tavololaici
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mercoledì 11 novembre 2015
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bel film, e non immediato.
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Attraverso questa breve recensione-che condivido in ogni sfumatura-di Barsotti del Mattino di Padova, desidero esprimere stima a questo bel film concitato ed intenso
Gianni Buganza
Alaska, le anime che si sono riconosciute
Il talento di Elio Germano e lo sguardo di Astrid Berges-Frisbey nel film di Claudio Cupellini
di Leandro Barsotti
"Alaska" di Claudio Cupellini.
Elio Germano è un grande talento, Astrid Berges-Frisbey ha un volto che racconta oltre la pelle.
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Attraverso questa breve recensione-che condivido in ogni sfumatura-di Barsotti del Mattino di Padova, desidero esprimere stima a questo bel film concitato ed intenso
Gianni Buganza
Alaska, le anime che si sono riconosciute
Il talento di Elio Germano e lo sguardo di Astrid Berges-Frisbey nel film di Claudio Cupellini
di Leandro Barsotti
"Alaska" di Claudio Cupellini.
Elio Germano è un grande talento, Astrid Berges-Frisbey ha un volto che racconta oltre la pelle. E poi c'è questa storia intensa.
Ti dice che c'è un destino di anime che si incontrano oltre al corpo e alla materia. E in ogni modo in cui la materia si manifesti: che sia un lavoro ben pagato, una ricchezza improvvisa, una nuova vita agiata. Nulla conta più del loro destino.
Parlo di quel momento (che è un attimo, è uno sguardo) capaci di cambiare per sempre una vita. Per quanto ne sfuggi via, prima o dopo la tua anima ti riporta lì. Come se ogni nostra scelta pensata, ragionata, obiettiva non contasse nulla davanti al torrente impetuoso dell'amore di due anime.
Sto dicendo due anime, non due persone. Qualcosa oltre la carne e la stessa presenza fisica. Due anime che come fossero calamite tra le leve sensoriali
del cosmo ti riportano sempre in quello stesso attimo in cui, con un solo sguardo, anche dopo migliaia di anni, si sono riconosciute
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giulio
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lunedì 9 novembre 2015
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l'amore che si nutre della propria autodistruzione
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Nonostante alcuni buchi di sceneggiatura che anche un occhio poco attento come il mio e' riuscito a cogliere (dialoghi un po' lenti in alcune situazioni, alcuni personaggi che potevano essere a mio avviso curati un po' meglio e una serie di altre piccole e passabili imperfezione), e nonostante poco prima di entrare in sala gli spettatori della proiezione precedentemente abbiano caldamente insistito affinchè io-cito testualmente-"mi salvassi finche' ero in tempo", credo che il merito di Cupellini sia stato quello di offrire uno spaccato particolarmente elegante, ma allo stesso tempo brutale e privo di fronzoli di quegli amori che bruciano nel fuoco della loro stessa passione.
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Nonostante alcuni buchi di sceneggiatura che anche un occhio poco attento come il mio e' riuscito a cogliere (dialoghi un po' lenti in alcune situazioni, alcuni personaggi che potevano essere a mio avviso curati un po' meglio e una serie di altre piccole e passabili imperfezione), e nonostante poco prima di entrare in sala gli spettatori della proiezione precedentemente abbiano caldamente insistito affinchè io-cito testualmente-"mi salvassi finche' ero in tempo", credo che il merito di Cupellini sia stato quello di offrire uno spaccato particolarmente elegante, ma allo stesso tempo brutale e privo di fronzoli di quegli amori che bruciano nel fuoco della loro stessa passione. L'incontro tra Fauso (Elio Germano) e Nadie (Astrid Berges-Frisbey) e' l'incontro tipico delle anime violente e particolarmente inclini all'autodistruzione, che nella figura di Nadie si manifesta come una sorta di passivismo e inappagamento, mentre in quella di Fausto in una sfrenata ambizione e aggressività; tra i due c'e' pero' il fil rouge della purezza del primo vero grande amore, che come tutti i primi veri gradi amori e' privo delle meschine bassezze che spesso si ritrovano in quei matrimoni consumati dalle menzogne e dalla noia, o in quelle relazioni che si trascinano per un'inerzia che nel tempo si trasforma nella piu' torpida indifferenza; in questo film non c'e' nulla di tutto cio', il tradimento di Nadine, cosi' come il furto dei 30000 euro di Fausto, la loro separazione, cosi' come i loro crimini, tutto viene compiuto con una sorta di infantile impulsività, di passione senza filtri, che non viene nascosta, ma che anzi viene ottimamente evidenziata dall'interpretazione dei 2 attori; sono 2 figure che si attraggono in maniera inevitabile anche quando tentano di respingersi e che trovano completezza nella loro unione. ' in effetti e' proprio questa la sensazione che ho avuto, soprattutto nella prima mezz'ora e nella parte finale del film: essi si svincolano dalla caratterizzazione primitiva del personaggio e acquistano una connotazione differente come coppia, svincolandosi al di sopra della trama stessa. Ho apprezzato inoltre anche la scelta del finale, anche se il mio giudizio da questo punto di vista e' piuttosto di parte, in quanto la suggestione romantica dell'attesa del vero amore trova in me un terreno fin troppo fertile. Credo tuttavia sia un film che trovi una certa accoglienza soltanto in alcune "personalità" (e ci tengo ad usare precisamente questo termine),nel senso che non e' un film trasversale in primis perche' ben poco commerciale e poi perche' ,in effetti , alcune sfaccetature della personalità dei protagonisti potrebbero essere ritenute superificali o non apprezzate.
Se non si e' capito a me e' piaciuto!
Una nota a margine per quanto riguarda Astrid: ho avuto modo di apprezzarla anche in " I Origins" e credo sia estremamente talentuosa
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(di redpa)
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daniela
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giovedì 12 novembre 2015
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un film sorprendentemente umano
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Sprovvista di un occhio esperto, avrei necessità di guardare nuovamente il film per avere quella capacità di distacco analitico che si richiede ad una qualsiasi genere di recensione. Ma, in effetti, la chiave di lettura è forse proprio in questo coinvolgimento, connotato di sensazioni di vacuità e confusione, che sia ha alla fine di Alaska.
Una percezione frutto di un operato che risulta quantomeno insolito in un tempo in cui il grande pubblico esige amori utopicamente perfetti. Ed invece qui, la peculiarità e, personalmente ritengo, la grandezza è la rappresentazione più spontanea della realtà: la relazione di Fausto e Nadine risulta profondamente umana, incurante di premurose protezioni di un ideale d'amore favolistico.
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Sprovvista di un occhio esperto, avrei necessità di guardare nuovamente il film per avere quella capacità di distacco analitico che si richiede ad una qualsiasi genere di recensione. Ma, in effetti, la chiave di lettura è forse proprio in questo coinvolgimento, connotato di sensazioni di vacuità e confusione, che sia ha alla fine di Alaska.
Una percezione frutto di un operato che risulta quantomeno insolito in un tempo in cui il grande pubblico esige amori utopicamente perfetti. Ed invece qui, la peculiarità e, personalmente ritengo, la grandezza è la rappresentazione più spontanea della realtà: la relazione di Fausto e Nadine risulta profondamente umana, incurante di premurose protezioni di un ideale d'amore favolistico. Ed è in questo senso che il film risulta violento e profondamente inquieto.
Il tutto reso magistralmente da una caratterizzazione dei personaggi imparziale, quasi che il regista si renda semplice cronista di fatti.
E alla fine, il confusionario e ricco canovaccio di crudi sentimenti che si propone durante tutta la pellicola, si globalizza in un messaggio chiarificatore, forte tanto da risultare quasi tracotante: l'inevitabilità dell'incontro di due anime. Si ha l'idea di una predestinazione all'unione, che si manifesta durante tutto il film nella latenza di un'attesa eterna.
Ed è probabilmente questa la vera favola.
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(di giulio)
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flavio micarelli
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mercoledì 11 novembre 2015
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nel freddo dell'alaska
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Fausto e Nadine sono i giovani protagonisti di questa storia di vita quotidiana diretta da Cupellini.
I due si incontrano per la prima volta a Parigi, città metafora scelta dal regista per rappresentare "l'amore lampo", sul terrazzo dell'hotel dove Fausto lavora e Nadine si trova per un provino da modella. I due non conoscendosi riescono comunque a condividere la loro insoddisfazione che magicamente svanisce proprio per quei pochi attimi che trascorrono insieme. Da quel giorno sarà amore, ma entrambi sono talmente ambiziosi che cercano la felicità nella realizzazione personale della vita, non accorgendosi di averla trovata l'uno nell'altra.
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Fausto e Nadine sono i giovani protagonisti di questa storia di vita quotidiana diretta da Cupellini.
I due si incontrano per la prima volta a Parigi, città metafora scelta dal regista per rappresentare "l'amore lampo", sul terrazzo dell'hotel dove Fausto lavora e Nadine si trova per un provino da modella. I due non conoscendosi riescono comunque a condividere la loro insoddisfazione che magicamente svanisce proprio per quei pochi attimi che trascorrono insieme. Da quel giorno sarà amore, ma entrambi sono talmente ambiziosi che cercano la felicità nella realizzazione personale della vita, non accorgendosi di averla trovata l'uno nell'altra. Questo li divide e li porta ad odiarsi, ma pur senza vedersi, le loro vite si condizionano reciprocamente.
Cupellini scrive una storia particolare in quanto cerca di rappresentare quello che a chiunque potrebbe capitare, ovvero, perdere la felicità, cercandola.
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pattismith78
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lunedì 16 novembre 2015
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il cinema!
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Questo film è la dimostrazione che sappiamo ancora fare il Cinema con la "C" maiuscola. Sono andata a vederlo temendo di ritrovarmi impastoiata nelle solite velleità del cinema nostrano, fatto di storie minimaliste e sterili o di sceneggiati per il grande schermo. Ho trovato invece la magia di un mondo che non sappiamo più riprodurre, quello dei film di poesia e azione, quel cinema che si nutre di una tradizione che appartiene alla nouvelle vague e al cinema di genere. Fausto e Nadine sono due archetipi, due antieroi romantici e romanzeschi, che lottano, sbagliano e si amano per un tempo indefinito, indefinito come è il tempo della vita quando si ama con il loro impeto. Sono stata trascinata per due ore da una storia viva, di quelle che ti ricordano i momenti migliori della nostra vita.
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Questo film è la dimostrazione che sappiamo ancora fare il Cinema con la "C" maiuscola. Sono andata a vederlo temendo di ritrovarmi impastoiata nelle solite velleità del cinema nostrano, fatto di storie minimaliste e sterili o di sceneggiati per il grande schermo. Ho trovato invece la magia di un mondo che non sappiamo più riprodurre, quello dei film di poesia e azione, quel cinema che si nutre di una tradizione che appartiene alla nouvelle vague e al cinema di genere. Fausto e Nadine sono due archetipi, due antieroi romantici e romanzeschi, che lottano, sbagliano e si amano per un tempo indefinito, indefinito come è il tempo della vita quando si ama con il loro impeto. Sono stata trascinata per due ore da una storia viva, di quelle che ti ricordano i momenti migliori della nostra vita. Quelli per i quali la vita va vissuta. Ho amato ogni momento del film, anche il periodo della prigione, che normalmente è un tema dal quale fuggo appena posso. Mi sono riconosciuta in tutti i frammenti del film, in ogni personaggio, soprattutto in quello del socio di Fausto, Sandro, grandioso come un eroe di Cechov. La regia di Cupellini è sicura, ma la forza sta nella storia grandiosa e commovente che ti fa dire "ancora, ancora, ancora!".
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[+] ma quest'anno il mio dentista ha incassato di più
(di redpa)
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redpa
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mercoledì 18 novembre 2015
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neoirrealismo italico
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Nel cinema sono state spesso utilizzate situazioni irreali ( biciclette in volo su Milano, il grande maglio di Fellini) per creare suggestive e poetiche metafore. Il Alaska la realtá viene raccontata tramite situazioni e personaggi poco o per nulla credibili,ma noin si vede la poesia.
Il protagonista è un ragazzo che ha dentro un livello di violenza da mettere in ombra il libanese del famoso romanzo; ora che fa per vivere questo giovanotto? Il cameriere in hotel pentastellato cioè uno dei lavori in cui più bisogna servire,abbozzare e tacere.
Si invaghisce di una bella figliola appena conosciuta e la porta a vedere la suite da 15000 euro al giorno: normale, possibile. Ciò che è meno possibile e probabile è il seguito.
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Nel cinema sono state spesso utilizzate situazioni irreali ( biciclette in volo su Milano, il grande maglio di Fellini) per creare suggestive e poetiche metafore. Il Alaska la realtá viene raccontata tramite situazioni e personaggi poco o per nulla credibili,ma noin si vede la poesia.
Il protagonista è un ragazzo che ha dentro un livello di violenza da mettere in ombra il libanese del famoso romanzo; ora che fa per vivere questo giovanotto? Il cameriere in hotel pentastellato cioè uno dei lavori in cui più bisogna servire,abbozzare e tacere.
Si invaghisce di una bella figliola appena conosciuta e la porta a vedere la suite da 15000 euro al giorno: normale, possibile. Ciò che è meno possibile e probabile è il seguito. Non eccepisce quando la bella usa la piscina della suite ( è giá innamorato lo capiamo) però quando arriva il cliente che ha giá sborsato 150000 euro per quella suite lui gli spacca letteralmente il grugno rimediando il licenziamento e 2 anni di reclusione a La Santé.Anche la sirena è poco credibile.Ricompare dopo due anni, indossatrice famosa e ben pagata a Milano. Sapete che fa? Nell'era delle banche on line, delle carte multifunzione, dei pagamenti smartphone, la bella figliola mette tutto il malloppo dei suoi risparmi in un buco del muro che nasconde con un paio di libri! Il suo vigoroso compagno le fregherá tutti i soldi per investire nel progetto Alaska.Arriverá la fortuna ma non la pace per la coppia. Lei delusa tornerá a Parigi non prima di aver rubato un malloppo al barista suo datore di lavoro: 10000 euro che l'uomo, come tutti gli imprenditori di successo, tiene in una scatola di cartone!
C'è ancora il drammone finale che vi risparmio.
Non vi risparmio la mia impressione. Cupellini sembra usare il metodo Conte : adatta gli schemi e il gioco alle attitudini degli interpreti. Ma in questo caso non c'è partita e lo sconfitto è il cinema
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[+] ingeneroso
(di ann66)
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[+] ascensore per il patibolo...sociale
(di gianleo67)
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flyanto
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lunedì 16 novembre 2015
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alto e basso di una relazione amorosa vissuta inte
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La storia d'amore raccontata in "Alaska" è una storia quanto mai tormentata che i due giovani protagonisti vivono tra alti e bassi sino al definitivo, sebbene tardivo, coronamento.
I due giovani protagonisti si incontrano per caso un giorno in un hotel di lusso di Parigi dove lui (Elio Germano) svolge l'attività di cameriere e lei (Astrid Berges-Frisbey) sta partecipando ad una selezione in un concorso di modelle. In seguito ad un incidente di percorso ed alla reazione violenta di lui nei confronti di un cliente dell'albergo, egli finisce in carcere dove sconterà una pena di due anni. Quando esce dal carcere egli trova la ragazza ad aspettarlo e con lei, che nel frattempo è lanciata come modella nel mondo della moda, si trasferisce a Milano iniziando a svolgere dei lavoretti più o meno modesti sino a divenire uno dei soci presso un locale notturno di tendenza denominato "Alaska" dove egli riuscirà a risollevare notevolmente la propria condizione economica.
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La storia d'amore raccontata in "Alaska" è una storia quanto mai tormentata che i due giovani protagonisti vivono tra alti e bassi sino al definitivo, sebbene tardivo, coronamento.
I due giovani protagonisti si incontrano per caso un giorno in un hotel di lusso di Parigi dove lui (Elio Germano) svolge l'attività di cameriere e lei (Astrid Berges-Frisbey) sta partecipando ad una selezione in un concorso di modelle. In seguito ad un incidente di percorso ed alla reazione violenta di lui nei confronti di un cliente dell'albergo, egli finisce in carcere dove sconterà una pena di due anni. Quando esce dal carcere egli trova la ragazza ad aspettarlo e con lei, che nel frattempo è lanciata come modella nel mondo della moda, si trasferisce a Milano iniziando a svolgere dei lavoretti più o meno modesti sino a divenire uno dei soci presso un locale notturno di tendenza denominato "Alaska" dove egli riuscirà a risollevare notevolmente la propria condizione economica. Tra alti e bassi e svariati rocamboleschi avvenimenti la storia con la ragazza subisce delle interruzioni e delle rappacificazioni che determineranno la condivisa scelta di coronare finalmente col matrimonio il proprio sentimento dopo, ovviamente, l'uscita dal carcere da parte della ragazza dove nel frattempo è stata a sua volta condannata.
Claudio Cupellini idea una storia d'amore molto controversa e problematica in cui i due protagonisti, animati da profondi e reali sentimenti, non sempre si trovano sulla stessa lunghezza d'onda oppure vengono ostacolati da eventi esterni a loro opposti, in ogni caso la loro relazione amorosa non risulta affatto serena e, comunque, poco probabile verso un lieto fine. In realtà, l'andamento di questo rapporto risulta un poco estremo o, comunque, molto da "feuilleton" moderno, ma fortunatamente, grazie anche all'ottima recitazione dei due attori principali, Elio Germano in primis, esso non scende mai verso il patetico ed il lacrimevole e pertanto l'intera vicenda viene accettata di buon grado dallo spettatore come fosse una qualsiasi relazione controversa, ma sincera, e pertanto alla fine pure trionfante.
Ripeto, il valore della pellicola poggia tutto principalmente sulla recitazione degli attori e Germano qui, ancora una volta, si conferma essere uno dei migliori attori italiani del momento.
Interessante ed abbastanza originale.
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nunziettì
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martedì 17 novembre 2015
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una torta ai mirtilli buona da morire
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Alaska
Non é un caso che il film si concluda con
Close Your Eyes di Micah P. Hinson.
Reale, crudo, irriverente e strafottente questo film di Cupellini che francamente se ne frega della coerenza come la vita e l'amore dei due protagonisti che non riescono a stare per più di qualche frammento di vita nello stesso posto nello stesso momento. Quando tutto sembra andare a gonfie vele qualcosa lo disturba e quando tutto sembra perduto un evento banale riporta speranza.
Una storia d'amore come poche sono e con quella dose di struggimento che ne rende grande l'intensità.
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gianleo67
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sabato 12 marzo 2016
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dieci inverni...in alaska
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Fausto e Nadine si conoscono in un hotel parigino: lui fa il cameriere, lei partecipa ad un casting di moda. Finito in carcere dopo aver aggredito un cliente per difendere lei, il ragazzo dovrà attendere due anni per poterla rivedere e coronare il loro sogno d'amore. Tra alti, bassi e strani incroci del destino la ricerca di una irraggiungibile felicità sarà tormentata da alterne fortune e dolorose visissitudini. Happy end finale...o quasi!
Dalle stalle alle stelle...e ritorno; quando il dramma sentimentale parte dalla elegante cornice parigina e sembra insistere sull'inesplicabile crocevia di solitudini in trasferta (un albergo, un cameriere, lei sul tram con le cuffiette, perfino il fraco-marocchino Roschdy Zem; ma siamo lontani mille miglia dalle rarefazioni esistenziali di Bird People), per poi virare decisamente verso lo schematismo prosaico e stucchevole di una improbabile love story alla Dieci inverni che faccia da filo conduttore e trait d'union alle legittime ambizioni di graziosi giovanotti con tutta la vita davanti ed agli inverosimili saliscendi di una scalata sociale che sembra remargli contro.
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Fausto e Nadine si conoscono in un hotel parigino: lui fa il cameriere, lei partecipa ad un casting di moda. Finito in carcere dopo aver aggredito un cliente per difendere lei, il ragazzo dovrà attendere due anni per poterla rivedere e coronare il loro sogno d'amore. Tra alti, bassi e strani incroci del destino la ricerca di una irraggiungibile felicità sarà tormentata da alterne fortune e dolorose visissitudini. Happy end finale...o quasi!
Dalle stalle alle stelle...e ritorno; quando il dramma sentimentale parte dalla elegante cornice parigina e sembra insistere sull'inesplicabile crocevia di solitudini in trasferta (un albergo, un cameriere, lei sul tram con le cuffiette, perfino il fraco-marocchino Roschdy Zem; ma siamo lontani mille miglia dalle rarefazioni esistenziali di Bird People), per poi virare decisamente verso lo schematismo prosaico e stucchevole di una improbabile love story alla Dieci inverni che faccia da filo conduttore e trait d'union alle legittime ambizioni di graziosi giovanotti con tutta la vita davanti ed agli inverosimili saliscendi di una scalata sociale che sembra remargli contro.
Cinema dal respiro epico (125 minuti sono estenuanti) ma col fiato corto, patisce una sceneggiatura che stabilisce l'abbecedario dei suoi punti miliari ma non sa bene come condurci alla sillaba postrema di un racconto con molti punti morti ed inesplicabili passaggi logici e temporali, facendo compiere ai due protagonisti le molteplici giravolte di un destino in cui amore e realizzazione sociale sono nemiche giurate ed in cui i soldi possono fare la felicità di uno solo di loro per volta. Se la piattezza della messa in scena e la pretestuosa irragionevolezza dei comportamenti criminali che aprono e chiudono la storia (perdere il lavoro è meno grave di finire in carcere, uccidere un uomo per pochi spiccioli te lo aspetti da un sociopatico di banlieu piuttosto che da una fille de province) fanno accigliare persino gli spettatori meno esigenti, quello che penalizza di più questo milieu da soap-opera sotto mentite spoglie è l'inconsistenza di psicologie al limite del ridicolo, tra millantatori di successo destinati al suicidio, scaricatori di porto che si improvvisano manager e lanciatissime mannequin che si seppelliscono dietro al bancone di un bar: vabbè che la vita è fatta a scale ma qui si esagera con i tour guidati lungo l'ascensore sociale ed i ritorni di fiamma fuori tempo massimo!
Insomma nè credibile paradigma della precarietà dei nostri giorni nè coinvolgente melò di una tormentata storia a due, la ricerca della felicità secondo Cupellini si esaurisce con lui che dismesso il gessato grigio e l'impeccabile pronuncia francese si presenta alla visita settimanale presso la casa circondariale col bomber sdrucito e l'accento da coatto dicendole: "Ho portato ddue stecche di siggarette eh! Fattele abbastare!..."). Bella e brava Àstrid Bergès-Frisbey che risce a modulare bene il registro di una credibile fragilità femminile e come al solito sopra le righe un Elio Germano malissimo utilizzato; puramente di contorno gli altri personaggi. Pioggia di finanziamenti pubblici a fondo (mai come in questo caso) perduto. Roba da far rimpiangere i Gulag siberiani, altro che Alaska!
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valterchiappa
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sabato 27 gennaio 2018
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il racconto, finalmente
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Da Parigi a Milano. Dalla miseria alla ricchezza. Possedere tutto ciò che è inutile o avere ciò che solo necessario. Può l’amore rimettere in sincrono due vite pericolosamente oscillanti su sinusoidi ripidissime che sembrano tracciate in un diabolico, perenne sfasamento?
Le esistenze di Fausto (Elio Germano), ambizioso maître italiano di un albergo di lusso di Parigi, caduto in disgrazia per una bravata e Nadine (Astrid Bergès-Frisbey), disincantata ragazza della provincia francese che si trova quasi controvoglia a diventare una modella di successo, sembrano essere indissolubili. Eppure i due faranno di tutto (nulla nella storia è lasciato al destino) per distanziarsi.
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Da Parigi a Milano. Dalla miseria alla ricchezza. Possedere tutto ciò che è inutile o avere ciò che solo necessario. Può l’amore rimettere in sincrono due vite pericolosamente oscillanti su sinusoidi ripidissime che sembrano tracciate in un diabolico, perenne sfasamento?
Le esistenze di Fausto (Elio Germano), ambizioso maître italiano di un albergo di lusso di Parigi, caduto in disgrazia per una bravata e Nadine (Astrid Bergès-Frisbey), disincantata ragazza della provincia francese che si trova quasi controvoglia a diventare una modella di successo, sembrano essere indissolubili. Eppure i due faranno di tutto (nulla nella storia è lasciato al destino) per distanziarsi.
“Alaska”, il nuovo film di Claudio Cupellini (“Lezioni di cioccolato”, “Una vita tranquilla”) è innanzitutto il racconto dell’insoddisfazione. Questo è il tarlo che rode da dentro Fausto, allontanandolo da una felicità che sembra essere a portata di mano, questa la forza endogena che fa ribollire un mare che non desidererebbe altro che essere placido. Emblematico lo stesso titolo del film, che evoca una terra promessa tanto utopica e lontana, quanto gelida ed inospitale.
La bramosia di potere, l’avidità di una sempre maggiore ricchezza condurranno i due su un percorso altalenante come montagne russe, sempre più distante dal percorso invece tenacemente retto e costante dell’amore, che però niente e nessuno potrà arrestare.
Sì perché “Alaska” è un film romantico, anzi spudoratamente romantico. Ma come ogni grande storia d’amore, quella fra Fausto e Nadine cresce e si fa bella attraversando il mare in tempesta di infinite traversìe. E la vicenda costruita da Cupellini, assieme ai co-sceneggiatori Filippo Gravino e Guido Iuculano, è una vera e propria odissea, traboccante di eventi fortissimi, di colpi di scena, di situazione al limite. C’è un poderoso lavoro di scrittura dietro “Alaska”: vicende infinite che si incastrano, pur seguendo un filo solidissimo e una corte di personaggi tratteggiati con contorni precisi, come in vecchio romanzo di appendice, concentrato nelle due ore della pellicola.
È la rivincita della storia. Finalmente, vorremmo dire. Dopo tanti film criptici, minimali, in punta di penna (e ben ne conosciamo i risultati quando la mano non è più che felice), è bello godere nuovamente della trama che ci avvince e ci incolla alla poltrona. E cosa importa se è poco credibile? È finzione, signori, deve farci emozionare, commuovere, sognare. Non deve essere vera. Se poi, come in “Alaska”, è anche verosimile usciremo dalla sala camminando su un letto di nuvole, col cuore gonfio e gli occhi lucidi, prima di riposare i piedi sul grigio suolo della realtà quotidiana.
È forse ridondante la sceneggiatura di “Alaska”; qualche volta va sopra le righe (come credere che un galeotto senza arte né parte sia atteso all’uscita dal carcere da una modella bella come un angelo?); alcuni personaggi sono meramente letterari nel senso meno nobile del termine, come Sandro (interpretato da un peraltro superlativo Valerio Binasco), il pittoresco socio con cui Fausto prende in gestione il locale che dà il nome al film. Ma questo, almeno per chi vi scrive, viene da una analisi condotta davanti al bianco di una pagina. Durante la proiezione, quando il cervello tace e a condurci per mano è un cuore fanciullesco, “Alaska” appaga a pieno, riconducendoci a casa con la soddisfazione che solo un ottimo film può dare.
Non si può tacere il ruolo che in questo viaggio emotivo hanno le interpretazioni dei protagonisti. Elio Germano (che, ricordiamolo, è il nostro migliore attore), si carica sulle spalle il peso onerosissimo di tanta scrittura, sfoggiando l’ennesima grande prestazione. Forse attinge troppo dal suo stesso repertorio (in certi momenti sembra di rivedere l’Accio di “Mio fratello è figlio unico”), a tratti si lascia prendere dall’istrionismo, ma è fuor di dubbio che è la sua interpretazione il propellente necessario per far camminare il possente motore costruito da Cupellino. Astrid Bergès-Frisbey per conto suo non mette in campo solo l’eterea bellezza, ma, impallidendo il bel viso, sa diventare dolente, percossa, sofferente, ben assecondando l’andamento drammatico del testo.
La fredda ragione può, analizzando, trovare altro da obiettare. Ma, a concludere queste poche righe, parlerà lo spettatore e non il critico. E la sua voce, senza esitare, dirà: “Alaska” è un film bellissimo
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