Il misantropo è una figura chiave della civiltà europea. L'omonima commedia di Menandro sprofonda tre secoli avanti Cristo, ma è sicuramente il personaggio riproposto da Molière a metà 600 che fonda un archetipo moderno di lunga fortuna. Se esiste un cinema dichiaratamente europeo - e pare proprio che ormai esista - non può fare a meno delle principali figure narrative e delle personalità letterarie del suo patrimonio, a qualsiasi latitudine possano riemergere.

Mr. Ove mette in scena un misantropo sociale, che detesta il mondo per come è costruito, e che contesta lo Stato per come è organizzato.

Non è sbagliato che i premi EFA abbiano deciso di istituire un riconoscimento specifico per questo genere: e Mr. Ove ha vinto il premio di categoria proprio nel 2016. In fondo, il cinema europeo con le sue declinazioni nazionali rischia di essere preso sul serio solamente quando agisce attraverso la denuncia, il prisma dell'autore o ancora con il mezzo documentario. Ma alcuni film candidati di questi anni (da Un piccione seduto su un ramo... a Dio esiste e vive a Bruxelles, da Padre Vostro a Lui è tornato) toccano argomenti molto sottili - la religione, il rapporto con la morte, la tirannia, le guerre - cercando di allargare il pubblico con la scrittura brillante. Un progetto condivisibile, indipendentemente dal valore del singolo film.

L'altro tema di Mr. Ove è la migrazione. Quale disagio più letale si potrebbe immaginare per un misantropo sospettoso e scorbutico di una donna iraniana sfuggita a un destino di guerra e povertà, venuta ad abitare proprio a pochi metri dal suo giardino? Ma Ove non solo si fa via via intenerire, ma non è razzista in partenza: la donna è solo un essere umano come tanti, di quelli che egli certamente detesta, ma senza sostanziali differenze. La misantropia sa essere equa e democratica.

Il terzo tema è la commedia. Erano commedie anche quelle di Menandro e Molière, i due poli antichi e moderni che abbiamo citato, con la differenza che il protagonista di Menandro decide di concedere qualcosa per affetto familiare, mentre quello di Molière finisce con l'isolarsi dall'universo ammettendo la propria irriducibilità.

La commedia europea contemporanea, sia pure "buonista" e spesso irritante, appare come uno degli schemi che la cultura cinematografica continentale predilige per una funzione pedagogica e rassicurante nei confronti dell'alterità.

Non è sbagliato che i premi EFA abbiano deciso di istituire un riconoscimento specifico per questo genere: e Mr. Ove ha vinto il premio di categoria proprio nel 2016. In fondo, il cinema europeo con le sue declinazioni nazionali rischia di essere preso sul serio solamente quando agisce attraverso la denuncia, il prisma dell'autore o ancora con il mezzo documentario. Ma alcuni film candidati di questi anni (da Un piccione seduto su un ramo... a Dio esiste e vive a Bruxelles, da Padre Vostro a Lui è tornato) toccano argomenti molto sottili - la religione, il rapporto con la morte, la tirannia, le guerre - cercando di allargare il pubblico con la scrittura brillante. Un progetto condivisibile, indipendentemente dal valore del singolo film.