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Per me Russel Crowe può limitarsi a cuocere una frittata, assisterò rapita comunque. Ma questo Noè ambientalista e paranoico mi lascia perplessa. Sono indulgente, tuttavia, perché ad esser rigorosi troppe ovvietà s sono sovraccaricate nella descrizione dell'evoluzione del Noè-pensiero. Bene l'inizio, curiosa la collocazione temporale, mi insospettisco quando appare la pelle del serpente, mi deprimo quando appaiono i vigilanti nel paesaggio day after, mi intenerisco a vedere quanto è invecchiato Hopkins, mi consolo a vedere le rughe attorno agli occhi della Connelly, respiro un po' meglio alle scene relative all'imbarco degli animali sull'arca, ironizzo alle fumigazioni per far star tutti tranquilli e a nanna,mi spazientisco a seguire il rimbalzo tra Noè e cattivone, giudico ovvia la soluzione tragica dell'ansia alla procreazione di Cam, mi incavolo all'insistenza sul concetto " tutti dobbiamo morire", e mi indigno definitivamente a veder risolto il bel mito di Noè inventore del vino sul sede ( stupendo) nudo di Crow ubriaco sul (di- vino) arenile. Boh. A forza di elaborare pensieri contrastanti arrivo alla fine. E sono contenta di uscire.
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