Vendetta e redenzione

Dei rapinatori che dieci anni prima avevano svaligiato un casinò ottenendo un ingente bottino escono dal carcere e si mettono alla ricerca dell'unico di loro che era scampato alla cattura e che ritengono sia in possesso del denaro. Lo trovano a Baker, una piccola città del Nevada, dove è stato eletto come sceriffo. L'uomo ora vive con una compagna e la figlia di lei e, a causa di un frammento di pallottola conficcato nel cervello, ha perso la memoria di quanto accaduto dieci anni prima.
Al suo secondo lungometraggio Keith Palmer evidenzia due caratteristiche che vanno in controtendenza. Come sceneggiatore non si dimostra particolarmente originale, proponendo una storia in cui il passato riemerge mettendo in crisi chi lo ha cancellato dentro di sé e anche la piccola comunità in cui è andato a vivere. Palmer aveva dinanzi a sé numerosi modelli e non poteva dimenticarne in particolare uno d'autore: A History of Violence di David Cronenberg. Consapevole di ciò ha deciso di puntare tutto sulla location, le luci e l'atmosfera che ha creato intorno ai personaggi. Per attrarre poi il pubblico interessato agli action movie si è assicurato nel cast il nome di Jean Claude Van Damme.
Ha fatto bene perché così ha invogliato quel tipo di spettatore ad esplorare un utilizzo diverso della star che, in questo caso, è un coprotagonista in una vicenda che vede al centro una cittadina, i suoi abitanti e, tra i personaggi minori, un medico alcolizzato ben caratterizzato da Alfred Molina.
La forza di questo film sta negli sguardi, nelle attese e, soprattutto nella sensazione di isolamento che la location e le scelte della fotografia offrono a una caccia all'uomo in cui il caldo e la polvere sembrano quasi uscire dallo schermo per raggiungere lo spettatore. Il quale, pur consapevole di un finale molto probabilmente prevedibile, viene attratto in modo quasi ipnotico in un microcosmo in cui le abitudini e la vita di ogni giorno potrebbero essere sconvolte per sempre. 