veritasxxx
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lunedì 28 luglio 2014
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complimenti john, era dura ma ce l'hai fatta
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Il regista John Pogue è alle prese con un'impresa che ha dell'impossibile: fare un film horror chiaramente ispirato all'esorcista con protagonisti la solita adolescente indemoniata che fino alla fine non si capisce se lo è o ci fa, un professore che intercorre inopportuni flirts con le sue collaboratrici e pazienti, un assistente che si innamora dell'indiavolata e altre figure minori, in una originalissima convivenza forzata in un casale sperduto in stile grande fratello, in cui la suspence sia completamente assente. Non essendoci nessuna scena di paura contemplata dalla trama, è meglio che non portiate la collega carina che finalmente ha accettato di uscire con voi a vedere questo film, perchè ci sono veramente poche chances che vi stringerà la mano nell'oscurità della sala per farsi coraggio.
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Il regista John Pogue è alle prese con un'impresa che ha dell'impossibile: fare un film horror chiaramente ispirato all'esorcista con protagonisti la solita adolescente indemoniata che fino alla fine non si capisce se lo è o ci fa, un professore che intercorre inopportuni flirts con le sue collaboratrici e pazienti, un assistente che si innamora dell'indiavolata e altre figure minori, in una originalissima convivenza forzata in un casale sperduto in stile grande fratello, in cui la suspence sia completamente assente. Non essendoci nessuna scena di paura contemplata dalla trama, è meglio che non portiate la collega carina che finalmente ha accettato di uscire con voi a vedere questo film, perchè ci sono veramente poche chances che vi stringerà la mano nell'oscurità della sala per farsi coraggio. Anzi, potrebbe addormentarsi tanto la storia si trascina senza colpi di scena o avvenimenti che possano in alcun modo farvi appassionare agli eventi o temere per il destino di qualcuno dei protagonisti. Nonostante ci siano tutti i classici elementi del genere (il ritrovamento di filmati di vecchie sedute dello stesso professore che aveva condotto l'esperimento anni prima, libri e foto spaventose in archivi polverosi e altre amenità), l'unico effetto speciale di tutto il film consiste in una specie di vermone che esce dalla bocca della paziente fatto in computer graphic in totale economia. Il resto è tutto estremamente low budget e, per ricordarvi che state vedendo un film del terrore, ogni dieci minuti improvvisamente viene cacciato un urlo lancinante che proviene dalla stanza di sopra con il conseguente "Oddio che succede?" "Tutti su di corsa, andiamo!!" e "Ma niente, la paziente si è rotta un'unghia..." Questa situazione viene ripetuta tre o quattro volte nel film e mi ha ricordato un po' la storia di quello che gridava aiuto facendo finta di affogare, e poi quando affogava per davvero nessuno lo soccorreva perchè pensavano stesse scherzando.
Di solito quando in un thriller o un horror dei giorni nostri c'è carenza di effetti visivi la pellicola punta molto sulla sceneggiatura, sulla credibilità della recitazione degli attori e su un crescendo di angoscia che poi verrà liberata in un colpo di scena finale. Ne "Le origini del male", tanto per essere originali, non c'è niente di tutto ciò, al punto che mi sento di consigliare questo film anche a un bambino di sei anni, il quale vedendo quotidianamente la De Filippi in tv è addestrato ad assistere a spettacoli ben più agghiaccianti di questo.
Qualcosa di veramente spaventoso però alla fine viene trasmesso: la noia. Complimenti John, era dura ma ce l'hai fatta.
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filippo catani
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domenica 6 luglio 2014
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le origini di una delusione
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Oxford 1974. Un professore universitario, coadiuvato da alcuni studenti, decide di condurre uno studio su una ragazzina che soffre di disturbi psichici per cercare di catturare scientificamente tramite foto e video la presenza maligna che la pervade.
Raramente si è stati presenti ad una proiezione tanto deludente come questa. L'asse portante di ogni film e cioè la sceneggiatura in questo caso fa acqua da tutte le parti con l'ulteriore grave colpa di effettuare un collage di cose già ampiamente viste. Ormai il ricorso alla camera a mano o alla narrazione "in tempo reale" paiono essere gli estremi rifugi per registi horror con poca fantasia. Chiaramente poi non ci si può attendere un risultato molto diverso da questo.
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Oxford 1974. Un professore universitario, coadiuvato da alcuni studenti, decide di condurre uno studio su una ragazzina che soffre di disturbi psichici per cercare di catturare scientificamente tramite foto e video la presenza maligna che la pervade.
Raramente si è stati presenti ad una proiezione tanto deludente come questa. L'asse portante di ogni film e cioè la sceneggiatura in questo caso fa acqua da tutte le parti con l'ulteriore grave colpa di effettuare un collage di cose già ampiamente viste. Ormai il ricorso alla camera a mano o alla narrazione "in tempo reale" paiono essere gli estremi rifugi per registi horror con poca fantasia. Chiaramente poi non ci si può attendere un risultato molto diverso da questo. Se a questo poi aggiungiamo una prova scadente da parte dell'intero cast e un finale assolutamente inconsistente e insensato, la frittata è fatta. Suona forte il campanello d'allarme per un genere che rischia di cadere nel circolo dell'autoreferenzialità e che negli ultimi anni ha regalato pochissimi prodotti di qualità su cui spicca lo straordinario Saw trasformato e depotenziato in una saga dai continui seguiti. Insomma quando si riaccendono le luci in sala e ci si rende conto di non aver fatto almeno un salto nella sedie e di non essere stati percorsi nemmeno da un brivido, c'è davvero poco da salvare.
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mauridal
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giovedì 10 luglio 2014
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bu ! ninna oh questo film a chi lo do
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Bu ! ninna oh questo film a chi lo do, lo darò all'uomo nero..recita la celebre filastrocca per bambini irrequieti,dunque ,tutto il significato del film è qui nelle paure dei bambini che le mamme sfruttano per tenerli buoni.Ma quando gli spettatori a cinema vogliono il film horror per potersi sfogare dalle paure e quindi esorcizzarle al fine di renderle innocue. , Allora possiamo comprendere il successo del genere Ma qui nel film Le origini del Male, non c'è niente di tutto questo. Tutto si può dire tranne che il film faccia paura , tolti i botti sparati super sound , e la faccia da fantasmino della pur brava Olivia /Jane che spunta dal buio con la torcia accesa sotto gli occhi , insomma, tolto tutto il repertorio scontato del film di paura per bimbi, non rimane granché .
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Bu ! ninna oh questo film a chi lo do, lo darò all'uomo nero..recita la celebre filastrocca per bambini irrequieti,dunque ,tutto il significato del film è qui nelle paure dei bambini che le mamme sfruttano per tenerli buoni.Ma quando gli spettatori a cinema vogliono il film horror per potersi sfogare dalle paure e quindi esorcizzarle al fine di renderle innocue. , Allora possiamo comprendere il successo del genere Ma qui nel film Le origini del Male, non c'è niente di tutto questo. Tutto si può dire tranne che il film faccia paura , tolti i botti sparati super sound , e la faccia da fantasmino della pur brava Olivia /Jane che spunta dal buio con la torcia accesa sotto gli occhi , insomma, tolto tutto il repertorio scontato del film di paura per bimbi, non rimane granché . A giustificare la spesa entra in gioco il paranormale, altro tema per appassionati, che non deve necessariamente far paura , ma puntando sulle debolezze della normalità della psiche e sul mistero dell ' inconscio, funziona come innesco per scatenare altre paure varie , almeno durante la proiezione. Ecco, forse l'unico pregio del film è questa curiosità per la scelta del tema di un esperimento sulla psiche umana spacciato per realmente accaduto, millantando una presunta scientificità al tutto.Dunque senza menarla sul serioso, tutti sappiamo delle atrocità compiute nei manicomi, negli ospedali psichiatrici criminali e non, nelle strutture pubbliche che invece di curare ,ammazzavano i malati di mente per assoluta incompetenza, ignoranza e per quel senso di comune cultura del sopprimere la diversità , nel confinare la follia fuori dal normale costume sociale . La storia del film non è la realtà poiché questa forse è peggiore, ma pur nei limiti, approccia il problema di possibili malattie mentali oggi ancora incurabili. Questo fa veramente paura. (MAURIDAL-FILM)
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sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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le origini del male: un horror solo per metà
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Università di Oxford, 1974. Il professor Coupland convince due studenti e un giovane cameraman a seguirlo in un esperimento molto particolare: dimostrare che i fenomeni sovrannaturali sono in realtà delle proiezioni di energia negativa prodotta dal corpo umano. Il soggetto dell’esperimento è Jane, una ragazza mentalmente instabile che sostiene di essere in contatto con uno spirito di nome Evey.
Nonostante la decisione dell’Università di non finanziare più l’esperimento, il gruppo decide di continuare le proprie ricerche in una casa abbandonata fuori città. Qui tra innamoramenti giovanili e sedute spiritiche, i ragazzi scopriranno cosa si nasconde realmente dietro l’apparente schizofrenia della giovane Jade.
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Università di Oxford, 1974. Il professor Coupland convince due studenti e un giovane cameraman a seguirlo in un esperimento molto particolare: dimostrare che i fenomeni sovrannaturali sono in realtà delle proiezioni di energia negativa prodotta dal corpo umano. Il soggetto dell’esperimento è Jane, una ragazza mentalmente instabile che sostiene di essere in contatto con uno spirito di nome Evey.
Nonostante la decisione dell’Università di non finanziare più l’esperimento, il gruppo decide di continuare le proprie ricerche in una casa abbandonata fuori città. Qui tra innamoramenti giovanili e sedute spiritiche, i ragazzi scopriranno cosa si nasconde realmente dietro l’apparente schizofrenia della giovane Jade.
Fin da subito “Le origini del male” è stato presentato al pubblico come una storia vera rimasta sepolta per quarant’anni. Ma cosa c’è di vero nella pellicola del regista John Pogue?
A dir la verità, ben poco. In realtà il gruppo di ricercatori era formato da alcuni parapsicologi canadesi che tentarono, con un esame mentale congiunto, di creare un fantasma che chiamarono Philip, il quale, ovviamente, non si manifestò mai.
Ma il divario con la storia originale non è l’unica pecca del film.
In “Le origini del male”, infatti, la storia prosegue lentamente, senza colpi di scena e momenti di alta tensione tipiche di un film horror. Il film si presenta come un insieme di storie tra loro scollegate che annoiano lo spettatore piuttosto che appassionarlo.
Neanche i personaggi attraggono l’attenzione di chi guarda. La coppia di studenti è poco approfondita e il cameraman Brian (interpretato da Sam Claflin) è il tipico bravo ragazzo, quasi un moderno principe azzurro. L’unica eccezione è rappresentata dal professor Coupland (interpretato da Jared Harris), un uomo apparentemente cinico in realtà divorato dai sensi di colpa.
L’unica interpretazione degna di nota quella di Olivia Cooke, la quale riesce ad evitare che il personaggio di Jane si trasformi in una brutta copia della piccola Regan MacNeil (protagonista del film l’Esorcista).
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gianleo67
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mercoledì 16 luglio 2014
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spiriti (in)quieti
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Eccentrico professore di parapsicologia di Oxford,convinto assertore della misurabilità e tracciabilità dei fenomeni psichici, conduce un rischioso esperimento su di una giovane ragazza affetta da schizofrenia dissociativa legata ad una misteriosa forma di possessione demoniaca e ad inquietanti fenomeni telecinetici. A causa del taglio dei fondi destinati alle sue ricerche si trasferisce, insieme ad uno staff composto da tre giovani allievi, in un isolato casale nella campagna londinese dove tenterà di guarire la sua paziente inducendo la manisfestazione di quell'energia psichica da cui ritiene ne dipenda il grave stato di alterazione. Sotto l'occhio sempre vigile di una macchina da presa, non tutto pero' sembra procedere secondo i suoi piani.
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Eccentrico professore di parapsicologia di Oxford,convinto assertore della misurabilità e tracciabilità dei fenomeni psichici, conduce un rischioso esperimento su di una giovane ragazza affetta da schizofrenia dissociativa legata ad una misteriosa forma di possessione demoniaca e ad inquietanti fenomeni telecinetici. A causa del taglio dei fondi destinati alle sue ricerche si trasferisce, insieme ad uno staff composto da tre giovani allievi, in un isolato casale nella campagna londinese dove tenterà di guarire la sua paziente inducendo la manisfestazione di quell'energia psichica da cui ritiene ne dipenda il grave stato di alterazione. Sotto l'occhio sempre vigile di una macchina da presa, non tutto pero' sembra procedere secondo i suoi piani.
Opera prima del valente sceneggiatore americano John Pogue (U.S. Marshals - 1998, Ghost Ship - 2002) e prodotto nientepopodimeno che dalla 'rediviva' e benemerita 'horror house' britannica Hammer Film Productions, è un horror parapsicologico che ripercorre il tracciato (da elettroencefalogramma) piatto e risaputo di una pseudo documentazione scientifica di fenomeni paranormali che spaziano dalla telecinesi alla possessione demoniaca, con l'aggravante di una contraddizione logica secondo cui, alle solite avvertenze dei titoli di testa che ci troviamo di fronte a fatti realmente accaduti (il cosidetto 'Philip experiment' svoltosi a Toronto nel 1972) si contrappongono quelle dei titoli di coda per cui (attenzione,attenzione!) fatti e personaggi non potrebbero essere più di fantasia e distanti dalla realtà di come sono. Con il beneficio di inventario che le versioni romanzate portano sempre in eredità dalla fantasia più o meno prolifica dei loro autori, il limite fondamentale del film di Pogue non pare nemmeno essere quello legato al rischio di un ennesimo, risaputo epigono dell'horror mockumentary che da 'The BWP' in avanti ha saturato l'immaginario (e non solo quello) degli appassionati di film 'de paura', quanto piuttosto l'adesione, neanche troppo originale e avvincente, ai meccanismi più consolidati dei classici del genere ('L'esorcista' di W.Friedkin uscito l'anno prima degli eventi narrati nel film e citato dagli stessi personaggi con civettuola malizia) piuttosto che ad una miscellanea di temi e situazioni che incrociano la presunzione di una razionalizzazione scientifica di fenomeni esoterici ('The Exorcism of Emily Rose ' - 2005, Scott Derrickson), la misurabilità e controllabilità di fenomeni psichici ('Firestarter' - 1984, Mark L. Lester), adolescenti ed ESP ('Carrie' 1976, Brian De Palma), sette sataniche assortite nella provincia anglosassone ('The Last Exorcism' - 2010, Daniel Stamm) e chi più ne ha, più ne metta. Ad aggravare la già modesta freschezza dell'ispirazione, la banalità di un plot che sconfina a più riprese nell'involontario ridicolo (una biondina dotata di non si sa quali competenze accademiche che intrattiene piacevolmente tanto il giovane e aitante ingegnere quanto il vetusto e maturo professore, la tresca da 'coitus interruptus' tra il timido cine-operatore e la paziente tanto carina quanto psicotica, il professore che non si arrende all'idea di un irrimediabile fallimento delle sue tesi positiviste nemmeno di fronte alla documentata origine esoterica dei mali della sua giovane paziente,mi fermo qui; l'elenco sarebbe lungo) neanche tanto compensato dagli studiati accorgimenti della messa in scena e del montaggio che alternano la soggettiva di una documentazione meta-cinematografica (con il limite logico che se è andato tutto bruciato nel precipitare di un finale cruento non si sa chi possa aver salvato il super-8 che ci viene mostrato) alla diegesi della trasposizione filmica, piuttosto che alla scelta (saggia quanto piacaresca) di suggerire l'orridus di una presenza occulta e immateriale senza mostrarla mai direttamente, confinando così le certezze dello spettatore nel limbo un pò confuso tra l'ingannevole doppiezza del demonio e la coerenza delle tesi accademiche, piuttosto che nella studiata messa in scena di una burla per matricole . Se volete trasturllarvi con amenità del genere vi suggeriamo il bel documentario sul 'Poltergeist di Enfield ' reperibile in rete. Astenersi gli altri.
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