antonietta dambrosio
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sabato 1 novembre 2014
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davide come l'ernesto di saba
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"Aveva i capelli castani, riccioluti e leggeri, gli occhi color nocciola
(come quelli di certi cani barboni); camminava alquanto dinoccolato, con la [+]
"Aveva i capelli castani, riccioluti e leggeri, gli occhi color nocciola
(come quelli di certi cani barboni); camminava alquanto dinoccolato, con la
grazia della adolescenza che si crede sgraziata, e si teme ridicola."
Così come Ernesto prende vita attraverso il morbido tratto della penna di
Umberto Saba, Sebastiano Riso nella sua opera prima, con la stessa
delicatezza pone lo sguardo su Davide. I suoi capelli hanno il rosso del
sole che sta per spegnersi, ed il bianco della pelle gli donano una bellezza
efebica che si pone in contrasto col buio della sua soffitta dove, al riparo
da tutto, è libero di cantare ed esprimersi in un mondo che gli somiglia.
Ma per suo padre quella soffitta è la conferma di una malattia che va
curata con siringhe di virilità e con la violenza capace di correggere una
natura sbagliata. La violenza di suo padre si scaglia nella distruzione di
quel mondo che Davide stava definendo piano ed in cui si riconosceva, e non
bastano i baci amorevoli di sua madre sui segni di tale violenza a
proteggerlo e trattenerlo. Davide scappa lontano da lui, in una Catania
immersa nel buio, alla ricerca di anime simili che troverà a Villa Bellini,
un grande parco popolato da occhi tristi quanto i suoi. In una Catania degli
anni ottanta Davide e i suoi amici trovano posto solo di notte, perchè di
giorno una società ipocrita finge di non vedere, di non sentire il
disperato grido di dolore che nasce dal bisogno di uscire dagli schemi di
omologazione per poter definire liberamente il percorso che conduce a
riconoscere ed affermare un'identità sessuale. Sorretti dalle semplici note
di "Amore stella" sono uniti nelle loro solitudini, nella necessità di una
protezione che abbia un colore diverso dal bianco, il colore dell'abito del
padre di Davide terribilmente uguale a quello del saccente e cinico
sfruttatore delle loro giovinezze. E' una pellicola non perfetta per quel
che riguarda la collocazione temporale ed anche povera nei dialoghi, ma ci regala
un forte chiaroscuro grazie anche all'interpretazione del giovane Davide
Capone e Micaela Ramazzotti nel ruolo della madre di Davide da un lato, e
dall'altro l'ostile Vincenzo Amato, nel ruolo del padre che anche
nell'ultima scena, con l'abito bianco macchiato dal sangue di Davide, si
preoccupa ancora del giudizio della gente. Una verità che sembra quasi ci
possa scorrere di fianco, e che la società chiede di non vedere, fa sentire
colpevoli. Ci si sente smarriti quando, poi, le luci del cinema si accendono
e ad aver vissuto la tristezza ed il forte senso di impotenza eravamo solo
in tre, tutti gli assenti non hanno sentito, non hanno visto. (Antonietta D'Ambrosio)
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melvin ii
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giovedì 7 agosto 2014
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una sicilia ancora legato ai tempi di bell'antonio
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Il biglietto d’acquistare per “Più buio di mezzanotte” è : 4)Ridotto
“Più buio di mezzanotte” è un film del 2014 diretto da Sebastiano Riso, scritto da Sebastiano Riso,Stefano Grasso e Andrea Cedrola, con:Davide Capone, Vincenzo Amato, Pippo DelBono, Micaela Ramazzotti,Lucia Sardo.
Catania è una città complessa, umorale e particolare. Al suo interno vivono varie anime in eterna lotta: Tolleranza, perbenismo, machismo, razzismo, ignoranza, allegria e indolenza e ipocrisia.
Mio padr, nato negli trenta e vissuto all’epoca del “Bell’Antonio” di Vitaliano Brancati non diceva neanche la parola “gay”, ma preferiva gridarmi contro che ero”strano” “asociale” e che non avrebbe mai cresciuto un figlio “anormale”.
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Il biglietto d’acquistare per “Più buio di mezzanotte” è : 4)Ridotto
“Più buio di mezzanotte” è un film del 2014 diretto da Sebastiano Riso, scritto da Sebastiano Riso,Stefano Grasso e Andrea Cedrola, con:Davide Capone, Vincenzo Amato, Pippo DelBono, Micaela Ramazzotti,Lucia Sardo.
Catania è una città complessa, umorale e particolare. Al suo interno vivono varie anime in eterna lotta: Tolleranza, perbenismo, machismo, razzismo, ignoranza, allegria e indolenza e ipocrisia.
Mio padr, nato negli trenta e vissuto all’epoca del “Bell’Antonio” di Vitaliano Brancati non diceva neanche la parola “gay”, ma preferiva gridarmi contro che ero”strano” “asociale” e che non avrebbe mai cresciuto un figlio “anormale”. Mio padre sceglieva le ragazze con cui dovevo stare e mi imponeva le feste e seppure non sia mai stato un uomo violento, un paio di volte mi schiaffeggiò perché rifiutavo d’accettare i suoi”consigli”.
La generazione di mio padre misurava la virilità di un uomo e la sua forza dal numero di donne che si corteggiavano.
Nonostante mio padre, ho sempre amato le donne e la loro compagnia, ma chi ha altri inclinazioni come può reggere certi trattamenti?
I padri e le famiglie siciliane del 2014 sono pronte ad accettare la diversità sessuale dei propri figli?
Catania famosa nel resto d’Italia per la sua movida notturna è davvero cambiata rispetto ai tempi del “Bell’Antonio”?
L’esordiente Riso prova a rispondere a queste domande, raccontandoci la storia di Davide(Capone), un quattordicenne inquieto e alla ricerca della sua identità. Vive a Catania con la sua famiglia piccolo borghese e soprattutto tradizionalista. Il regista ci porta fin dalle prime sequenze dentro una Catania diversa dalle cartoline e dalle pagine dei giornali. Lo spettatore osserva come Davide cerchi e trovi la compagnia dei suoi “simili” e si trovi a vivere e poi sopravvivere per strada e nei giardini pubblici di Villa Bellini Si alternano scene molto crude e secche di un ambiente degradato, povero e dove la prostituzione diventa l’unico modo per mangiare. Incontri fugaci e occasionali nei vicoli più malfamati della città o nei cinema porno scandiscono la giornata di questa comunità. Sullo schermo vengono presentati una carrellata di personaggi, che se forse per un istante possono far nascere un sorriso allo spettatore, subito dopo non si può non provare malinconia e tristezza per la loro solitudine abbandonati da tutto e tutti. Davide preferisce la strada alla sua famiglia, dove il padre Massimo(Amato) bigotto e austero non lo accetta e vuole “guarirlo” dal suo stato anche a costo di fargli iniezioni di ormoni e la madre Rita dolce e affettuosa,ma non in grado però d’aiutarlo e proteggerlo Così Davide per strada ha la sua prima esperienza sessuale e dopo per fame, è costretto ad accettare “l’aiuto” di un pappone (DelBono).
La sceneggiatura, seppure semplice e scarna, riesce a descrivere con incisività ed efficacia la realtà e soprattutto i sentimenti del protagonista e le sfaccettature dei vari personaggi riuscendo a coinvolgere lo spettatore
La regia seppure di taglio più televisivo che cinematografico, si dimostra comunque di talento e capace dimostrare il lato nascosto e più oscuro di Catania grazie anche una fotografia degna di menzione
Il limite del film è in un ritmo non costante, discreto nella prima parte, lento e discontinuo nella seconda parte.
Il film si regge sull’intensa e convincente interpretazione di Davide Capone, capace di dare un’anima al suo personaggio e di trasmettere al pubblico la varietà dei sentimenti. Una nomination ai prossimi David, ci auguriamo che non manchi.
Belli e intensi sono i camei” della Ramazzotti e di DelBono.
Il finale anche se “aperto” è di buona intensità regalando emozione e complicità allo spettatore, unendosi alla voglia di libertà e indipendenza di Davide in una città e in un famiglia ancora in piena sindrome da”Bell’Antonio”.
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gaiart
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lunedì 16 giugno 2014
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un capolavoro di sensibilità !
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La diversità spaventa. Ma arricchisce. Subito si capisce che David, il protagonista adolescente, ne è già consapevole. E rende immediatamente tale anche il pubblico. Questo potrebbe essere il tema portante del film. Una vita in sviluppo con emozioni d'arte, la musica, il canto, la creatività soppressa, le prime sensazioni fisiche, l'estraneità dal machismo siculo del padre, della regione, rendono la crescita ormonale, animica e artistica di David complessa.
Il film è un suadente delicato viaggio nella crescita di un bimbo che psicologicamente e, giustamente, si sente più affine alla madre dolce, non vedente e debole, rispetto a un padre violento, incapace di ascoltare e accettare un figlio "sensibile" o effeminato.
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La diversità spaventa. Ma arricchisce. Subito si capisce che David, il protagonista adolescente, ne è già consapevole. E rende immediatamente tale anche il pubblico. Questo potrebbe essere il tema portante del film. Una vita in sviluppo con emozioni d'arte, la musica, il canto, la creatività soppressa, le prime sensazioni fisiche, l'estraneità dal machismo siculo del padre, della regione, rendono la crescita ormonale, animica e artistica di David complessa.
Il film è un suadente delicato viaggio nella crescita di un bimbo che psicologicamente e, giustamente, si sente più affine alla madre dolce, non vedente e debole, rispetto a un padre violento, incapace di ascoltare e accettare un figlio "sensibile" o effeminato. La pellicola dell’esordiente Riso colpisce per diversi fattori: la storia, la recitazione perfetta degli attori, la bellezza dei visi e la loro ottima sintonia con il ruolo, da David al suo innamorato, a sua madre la bravissima Ramazzotti, da Rettore a Marylin.. Ottimi i costumi, il setting, l'idea che, purtroppo nasconde una realtà vera e drammatica non solo al sud d'Italia, ma anche ovunque si tema la diversità.
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stewe85
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giovedì 29 maggio 2014
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commovente, tenero e bellissimo.
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Un film che descrive una storia di degrado con una tenerezza unica. Immagini di pura poesia. Micaela Ramazzotti è semplicemente meravigliosa. Colonna sonora eccellente.
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lupomannaro3
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domenica 25 maggio 2014
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quante emozioni! bellissimo!
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Ragazzi era da tempo che nn scrivevo un commento, ma questa volta non ho resistito.
questo film è un capolavoro!
mi ha regalato tante emozioni!
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gaepanz
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venerdì 23 maggio 2014
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una struggente crudezza
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Una Catania bella e decadente agli inizi del 2000, triste e cupa, rimasta indietro di 20 anni. Prostituzione, strada, ragazzi di vita.
Davide è un ragazzino che ha capito di essere gay e scappa di casa per colpa di un padre che non lo accetta e di una madre che lo ama ma è incapace di aiutarlo.
Trova rifugio e protezione in un gruppo di ragazzi gay, disperati come lui, che vivono per strada, rubacchiano e si prostituiscono per sopravvivere. Le brutture della vita da randagio e la morte di uno di questi porteranno Davide ad affidarsi alla protezione di un pappone. Ma il suo sogno resterà quello di cantare e la Rettore nella sua vita segnerà un passo importante.
Registicamente molto realistico e crudo, forse in alcuni tratti inquadrature confuse e narrativamente alcune cose non sono apparse giustificabili, ma nel complesso un'ottima opera prima per Sebastiano Riso.
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ralphscott
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giovedì 22 maggio 2014
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delicatamente poetico
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Due stelle e mezzo. Coloratissimo ed improbabile torpedone di sbandati,diversi,ribelli uniti da un forte senso di amicizia e comunità. La storia é originale e raggiunge momenti di autentica poesia,sebbene emerga una certa asfitticità. Fa specie che la vicenda sia ambientata a Catania,una delle città più tolleranti d'Italia. Rimarcherei l'assenza di figure negative: anche il negoziante muto ed il pappone inteneriscono e ci fanno indulgenti.
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flyanto
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martedì 20 maggio 2014
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un percorso di crescita difficile per non dire tra
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Film in cui si racconta di un adolescente di nome Davide che, scoperto di essere attratto dai maschi e soprattutto scoperta con profonda vergogna questa sua tendenza omosessuale da parte della propria famiglia, scappa di casa e si unisce ad un gruppo di altri giovani omosessuali, ma più grandi di lui. Nel corso del periodo che il giovanissimo Davide trascorre con questi individui egli verrà a conoscenza direttamente degli aspetti più duri dell'esistenza e soprattutto per lui alquanto prematuri: poichè senza soldi egli infatti si troverà costretto a dormire di notte all'aperto nei giardini pubblici del Parco Bellini di Catania col rischio di possibili incursioni da parte di qualche omofobo e di vivere comunque le proprie giornate per la strada, di venire, in quanto giovane, inesperto e di bell'aspetto, molestato svariate volte da individui molto più grandi di lui in cerca di fugaci incontri erotici, di vedere addirittura morire direttamente un caro amico e di essere, alla fine, costretto addirittura a prostituirsi egli stesso, dopo la prima esperienza con un ragazzo più grande da cui attratto, con un uomo danaroso alquanto più vecchio.
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Film in cui si racconta di un adolescente di nome Davide che, scoperto di essere attratto dai maschi e soprattutto scoperta con profonda vergogna questa sua tendenza omosessuale da parte della propria famiglia, scappa di casa e si unisce ad un gruppo di altri giovani omosessuali, ma più grandi di lui. Nel corso del periodo che il giovanissimo Davide trascorre con questi individui egli verrà a conoscenza direttamente degli aspetti più duri dell'esistenza e soprattutto per lui alquanto prematuri: poichè senza soldi egli infatti si troverà costretto a dormire di notte all'aperto nei giardini pubblici del Parco Bellini di Catania col rischio di possibili incursioni da parte di qualche omofobo e di vivere comunque le proprie giornate per la strada, di venire, in quanto giovane, inesperto e di bell'aspetto, molestato svariate volte da individui molto più grandi di lui in cerca di fugaci incontri erotici, di vedere addirittura morire direttamente un caro amico e di essere, alla fine, costretto addirittura a prostituirsi egli stesso, dopo la prima esperienza con un ragazzo più grande da cui attratto, con un uomo danaroso alquanto più vecchio. Grazie all'intervento, seppure tardivo, del padre si eviterà la tragedia finale ma tutto ciò avrà profondamente impressionato Davide, cresciuto purtroppo ormai molto in fretta ed assai traumaticamente.
Quest'opera prima dell'appena trentenne Sebastiano Riso mette a nudo e denuncia le difficoltà che molti individui incontrano nel rendersi conto e nel dichiarare, anche in seno alla propria famiglia dove ci si aspetterebbe comprensione ed amore incondizionato, di essere omosessuali. L'ambiente che qui viene ritratto è quello quanto mai ristretto mentalmente della Sicilia dove, forse, persiste più che altrove il concetto di machismo e di disonore se soltanto si hanno inclinazioni sessuali differenti da quelle ritenute nella norma, ma Riso in ogni caso vuole denunciare qualsiasi ambiente familiare e la società con cui un giovane deve scontrarsi al fine di dichiarare apertamente e vivere liberamente la propria sessualità. La condanna parte proprio dalla famiglia che dovrebbe essere l'ambiente più complice di una tale e delicata situazione e, come è ben rappresentato nel film, invece essa risulta essere l'elemento più discordante ed ostile che porta i giovani a delle soluzioni estreme o, comunque, poco consoni e sicuramente traumatiche. Pertanto raccontando questa presa di coscienza e di crescita individuale di un adolescente il film non può che non essere crudo in tutti i suoi aspetti: dalla giovane età del protagonista che rende la materia ancor più seria, alla grettezza d'animo e di pensiero, nonchè ignoranza, della famiglia che non prende affatto in considerazione a quali pericoli ed esperienze negative può andare incontro un ragazzo che vive praticamente randagio per le vie della città, alla "fauna" di personaggi omosessuali avvezzi alle più misere brutture della strada ma anch'esse vittime innocenti di un rifiuto precedente e doloroso da parte del proprio stesso ambiente familiare e sociale.
Insomma, un film che lascia nello spettatore un senso di profondo sgomento e disgusto, nonchè ribellione, per lo stato di emarginazione che molti individui definiti "diversi" devono subire, ma molto ben diretto ed interpretato, con una menzione speciale per il giovanissimo e bellissimo Davide Capone nella parte del protagonista.
Un piccolo, seppur altamente drammatico, gioiello da non perdere.
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pigal
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lunedì 19 maggio 2014
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intenso capolavoro
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Un'opera prima intensa ben definita che si regge sulla recitazione di attori giovani o esordienti straordinario. Una Ramazzotti sempre più brava che interpreta una madre ipovedente. Consiglio a tutti di vederlo anche se la distribuzione è ridotta, a Milano l'ho visto in una saletta da 50 posti con un monitor largo 4 metri massimo, ma la grandezza e l'intensità di questo film non ha dimensioni.
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zaha64
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domenica 18 maggio 2014
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orrorreorrore
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ho visto l'altro giorno il film a roma e l'ho trovato forse il film più brutto che abbia mai visto. pretenzioso, banale nei contenuti e di una noia mortale. penso che sia stato costruito senza alcuna competenza con tempi troppo troppo lunghi, con scene incongruenti e situazioni praticamente tutte improbabili. una per tutte la scena assolutamente inadeguata di sesso in cui i due sono appoggiati alla superficie vetrata della porta (su cui nessuno al mondo si appoggerebbe senza timore di romperla) solo per realizzarne una bruttissima ripresa. spero che qualcuno possa consigliare gli autori di smettere o di adoperarsi per lavorare in tutt'altra direzione. sono uscita pensando che avrebbero dovuto risarcirmi del biglietto dispiaciuta di aver sprecato il mio tempo.
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(di pigal)
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(di gaiart)
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