alex ago
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lunedì 15 dicembre 2014
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un loach tricolore?
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Franco è il cuore, Delfino il Cervello, Carlo le braccia. Tre amici pensionati che hanno vissuto insieme trent'anni di lavoro, passioni, lotte e sogni da realizzare sulle linee di montaggio dello stabilimento Fiat Mirafiori non si arrendono allo stato di abbandono della loro ex fabbrica e del quartiere che ne prende il nome. Hanno creato un orto abusivo in uno spazio all'aperto dell'ex fabbrica e quando viene abbattuto da un bulldozer alla presenza di un rigoroso, ma amichevole, graduato della Digos (interpretato da Mimmo Calopresti), invece che abbattersi decidono di alzare il tiro. Occupano un intero reparto di Mirafiori con l'intento di regalare al quartiere e alle famiglie che lo abitano un Lunapark.
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Franco è il cuore, Delfino il Cervello, Carlo le braccia. Tre amici pensionati che hanno vissuto insieme trent'anni di lavoro, passioni, lotte e sogni da realizzare sulle linee di montaggio dello stabilimento Fiat Mirafiori non si arrendono allo stato di abbandono della loro ex fabbrica e del quartiere che ne prende il nome. Hanno creato un orto abusivo in uno spazio all'aperto dell'ex fabbrica e quando viene abbattuto da un bulldozer alla presenza di un rigoroso, ma amichevole, graduato della Digos (interpretato da Mimmo Calopresti), invece che abbattersi decidono di alzare il tiro. Occupano un intero reparto di Mirafiori con l'intento di regalare al quartiere e alle famiglie che lo abitano un Lunapark. Riemergono vecchie lotte contro gli spioni del padrone e le forze dell'ordine. Lotte combattute con la leggerezza, la fermezza e la consapevolezza di chi già le fece in un passato lontanissimo e sa come si gestiscono le trattative. La maturità dei contendenti, una tragedia e il buon senso stempereranno alla fine gli animi. Parallelamente scorrono le storie delle famiglie dei tre pensionati. Franco e Carlo sono adorati dai nipoti, ma da sempre incompresi dai figli che non hanno mai capito o accettato la loro dedizione alla fabbrica, ai turni e al lavoro. I figli sono quelli della generazione dei precari: non abituati alle lotte per il lavoro e con valori assai lontani da quelli dei genitori; la dignità del lavoro, la costruzione di un futuro più sereno per i figli sono cose fuori dal tempo nell'Italia renziana. Il film si apre conil bianco e nero dell'Istituto Luce quando nel 1939 un ancora amato Benito Mussolini inaugurò "La più grande fabbrica del mondo", la Fiat Mirafiori. Durante i 75 minuti del film si alternano filmati d'epoca del lavoro e delle manifestazioni degli operai, lo scorrere della loro vita scandita con i romantici e realistici super8 e il girato. Una miscela visiva che acquista credibilità grazie ad un ottimo montaggio. Il prodotto finale ha il pregio di essere realista quanto poetico e, soprattutto, di non ammiccare ai soliti stereotipi cinematografici degli operai dell'epoca che li vogliono o estremisti o leccapiedi. Stefano Di Polito (suoi sono soggetto e sceneggiatura) alla sua opera prima e con un budget con cui si compra a malapena una casa ha dichiarato che questo film è una fiaba e della fiaba questo film ha il tocco sempre delicato e mai sopra le righe. Sarebbe stato molto più facile fare una delle solite commedie con dialoghi brillanti preconfezionati o lasciare improvvisare Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli, attori che da soli avrebbero saputo autodirigersi in un film di genere. Il regista tocca le corde della vita e nasconde dietro una fitta nebbia di leggerezza un complesso di emozioni che arrivano piano piano al cuore degli spettatori. Ad una seconda visione il film è ancora più apprezzabile
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armando borrelli
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domenica 30 novembre 2014
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un film veramente vero
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Ho avuto la fortuna di vedere Mirafiori Lunapark nel corso del TFF Torino film festival e di averlo apprezzato insieme a tutto il pubblico presente in sala, partecipando con trasporto alla commozione finale delle emozioni suscitate dal film.
Flm che mi ha colpito per la verità del tema trattato, la fiat,gli operai, la chiusura delle fabbriche, la cassa integrazione...senza cadere però nella facile politicizzazione del tema, preferendo a quest' ultima semplicemente il racconto di una storia, una storia poetica e malinconica di ex operai, uomini comuni ma “vivi”, abitanti di un quartiere che cerca di riqualificarsi dimenticando di riqualificare gli stessi cittadini che grazie al loro lavoro in fabbrica hanno portato alla sua moderna e attuale trasformazione.
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Ho avuto la fortuna di vedere Mirafiori Lunapark nel corso del TFF Torino film festival e di averlo apprezzato insieme a tutto il pubblico presente in sala, partecipando con trasporto alla commozione finale delle emozioni suscitate dal film.
Flm che mi ha colpito per la verità del tema trattato, la fiat,gli operai, la chiusura delle fabbriche, la cassa integrazione...senza cadere però nella facile politicizzazione del tema, preferendo a quest' ultima semplicemente il racconto di una storia, una storia poetica e malinconica di ex operai, uomini comuni ma “vivi”, abitanti di un quartiere che cerca di riqualificarsi dimenticando di riqualificare gli stessi cittadini che grazie al loro lavoro in fabbrica hanno portato alla sua moderna e attuale trasformazione.
Trasformazione non solo un quartiere Torinese ma di tutta l'italia,(Pomigliano, Melfi, Milano, Taranto e tutte le città industriali) pur rimanendo anonimi nel proprio grande ruolo, scomparso purtroppo insieme al loro mondo, quello operaio. Mondo oramai scomparso ma non da dimenticare. Questo è il pregio del regista: ha raccontato la loro storia , quella di mio padre, del suo, e di tutti gli operai , rendendola viva e riuscendo ad entrare nell'animo degli spettatori come dimostrato dal grande applauso finale, per non dimenticare.
Un plauso anche alla fotografia, che ci abbracciato con le sue luci e i suoi colori, per tutta la durata del film.
Consigliato.
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scheggia89
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venerdì 7 agosto 2015
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lunapark di ricordi e di emozioni
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Mirafiori Lunapark vuole essere un film che racconta lo "sguardo" verso il lavoro in fabbrica, un mondo oggi ormai andato quasi perduto. Il quartiere di Mirafiori, in cui sorgeva un tempo la Fabbrica Fiat, fa rivivere, insieme al Regista Di Polito, un mondo ormai dimenticato. E lo fa in modo costruttivo e molto interessante, attraverso il ricordo dei protagonisti: momenti odierni si legano a filmati di repertorio. Tutto il film ruota attorno all'immagine del cerchio, un lunapark, che si apre su un'immagine molto suggestiva (l'apertura dei cancelli) e richiudendosi sulla stessa.
Molto suggestivo, ricco di metafore e di giochi di immagini. Stimola la riflessione. In sostanza un film che andrebbe assolutamente preso in considerazione
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romanapoletana
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venerdì 4 settembre 2015
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pura poesia
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Un film reale, di una realtà cruda ma raccontata con tanta poesia. Bellissima la scena iniziale della super luna piena, un abbraccio di luce che conduce all'interno della Fabbrica. La Fabbrica. ... il posto nel mondo. ...la giostra. Solo l'animo sensibile del regista poteva immaginare di descrivere la catena di montaggio come una giostra. ...un sogno per la piccola Clio. Sublime la lettura di " lentamente muore...." un film davvero molto bello. Mi ha colpito il senso di appartenenza dei tre ex operai, così forte anche a distanza di anni. Senso di appartenenza che tocca l'apice nella battuta "..in fondo non è un furto.
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Un film reale, di una realtà cruda ma raccontata con tanta poesia. Bellissima la scena iniziale della super luna piena, un abbraccio di luce che conduce all'interno della Fabbrica. La Fabbrica. ... il posto nel mondo. ...la giostra. Solo l'animo sensibile del regista poteva immaginare di descrivere la catena di montaggio come una giostra. ...un sogno per la piccola Clio. Sublime la lettura di " lentamente muore...." un film davvero molto bello. Mi ha colpito il senso di appartenenza dei tre ex operai, così forte anche a distanza di anni. Senso di appartenenza che tocca l'apice nella battuta "..in fondo non è un furto. ..sono le nostre...le abbiamo prodotte noi...", ammirando le 131.... i protagonisti sono eccezionali nel trasmettere emozioni, entusiasmo e passione attraverso i ricordi di un lavoro duro, di una vita difficile ma che con orgoglio e forza è stata vissuta. Un film che emoziona anche chi, come me, non ha mai vissuto a Torino e la Fabbrica.
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armando borrelli
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giovedì 4 dicembre 2014
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un film veramente vero
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Ho avuto la fortuna di vedere il Mirafiori Lunapark nel corso del Torino film festival e di averlo apprezzato insieme a tutto il pubblico presente in sala partecipando con trasporto e commozione per le emozioni suscitate dal film.
Flm che mi ha molto colpito per la verità del tema trattato, la fiat, la chiusura delle fabbriche, la cassa integrazione...senza cadere però nella facile politicizzazione del tema, preferendo a quest' ultima il racconto di una storia, una storia poetica e malinconica di ex operai uomini comuni ma “vivi”, abitanti di un quartiere che cerca di riqualificarsi dimenticando di riqualificare gli stessi cittadini che grazie al loro lavoro in fabbrica hanno portato alla sua moderna e attuale trasformazione.
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Ho avuto la fortuna di vedere il Mirafiori Lunapark nel corso del Torino film festival e di averlo apprezzato insieme a tutto il pubblico presente in sala partecipando con trasporto e commozione per le emozioni suscitate dal film.
Flm che mi ha molto colpito per la verità del tema trattato, la fiat, la chiusura delle fabbriche, la cassa integrazione...senza cadere però nella facile politicizzazione del tema, preferendo a quest' ultima il racconto di una storia, una storia poetica e malinconica di ex operai uomini comuni ma “vivi”, abitanti di un quartiere che cerca di riqualificarsi dimenticando di riqualificare gli stessi cittadini che grazie al loro lavoro in fabbrica hanno portato alla sua moderna e attuale trasformazione. Uomini che hanno trasformato non solo un quartiere ma tutta l'italia, pur rimanendo anonimi nel loro ruolo, scomparso purtroppo insieme al loro mondo, quello degli operai. Mondo oramai scomparso ma non da dimenticare. Questo è il pregio del regista: ha raccontato la loro storia , quella di mio padre, del suo, e di tutti gli operai che hanno lavorato in fabbrica, rendendola viva riuscendo ad entrare nell'animo degli spettatori come dimostrato dal grande applauso finale, per non dimenticare.
Un plauso anche alla fotografia, che ci abbracciato con le sue luci e i suoi colori, per tuta la durata del film.
Consigliato.
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raphael
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domenica 9 agosto 2015
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emozionarsi per mirafiori.
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Finalmente un film che parla in Italia delle fabbriche abbandonate e delle conseguenze sociali di questo naufragio che ha svuotato interi quartieri. Ho visto questo film dentro la fabbrica di Mirafiori durante l'evento nel quale si premiavano i progetti per la rinascita delle vecchie strutture abbandonate. L'emozione è stata intensa e collettiva nel vedere dietro quelle lamiere animarsi un mondo di operai che diventati anziani occupano la fabbrica. I tre nonni, incompresi dai figli, cercano di rimanere in contatto con i nipoti. Così vogliono far rivivere la fabbrica per creare una giostra per i bimbi. Per rianimare il quartiere fantasma. Una giostra come la catena di montaggio sulla quale avevano passato tanti anni.
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Finalmente un film che parla in Italia delle fabbriche abbandonate e delle conseguenze sociali di questo naufragio che ha svuotato interi quartieri. Ho visto questo film dentro la fabbrica di Mirafiori durante l'evento nel quale si premiavano i progetti per la rinascita delle vecchie strutture abbandonate. L'emozione è stata intensa e collettiva nel vedere dietro quelle lamiere animarsi un mondo di operai che diventati anziani occupano la fabbrica. I tre nonni, incompresi dai figli, cercano di rimanere in contatto con i nipoti. Così vogliono far rivivere la fabbrica per creare una giostra per i bimbi. Per rianimare il quartiere fantasma. Una giostra come la catena di montaggio sulla quale avevano passato tanti anni. Mi è piaciuta particolarmente la scena dell'orto, i nonnini da tutta la vita hanno un orto nel quale fanno crescere ortaggi e legumi e addirittura parlano con le piante. Un giorno arrivano con le ruspe per abbatterglielo. Una scena 1000 volte vera e cosi simbolica. Gli attori sono tra i migliori in Italia e il film racconta una fiaba emozionante sulla deindustrializzazione incontrollata e le sue conseguenze sociali. Andate a vederlo!
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supervixen
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venerdì 28 agosto 2015
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neorealismo poetico
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Finalmente un film italiano che non parla degli intellettuali che abitano in certro, con le loro librerie infinite, i loro salotti, i loro conflitti borghesi.
Questo film ha il merito di fare vedere le case della gente comune e i sogni, anche modesti di chi lavorava in condizioni dure ma era fiero di farlo, era fiero di costrure la Fiat 131 e della Fiat Uno narrava la meraviglia tecnica.
E' un film che parla di sogni e realtà, di figli e di radicamento degli sradicati, di come è bello essere parte di qualcosa e di come i nuovi schiavi siano ancora più spersolanalizzati dei vecchi, senza ideali e con un futuro incerto, come il loro tablet da ricchi.
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Finalmente un film italiano che non parla degli intellettuali che abitano in certro, con le loro librerie infinite, i loro salotti, i loro conflitti borghesi.
Questo film ha il merito di fare vedere le case della gente comune e i sogni, anche modesti di chi lavorava in condizioni dure ma era fiero di farlo, era fiero di costrure la Fiat 131 e della Fiat Uno narrava la meraviglia tecnica.
E' un film che parla di sogni e realtà, di figli e di radicamento degli sradicati, di come è bello essere parte di qualcosa e di come i nuovi schiavi siano ancora più spersolanalizzati dei vecchi, senza ideali e con un futuro incerto, come il loro tablet da ricchi.
E' un capolavoro del suo genere ed è un capolavoro soprattutto nel desolante panorama sociale e cinematografico italiano, dove tutti acclamano Marchionne ma nessuno si ricorda mai degli operai, è film esile e titanico insieme, ha il merito di non sembrare una fition Rai o mediaset è fatto con poco e ma tanto amore, quello che gli attori, anche quelli non pressionisti e quello del regista che evidentemente ha amato la periferia e la storia di tante persone che abitavano e vivevano la" fabbrica"
E' un film poetico e neorealista, andatelo a vedere potrà non piacervi, ma certamente vi lasciarà qualcosa.
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