto a me e ai miei amici). Film stupendo che ti fa riflettere sulla guerra e sulla pericolosità non tanto come numero di morti ma bensì per "quelli che sono tornati, ma non sono tornati davvero". La guerra ti lacera dentro, non te ne libererai mai. radley Cooper bravissimo (pensare che 5 anni fa faceva "Una notte da leoni" ...). Finito il film e guardati i titoli di coda raffiguranti il funerale di Kyle, tutte le persone sono rimaste sedute per un paio di minuti per poi alzarsi e andare verso le loro auto in religioso silenzio. Non mi era mai capitato.
razie Clint
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cristianos
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venerdì 23 gennaio 2015
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perchè?
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Mi sono chiesto a lungo se mi fosse sfuggito qualcosa di importante.
E mi sono convinto che non mi sia sfuggito nulla, perchè non c'è nulla di significativo.
Una sceneggiatura inesistente, fatta di episodi di vita svincolati l'uno dall'altro.
Dialoghi patetici (ma solo sporadiche - e belle - battute ad effetto).
Complessivamente un "B" movie di basso livello, che non avrei visto in televisione.
Alla fine, resta una pellicola banalmente offensiva della dignità e sensibilità di ogni musulmano/mediorientale, per mezzo di luoghi comuni abusati e veramente gratuiti.
Se a qualcuno basta sapere che è una storia vera, eccitarsi per le pallottole, e convincersi che noi occidentali siamo dalla parte dei buoni
Contento lui.
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Mi sono chiesto a lungo se mi fosse sfuggito qualcosa di importante.
E mi sono convinto che non mi sia sfuggito nulla, perchè non c'è nulla di significativo.
Una sceneggiatura inesistente, fatta di episodi di vita svincolati l'uno dall'altro.
Dialoghi patetici (ma solo sporadiche - e belle - battute ad effetto).
Complessivamente un "B" movie di basso livello, che non avrei visto in televisione.
Alla fine, resta una pellicola banalmente offensiva della dignità e sensibilità di ogni musulmano/mediorientale, per mezzo di luoghi comuni abusati e veramente gratuiti.
Se a qualcuno basta sapere che è una storia vera, eccitarsi per le pallottole, e convincersi che noi occidentali siamo dalla parte dei buoni
Contento lui...
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dani_dani
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venerdì 23 gennaio 2015
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un video game dove morire è un gioco.
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Ho visto American Sniper di Clint Eastwood.
E’ l’autobiografia di un texano, non una “pecora”, non un “lupo” ma un vero “cane da guardia”, addestrato prima dal padre poi dalla nazione a proteggere chi ama ad ogni costo.
Dopo l’11 settembre viene il 12, no scherzo, dopo l’11 settembre gli eventi precipitano e come sappiamo l’America invia i suoi uomini nella guerra in Afghanistan ed Irak.
Chris Kyle, il “cane da guardia” ora diventato un Seal (noi siamo il meglio, del meglio, del meglio…) ha una mira infallibile come cecchino e carica sulle sue spalle la responsabilità della salvezza di tutti i suoi compagni.
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Ho visto American Sniper di Clint Eastwood.
E’ l’autobiografia di un texano, non una “pecora”, non un “lupo” ma un vero “cane da guardia”, addestrato prima dal padre poi dalla nazione a proteggere chi ama ad ogni costo.
Dopo l’11 settembre viene il 12, no scherzo, dopo l’11 settembre gli eventi precipitano e come sappiamo l’America invia i suoi uomini nella guerra in Afghanistan ed Irak.
Chris Kyle, il “cane da guardia” ora diventato un Seal (noi siamo il meglio, del meglio, del meglio…) ha una mira infallibile come cecchino e carica sulle sue spalle la responsabilità della salvezza di tutti i suoi compagni.
Il film non è male come fotografia, Clint Eastwood con la scuola di Sergio Leone qualcosa ha imparato, le musiche sono buone, infatti sono di Ennio Morricone, tanto per rimanere in casa Leone, struggente nell’ultima scena del film il “Silenzio fuori ordinanza”, un brano che solo gli uomini (non le donne) hanno avuto il piacere di sentire l’ultimo giorno di “leva” al congedo.
Purtroppo la struttura non morde ed in alcuni casi traballa, c’è poca logica.
Inoltre quello che non funziona tanto è che sembra un video gioco. Io ho giocato a Call Duty, è uguale. I nostri ben nascosti e riparati e i cattivi allo sbaraglio come se ricevessero frecce e sassi invece di piombo bollente.
Poi un’altra cosa mi è suonata strana. Mancava un elemento essenziale per la drammaticità degli eventi. Il sangue! Penso che abbiano fatto tutto il film con un massimo di 3 litri di salsa di pomodoro Mutti. E poi mancavano anche le urla dei feriti, una dignità incredibile, una soglia del dolore altissima, quelli dei film sul Vietnam erano delle femminucce, avevano le budella in mano e urlavano a bestia dal dolore e dal terrore.
“E’ stato colpito perché aveva mollato.” Già, se non molli le pallottole ti scansano…. ooo Clint!!!!
Quindi io mi domando: perché Clint ha scelto di non impaurire i nostri? Perché ha dato l’idea che fare la guerra è un videogame? Perché se siamo forti non moriamo? Perché percepiamo i livelli di avanzamento fino a “Leggenda”?
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dariosvi
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venerdì 23 gennaio 2015
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la disumanità della guerra
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Un bel film, con una sottile critica alla guerra velata da tanto patriottismo ed amore per le armi. In guerra non si risparmia nessuno, non c'è spazio per la comprensione e la clemenza. Chi più uccide più diventa paradossalmente un eroe che ha salvato i propri compagni. Tutti gli avversari sono da annullare e distruggere a qualsiasi costo. I terroristi iracheni sono più cattivi, sono disumani e non hanno sentimenti, non potevamo aspettarci il contrario, ma in realtà alcune riprese ed eventi vogliono ridurre questo divario che alla fine diventerà molto sottile. La guerra rende i migliori uomini degli assassini spietati, non c'è posto per il pentimento.
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Un bel film, con una sottile critica alla guerra velata da tanto patriottismo ed amore per le armi. In guerra non si risparmia nessuno, non c'è spazio per la comprensione e la clemenza. Chi più uccide più diventa paradossalmente un eroe che ha salvato i propri compagni. Tutti gli avversari sono da annullare e distruggere a qualsiasi costo. I terroristi iracheni sono più cattivi, sono disumani e non hanno sentimenti, non potevamo aspettarci il contrario, ma in realtà alcune riprese ed eventi vogliono ridurre questo divario che alla fine diventerà molto sottile. La guerra rende i migliori uomini degli assassini spietati, non c'è posto per il pentimento. Tutto ciò trasforma gli uomini in macchine e li porta col tempo alla totale pazzia.
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vasta97warrior
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venerdì 23 gennaio 2015
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uaoooo!!!!
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borghij
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venerdì 23 gennaio 2015
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eroe americano.
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Un buon Clint Eastwood dirige un Bradley Cooper più che attivo e brillante, anche se un po' fuori forma, in un film molto patriottico e pieno d'orgoglio e passione. Chris Kyle (davvero esistito) è un uomo molto patriottico amante della caccia e credente, che decide di arruolarsi nell' esercito con suo fratello da quando ha visto in televisione gli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998, e inoltre decide di arruolarsi nei Navy SEAL dopo essere stato tradito dalla sua ragazza mentre partecipava ad un rodeo. Dopo un po' di tempo Kyle si innamora di una splendida ragazza in un bar con cui metterà su famiglia e con cui poi avrà anche un bambino, anche se lui non riuscirà a dare molta attenzione alla sua famiglia perché sarà sempre via per motivi militari.
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Un buon Clint Eastwood dirige un Bradley Cooper più che attivo e brillante, anche se un po' fuori forma, in un film molto patriottico e pieno d'orgoglio e passione. Chris Kyle (davvero esistito) è un uomo molto patriottico amante della caccia e credente, che decide di arruolarsi nell' esercito con suo fratello da quando ha visto in televisione gli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998, e inoltre decide di arruolarsi nei Navy SEAL dopo essere stato tradito dalla sua ragazza mentre partecipava ad un rodeo. Dopo un po' di tempo Kyle si innamora di una splendida ragazza in un bar con cui metterà su famiglia e con cui poi avrà anche un bambino, anche se lui non riuscirà a dare molta attenzione alla sua famiglia perché sarà sempre via per motivi militari. Kyle dimostra un' incredibile abilità nell' utilizzo del fucile di precisione e così col tempo verrà promosso tiratore scelto e andrà in Iraq per missioni pericolose per proteggere l'avanzata delle truppe alleate o uccidere possibili sospetti di un complotto terroristico.
Per la sua incredibile fama da tiratore scelto verrà soprannominato "Leggenda" ed entrerà nell' immaginario collettivo come un eroe, tra i soldati.
Questo lavoro però proverà molto Kyle che anno dopo anno diventerà sempre più stanco e paranoico; non sarà più lo stesso e non riuscirà più ad avere un normale rapporto con la moglie.
Inoltre inizierà ad avere sensi di colpa riguardanti il fatto che non ha potuto salvare tutti i suoi compagni, e questo non se lo perdonerà più.
Alla fine Kyle morirà assassinato, e la parte finale del film è una parata in suo onore, dal profilo molto patriottico e comunque rispecchiante lo stile di Eastwood .
Scene molto crude e ben girate soprattutto nei momenti di azione e un ottimo Cooper recita più che discretamente mostrando perfettamente i sentimenti e il pathos.
Consigliato come ogni Film del genio e miglior regista esistente Clint Eastwood.
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gabrykeegan
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giovedì 22 gennaio 2015
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eastwood mira alla testa dello spettatore
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L'opera è da guardare con occhio attento e orecchie ben aperte. Sì, il patriottico regista può sembrare voler solo ancora una volta elogiare il proprio paese e soprattutto la forza militare di questo.
E in effetti, non mancano le frasi sul difendere le persone e gli ideali, la dimostrazione dell'efficacia dagli attacchi in terra straniera e la bravura dei propri soldati.
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L'opera è da guardare con occhio attento e orecchie ben aperte. Sì, il patriottico regista può sembrare voler solo ancora una volta elogiare il proprio paese e soprattutto la forza militare di questo.
E in effetti, non mancano le frasi sul difendere le persone e gli ideali, la dimostrazione dell'efficacia dagli attacchi in terra straniera e la bravura dei propri soldati. La particolarità di tutto ciò è che, per una volta, vediamo un film di guerra con gli occhi di un militare. I suoi occhi diventano quelli dello spettatore.
Vediamo come nasce la voglia di arruolarsi, come si costruisce un fisico e una mentalità da soldato e soprattutto come si affronta una guerra pericolosa tra sabbia, attentati e decisioni difficili.
Ogni volta che il protagonista parte per l'Iraq, è una sofferenza per la moglie ed è un paradossale divertimento per chi guarda il film. I rumori degli elicotteri, delle pallottole e dei motori dei mezzi con le ruote assordano (ecco perché è meglio guardare questa pellicola al cinema o a casa con un buon impianto audio) fanno entrare in un trip la mente di chi assiste alle scene di guerra.
Proprio come il personaggio di Cooper, veniamo catapultati dall'altra parte del Mondo e subiamo un lavaggio del cervello fatto di rumori e paranoie per ogni minimo spostamento d'aria.
La regia è come al solito sublime, ed accompagnata alla fotografia del fido Tom Stern, rende la pellicola dinamica e quasi mai priva di tempi morti. La sceneggiatura, d'altronde, rende quasi impossibile non restare incollati allo schermo ed analizzare ogni situazione con la massima attenzione per capire cosa passi nella mente del cecchino più letale di sempre.
Il vero fulcro del film è ovviamente Kyle/Cooper. L'ormai affermato attore ha subito una trasformazione fisica fatta di 6000 calorie al giorno per avere un fisico ancora più imponente e imbracciare armi pesanti, con cui sparare a distanze proibitive. La sua recitazione è una prova durissima (forse la più grande della sua carriera), portata fino in fondo con stile e una gigantesca dedizione per il dettaglio. La forza naturale messa al servizio del proprio paese, si fonde con l'occhio di lince e la precisione che solo una mente stabile può dare. La cosa che fa impressione è che poi questa mente ferrea è frutto di una finta stabilità data dalle condizioni belliche e viene a mancare nella tranquilla vita di tutti i giorni.
L'emotività e il coraggio espressi nei territori ostili, si tramutano nella quasi totale assenza di emozione a casa, dove anche una risposta semplice può essere accompagnata da un "sissignore" o a un "ok" detto in modo robotico.
Il regista di Bradley non è l'ultimo arrivato e sicuramente ha fatto di tutto per rappresentare al meglio la vita di una persona che può essere considerata un eroe da molti, ma che allo stesso tempo può generare discussioni sui metodi e le modalità di questa guerra da parte degli americani.
Comunque la si pensi, questo film è la testimonianza reale di una vita particolare, vista dalla prospettiva di un personaggio unico per il suo talento, ma uguale ad altri migliaia di militari statunitensi per le esperienze vissute.
Un'opera da godersi e analizzare per i suoi risvolti storici, sociali e psicologici, che sia d'esempio per chi vuole fare un film di guerra, non per raccontare solo gli eventi, ma anche le anime che ne fanno parte.
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johnford
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mercoledì 21 gennaio 2015
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che brutta bestia la guerra!
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AMERICANATA,PATRIOTTISMO STUCCHEVOLE, ESALTAZIONE DELLA GUERRA, HANNO DETTO IN MOLTI DEL FILM. A ME SEMBRA ESATTAMENTE IL CONTRARIO; INNANZI TUTTO IL FILM E' BIOGRAFICO E LO SCENEGGIATORE E IL REGISTA NON SI SONO INVENTATI NULLA. SE QUALCUNO ENTRA IN SALA CONVINTO DELLA FONDATEZZA DELL'INTERVENTO AMERICANO IN IRAK, NE ESCE CONVINTO ESATTAMENTE DEL CONTRARIO. E POI I COMBATTENTI VENGONO MOSTRATI, DA UNA PARTE COME DEI POVERI RAGAZZI AMERICANI SRADICATI DA UNA TRANQUILLA VITA DI PROVINCIA PER ESSERE INVIATI A MORIRE IN UN PAESE CHE MANCO SAPEVANO ESISTESSE E NON SANNO NEANCHE LORO PER CHE COSA E CHE SE VA BENE TORNANO DEVASTATI NELLA PSICHE E ALTRETTANTI POVERI DIAVOLI IRAKENI CHE NON RIESCONO A REALIZZARE IN CHE GIRONE INFERNALE SIANO IMPROVVISAMENTE SPROFONDATI.
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AMERICANATA,PATRIOTTISMO STUCCHEVOLE, ESALTAZIONE DELLA GUERRA, HANNO DETTO IN MOLTI DEL FILM. A ME SEMBRA ESATTAMENTE IL CONTRARIO; INNANZI TUTTO IL FILM E' BIOGRAFICO E LO SCENEGGIATORE E IL REGISTA NON SI SONO INVENTATI NULLA. SE QUALCUNO ENTRA IN SALA CONVINTO DELLA FONDATEZZA DELL'INTERVENTO AMERICANO IN IRAK, NE ESCE CONVINTO ESATTAMENTE DEL CONTRARIO. E POI I COMBATTENTI VENGONO MOSTRATI, DA UNA PARTE COME DEI POVERI RAGAZZI AMERICANI SRADICATI DA UNA TRANQUILLA VITA DI PROVINCIA PER ESSERE INVIATI A MORIRE IN UN PAESE CHE MANCO SAPEVANO ESISTESSE E NON SANNO NEANCHE LORO PER CHE COSA E CHE SE VA BENE TORNANO DEVASTATI NELLA PSICHE E ALTRETTANTI POVERI DIAVOLI IRAKENI CHE NON RIESCONO A REALIZZARE IN CHE GIRONE INFERNALE SIANO IMPROVVISAMENTE SPROFONDATI. PELLICOLA SOTTILMENTE INTROSPETTIVA, DECISAMENTE NON GUERRAFONDAIA. KYLE NON E' CALLAHAN! E' UN COW BOY TRITURATO DA UNA GUERRA INUTILE. E CLINT E' L'ULTIMO DEI GRANDI.
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no_data
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martedì 20 gennaio 2015
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forse un pò di propaganda ???
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Sono un fan di Clint Eastwood e nessuno può dubitare della sua sensibilità artistica, ma, razionalmente, nessuno può anche dubitare del suo fervido patriottismo e fede repubblicana che questa volta esce un pò dal limite nei contenuti del film. Non volendo entrare nel merito di una guerra tutt'oggi criticata e fautrice della nascita degli attuali fondamentalismi islamici, la distinzione tra pecore e lupi è quanto mai semplicistica e retorica nel film. E anche il cane pastore eroe, in preda a stress e dubbi che vogliono esaltarne l'eroicità rendendola umana e fruibile al pubblico, in realtà non ha mai indecisioni nel prendersi la responsabilità di fermare il cuore di un selvaggio.
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Sono un fan di Clint Eastwood e nessuno può dubitare della sua sensibilità artistica, ma, razionalmente, nessuno può anche dubitare del suo fervido patriottismo e fede repubblicana che questa volta esce un pò dal limite nei contenuti del film. Non volendo entrare nel merito di una guerra tutt'oggi criticata e fautrice della nascita degli attuali fondamentalismi islamici, la distinzione tra pecore e lupi è quanto mai semplicistica e retorica nel film. E anche il cane pastore eroe, in preda a stress e dubbi che vogliono esaltarne l'eroicità rendendola umana e fruibile al pubblico, in realtà non ha mai indecisioni nel prendersi la responsabilità di fermare il cuore di un selvaggio. Umanità ed eroismo che non lasciano spazio al perdono e all'autocritica nel nome degli ideali repubblicani più profondi.
Quanto mi manca la burbera umanità di Walt Kowalsky -Gran Torino- e il paternalismo umanissimo di Frankie Dunn -Million Dollar Baby-, ma nel registro di Eastwood ci sta anche Chris Kyle, eroe e martire di un America che invece di esportare i suoi valori di integrazione vuole esportare democrazia a chi non sa che farsene.
La mia sensazione è che attraverso la storia di Chris Kyle si voglia sdoganare un conflitto tra i più deleteri della storia recente degli Stati Uniti e che si voglia imboccare la strada del ritorno agli ideali repubblicani negli USA post- Obama.
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[+] grazie
(di andrea alberini)
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[+] forse un pò di propaganda ???
(di conte di bismantova)
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