sabrina lanzillotti
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venerdì 13 marzo 2015
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la relazione perfetta fra spazio e tempo
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Università di Cambridge, 1963. Stephen Hawking è un brillante studente che ha da poco intrapreso il corso di dottorato in fisica ed è un appassionato di cosmologia, mentre Jane Wilde studia lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo. I due si incontrano ad una festa universitaria e, in breve tempo, si innamorano.
Un giorno, però, mentre esce correndo da Cambridge, Stephen cade ed urta la testa. Immediatamente viene e portato in ospedale, dove i medici gli diagnosticano una malattia degenerativa, l’atrofia muscolare progressiva e gli comunicano che la sua aspettativa di vita è di non più di due anni. Spaventato e rassegnato, Stephen cerca di allontanare Jane dalla sua vita ma la ragazza, sicura del loro amore, non si arrende, decisa a combattere con lui questa spaventosa malattia.
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Università di Cambridge, 1963. Stephen Hawking è un brillante studente che ha da poco intrapreso il corso di dottorato in fisica ed è un appassionato di cosmologia, mentre Jane Wilde studia lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo. I due si incontrano ad una festa universitaria e, in breve tempo, si innamorano.
Un giorno, però, mentre esce correndo da Cambridge, Stephen cade ed urta la testa. Immediatamente viene e portato in ospedale, dove i medici gli diagnosticano una malattia degenerativa, l’atrofia muscolare progressiva e gli comunicano che la sua aspettativa di vita è di non più di due anni. Spaventato e rassegnato, Stephen cerca di allontanare Jane dalla sua vita ma la ragazza, sicura del loro amore, non si arrende, decisa a combattere con lui questa spaventosa malattia.
I due anni prospettati dai medici diventano una lunga vita non ancora conclusa, attraversata da dolori e difficoltà, ma anche, e soprattutto, da tanto amore e numerosi successi, sia personali che scientifici.
Questa, in breve, la storia di Stephen Hawking, uno dei più importanti e conosciuti scienziati del mondo, famoso soprattutto per i suoi studi sui buchi neri e l'origine dell'universo.
A dirigere il biopic più atteso del 2015 è James Marsh, già premio Oscar per “Man on Wire”. Ne “La teoria del tutto”, il regista decide di soffermarsi più sull’uomo che sullo studioso, mostrando al pubblico come un ragazzo di appena vent’anni sia riuscito a superare tutte le avversità che la vita gli ha posto d’avanti, riuscendo persino a trovare il proprio scopo nel mondo.
Ma Hawking, per quanto intelligente, non avrebbe potuto superare tutto da solo. E’ per questo, quindi, che nel film diventa centrale il rapporto con Jane, una donna forte e determinata, che accetta la sfida lanciatale dalla malattia e vince, regalando a suo marito una famiglia, dei figli e il successo che meritava.
Marsh affida il ruolo del protagonista a Eddie Redmayne, meritatamente candidato all’Oscar. La sua performance è intensa e commuovente. Certosino è stato il lavoro svolto per calarsi perfettamente nel ruolo sia fisicamente che emotivamente. L’attore ha infatti studiato per mesi il decorso di questa malattia, per riuscire a calarsi al meglio in ogni singola scena.
Per il ruolo di Jane, invece, il regista sceglie la britannica Felicity Jones, anche lei in corsa per l’ambita statuetta. La Jones ha interpretato magnificamente il personaggio assegnatole, cambiando registro a seconda delle situazioni, ma sempre con quell’eleganza e austerità tipicamente british.
“La teoria del tutto” è un elogio alla vita umana ma, soprattutto, è un messaggio di speranza e ci insegna che <non devono esserci limiti agli sforzi dell’uomo. Per quanto sembri brutta la vita, finché c’è vita, c’è speranza>.
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gianleo67
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mercoledì 11 marzo 2015
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agiografia di un genio...formato famiglia
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Biografia (autorizzata) del fisico e cosmologo britannico Stephen Hawking, tratta dal best seller 'Travelling to Infinity: My Life With Stephen' della ex moglie e madre dei sui tre figli, Jane Wilde Hawking. Dalla laurea nel 1962, al precoce esordio della malattia neurale degenerativa che lo ha immobilizzato sin dai vent'anni, al matrimonio con la moglie Jane fino alle straordinarie scoperte in campo cosmologico e della fisica dei buchi neri che lo hanno reso celebre in tutto il mondo e gli hanno consentito di ricoprire la cattedra lucasiana di matematica all'Università di Cambridge che fu di Isaac Newton.
Opera convenzionale e conforme agli standard dell'agiografia dei buoni sentimenti formato famiglia (anche se il film è stato inspiegabilmente vietato negli Stati Uniti d'America ai minori di 13 anni non accompagnati), il primo biopic cinematografico su una delle più famose icone della fisica di tutti i tempi (secondo forse solo ad Einstein) ha il passo cadenzato della narrazione televisiva e lo spirito melodrammatico della celebrazione romanzesca cara a Ron Howard ('A beautiful mind' - 2001) dove l'importanza e la portata delle scoperte scientifiche sembrano nettamente subordinate al valore umanistico e moraleggiante che la storia attribuisce al suo protagonista.
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Biografia (autorizzata) del fisico e cosmologo britannico Stephen Hawking, tratta dal best seller 'Travelling to Infinity: My Life With Stephen' della ex moglie e madre dei sui tre figli, Jane Wilde Hawking. Dalla laurea nel 1962, al precoce esordio della malattia neurale degenerativa che lo ha immobilizzato sin dai vent'anni, al matrimonio con la moglie Jane fino alle straordinarie scoperte in campo cosmologico e della fisica dei buchi neri che lo hanno reso celebre in tutto il mondo e gli hanno consentito di ricoprire la cattedra lucasiana di matematica all'Università di Cambridge che fu di Isaac Newton.
Opera convenzionale e conforme agli standard dell'agiografia dei buoni sentimenti formato famiglia (anche se il film è stato inspiegabilmente vietato negli Stati Uniti d'America ai minori di 13 anni non accompagnati), il primo biopic cinematografico su una delle più famose icone della fisica di tutti i tempi (secondo forse solo ad Einstein) ha il passo cadenzato della narrazione televisiva e lo spirito melodrammatico della celebrazione romanzesca cara a Ron Howard ('A beautiful mind' - 2001) dove l'importanza e la portata delle scoperte scientifiche sembrano nettamente subordinate al valore umanistico e moraleggiante che la storia attribuisce al suo protagonista. Misurato e manierato nella rappresentazione di un uomo normale dalle qualità eccezionali (l'autore fa capire che oltre alla brillante carriera scientifica la gravissima invalitdità non gli ha impedito di assolvere egregiamente ai sacri doveri del talamo), il film del pur bravo James Marsh ('Red Riding' 1980 - 2009 e 'Project Nim' - 2011) è un prodotto di genere che si lascia apprezzare per lo spirito divulgativo caro allo stesso Hawking (che ne ha concesso i diritti per l'utilizzo della voce del sintetizzatore usato nella parte finale del film) e gli accenti pacati di una compostezza british che tende ad edulcorarne e smussarne gli spigoli, soprattutto laddove la narrazione sembra scivolare negli aspetti più scabrosi e imbarazzanti di un menage matrimoniale che possiamo (solo) immaginare non certamente tutto rose e fiori (la nascita di tre figli non ostante le difficoltà, le necessità fedifraghe di una moglie insoddisfatta e stressata, l'intesa maliziosa con un'assistente personale sensibile alle esigenze virili, la separazione consensuale, etc.). Dall'implosione fisica di uno dei più grandi fisici di tutti i tempi alla divulgazione a sei cifre della più importante 'Breve storia del tempo' della storia della scienza insomma il passo è breve, con buona pace del fatto che il rilievo che le scoperte fondamentali come la radiazione di fondo, la fisica dei buchi neri o le più avanzate teorie cosmologiche moderne sembrano entrare come i cavoli a merenda nelle vicende personali di un paraplegico 'deluxe' che sembra sovvertire tanto l'infausta prognosi di medici sempre pronti a sputare facili sentenze di morte tanto le naturali pregiudiziali che la pubblica opinione (il film?) non disdegna di mostrare verso la disabilità tout court. Non ostante questi evidenti limiti concettuali di un film che mira al cuore più che alla mente dello spettatore, sono da rilevare l'ottima confezione, la eccellente fotografia e la buona resa di interpreti che non devono sforzarsi più di tanto. Eccezzion fatta,s'intende, per il bravo Eddie Redmayne con cui lo stesso Hawking non avrà stentato ad identificarsi ("potenza della lirica",direbbe Dalla, "dove ogni dramma è un falso..."). Presentato in anteprima mondiale al Toronto International Film Festival si becca un Oscar (Miglior attore protagonista) e due Golden Globe (Miglior attore e Migliore colonna sonora originale). Ma per fare questa previsione non ci voleva un genio.
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zarar
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mercoledì 4 marzo 2015
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una storia d'amore
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Il film di James Marsh è dolce, tenero, ironico, vitale, arioso. Sembra assurdo usare questi aggettivi per una storia quale quella rappresentata, la storia personale di Stephen Hawking, il fisico notissimo vuoi per le sue geniali teorie cosmologiche, vuoi per la gravissima malattia neurologica che lo costringe da decenni su di una sedia a rotelle completamente inabile, costretto a lottare contro mille limitazioni per mantenersi attivo. Eppure è così. Due grandi Eddie Redmayne (Stephen Hawking) e Felicity Jones (la moglie Jane) riescono – egregiamente diretti – a raccontare senza retorica una vita, a cui un grande amore, intelligenza, sensibilità, dignità, coscienza delle sempre rinascenti potenzialità della persona danno una cifra di grande fascino.
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Il film di James Marsh è dolce, tenero, ironico, vitale, arioso. Sembra assurdo usare questi aggettivi per una storia quale quella rappresentata, la storia personale di Stephen Hawking, il fisico notissimo vuoi per le sue geniali teorie cosmologiche, vuoi per la gravissima malattia neurologica che lo costringe da decenni su di una sedia a rotelle completamente inabile, costretto a lottare contro mille limitazioni per mantenersi attivo. Eppure è così. Due grandi Eddie Redmayne (Stephen Hawking) e Felicity Jones (la moglie Jane) riescono – egregiamente diretti – a raccontare senza retorica una vita, a cui un grande amore, intelligenza, sensibilità, dignità, coscienza delle sempre rinascenti potenzialità della persona danno una cifra di grande fascino. Il regista gioca senza calcare la mano sulle sottili corrispondenze tra la teoria cosmologica di Hawkins e la capacità che hanno lui e Jane di riavvolgere il filo della vita e scoprire tenacemente, non senza momenti di crisi e difficoltà, una buona ragione per andare avanti, per trovare soluzioni ad ogni costo, per non arrendersi, in un universo che potrà registrare sconvolgimenti, buchi neri, esplosioni cosmiche, ma per la sua stessa essenza sconfinata implica comunque potenzialità infinite. Una circolarità creativa e vitale, che trova espressione ricorrente in molte immagini del film, contrapposta al fisico confinamento in spazi chiusi ed angusti dei momenti più bui. E’ questo filo rosso che ci lascia negli occhi piuttosto lo sguardo parlante in cui Stephen concentra la sua inestinguibile espressività, che non i suoi tratti deformati e il suo corpo sghembo imprigionato nella carrozzina, i caroselli gioiosi dei suoi figli piuttosto che i cedimenti del suo corpo; che rende vincente e convincente contro ogni logica la lunga complicità amorosa tra Stephen e Jane, e persino il tacito accordo che porterà ciascuno dei due per altre strade con un nuovo compagno. Il racconto filmico non indulge a sperimentalismi, la ricostruzione d’ambiente è curata sino al manierismo, ma tutto ciò non infastidisce troppo: corrisponde a un racconto che accetta tranquillamente l’anticonvenzionalità del convenzionale in una storia che è tutto meno che convenzionale, molto English style.
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renato45
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sabato 28 febbraio 2015
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attore da oscar
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film veramente bello,soprattutto la prima parte del film.
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romi k.
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mercoledì 25 febbraio 2015
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tutto e niente
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I primi venti minuti sono squisitamente introduttivi, ci mostrano Hawking, le sue amicizie e ci immerge nel suo ambiente e nella sua materia. Il ritmo c'è e l’entusiasmo è alle stelle.
Poi, al ventesimo minuto, la catastrofe: dopo essere andato a Londra ad assistere a una lezione sulle singolarità dei buchi neri presieduta da Penrose, Stephen sul treno di ritorno si chiede a voce alta se sia possibile applicare la stessa teoria all’origine dell’universo. A caso, mentre il latte si mescola nel tea.
Da qui in poi tutto va a scatafascio. Nel senso che Stephen Hawking il cosmologo sparisce. Ci rimane un malato di SLA che affronta la decadenza fisica e che porta il nome di un premio nobel. Contiamo anche che il film non mostra quasi la gradualità di questa regressione, ma ad ogni salto temporale, che si coglie a stento perché non vi sono né invecchiamenti palesi, prima parla sempre peggio, poi muove sempre meno le sopracciglia.
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I primi venti minuti sono squisitamente introduttivi, ci mostrano Hawking, le sue amicizie e ci immerge nel suo ambiente e nella sua materia. Il ritmo c'è e l’entusiasmo è alle stelle.
Poi, al ventesimo minuto, la catastrofe: dopo essere andato a Londra ad assistere a una lezione sulle singolarità dei buchi neri presieduta da Penrose, Stephen sul treno di ritorno si chiede a voce alta se sia possibile applicare la stessa teoria all’origine dell’universo. A caso, mentre il latte si mescola nel tea.
Da qui in poi tutto va a scatafascio. Nel senso che Stephen Hawking il cosmologo sparisce. Ci rimane un malato di SLA che affronta la decadenza fisica e che porta il nome di un premio nobel. Contiamo anche che il film non mostra quasi la gradualità di questa regressione, ma ad ogni salto temporale, che si coglie a stento perché non vi sono né invecchiamenti palesi, prima parla sempre peggio, poi muove sempre meno le sopracciglia.
E per quanto sapessi da principio che si sarebbe parlato di questo, non sono riuscita a impedire la caduta delle mie palpebre, mentre il film si trascina in scene troppo lunghe che non dicono mai niente. Ho odiato da subito l'inutile al reverendo di cui tutti indoviniamo la pia signora si innamorerà in 0.2 secondi. Soprattutto perché è proprio lui a girare ifilmini con effetto pellicola vecchia stile “bella famiglia tutto sommato felice con bimbi e tanto amore” la cui unica (irritante) funzione è quella di spezzare il ritmo narrativo.
Hawking e la moglie si parlano sempre meno, e ricominciano a farlo solo per una nota nel libro dello scienziato che lascerebbe uno spiraglio a Dio. Alla fine del qual dialogo tra l’altro lei gli comunica di non farcela più. Dopo che per tutto il film non una volta l’abbiamo vista davvero provata o in difficoltà, ma sempre reattiva e sì pure innamorata nonostante tutto. Più o meno. Perché la Teoria del Tutto è un film che si dichiara d’amore ma che di amore non ci fa vedere che qualche sprazzo. Viene glissato tutto ciò che poteva essere particolare come i momenti “sporchi” del dover accudire un uomo che non è nemmeno in grado di alzarsi da una sedia, all’amore carnale che ha dato origine a tre figli (e il cui peso nel film equivale più o meno a zero). Per carità, con il cosmologo (per fortuna) ancora in vita sarebbe stato ben poco rispettoso , ma allora io mi chiedo quale sia il senso di fare un film così.
Di veramente rimarchevole questo film ha qualità formali: una fotografia malinconica e preziosa e una colonna sonora da brivido. Gli attori sono bravi, ma nulla di che.
Vorrei spendere due parole su Eddie Radmayne che per questo ruolo si è portato a casa un Oscar: come attore ha fatto un lavoro meraviglioso.
Ma ha vinto quella statuetta molto più perché era la scelta più politicamente corretta, che non per la sua effettiva bravura.
Questo film, al di là del ritmo indecente e del perbenismo facile, è stato una delusione per la sua banalità congenita: si è preso un personaggio accattivante e fin troppo facilmente “tragificabile” come Stephen Hawking, gli si è tolta la fisica ed ecco a voi il dramma umano di una persona attuale, che da esploratore dei cieli è stato ridotto a canovaccio in carrozzella. Tanto è una storia vera. Pappa pronta per tutti.
Ma tutto sommato, se anche una sola persona dopo aver visto "La Teoria" avrà consultato un suo libro o cercato di sapere qualcosa di più, allora forse questo film un motivo vero per esserci lo ha.
Anche se nel mentre siamo morti di noia.
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minnie
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martedì 24 febbraio 2015
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biopic da scuola
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In genere c’è da diffidare dei biopic: più che un’agiografia del soggetto preso in esame e un’accurata ricostruzione d’epoca non c’è da aspettarsi. Non è il caso della Teoria del tutto, un film davvero notevole. Un film deve soddisfare innanzitutto la visione: e qui si esplica tutta la visionarietà del regista che tratta un tema arduo, come l’astronomia, come fosse a portata di mano. O di cielo: e in effetti lo è, tutti possiamo ammirare il cielo stellato. E i fuochi d’artificio, e il fuoco e tutto ciò che può servire da spunto per un’osservazione scientifica, poiché anche questo va sottolineato e il film lo fa egregiamente: le più grandi intuizioni scientifiche nascono per caso, come Newton scoprì la forza di gravità ricevendo una mela in testa una volta che sostava sotto un albero. Così Stephen può sviluppare la sua teoria partendo dalla pupilla dell’occhio, dall’infinitamente piccolo che racchiude l’universo, osservando il fuoco del camino attraverso la trama del maglione che cerca con difficoltà d’infilarsi. Inoltre, un grande professore, come Stephen Hawking, perché è di lui che si tratta, il quale ha apprezzato moltissimo il suo secondo sé interpretato dal bravissimo Eddie Redmayne, sa sempre spiegare le teorie più ardue e la scena in cui si vede come il bianco riflette i raggi ultravioletti è davvero da Oscar. Vinto poi realmente da Redmayne, per il miglior attore protagonista, premio quanto mai meritato (curioso fosse in corsa con Cumberbatch che ha anche lui interpretato il fisico oxfordiano). Bravo dunque il regista, James Marsch che sa cos’era la famiglia media negli anni Sessanta, lui che è nato nel 1963 e appartiene alla Gran Bretagna profonda, quella rispettosa dell’ora del the e delle onorificenza della Regina, ma sa anche sovvertire l’ordine costituito quando serve e il menage a tre che la famigliola conduce è in pieno spirito sessantottino. Ottimi gli attori. E’ la storia di Hawking, d’accordo ma eccelle anche la moglie, così carinamente retro, una Felicity Jones in stato di grazia, servizievole e preziosa ma mai retorica. Il cast è eccezionale, lo scenario è fantastico. Cambridge viene esplorata con occhio innamorato, sullo sfondo c’è anche un Ponte dei sospiri e il professore mentore, già visto in Harry Potter, ci porta in scenari prettamente familiari, in un film insieme intimista e scientificamente documentato. Non era facile, l’esito non era scontato: non c’è piagnisteto, commiserazione, del resto alla sceneggiatura ha collaborato la stessa prima moglie (ancora amica sua) di Stephen che ricorda episodi davvero accaduti, come quando Hawking viene deposto delicatamente dall’amico che lo accompagna in grembo alla maestosa statua della regina Vittoria. E alla fine, il successo editoriale, il boom come fisico ma cosa conta di più per un ragazzo a cui a 20 anni i medici avevano pronosticato due anni di vita (e ora ne ha 72, lui che è nato lo stesso giorno di Galileo Galilei, 8 gennaio 1942, tre secoli dopo)? I tre figli fatti insieme alla moglie, colei che con il suo amore ha sconfitto il male, il terribile male che ha insidiato un ragazzo così bello e intelligente: un miracolo dell’universo anche questo. E si esce dal cinema pensando davvero al mistero del tutto che ci circonda.
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no_data
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domenica 22 febbraio 2015
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bello
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Ben confezionato, da vedere. Descrive la vita del genio astrofisico, ma non merita un oscar.
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beppe baiocchi
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domenica 22 febbraio 2015
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chi è stephen hawking ?
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Stephen Hawking è noto a tutti, brillante astrofisico, paralizzato da una malattia neurologica, seduto con la testa china su una sedia a rotelle che parla con voce metallica tramite un computer guidato dai suoi occhi.
Personaggio che all'apparenza (più che altro per le sue problematiche fisiche) può apparire freddo, distaccato, lontano dalla realtà, ma che in questo film ci viene mostrato nel suo lato più intimo, coraggioso, amorevole, simpatico.
La Teoria del Tutto di James Mursh (di cui ho visto solo il valido The King) fortunatamente non è quel biopic morboso sulla malattia del protagonista, dove si vuole caricare lo spettatore delle sofferenze del protagonista e dei suoi cari, certo è un elemento molto importante, ma, strano a dirlo, questo aspetto non è il tema principale,ne funge da contorno.
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Stephen Hawking è noto a tutti, brillante astrofisico, paralizzato da una malattia neurologica, seduto con la testa china su una sedia a rotelle che parla con voce metallica tramite un computer guidato dai suoi occhi.
Personaggio che all'apparenza (più che altro per le sue problematiche fisiche) può apparire freddo, distaccato, lontano dalla realtà, ma che in questo film ci viene mostrato nel suo lato più intimo, coraggioso, amorevole, simpatico.
La Teoria del Tutto di James Mursh (di cui ho visto solo il valido The King) fortunatamente non è quel biopic morboso sulla malattia del protagonista, dove si vuole caricare lo spettatore delle sofferenze del protagonista e dei suoi cari, certo è un elemento molto importante, ma, strano a dirlo, questo aspetto non è il tema principale,ne funge da contorno. Quello che il film vuole raccontare è il lato personale e psicologico di Hawking, chi è realmente, la brillantezza (e leggera sregolatezza) accademica, e l'amore (che forse si rivela essere quella "teoria del tutto" che Stephen Hawking ha cercato per tutta la vita). Una regia che racconta questo dramma (inteso come storia) umano con leggerenza, senza perdere però quella importanza che il tema impone.
Una lode va fatta sicuramtne ai protagonisti Felicity Jones (che conoscevo solo per l'ordine naturale dei sogni) e soprattutto Eddie Redmayne (che leggo aver fatto Les Miserables, e nemmeno me ne sono accorto) nelle parti di Jane e Stephen Hawking. Credibili, intimi, decisamente veri. Lo chapeu (chiarametne) va fatto all'attore protagonista per aver retto un ruolo particolarmente complesso e delicato. Non è sicuramente da tutti rendere credibile il personaggio di Hawking, dalla paralisi che pian piano colpisce tutto il corpo e quindi lo sforzo dell'attore nel rendere credibile la progressione della malattia, fino alla paralisi totale dove Redmayne ci dimostra che basta solo lo sguardo per far trasparire una emozione, una senzazione che il personaggio vuole mostrarci. Certo magari non è il Daniel Day Lewis de "il mio piede sinistro" ( ma qua stiamo parlando di fenomeni) ma Eddie Redmayne stupisce, e pure tanto, soprattutto per essere un attore quasi sconosciuto ai più (compreso me).
Bellissima la colonna sonora.
Un film toccante e mai "pesante", magari non perfetto, ma che vale la pena vedere, anche solo per conoscere un po' più da vicino una persona fantastica e degna di ammirazione quale è Hawking
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kleber
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venerdì 20 febbraio 2015
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tempesta di lacrime
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Portate molti fazzoletti ma andatelo a ved
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kleber
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venerdì 20 febbraio 2015
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tempesta di lacrime
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Portate molti fazzoletti ma andatelo a ved
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