g_andrini
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giovedì 24 novembre 2016
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buona commedia romantica
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E' una pellicola istruttiva, mostra come nella realtà moderna è la figura maschile ad essere in crisi, non quella femminile. Buona la fotografia.
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lbavassano
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domenica 15 maggio 2016
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la delicatezza del tocco
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Non certo un capolavoro memorabile, ma un film estremamente gradevole, capace di trattare con tocco delicato temi che di per sé leggeri non sono - il declinare dell'esistenza, con le proprie tristezze e crudeltà - senza banalizzarli, affiancandoli piacevolmente, e con un tasso più che accettabile di ruffianeria, al sorriso destato dalle disavventure amorose dei protagonisti più giovani, che all'esistenza si affacciano. Soprattutto felice la caratterizzazione di tutti i personaggi, maggiori e minori, ben scritti e ben interpretati.
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paola d. g. 81
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sabato 14 maggio 2016
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un amore di film
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Ottima commedia francese, delicata e nostalgica. Per ridere, commuoversi e riflettere sull'importanza degli affetti...una piccola chicca da non perdere, da vedere e rivedere. Favolosi gli attori e la colonna sonora con un Charles Trenet rivisitato!
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angelo umana
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venerdì 29 aprile 2016
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il vecchio e il bambino si presero per mano
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Il 23enne nipote Romain ha accompagnato nel modo più bello la sua amata nonna ottuagenaria Madeleine nel trapasso: le raccontava di un viaggio che insieme avrebbero potuto fare in Europa, a Roma per esempio, partendo da un alberghetto sul mare della Normandia dove lei si era rifugiata da sola, scappando dalla casa di riposo dove i tre figli - uno è il papà di Romain – l’avevano voluta collocare. Qualcuno nel film lo dice, Li obblighiamo a fare quello che ci fa comodo, e parla degli anziani che le famiglie vogliono “rinchiudere”, estraniare dalla loro vita “piena”. Ma Madeleine è scappata (ricorda il Bruce Dern di Nebraska?), confessa al nipote che la ritrova per via di una cartolina che lei gli scrive da una località segreta: Non ne posso più che gli altri decidano per me! e non voleva saperne del menù per vecchi della casa di riposo.
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Il 23enne nipote Romain ha accompagnato nel modo più bello la sua amata nonna ottuagenaria Madeleine nel trapasso: le raccontava di un viaggio che insieme avrebbero potuto fare in Europa, a Roma per esempio, partendo da un alberghetto sul mare della Normandia dove lei si era rifugiata da sola, scappando dalla casa di riposo dove i tre figli - uno è il papà di Romain – l’avevano voluta collocare. Qualcuno nel film lo dice, Li obblighiamo a fare quello che ci fa comodo, e parla degli anziani che le famiglie vogliono “rinchiudere”, estraniare dalla loro vita “piena”. Ma Madeleine è scappata (ricorda il Bruce Dern di Nebraska?), confessa al nipote che la ritrova per via di una cartolina che lei gli scrive da una località segreta: Non ne posso più che gli altri decidano per me! e non voleva saperne del menù per vecchi della casa di riposo.
Per Madeine quello è il nipote prediletto, lo perdona anche quando arriva tardi alla sepoltura del nonno, a cui Romain rassomiglia, non era mai dove uno l’aspettava. La fuggitiva è andata là dove da piccola, in terza elementare, non le fecero concludere la scuola perché era arrivata la guerra. Per iniziativa del nipote passa una giornata coi bambini e prende parte a una lezione insieme a loro, il trapasso così è avvenuto dopo aver realizzato un desiderio, rivedere la scuola da cui fu distolta. E’ fatale che Romain s’innamori della giovane maestra, non aspettava altro.
E’una commedia leggera ma con qualche perla di saggezza, buoni sentimenti ma senza forti commozioni. Potrebbe scadere nello scontato ma si tiene su con leggerezza, appunto. Più che dei Souvenirs si direbbe che parli del passato e presente che si tengono per mano, Romain che si rende conto di come passa in fretta la vita guardando le foto della nonna da giovane e i bambini della scuola che chiedono a Madeleine come si stava da bambini ai tempi suoi. Un film che sa un po’ delle occasioni mancate: il proprietario di un albergo che dà lavoro a Romain alla reception, giusto perché ha la stessa età del suo figlio che vive in Australia; attribuisce al ragazzo la voglia di scrivere un romanzo, presumibilmente un desiderio che l’uomo non ha coltivato per sé. Il pittore che si rimette a dipingere perché incoraggiato da Madeleine e dal nipote.
Il personaggio meglio riuscito e più caratterizzato è però il papà di Romain, fresco pensionato dal suo impiego alle poste, come di quei tipi che non han fatto altro in vita loro, pavido e insulso come la vita di chi non ha granché da fare ma dà a quel poco, a parole, una certa importanza pur sentendola molto vuota. Sono perfino importanti i parcheggi liberi per l’auto vicini alle destinazioni, non trovarli sarebbe una disdetta. E’ la moglie, che se lo vede intorno spesso, a scuoterlo, lo provoca con la parvenza di un tradimento inesistente (Mi posso godere tutte le mie passioni eChi se ne frega di cosa non si fa?). Una presunta perla di saggezza viene data perfino dal cassiere di un autogrill all’ex impiegato delle poste che chiede consiglio su come riconquistare sua moglie: Quando il presente non va più va messa benzina nel passato! Della serie “Ricomincio da tre”. Ma sarà poi vero?
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drumtaps
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mercoledì 27 aprile 2016
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delicato e scorrevole
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In perfetto stile francese a tratti ricorda Rohmer anche se con meno profondità.Tempi giusti, discreti gli attori.Godibile
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zarar
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lunedì 25 aprile 2016
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l'alleanza nonni nipoti
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Film a mezze tinte, sospeso tra quotidianità, tenerezza, ironia, un tocco di comicità. E’ gradevole, ma senza particolare profondità o originalità, sia tecnica, sia di contenuti. Si può fare spesso per i film francesi l’elogio della leggerezza, ma qui l’argomento avrebbe richiesto maggiore impegno. Come suggerisce il titolo, un tema chiave è quello del ricordo, o meglio, la percezione che il ricordo è una ricchezza, la tua vita che si rinnova di volta in volta attingendo alle sue radici. Ci si accorge dolorosamente di questo quando un anziano è sradicato per necessità dal suo ambiente, custode delle sue memorie, ma la perdita del ricordo è una malattia sottile che tocca tutte le generazioni.
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Film a mezze tinte, sospeso tra quotidianità, tenerezza, ironia, un tocco di comicità. E’ gradevole, ma senza particolare profondità o originalità, sia tecnica, sia di contenuti. Si può fare spesso per i film francesi l’elogio della leggerezza, ma qui l’argomento avrebbe richiesto maggiore impegno. Come suggerisce il titolo, un tema chiave è quello del ricordo, o meglio, la percezione che il ricordo è una ricchezza, la tua vita che si rinnova di volta in volta attingendo alle sue radici. Ci si accorge dolorosamente di questo quando un anziano è sradicato per necessità dal suo ambiente, custode delle sue memorie, ma la perdita del ricordo è una malattia sottile che tocca tutte le generazioni. Il film ripercorre questo tema attraverso una tranche de vie di una famiglia piccolo-borghese, segnata all’inizio e alla fine da due funerali.
Poco dopo la morte del marito l’anziana Madeleine (una deliziosa Annie Cordy, tra smarrita e testarda, triste e allegra, perfetta), costretta a lasciare la sua casa e ad andare in una anonima casa di riposo, fuggirà al paese natio per ritrovare i suoi ricordi e lì morirà quasi subito, quasi che un ritorno al nulla a cui è condannata per lei non sia pensabile; il nipote è spinto a riempire la solitudine delle sue notti di portiere d’albergo con una scrittura che attinga alle memorie; il padre che, appena pensionato, vede solo vuoto intorno a sé, capirà tardi, ma alla fine capirà, anche grazie al figlio, che solo riaccendendo i ricordi potrà salvare un rapporto coniugale logorato dall’abitudine e dalla noia. Un filo rosso riconoscibile, ma non incisivo come potrebbe e con non poche sbavature sentimentali. Quel che a me è parso più autentico e meglio sviluppato in questo film sicuramente accattivante (come resistere alla bella prestazione della Cordy e alla tenerezza che emana da Romain, il giovane sosia di un giovane Paul Newmann?) è la rappresentazione affettuosa di un rapporto tra generazioni sostanzialmente rovesciato rispetto al passato e molto vero oggi: il presunto adulto maturo, la generazione dei padri, non è più un riferimento forte. Nonostante e forse proprio perché non ancora o non più piegati dal tran tran dell’esistenza, capaci di sogni, e, perché no, anche di colpi di testa, comunque avidi di vita, sono i più vecchi e i più giovani, nonni e nipoti, solidali tra loro, quelli capaci di capire veramente il senso delle cose, e di ricordarlo ai rispettivi figli e padri. Grandi alleati, guardano alla generazione dei padri con la tolleranza e il leggero compatimento che si riserva a chi è irrimediabilmente in crisi. E alla fine sono loro che ricompongono direttamente o indirettamente i piccoli e grandi drammi di questa piccola storia. Tra due e tre stelle.
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nanni
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giovedì 21 aprile 2016
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les souvenir
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Due funerali, uno apre il film l'altro lo chiude . In mezzo una nonna in fuga dall'ospizio, parcheggiata li dopo la morte del marito. Un nipote all'inseguimento. Un genitore spaesato. Tre generazioni. Tre stagioni della vita. Roman, figlio e nipote, pieno di energia e dolcezza con il suo amico/coinquilino guascone e sfacciato sono il ritratto stesso della vita. Michel, il babbo che nel passaggio dalla vita produttiva a qualla della pensione si scopre fragile, confuso ed indeciso a tutto.E poi Madaleine, la nonna, la vera protagonista (intenso e toccante il lungo primo piano sul suo volto invecchiato), che nell'approssimarsi alla fine si/ci riconcilia, per quanto possibile, con il tempo passato e quello, poco, che rimane, restituendoci, nell'epoca dell'esorcizzazione scientifica della sola idea della morte e della conseguente rimozione ossessiva di tutti i riferimenti estetici del lutto, con garbo, delicatezza e leggerezza, che sono la vera cifra stilistica del film, la consapevolezza della fine.
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Due funerali, uno apre il film l'altro lo chiude . In mezzo una nonna in fuga dall'ospizio, parcheggiata li dopo la morte del marito. Un nipote all'inseguimento. Un genitore spaesato. Tre generazioni. Tre stagioni della vita. Roman, figlio e nipote, pieno di energia e dolcezza con il suo amico/coinquilino guascone e sfacciato sono il ritratto stesso della vita. Michel, il babbo che nel passaggio dalla vita produttiva a qualla della pensione si scopre fragile, confuso ed indeciso a tutto.E poi Madaleine, la nonna, la vera protagonista (intenso e toccante il lungo primo piano sul suo volto invecchiato), che nell'approssimarsi alla fine si/ci riconcilia, per quanto possibile, con il tempo passato e quello, poco, che rimane, restituendoci, nell'epoca dell'esorcizzazione scientifica della sola idea della morte e della conseguente rimozione ossessiva di tutti i riferimenti estetici del lutto, con garbo, delicatezza e leggerezza, che sono la vera cifra stilistica del film, la consapevolezza della fine. Un peccato perderlo. SOAVE. Ciao Nanni
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flyanto
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lunedì 18 aprile 2016
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il ritratto poetico e melanconico di due generazio
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E' quanto mai risaputo che in linea di massima i films francesi sono molto delicati nella trama e nella sua esposizione e "Les Souvenirs" risponde e conferma appieno questa caratteristica raccontando principalmente il rapporto poetico tra un giovane nipote di 23 anni e l'anziana nonna di 85. Il protagonista, uno studente universitario nonchè aspirante scrittore di romanzi, ha una nonna a cui è molto legato e, quando per ragioni di salute quest'ultima viene trasferita in un istituto per anziani, egli ne rimane molto addolorato. Lo stesso sentimento di disagio e dolore viene provato dall'anziana donna che in maniera molto energica e risoluta decide di scappare dall'istituto al fine di raggiungere il proprio paese natio nel nord della Francia e la propria scuola elementare lasciati ai tempi dell'infanzia a causa della guerra.
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E' quanto mai risaputo che in linea di massima i films francesi sono molto delicati nella trama e nella sua esposizione e "Les Souvenirs" risponde e conferma appieno questa caratteristica raccontando principalmente il rapporto poetico tra un giovane nipote di 23 anni e l'anziana nonna di 85. Il protagonista, uno studente universitario nonchè aspirante scrittore di romanzi, ha una nonna a cui è molto legato e, quando per ragioni di salute quest'ultima viene trasferita in un istituto per anziani, egli ne rimane molto addolorato. Lo stesso sentimento di disagio e dolore viene provato dall'anziana donna che in maniera molto energica e risoluta decide di scappare dall'istituto al fine di raggiungere il proprio paese natio nel nord della Francia e la propria scuola elementare lasciati ai tempi dell'infanzia a causa della guerra. Gettando ovviamente nel panico tutti i familiari che prontamente corrono alla ricerca della donna, il giovane riesce a scoprire il luogo dove quest'ultima si è rifugiata ed a raggiungerla e trascorrere insieme le ultime giornate.
Al di là della trama, sicuramente in sè esile, "Les Souvenirs", come si evince dal titolo, non vuole propriamente raccontare una storia eclatante, composta da avvenimenti straordinari, ma una storia principalmente sulla quotidianità, una storia minimalista ed intimistica costituita dai sentimenti, dai ricordi dove il passato ed il presente risultano perfettamente equilibrati e frammisti, divenendo quegli elementi che danno valore e formano l'esistenza di un individuo. Il legame stretto, profondo e sincero che unisce il giovane protagonista a sua nonna, e viceversa, è la chiara testimonianza di ciò e dell'eterna indissolubilità dei legami tra gli individui.
Un piccolo gioiello dal retrogusto un poco melanconico.
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maurizio meres
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domenica 17 aprile 2016
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non è un capolavoro,ma è bello da vedere
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La vita alle sue estremità,la morte come inizio di un amore,i ricordi,la voglia di rivivere dei momenti importanti di una vita dove il trascorrere del tempo,inesorabile ma amico dei sentimenti nascosti di un'anziana donna al suo crepuscolo,si riflette nel suo giovane nipote,dolcissimo e premuroso,alla ricerca di un amore sincero,che lo trova quando sua nonna giunge alla fine della sua esistenza.
Film piacevolissimo,dolce nei modi e nelle battute ma soprattutto in tutti i personaggi,ognuno da un qualcosa d'importante all'altro,in un mondo di odio e sofferenza,questo film è un inno alla vita,la trama semplice e sincera scorre piacevolmente,dialoghi importanti,sono quasi sempre messaggi da interpretare nelle varie circostanze,il cimitero visto non come la fine,ma come inizio.
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La vita alle sue estremità,la morte come inizio di un amore,i ricordi,la voglia di rivivere dei momenti importanti di una vita dove il trascorrere del tempo,inesorabile ma amico dei sentimenti nascosti di un'anziana donna al suo crepuscolo,si riflette nel suo giovane nipote,dolcissimo e premuroso,alla ricerca di un amore sincero,che lo trova quando sua nonna giunge alla fine della sua esistenza.
Film piacevolissimo,dolce nei modi e nelle battute ma soprattutto in tutti i personaggi,ognuno da un qualcosa d'importante all'altro,in un mondo di odio e sofferenza,questo film è un inno alla vita,la trama semplice e sincera scorre piacevolmente,dialoghi importanti,sono quasi sempre messaggi da interpretare nelle varie circostanze,il cimitero visto non come la fine,ma come inizio.
Attori tutti collocati splendidamente nel racconto fatto anche di battute,spaccati di vita semplici ma profondi,atmosfera tipicamente Francese,riprese bellissime,lo splendido scenario della Normandia diventa un invito ad andarci,tanta è la tranquillità e la bellezza che quel posto può dare.
Complimenti al regista,senz'altro da vedere,sicuramente non sarà un capolavoro,ma la dolcezza che si avverte fa bene allo spirito.
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kaipy
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sabato 16 aprile 2016
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senza slanci
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Ecco, qui il pubblico si dividerà. È questo che fanno i film francesi. La critica ne celebra quattro stelle, la sottoscritta, invece, rimane freddina davanti a questo capolavoro.
Un film noioso, spesso piatto e prevedibile, i pochi slanci sfiorano il surreale o la comicità alla Woody Allen. E così i personaggi si muovono alla ricerca dell'amore o al recupero di qualcosa che è stato tolto, perduto con la routine.
Alla fine i "vecchi" che si ribellano al presente tornano al passato i giovani costruiscono il loro presente. Il film si apre con un funerale si chiude con un funerale.
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Ecco, qui il pubblico si dividerà. È questo che fanno i film francesi. La critica ne celebra quattro stelle, la sottoscritta, invece, rimane freddina davanti a questo capolavoro.
Un film noioso, spesso piatto e prevedibile, i pochi slanci sfiorano il surreale o la comicità alla Woody Allen. E così i personaggi si muovono alla ricerca dell'amore o al recupero di qualcosa che è stato tolto, perduto con la routine.
Alla fine i "vecchi" che si ribellano al presente tornano al passato i giovani costruiscono il loro presente. Il film si apre con un funerale si chiude con un funerale. Il ciclo della vita.
La cosa che mi è piaciuta di più e stata Étretat, era come se la vedessi con gli occhi di quegli artisti che ne hanno consacrato l'immagine nell'immaginario dell'arte, eppure i loro occhi erano i miei, immersi in quella bellezza senza tempo.
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