simone miraggio
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lunedì 20 giugno 2022
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una bella storia, visivamente e tecnicamente ben girata.
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Una pellicola raffinata e delicata, interpretata magistralmente. Fotografia bellissima, colori nitidi e dialoghi impegnati e profondi. Il film si lascia seguire fino alla fine senza mai annoiare. La storia d'amore malgrado il finale molto amaro risulta poco cinematografica e molto realistica. Sono d'accordo con alcune altre recensioni, il cinema francese spesso narra e racconta storie piu genuine e naturali rispetto a quello americano generalmente molto patinato. Da vedere e da conservare nella cineteca.
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petranka
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lunedì 31 luglio 2017
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il tempo perso è come il sonno... non si recupera
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Donare il tempo, scriveva Derrida, è il credito che diamo alla letteratura o alla cinematografia, nel farci raccontare una storia.
Un credito come doppio investimento: poiché vi crediamo appunto nel momento in cui ci immergiamo nell'opera e prestiamo il nostro tempo, anzi meglio lo doniamo.
Peccato che in quest'opera il tempo e il credito donati non tornano indietro come investimento ma piuttosto come vuoto...
Il film finisce senza che nulla sia mai davvero neanche per un momento accaduto e si ha come la sensazione di esser stati derubati.
Derubati due volte.
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filippo catani
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giovedì 28 luglio 2016
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un'opera intelligente
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Un algido professore di filosofia vive nel giro di poco tempo un doppio smacco: la separazione e l'allontanamento da Parigi per andare a insegnare in provincia. Quì incontra una parrucchiera e i due inizieranno una difficile relazione.
Per una volta la traduzione italiana del titolo rende alla perfezione il dilemma che i due protagonisti si troveranno a sviscerare per tutta la durata del film. Un'opera questa che balla spesso tra commedia leggera e frizzante con punte di romanticismo fino a momenti decisamente più drammatici. Insomma è possibile una relazione amorosa tra due persone di estrazioni sociali completamente differenti? E se sì come è possibile imbastire una relazione seria e portarla avanti? Non entro troppo nel dettaglio onde non rovinare lo svolgimento ma ci troviamo davanti a un'opera che sviluppa queste considerazioni in maniera appropriata e intelligente.
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Un algido professore di filosofia vive nel giro di poco tempo un doppio smacco: la separazione e l'allontanamento da Parigi per andare a insegnare in provincia. Quì incontra una parrucchiera e i due inizieranno una difficile relazione.
Per una volta la traduzione italiana del titolo rende alla perfezione il dilemma che i due protagonisti si troveranno a sviscerare per tutta la durata del film. Un'opera questa che balla spesso tra commedia leggera e frizzante con punte di romanticismo fino a momenti decisamente più drammatici. Insomma è possibile una relazione amorosa tra due persone di estrazioni sociali completamente differenti? E se sì come è possibile imbastire una relazione seria e portarla avanti? Non entro troppo nel dettaglio onde non rovinare lo svolgimento ma ci troviamo davanti a un'opera che sviluppa queste considerazioni in maniera appropriata e intelligente. Forse l'unico appunto che possiamo fare è una eccessiva durata della parte centrale prima di arrivare al dunque. Bravissimi gli interpreti e complimenti per la sceneggiatura e la regia.
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amos5
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martedì 2 giugno 2015
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ci si emoziona. lo rivedrei
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E' vero che il film non è adatto ai govanissimi, Detto cio mi è piaciuto mi ha emozionato e commosso, La storia per quanto sia un film che sembra voglia raccontare una storia impossibile.. il film la rende verosimile , le emozioni si possono condividere, Le musiche sono proposte con immagini bellissime . Lo consiglio ai maggiori di... e se il finale non è come te lo aspetti completa tu con la tua immaginazione. bello.
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stefano capasso
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mercoledì 27 maggio 2015
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i copioni che si ripetono nelle relazioni
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Clement è un professore di filosofia che viene trasferito da Parigi ad Arras. Vive questo cambiamento come un esilio, per lui lasciare la grande città e le abitudini è faticoso e la vita di provincia non lo soddisfa. Conosce Jennifer, una parrucchiera, e con lei inizia una relazione. Il contrasto tra la cultura così diversa dei due è il nodo che periodicamente emerge in una relazione che sembra comunque funzionare fino all’ennesima delusione che Jennifer patisce.
Il film di Lucas Belvaux mi ha rivelato la sua parte migliore solo una volta concluso. La relazione tra due modelli culturali, quasi degli stereotipi, che occupa il racconto per gran parte del tempo finendo anche per risultare ripetitiva, si allarga nel finale alla difficolta generale delle relazioni, ai modelli che si ripetono, i copioni.
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Clement è un professore di filosofia che viene trasferito da Parigi ad Arras. Vive questo cambiamento come un esilio, per lui lasciare la grande città e le abitudini è faticoso e la vita di provincia non lo soddisfa. Conosce Jennifer, una parrucchiera, e con lei inizia una relazione. Il contrasto tra la cultura così diversa dei due è il nodo che periodicamente emerge in una relazione che sembra comunque funzionare fino all’ennesima delusione che Jennifer patisce.
Il film di Lucas Belvaux mi ha rivelato la sua parte migliore solo una volta concluso. La relazione tra due modelli culturali, quasi degli stereotipi, che occupa il racconto per gran parte del tempo finendo anche per risultare ripetitiva, si allarga nel finale alla difficolta generale delle relazioni, ai modelli che si ripetono, i copioni. E diventa un esempio del modo, anche questo generico, di come a volte uomini e donne vivono la relazione intima. Lei cerca il principe azzurro e lui si coinvolge con molta difficoltà. E sono proprio i modelli interni che finiscono per decidere le sorti della relazione, come accade a Jennifer che cerca conferme al suo vissuto di grandi delusioni patite dagli incontri con gli uomini. E non regge alla prima delusione che smonta il suo ideale di principe azzurro.
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juangomez
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domenica 17 maggio 2015
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titolo poco azzeccato ma film da vedere
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Certo che la traduzione “Sarà il mio tipo?” del titolo originale fa veramente pena. Sembra fatta apposta per scoraggiarci ad andare a vedere il film. In realtà bastava tradurre alla lettera: Pas son genre = Non il suo genere e l’effetto sarebbe stato molto migliore.
Comunque sono andato a vedere il film, invogliato anche da un’entusiastica recensione di Massimo Bertarelli. La storia in sé non è delle più originali, l’amore difficile tra un intellettuale di città e un ragazza di provincia, ma realistica, sentimentale al punto giusto e sviluppata molto bene, con ottima caratterizzazione dei personaggi e recitazione strepitosa, specie da parte di lei.
Finalmente una storia vera, verrebbe da dire, perché il cinema ultimamente non ne propone molte, specie quello americano, finto e stereotip
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Certo che la traduzione “Sarà il mio tipo?” del titolo originale fa veramente pena. Sembra fatta apposta per scoraggiarci ad andare a vedere il film. In realtà bastava tradurre alla lettera: Pas son genre = Non il suo genere e l’effetto sarebbe stato molto migliore.
Comunque sono andato a vedere il film, invogliato anche da un’entusiastica recensione di Massimo Bertarelli. La storia in sé non è delle più originali, l’amore difficile tra un intellettuale di città e un ragazza di provincia, ma realistica, sentimentale al punto giusto e sviluppata molto bene, con ottima caratterizzazione dei personaggi e recitazione strepitosa, specie da parte di lei.
Finalmente una storia vera, verrebbe da dire, perché il cinema ultimamente non ne propone molte, specie quello americano, finto e stereotipato, a cui il pubblico è purtroppo ormai abituato
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massimo
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sabato 16 maggio 2015
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un amore perso
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Questo film francese è molto interessante , fà vedere i problemi di coppia e cerca una lettura nel mondo femminile,interessante anche la parte maschile con una lettura abbastanza limitata,il film ha delle belle riprese nelle personalità di Clement e Jennifer,c'è anche del sociale in Clement che nel film viene demolito dalla personalità nel mondo femminile,esiste una contrapposizione che il regista ha voluto narrare, la parte piu bella è la parte sessuale dove il maschio ne esce sconfitto e anichilito,la sessualita viene trattatata con notevole profondità e questo si vede in pochi film con notevole sensibilità della materia da parte del regista
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nanni
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martedì 12 maggio 2015
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sarà il mio tipo?
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Clement, un sofisticato "professorino" di filosofia e scrittore parigino che, convinto di non dover meritare la provincia, viene ,invece, trasferito per un anno ad insegnare
presso il liceo di Arras lontano dalla capitale.
Li verrà travolto e destabilizzato dallo straordinario talento per la vita vera di Jennifer , parrucchiera semplice e positiva incontrata casualmente.
Sembra l'inizio di una favola ma lo snobbismo intellettuale del "professorino" e la sua aridità emotiva risulteranno fatali.
Clement, il protagonista colto che spazia da Kant a Dostoevskij e che molti vorrebbero essere è in realtà cinico ed anaffettivo.
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Clement, un sofisticato "professorino" di filosofia e scrittore parigino che, convinto di non dover meritare la provincia, viene ,invece, trasferito per un anno ad insegnare
presso il liceo di Arras lontano dalla capitale.
Li verrà travolto e destabilizzato dallo straordinario talento per la vita vera di Jennifer , parrucchiera semplice e positiva incontrata casualmente.
Sembra l'inizio di una favola ma lo snobbismo intellettuale del "professorino" e la sua aridità emotiva risulteranno fatali.
Clement, il protagonista colto che spazia da Kant a Dostoevskij e che molti vorrebbero essere è in realtà cinico ed anaffettivo.
Sembra padroneggiare il mondo dei sentimenti mentre ne è emotivamente distante.
Lui quell'universo lo sa solo raccontare e spiegare anche se a tratti ne intuisce una presenza più forte ed intima.
La produzione francese, con l'ennesima commedia molto ben raccontata da Lucas Belvaux ed ancor meglio recitata da Émilie Dequennee Loïc Corbery, tratta dal
romanzo "Non il tuo tipo" di Philippe Vilain fa centro un'altra volta.
ciao Nanni
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vanessa zarastro
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domenica 10 maggio 2015
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la forza dell’amore…
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Nonostante Lucas Belvaux sia un regista belga Pas son genre - più assertivo titoloinfrancese – è da considerarsi un garbato film francese un po’ rohmeriano, adattamento del romanzo omonimo di Philipe Vilain.
La storia può ricorda varie accoppiate da “La bella e la bestia”, al film di Woody Allen “Io e Annie” o all’intellettuale Portnoy con la sua ragazza svampita nel romanzo “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth e così via. Una pista già lungamente percorsa ma che stimola sempre nuove curiosità e riflessioni.
Clément (un bravo Loïc Corbery) è un Professore di filosofia che viene trasferito al liceo di Arras, una deliziosa cittadina di provincia a un’ora di treno a Nord di Parigi, di circa 45.
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Nonostante Lucas Belvaux sia un regista belga Pas son genre - più assertivo titoloinfrancese – è da considerarsi un garbato film francese un po’ rohmeriano, adattamento del romanzo omonimo di Philipe Vilain.
La storia può ricorda varie accoppiate da “La bella e la bestia”, al film di Woody Allen “Io e Annie” o all’intellettuale Portnoy con la sua ragazza svampita nel romanzo “Il lamento di Portnoy” di Philip Roth e così via. Una pista già lungamente percorsa ma che stimola sempre nuove curiosità e riflessioni.
Clément (un bravo Loïc Corbery) è un Professore di filosofia che viene trasferito al liceo di Arras, una deliziosa cittadina di provincia a un’ora di treno a Nord di Parigi, di circa 45.000 abitanti le cui Piazza grande e Piazza degli Eroi con le case in stile barocco fiammingo, sono considerate “patrimonio dell’umanità” dall’Unesco. La vita di provincia non è molto apprezzata da Clément, un parigino doc abituato a trascorrere le sue giornate tra Convegni, Seminari e vernissages nel quartiere di Saint-Germain-des-Prés.
Per vincere la noia comincia a uscire con la ragazza del negozio di parrucchiere (una strepitosa Émilie Dequenne) vivace e solare con la quale nasce una storia. Jennifer cresce da sola un figlio che ama e cura con grande dedizione. È ovvio che i due vengono da differenti classi sociali e da mondi assolutamente diversi ed è tenero il processo di scambio – o almeno un tentativo – di incontrarsi a metà strada che avviene tra Clément e Jennifer. Lui le regala alcuni libri (da Dostojeskj a Kant) e, negli incontri in albergo tra un amplesso e l’altro, le legge brani di Zola. Lei lo porta a ballare in un locale dove con due amiche cantano aiutate da una sorta di karaoke. Jennifer è molto felice ama dopo tanto tempo e dopo tante storie sbagliate spesso con uomini sposati; è una persona autentica e passionale conosce i suoi limiti e le sue paure mentre lui invece, in quella serata particolare, si lascia andare per un attimo e riesce anche a ballare e cantare ma le sue espressioni passano dall’imbarazzo allo stupore, dall’eccitazione al fastidio.
Tutti i loro riferimenti sono diversi e perfino andare il cinema può costituire una scelta disequilibrata. Per lei è inconcepibile che lui non abbia la TV e che non conosca, quindi, le molte trasmissioni su cui lei è ferratissima, ciononostante si mette a studiare con tenacia i libri che lui le ha regalato. L’amore sembrerebbe essere più forte delle differenze…ma fino a quando però? Dopo un paio di episodi, che non narro, dove si sentirà terribilmente umiliata, Jennifer troverà il coraggio e la forza di scegliere l’amor proprio cantando con grande intensità la canzone di Gloria Gaynor nel finale.
Siamo ormai abituati a considerare la scuola belga una delle più interessanti espressioni cinematografiche europee. Émilie Dequenne, anch’essa belga, ha studiato musica e arte drammatica prima di essere scoperta dai fratelli registi Dardenne che la proporranno come protagonista di “Rosetta” con cui vincerà nel 1999 la Palma d’oro, premio come miglior attrice al Festival di Cannes; ha una faccia mobile che cambia moltissimo pur mantenendosi all’interno di uno stile di recitazione discreto quasi minimalista anch’esso tipico di questa scuola che Émilie contribuisce a divulgare.
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zarar
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domenica 3 maggio 2015
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she will survive
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Il film affronta con leggerezza tutta francese e un briciolo di disperata allegria il tema antico di un amore diseguale. Un’attrazione nasce tra due personaggi diversissimi: Clément, giovane professore di filosofia parigino e Jennifer, parrucchiera di provincia. Lui ottima famiglia, ottimi studi, insegnante per scelta, indifferente a denaro e carriera (come chi non ha mai avuto problemi economici), felicemente impermeabile a qualsiasi coinvolgimento emotivo (come chi ha fatto della sua condizione di enfant gaté una teoria filosofica). Con tutto ciò un’ aria sorridente e gentile da bravo ragazzo bien élevé, sotto cui si coglie per lampi, sin dall’inizio, una pericolosa mancanza di empatia, una chiusura egotistica un po' sofferta e un po' esibita.
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Il film affronta con leggerezza tutta francese e un briciolo di disperata allegria il tema antico di un amore diseguale. Un’attrazione nasce tra due personaggi diversissimi: Clément, giovane professore di filosofia parigino e Jennifer, parrucchiera di provincia. Lui ottima famiglia, ottimi studi, insegnante per scelta, indifferente a denaro e carriera (come chi non ha mai avuto problemi economici), felicemente impermeabile a qualsiasi coinvolgimento emotivo (come chi ha fatto della sua condizione di enfant gaté una teoria filosofica). Con tutto ciò un’ aria sorridente e gentile da bravo ragazzo bien élevé, sotto cui si coglie per lampi, sin dall’inizio, una pericolosa mancanza di empatia, una chiusura egotistica un po' sofferta e un po' esibita. Confinato in provincia per un malaugurato trasferimento, in preda al malcontento e alla noia, Clément fa la corte alla parrucchiera Jennifer, ragazza carina, mamma separata, semplice, allegra, intelligente, affettuosa, totalmente priva di contorcimenti intellettualistici. Si innamorano con un’intensità che sentiamo autentica in tutti e due, ciascuno a suo modo, perché Clément è scosso da una vitalità che a lui manca, e Jennifer è sedotta (ma non travolta) da una dimensione intellettuale a cui non è abituata. Ma un mondo intero li divide, lui con i suoi libri astrusi, le sue velleità pedagogiche per sollevarla alla sua ‘altezza’; lei con i suoi romanzetti, le sue riviste di gossip, la sua TV e i suoi Karaoke, ma anche con una intensità emotiva che non trova corrispondenza nella nonchalance di lui, nel suo rifiuto di futuro. Nessuna favola stile ‘Pretty woman’ è dietro l’angolo. Per Clement no problem, ma è Jennifer, che pure è quella che ama senza riserve, a capire che non può accettare un rapporto così diseguale, che la offende in tanti modi sottili e dolorosi. Più forte e più intelligente, è lei che lo manda al diavolo, sparendo letteralmente all’improvviso, senza dir nulla né a lui, né a nessun altro. Lei sì che sopravviverà, come nella canzone di Gloria Gaynor che canta con tutta l’anima nel suo ultimo travolgente karaoke. Lui, chissà.
Il film ha grazia, coinvolge, con la sua bella fotografia dai colori caldi e luminosi, con i suoi primi piani che valorizzano la forte espressività degli attori. Puntando soprattutto su un conflitto di sentimenti, pecca naturalmente di azione, e questo lo rende a tratti un po’ lento : su questa intrinseca lentezza il regista interviene forzando un po’ troppo alcune scene di sfondo che dovrebbero portare energia e movimento: quelle di disco e karaoke, in cui anche il background musicale, così intenso altrove negli assolo di chitarra, può diventare a tratti gratuito, prepotente e disturbante. La recitazione di Emilie Dequenne è – a mio parere, intensa, ma un po' sopra le righe, perfetta quella di Loïc Corbery. Decisamente ben congegnata ed efficace la conclusione.
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[+] perfetto l'interpretazione del professorino ?
(di fabaer)
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