Titolo originale | The Green Prince |
Anno | 2014 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Germania, Gran Bretagna, Israele |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Nadav Schirman |
Attori | Mosab Hassan Yousef, Gonen Ben Yitzhak, Sheikh Hassan Yousef . |
Uscita | giovedì 23 aprile 2015 |
Tag | Da vedere 2014 |
Distribuzione | Wanted |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,11 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 24 aprile 2015
Basato sul best-seller di Mosab Hassan Yousef, il film rivela un mondo complesso fatto di terrore, inganno, e scelte impossibili. Al Box Office Usa Il figlio di Hamas ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 121 mila dollari e 38 mila dollari nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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Mosab Hassan Yousef è il figlio di Sheikh Hassan Yousef uno dei capi di Hamas. La sua crescita avviene tra un arresto e l’altro del padre il che gli instilla un odio profondo nei confronti di Israele e il desiderio di poter un giorno vendicarsi. Arrestato a sua volta per detenzione illegale di armi viene affidato a Gonen Ben Yitzhak, un agente dello Shin Bet che ha un compito preciso e apparentemente privo di opportunità: farlo passare dalla parte di Israele per utilizzarlo come agente infiltrato in Hamas.
“Hamas il Movimento di Resistenza Palestinese – una costola della Fraternita Mussulmana d’Egitto – è il più ampio di una serie di gruppi militanti Palestinesi. Dopo una travolgente vittoria alle elezioni Palestinesi del 2006, Hamas governa oggi la Striscia di Gaza. Il movimento ha avuto origine nel 1987, a seguito della prima intifada, o rivolta Palestinese, contro l’occupazione israeliana della zona ovest di Gaza. Originariamente concepito come un movimento religioso politico-sociale, impegnato nel welfare, nella costruzione di scuole e cliniche, e nella diffusione dell’Islam nella zona ovest della Striscia, Hamas è apertamente contrario al processo di pace”.
“Lo Shin Bet è l’agenzia di sicurezza interna d’Israele che opera con il motto: “Lo scudo invisibile”. La principale funzione dell’agenzia è la salvaguardia della sicurezza dello Stato. I suoi compiti includono scoprire possibili connessioni terroristiche, interrogare i sospetti terroristi (non escludendo l’uso della tortura psicologica ndr) e fornire intelligence per le operazioni di controterrorismo nella zona ovest della Striscia di Gaza. Dopo gli attentati dell’11 settembre, la maggior parte dell’intelligence occidentale si è rivolta allo Shin Bet, per imparare dai suoi metodi di reclutamento e gestione delle risorse umane (in particolar modo all’interno della organizzazioni terroriste): metodi che si basano su quelli del KGB, adattati nel corso degli anni alla popolazione araba”.
Le informazioni di cui sopra, desunte dal materiale fornito dalla produzione del film, possono costituire un valido ausilio per comprendere come si colloca questa docu-fiction nel panorama dei film dedicati al conflitto israelo-palestinese. Il contesto così delineato fa da sfondo e da supporto esistenziale-ideologico a quello che il regista Nadav Schirman ricostruisce come il confronto-scontro tra due esseri umani che da fronti opposti si ritrovano a combattere insieme conservando però uno spazio in cui il conflitto potrebbe riaccendersi. Perché questa non è la pura e semplice storia di un ‘tradimento’ oppure di una ‘presa di coscienza’ (a seconda dei punti di vista). È molto di più. Poiché l’operazione di manipolazione da parte dell’israeliano nei confronti del palestinese è lucida ma non esclude una partecipazione sul versante umano. Così come l’adesione da parte di Mosab ha inizio come frutto sia di condizionamento che di reazione alla realtà in cui è nato e cresciuto ma conserva un rispetto per la figura paterna al cui fianco si ritrova ad agire e con il quale, a un certo punto, apre un dialogo che si colloca esattamente all’opposto di quanto lo Shin Bet vorrebbe da lui.
Il figlio di Hamas finisce così con l’essere un ulteriore tassello che cerca di aiutarci a comprendere la complessità di quel mosaico di interazioni, rivalità, odi, mostrandocene un aspetto inedito al cinema con una storia al cui centro sta una persona che si ritrova costantemente a confronto con la necessità di mentire: ai propri familiari, all’associazione di cui fa parte, a quella che lo ha ingaggiato e forse, un po’, anche a se stesso.
È l'adattamento di "Son of Hamas", la storia di Mosab Hassan Yousef. Come indica il titolo della sua biografia, Yousef è il figlio di un fondatore di Hamas ed è cresciuto seguendo la strada di suo padre, percorso che lo ha portato a essere incarcerato e torturato dai servizi segreti israeliani. Proprio in quel periodo, vedendo come Hamas era spietata con i propri associati che sospettava di tradimento, ha iniziato a mettere in discussione le sue convinzioni e gli è stato chiesto di diventare una spia per gli israeliani. In realtà, mantenendo un doppio ruolo, come informatore e dirigente di Hamas allo stesso tempo, è riuscito a salvare tante vite umane. Fino a quando, convertitosi al cristianesimo, è stato ripudiato dalla sua famiglia e costretto a cercare asilo politico negli Stati Uniti. A occuparsi della sceneggiatura, sarà David Aaron Cohen.
IL FIGLIO DI HAMAS disponibile in DVD o BluRay |
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Ottimo documentario. Ben girato e mai autocelebrativo. Non aggiungo altro se non che sia da vedere.. Il finale indica quale sia il prezzo della libertà ..
Vorrei sapere chi abbia scritto questo articolo, perché presenta molti errori. Primo. Non si trova costretto, ma, dopo essere stato liberato dalla prigione, si rende conto che l'obiettivo di Hamas (di cui il padre era fondatore) era quello di distruggere Israele e non la crescita del popolo palestinese. Decide quindi di collaborare con lo Shin Bet.
È la storia vera di Mosab Hassas Youssef (è lui stesso a interpretarla, praticamente è documentario).Giovane palestinese, figlio di uno dei capi di Hamas e destinato lui stesso a diventare capo, si allontanò dall'organizzazione terroristica, disgustato dagli attentati suicidi. Divenuto agente del governo israeliano, da anni si adopera per far vincere Israele e per portare la pace in Medio Oriente. Vai alla recensione »
Il grande gioco dello spionaggio è un lungo corridoio- labirinto dove l'inganno e il riflesso degli specchi deformanti non lasciano aperte troppe via di fuga confondendo l'apparenza con la realtà e l'amico con il nemico. È il palcoscenico angoscioso per qualsiasi trasformazione, il perfetto terreno di cultura per l'allevamento, la formazione e la messa in campo delle "talpe", ovvero gli infiltrati [...] Vai alla recensione »
Una terra, due popoli. Un paese, due nazioni (non stati, l'unico Stato è quello israeliano). E due culture, due religioni, due eserciti, uno regolare, l'altro assai meno. Se Israele è la metafora vivente della divisione, non c'è film israeliano, o palestinese, che non metta in scena questa duplicità (questa lacerazione). Abbiamo visto alberi crescere nel posto sbagliato (Il giardino di limoni), bande [...] Vai alla recensione »
Questo documentario, rivelazione al Sundance 2014, è basato sull'autobiografia pubblicata da Mosab Hassan Youssef nel 2010 dopo la sua fuga negli Usa (e la conversione dall'Islam al cristianesimo) dove oggi risiede e ha chiesto asilo politico. Nato a Ramallah nella Cisgiordania arabo-palestinese nel 1978 il "figlio di Hamas" - suo padre è un leader di quell'organizzazione - cresce nella convinzione [...] Vai alla recensione »